Carpeoro: siate consapevoli, e aprirete una falla nel sistema
Qual è lo schema della
manipolazione? E’ anch’esso uno schema rituale. Io ho sempre pensato che il
potere, quello che Saba Sardi chiama “dominio”, agisca sulle persone in cinque fasi, che sono quasi un rito. Queste
cinque fasi sono sempre le stesse, e si chiamano: astrazione, estrazione, ostruzione, istruzione, distruzione.
Sono
azioni, per questo hanno tutte la stessa desinenza. Perché astrazione? Perché bisogna creare il vuoto. E quindi, il primo
schema della manipolazione è quello di togliere l’individuo da una realtà che può
capire, può farlo pensare, può renderlo autonomo nei confronti del pensiero.
Quindi la prima cosa che devo fare è: fargli il vuoto intorno, e possibilmente
anche il vuoto dentro. E questo lo faccio astraendolo dalla realtà,
cioè facendo delle operazioni di astrazione.
Fatto
questo, poi c’è l’estrazione: dopo
che l’ho messo in un mondo finto, di plastica, devo comunque estrarlo
da un contesto dove lui possa tornare; devo creargli una finta casa: dopo che
gli tolto la casa vera, devo costruirgliene attorno una finta, fatta di fondali
cinematografici, di effetti speciali. E questa è l’estrazione.
Questa casa, che gli ho costruito
attorno, piena di cose posticce, poi devo rendergliela unica e invalicabile: e quindi devo fare un’operazione
di ostruzione, cioè devo rendere
impossibile tornare indietro.
Poi
devo trasformare questa persona,
adattarla al meccanismo-ingranaggio generale che ho creato, e questa
operazione si chiama istruzione.
E
poi, dopo, c’è la fase finale, che si chiama distruzione, e si può
considerare a livello individuale ma anche non individuale. Un grande
iniziato, che si chiamava Isaac Newton, fece 5 pagine di previsioni, tra
l’altro ripubblicate recentemente dalla fondazione a lui dedicata, che ha
pubblicato tutto i suoi atti inediti in un sito Internet. Newton era anche un
matematico, scopritore del cosiddetto calcolo infinitesimale. Facendo conteggi,
Isaac Newton ha collocato la possibilità
della fine del mondo nel 2060: quanto è lontano il 2060? Una stima del
ministero americano dell’ambiente, basata sull’elevazione dell’area priva di
ossigeno degli oceani – si chiama “area della morte”, è la fase più profonda e
completamente priva di ossigeno, di luce, di possibilità di vita – rivela che
questa fascia, nell’ultimo secolo, si è elevata del 400%. Provate a pensare a
cosa succede se muoiono completamente gli oceani. E, se questo work in progress
va avanti così, questa stima degli americani porta all’incirca al 2060. Il che
vuol dire che Newton con la matematica ci sapeva fare.
Tutte le operazioni dei millenni
di vita dell’uomo che conosciamo sono dominati dal pensiero magico. Della nostra avventura
conosciuta, rispetto ai 22 milioni di anni di storia scientifica della vita e
dell’universo, quanti anni conosciamo, analiticamente? Cinquemila? Settemila?
Diecimila? Nella storia generale dell’universo, i diecimila anni di cammino
dell’uomo che conosciamo cosa sono? Un pulviscolo. Noi, siccome abbiamo l’epos,
li dilatiamo, pensiamo che chissà che storia sia. Ma non è mica tutta questa
grande storia. Né sarebbe un esempio di vita lunga di una civiltà, se morisse
dopo diecimila anni (credo che la dominazione dei dinosauri sulla Terra sua
mille volte tanto, centomila volte tanto). Queste migliaia di anni che
conosciamo, della nostra vita, sono anni di implemento delle conseguenze del
pensiero magico. Gradualmente, abbiamo trasferito tutte le nostre risorse, tutto il
nostro cammino evolutivo e tutta la nostra creatività dalla possibilità di un
pensiero simbolico alla scelta del pensiero magico. Se una persona è malata di
cancro, tra un medico e una cartomante preferisce il medico. Ma se non è ancora
malata di cancro, sceglie la cartomante. Il nostro problema è che, quando
eravamo sani, abbiamo scelto la magia. Adesso che malati lo siamo,
chissà, forse… Però è molto difficile.
Gesù Cristo nel Vangelo dice che
bisogna scegliere la via stretta, ma noi non scegliamo sempre la via stretta. E’ talmente difficile imparare a
considerare le nostre possibilità di espansione individuale come collegate alle
nostre capacità, alla nostra vita, alle opportunità reali che abbiamo, che gli
ultimi anni che stiamo vivendo sono il record dei superenalotti, delle
lotterie. Non siamo più abituati a mettere in concatenazione la nostra felicità –
il nostro lavoro, la nostra creatività – al merito. Se uno pensa ad
arricchirsi, questo è il prodotto di un pensiero magico: perché, prima di
pensare a come arricchirsi, dovrebbe valutare perché arricchirsi. Non siamo più
abituati a collegare nemmeno l’arricchimento al merito, ad un valore, a una
differenza: basta andare dal tabaccaio. Noi oggi abbiamo queste altre
ritualità. Abbiamo distaccato, trasformato il sacro.
Noi oggi siamo schiavi di idoli
diversi. Sempre
di idolatria si tratta, ma abbiamo sostituito il sacro come ricerca con il
sacro come autoasserzione. Abbiamo cioè trasformato il sacro in qualcosa che si
definisce da sé, non in qualcosa che definiamo noi. E questa operazione di
idolatria è abilmente descritta nella Bibbia quando gli ebrei si ritrovano ad
adorare il Vitello d’Oro, mentre
Mosè gli porta giù dalla montagna delle leggi. La differenza è tra adorare il
Vitello d’Oro e proseguire in un percorso per cui il tuo capo spirituale ti
porta giù delle leggi. Sapete, le leggi non sono una cosa qualunque: sono lì
per regolare la nostra vita. Certo, non sempre ci sono delle buone leggi: è per
questo che Mosè se le fa dare da Dio. Non voglio entrare nella polemica su
Jahvè-Dio sollevata da Biglino, col quale peraltro sono in buonissimi rapporti.
Qui interpreto Dio come simbolo: una entità suprema che dà la legge, sottolinea
quanto sia importante, una legge. E quando Mosè scende con le leggi, quelli
sono già passati al Vitello d’Oro. Questo non descrive forse il pensiero magico
e il pensiero simbolico? Non me la sono inventata io, questa scelta tra il
Magus e il Magister: nell’antichità, la troviate enne volte. Si è trasferita in
tutto. Si è trasferita nella nostra vita sociale.
Noi
oggi continuiamo a inseguire un politico
che ci risolva dei problemi, che ci attribuisca dei diritti. Ma io non
voglio un politico che mi risolva i problemi.
Voglio un politico che metta me in condizione di risolverli. Non è
pensiero magico? Qui c’è una politica che vi ha tolto i vostri diritti, cioè la
possibilità di risolvere da voi i vostri problemi. E qualunque tipo di politico
viene e dice: non ti preoccupare, te li risolvo io. Nessuno ti dice: non ti
preoccupare, perché creeremo condizioni perché te li risolva tu. E’ lì che poi
falliscono le democrazie. Perché uno non mi può spacciare una democrazia
sostitutiva per una democrazia rappresentativa. Sono due cose diverse.
Qui, le nostre vite sono state delegate per procura notarile, irevocabile.
Ma io non voglio delegare la mia vita, io voglio avere da te il diritto di
farmela da solo, la mia vita. E questo diritto tu non me lo dai. E sembra quasi che
sia giusto, scontato, che tu non me lo dia. Nessuno si chiede: ma perché nessun
politico mi dice come sarò in condizione, io, di fare le cose? Sulla base di
una nostra Licio Gellipigrizia, di una nostra graduale astrazione dalla vita
concreta e dalle regole democratiche, ci danno ormai per scontato che i
problemi ce li deve risolvere qualcun altro. In pari con un’altra cosa: che la
colpa è sempre di qualcun altro.
E’
in parallelo: da un lato ti dicono che i problemi te li risolvono loro,
dall’altro ti spiegano che, comunque, la colpa è sempre di tizio – Gelli,
Sindona, Craxi, Totò Riina, è sempre colpa degli altri.
Dobbiamo entrare nella logica che
il cambiamento è nostro: siamo noi che dobbiamo diventare dei soggetti
rivoluzionari. Il
che non significa che non saremo più propensi a sacralizzare, ritualizzare e
simboleggiare delle cose; significa che, quando lo facciamo, lo dobbiamo fare
consapevolmente.
Il margine è tutto lì, tra consapevolezza e inconsapevolezza. In quante
ore della nostra giornata facciamo cose di cui siamo pienamente consapevoli?
Numeriamo le azioni di una nostra giornata, e verifichiamo alla fine che conto
ne esce. Secondo me si farebbero delle belle scoperte, ma questa non è una funzione che Facebook ha previsto;
quindi non ve ne accorgerete mai, perché un diario non lo tenete più.
Immaginate che su Facebook ci sia una funzione “verifica consapevolezza” – ma Facebook quella funzione non la metterà
mai, perché fa parte dell’altro meccanismo, dell’altro versante.
E se scopriste che il 90% della vostra vita è fatto di atti
inconsapevoli? La consapevolezza comporta automaticamente una falla nel sistema
di potere. Questo è un potere che vive sull’inconsapevolezza. E’ questa è
l’unica vera rivoluzione, l’unica chiave rivoluzionaria della nostra vita.
(Gianfranco
Carpeoro, estratto della conferenza “Riti, rituali e quotidianità, il vero e il
falso”, tenuta a Curtarolo, Padova, il 17 maggio 2016, ripresa su YouTube. Esperto di
simbologia, Carpeoro ha da poco pubblicato il romanzo “Il volo
del Pellicano“ )
Tratto
da: libreidee
Costui si crede consapevole ma non sa che la sua mente lo muove come un burattino. .. leggere isabella di Soragna x capire qualcosa
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