sabato 28 febbraio 2015

Tumore al seno: il lato oscuro della prevenzione

Il lato oscuro del mese della prevenzione per il tumore al seno

Sayer Ji
Lo Zeneca Group plc, una sussidiaria farmaceutica della Imperial Chemical Industries, produttrice dei vendutissimi farmaci per il cancro al seno Arimidex e Tamoxifen, nel 1985 ha istituito il Mese Nazionale della Prevenzione del cancro al seno (MNP), con lo scopo di promuovere un'ampia adozione della mammografia a raggi X, oltre alla vendita dei propri prodotti). Mentre l’aumento degli esami di routine ha dato come risultato la forte crescita delle diagnosi di tumore al seno, il tasso di cancro invasivo al seno è attualmente aumentato in alcune frange della popolazione. Un recente studio ed editoriale pubblicato nel New England Journal of Medicine riporta che la mammografia ai raggi X può “salvare” solo una persona su 2.500 tra quelle analizzate. Di queste 2.500, almeno 1.000 avranno avuto un falso allarme, 500 si sottoporranno a una biopsia non necessaria e 5 o più verranno minacciate da risultati anomali che non diventeranno mai fatali, ossia le loro vite verranno accorciate per gli effetti negativi dovuti a medicazioni, interventi chirurgici o stress.

Dati questi risultati, la mammografia a raggi X è molto efficace per incrementare il numero delle diagnosi di tumore al seno e non tanto per la “prevenzione” della malignità e della mortalità di questa patologia. Al contrario, una quantità sempre maggiore di dati clinici indica che i raggi X a bassa energia utilizzati in questi esami sono fino al 500% più cancerogeni di quanto si pensasse in precedenza....

Il successo di un modello di “prevenzione” molto diffuso tra la popolazione, ma che non previene nulla, si spiega guardando in profondità chi sta dietro AstraZeneca, lo sponsor fondatore del MNP. AstraZeneca era, infatti, un sottoprodotto di una delle più grandi (e cancerogene) aziende chimiche, la Imperial Chemical Industries (ICI). Prima di essere acquistata da AkzoNobel nel 2008, ICI incassava milioni di sterline all’anno dalla vendita di sostanze cancerogene per il seno, come il clorato di vinile. Nel 1993 ICI scisse la propria divisione bioscientifico-farmaceutica per formare Zeneca Group plc, che successivamente si fuse con Astra BP per dare vita nel 1999 ad AstraZeneca (AZ). Il farmaco più venduto di AZ contro il cancro, il Tamoxifen, è attualmente classificato come cancerogeno dall’OMS. (Per vedere i dati tossicologici di questo farmaco visita il nostro Problem Substances Database alla pagina Tamoxifen). Attualmente, tutti gli annunci per la campagna e per gli eventi promozionali organizzati dal fondatore del MNP (che opera nell’arco di tutto l’anno) devono essere “approvati”, ossia bagnati di rosa, da AZ prima di essere rilasciati per il pubblico consumo.

Altre organizzazioni ed esperti hanno posto l’attenzione su questo lampante conflitto d’interessi:
Un patto multimilionario decennale, stabilito tra gli sponsor del National Breast Cancer Awareness Month e la ICI, ha prodotto una disinformazione sconsiderata sul tumore al seno” – Dr. Samuel Epstein (autorità di spicco internazionale per quanto riguarda gli effetti cancerogeni della contaminazione ambientale).
“ICI ha contribuito a formare un’attitudine nell’establishment dei tumori che attribuisce la colpa alla vittima. Questa teoria attribuisce sempre maggiore incidenza all’ereditarietà e agli stili di vita sconsiderati, invece che all’evitabile esposizione alla contaminazione cancerogena industriale che avvelena l’aria, l’acqua, il cibo, i prodotti di consumo e luoghi di lavoro” - Cancer Prevention Coalition.

La prevenzione: un oculato sciacallaggio
Purtroppo, il National Breast Cancer Awareness Month non è diventato un momento di maggiore attenzione alle cause prevenibili del cancro al seno e ha invece nutrito la fame insaziabile di denaro delle industrie farmaceutiche, che cercano fondi per cercare una cura e promuovere il loro concetto di “prevenzione”: una diagnosi precoce con la mammografia ai raggi X.

In effetti, una “cura” farmaceutica è tanto improbabile quanto ossimorica. I farmaci non curano le malattie più di quanto i proiettili curino la guerra. Al di sotto dei grafici che mostrano la contrazione delle patologie, le eroiche procedure “salvavita” e un esercito di farmaci esotici dalla strana provenienza e dal potere ignoto, la vera causa dell’apparente successo della medicina è, al di là della pompa e della circostanza, la capacità del corpo di curare sé stesso. Troppo spesso, nonostante quello che la medicina “tratta” o “salva” nel corpo, è lo stesso corpo che, mentre lotta contro sostanze chimiche invasive e interventi chirurgici, prende in cura e salva se stesso.

Se non fosse per le capacità del corpo davvero miracolose di curare sé stesso, e per il processo incessante di auto-riparazione che avviene in ogni momento e in ogni cellula, i nostri corpi perirebbero in pochi minuti. Il mistero non è perché il nostro corpo soccomba al cancro; piuttosto il mistero è perché, dopo anni o decenni di esposizioni alle sostanze chimiche e di privazioni nutrizionali, i nostri corpi resistano al cancro per cosí tanto tempo. La cause principali del cancro al seno: deficienze nutrizionali, esposizione a contaminazione ambientale, infiammazioni, dominanza di estrogeni e la conseguenza rottura dell’integrità genetica e della sorveglianza immunologica. Queste cause vengono totalmente ignorate dalla fissazione sulla terapia farmaceutica e sul suo cosiddetto “proiettile magico” e dal concetto completamente muto e pseudo-scientifico che “i geni causano malattie” (vedi DNA: Not The Final Word On Health).

Miliardi di dollari vengono raccolti e incanalati della ricerca famaceutica, quando la più piccola pianta di curcuma, il più umile cavolo e la più modesta tazza di zuppa di muso possono offire molto di più nella prevenzione e nel trattamento del cancro al seno rispetto ai farmaci tossimolecolari che offre il mercato (Per vedere alcune dozzine di sostanze, vai su GreenMedInfo: Breast cancer).

L’ideologia patologica inerente alla medicina allopatica non è mai così evidente tanto quando proviene dall’enfasi, dell’industria del cancro al seno, nel far coincidere “prevenzione” con “diagnosi precoce” attraverso mammografie a raggi X. Nemmeno uno dei fattori di rischio dello sviluppo del cancro è la radiazione ionizzata utilizzata per identificare lesioni patologiche, ma l’identificazione della parola “prevenzione” con la parola” “diagnosi precoce" è una maniera scaltra per dire che tutto quello che possiamo fare per prevenire il cancro è individuare la sua presenza inevitabile prima di quanto sia possibile senza questa tecnologia. (vedi la nostra pagine X-Ray Mammography nel database Anti-Therapeutic Actions). Se le donne cedessero all’idea di prevenzione intesa come il non fare nulla se non aspettare la scoperta della malattia, molte vedrebbero emergere posteriormente una simile logica degradata, quando la profezia autorealizzante della prevenzione-attraverso-fare-nulla si è avverata e il “trattamento” è ora necessario.

Trattamento”, quando non strettamente chirurgico, che include l’uso di sostanze molto potenti e alte dosi di radiazioni ionizzare che “avvelenano” le cellule cancerogene. L’ovvio problema, con questo approccio, è che l’applicazione di entrambe le forme di energia non è selettiva e, a lungo andare, molte donne muoiono prima a causa degli effetti secondari della terapia “tossimolecolare” che del cancro stesso. Perché: ecco l’ovvia questione mai posta: se l’esposizione agli effetti genotossici, dannosi per il sistema immunitario, delle sostanze chimiche e delle radiazioni è causa del cancro al seno, allora perché bombardare il corpo con sostanze e radiazioni, considerate come cura, ancora più velenose? La risposta a questa questione ha molto più a che fare con l’ignoranza che con il desiderio intenzionale di fare del male. Ma i risultati sono gli stessi: dolore, sofferenza e morte non necessari.

Confrontata con una situazione dove le nozioni medievali di prevenzione e cura del cancro al seno sono la norma, non ci si meraviglia se oltre il 40% delle donne crede che prima o poi contrarrà un tumore, tre volte in più del loro rischio reale. Ma qualcuna di loro è stata informata del fatto che, al momento, si potrebbe prevenire la malattia in modo diverso dalla “diagnosi precoce”?

Il rosa spazza via le cause prevenibili di tumore al seno
Offuscando le reali misure di prevenzione accessibili alla donna per combattere il cancro al seno e tutti i linfomi in generale, fonti credibili e “autoritarie” come la Susan G. Komen Foundation hanno pubblicato irresponsabilmente dichiarazioni come questa:“Non è chiaro quale sia l’esatta relazione tra il nutrirsi di frutta e vegetali e il rischio di cancro al seno […] una piccola, se non esistente connessione fu trovata in un’analisi di laboratorio che combinò dati di otto grandi studi”.

Siamo davvero arrivati al punto in cui il normale consumo di frutta e verdura, considerato una prevenzione della malattia, può essere messo in discussione? Davvero abbiamo bisogno di analisi cliniche casuali, incrociate e controllate da placebo per provare senza ombra di dubbio che i nostri corpi possono trarre beneficio dai fitonutrienti e dagli antiossidanti presenti nella frutta e verdura per la prevenzione del tumore?

Un altro atroce esempio della cospirazione contro l’identificazione delle ovvie cause e cure per malattie come il cancro è il sito della National Breast Cancer Foundation. Andate al fondo della loro homepage e scrivete “carcinogen” nel box di ricerca. Questo è quello che apparirà nella pagina dei risultati: “Your search – carcinogen – did not match any documents. No pages were found containing ‘carcinogen’.”Nel sito della Susan G. Komen’s, il termine appare solo tre volte e il contenuto minimizza sempre la connessione tra fumo, consumo di grassi polinsaturi provenienti da carne e il cancro al seno.
Se è possibile cancellare la realtà delle sostanze cancerogene facendo sparire dalla testa dei possibili malati la parola cancerogeno, nascondendo la connessione tra esposizioni alimentari ed ambientali ad una moltitudine di tossine, allora la "cura" che queste organizzazioni di massa cercano mentre sprecano miliardi di dollari di donazioni all’anno non verrà mai scoperta.

Esempi come questo fanno diventare sempre più evidente come la medicina ortodossa, e la visione del mondo che rappresenta, si sta avvicinando a una fine del tempo, definita come Pharmageddon. In questo orizzonte le vitamine vengono ritenute tossiche, la frutta e la verdura solamente per il contenuto calorico (povero, tra l’altro), e i farmaci che causano il cancro sono concepiti come la sola legittima e, oltretutto, legale, via per combattere il cancro. Siamo veramente al punto di non ritorno o c’è ancora speranza?

Fortunatamente ci sono migliaia di studi scientifici che parlano del valore terapeutico degli alimenti, delle erbe e delle spezie per la cura del seno, molti dei quali possono essere trovati nel database biomedico MEDLINE di proprietà del governo. Decenni di ricerca hanno confermato la verità della frase di Ippocrate “Lasciate che il cibo sia la medicina” e non sono necessarie ricette per comprare e consumare cibo biologico, possiamo ancora scegliere tra una vasta cornucopia di sostanze naturali, la cui sicurezza ed efficacia fanno vergognare la farmacopea convenzionale.

Combattere la depressione con la dieta

Alimenti ricchi di serotonina contro la depressione

 

Come combattere la depressione con la dieta

L'alimentazione e gli stati depressivi sono interconnessi e se la dieta non risolve il problema alla radice, almeno può ridurlo. Infatti, gli alimenti ricchi di serotonina sono un'ottima risorsa contro la depressione. Qui ti indichiamo quali sono e come possono aiutarti a combattere la depressione.

La serotonina è un neurotrasmettitore che influisce direttamente sugli stati depressivi. Se il suo livello nel sangue è elevato, fornisce sensazioni di piacere e benessere, con una diminuzione del desiderio di mangiare farine e dolci. Se, invece, il livello di serotonina è basso, sentirai maggiormente il desiderio di mangiare alimenti dolci aumentando, di conseguenza, di peso.
Come combattere la depressione con la dieta:
Questi stati depressivi si possono combattere, non solo con medicinali consigliati dal medico, anche con alimenti ricchi di serotonina, i quali agiscono contro la depressione.

Tra i tre macronutrienti che costituiscono gli alimenti, quelli che maggiormente influiscono sono gli idrati di carbonio, che agiscono direttamente sui livelli di serotonina.

Inoltre, esistono altri alimenti che contengono all'interno delle proprie proteine un aminoacido chiamato triptofano, che agisce sulla produzione della serotonina, pertanto sono da includere nella dieta.

Quindi, è molto importante realizzare una buona selezione di alimenti che contengano idrati di carbonio e proteine che aiutano a trattare la depressione, senza aumentare di peso.

  • Latticini e uova: Sono ricchi di triptofano, che agisce direttamente sulla sintesi della serotonina.
  • Sostituisci farine bianche, torte, impasti e dolci in generale con verdura, frutta fresca, cereali integrali e legumi quali la soia e tutti i suoi derivati che contengono molta fibra, ideale per aiutare il trattamento della depressione e contrastare l'ansia.
  • Frutta secca: Quali noci, mandorle, nocciole, ricche di triptofano.
  • Carni: Pesce, pollo sono fonti di triptofano e aiutano nella formazione di serotonina.
  • Infine, evita l'alcool che agisce assopendo i neuroni, provocando uno stato di euforia iniziale che poi si dissolve e peggiora lo stato d'animo.
Come vedrai, una dieta ricca di alimenti contenenti serotonina e triptofano può aiutare a combattere i sintomi della depressione. Non dimenticare che l'alimentazione completa il trattamento con medicinali prescritti dal tuo medico. Ricordati di consultarlo per qualsiasi dubbio. 
http://www.innatia.it/c-alimentazione-sana/a-alimenti-ricchi-di-serotonina-contro-la-depressione-3241.html 


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PREVENIRE È MEGLIO CHE CURARE: LA GRANDE LACUNA NELLA NOSTRA MEDICINA

Un paziente malato di tumore guarisce grazie ad una dieta vegana crudista che gli era stata prescritta dall’oncologa nutrizionista del S. Raffaele di Milano, la Dr.ssa Michela De Petris.
In questo contesto – e dalla constatazione di ciò che normalmente si somministra ai malati negli ospedali – si inserisce l’intervista delle Iene al Prof. Franco Berrino, da cui si possono trarre delle considerazioni interessanti sulla nostra Medicina, sul nostro sistema sanitario e sul concetto generale di salute e prevenzione.

Innanzitutto il prof. Berrino, uno dei maggiori epidemiologi in campo europeo ed ex Direttore del Dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano – come del resto la dott.ssa De Petris – conviene sul fatto che via sia una grande ignoranza da parte della classe medica riguardo all’alimentazione e al suo potenziale curativo. Tale lacuna origina da una “dimenticanza” nell’iter formativo di studi che quindi porta il medico a “sottovalutare” l’alimentazione e le sue proprietà in termini di prevenzione e anche di cura.
Il prof. Berrino nota che l’alimentazione – a differenza ad esempio del fumo – non viene per nulla considerata e/o consigliata dai medici ai propri pazienti tra le misure per prevenire l’insorgenza di malattie come i tumori.
Mediamente quello che diamo da mangiare ai malati nei nostri ospedali è il peggio del peggio. Ma, sa, io dico sempre: noi vogliamo bene ai nostri malati, vogliamo che tornino.
Tuttavia il discorso diventa ancora più ampio: in cosa consiste veramente la prevenzione? Anche qui il Prof. Berrino lancia una “bomba” non da poco, sostenendo che: “Ad oggi non c’è un interesse economico nei confronti della prevenzione… che parola si potrebbe usare per definirla? Una gran commissione di ignoranza, di stupidità e di interessi”.
E infatti immaginiamo che chiunque legga può riconoscere la vaghezza e l’inconsistenza di molte risposte che in genere i medici forniscono riguardo alla prevenzione di determinate malattie.

 

Quindi cosa fare? Un famoso spot pubblicitario di un dentifricio parecchi anni fa diceva “Prevenire è meglio che curare” e nella sua semplicità questo slogan forse non aveva tutti i torti. Ma se, come sottolinea il Prof. Berrino, in realtàla prevenzione  nel nostro modello sanitario non esiste, cosa dobbiamo fare?
Uno spunto interessante potrebbero darcelo altre Tradizioni che da millenni sostengono l’importanza della prevenzione al pari della cura, come ad esempio la Medicina Tradizionale Cinese, e le cosiddette “pratiche di lunga vita”, che ne costituiscono uno dei capitoli più interessanti, ma allo stesso tempo più complessi da imparare.

 

Osservando il Prof. Berrino durante l’intervista, si nota una certa rassegnazione ad accettare un determinato status quo che tuttavia poi si tramuta in rabbia crescente, fino ad arrivare a rinnegare completamente tale sistema, demolendolo dalle fondamenta. Colpisce molto vedere una reazione simile in una persona che ha ricoperto per così tanti anni una carica così “centrale” e “delicata” nel sistema stesso che va invece adesso a demolire.
 

Pensiamo che per una persona la cui vocazione è dedicarsi a lenire la sofferenza altrui, essere costretti ad accettare e quindi a sostenere ed alimentare un sistema che tradisce questi ideali vada a ledere in profondità le motivazioni più intime e profonde che hanno portato una persona a scegliere un percorso così difficile e impegnativo come quello di medico.
Una “ferita”, profonda e aperta, che genera frustrazione e insoddisfazione, che viene spesso percepita anche dai pazienti stessi e che inevitabilmente col passare degli anni inquina e insterilisce la vocazione originaria del medico, cioè il cuore, in cui risiede la parte più nobile e sacra dell’atto di guarigione.
by Dioni fonte: http://www.dionidream.com/prevenire-e-meglio-che-curare-la-grande-lacuna-nella-nostra-medicina/

venerdì 27 febbraio 2015

MINI GUIDA alla PALEODIETA

Perfect Health Diet - MINI GUIDA alla PALEODIETA

Visto che tanta gente chiede come fare per mangiare Paleo, scrivo questa piccola guida per risparmiare tempo sia a chi sa rispondere sia a chi vuole informarsi.

Lo "stile di vita" paleo (non è una dieta infatti) è abbastanza semplice da seguire. Tralasciando le premesse (il nostro organismo si è evoluto in un certo modo, etc, etc) facilmente reperibili in giro o sul libro di Wolf la paleo si basa su poche linee guida.

Cibi permessi:

Carni: preferendo i tagli magri, le carni dei ruminanti, e in generale, quelle a basso contenuti di omega 6 (manzo allevato all'aperto ad esempio), anche pollo, tacchino etc. ovviamente se possibile allevati con certo criterio. Tutte tranne:
  • maiale se allevato in maniera industriale. Permesso se allevato dalla zia o dalla nonna senza mangimi e farmaci 
  • carne umana (è illegale anche se paleo)
  • carne di drago, notoriamente velenosa
E' consigliato mangiare anche l'interiora (fegato, cuore, cervello, frattaglie) ma solo se provenienti da allevamenti ad erba. 
Pesci, tutti specie se ricchi di omega 3 (tranne il pesce palla che è velenoso) 
Uova, tutte. I "puristi" raccomandano di non superare le 6 a settimana (di gallina, l'uovo di struzzo corrisponde a circa 12-20 uova di gallina), ma il mio paleo dietologo mi ha detto di mangiare quelle che voglio (tanto dopo un po' ti stanchi e passi a mangiare altro). Ovviamente bio o al massimo allevate a terra. 
Verdura e frutta, tutta. Ovviamente se avete qualche problema con alcuni frutti, come anche per la verdura, provate a vedere se vi gonfia o meno eliminando tale frutto/ortaggio per un po' e vedete come vi sentite.

Grassi: olio di oliva extra vergine (detto anche EVO) a crudo, olio di cocco per cuocere. Border line e da consumare con moderazione sono il ghee (burro chiarificato) e lo strutto (detto anche sugna) entrambi solo se bio, ovviamente vietati nella paleo "integralista".
Frutta secca (tranne arachidi e pistacchi) tipo noci macadamia, nocciole e altro sempre tenendo conto che sono da mangiare a "manciate" e non a "piattate" altrimenti contengono troppi omega-6 e sbilanciano l'alimentazione. 
Condimenti: condimenti acidi si possono usare succhi di limone, anche aceto di tanto in tanto. Oli e grassi come burro, olio di cocco, strutto, olio d'oliva. Brodi come brodo d'ossa o brodo vegetale, va bene anche il sale specie se soffrite di pressione bassa. 
Amidi sicuri
  • patata
  • patata dolce
  • riso bianco
  • topinambur
  • tapioca, taro o altri tuberi vanno benissimo, ma sono difficilmente reperibili in italia.

Cibi vietati:

Potrei dire tutto tranne quelli permessi, però specifichiamo.
  • Cereali. Unica eccezione consentita: riso bianco.
  • Legumi. Eccezioni: piselli, fave, fagiolini e ogni altro legume a bassa densità energetica.
  • Latte e derivati
  • Sale e Zuccheri
  • Oli vegetali come olio di canola, olio di semi di girasole etc. l'olio d'oliva va più bene!
  • Cibi trasformati (tipo insaccati, pasti pronti, barrette, merendine, etc)
  • Birra (è fatta con i cereali)
  • Superalcolici
Una regola semplice per sapere se un cibo (non trasformato) è permesso è quello di chiedersi se possa essere mangiato crudo. La carne e il pesce si mangiano anche crudi. Invece le patate, ma anche il grano, i fagioli, la soia non possono essere mangiati crudi, né qualsiasi tipo di farina, quindi rauss, stare lontani!!!

Cibi da usare con moderazione:

  • Pesci grandi tipo tonno, spada e simili, dato che contengono più mercurio rispetto agli altri.
  • Tonno in scatola per la quantità di sale.
  • Prosciutto crudo e bresaola (permessi solo se sono dop) ancora per il sale
  • Miele (al posto dello zucchero ma con molta moderazione dato che aumenta l'indice glicemico)
  • Caffè (se lo togliete è meglio ma se non sopravvivete allora max 2-3 al giorno)
  • Cioccolato (fondente minimo 85% di cacao), un pezzetto ogni tanto si può
  • Alcool (solo vino, solo di qualità e max un bicchiere a pasto)
Se avete problemi di malattie autoimmuni vanno limitati o addirittura esclusi alcuni alimenti come pomodori, melanzane, uova.

Come mangiare

Ascolta il tuo corpo.
Se hai fame, mangia, se non hai fame lascia perdere.

Evita di sfondarti di cibo perché "nella paleo si mangia quello che vuoi" o per fare il fico che posta su facebook le foto della colazione con bistecca di brontosauro da 2 kg.
Dopo un po' che mangiate paleo la mattina potrebbe capitare di non avere fame.
Beh, la colazione non è un obbligo. Un po' di frutta e noci se vi va e via a lavorare!
Il rapporto tra verdura-frutta e proteine deve mantenersi ad ogni pasto su 70% - 30% altrimenti stai mangiando iperproteico e NON paleo.
Un sistema semplice è mangiare tante verdure. Poi mangiare le proteine.  Se hai ancora fame mangia un po' di frutta e alla fine qualche noce.
Condire sempre con EVO le verdure e le proteine altrimenti se non mangi grassi avrai fame dopo un po'.
Bere almeno 3 litri di acqua al giorno. Se vi va, per alcalinizzare, spremete  mezzo limone in ogni litro di acqua

All'inizio, dato che l'organismo è intossicato suggerisco di cominciare con moderazione, eliminando pian piano gli alimenti proibiti. Questo per evitare di sentirsi male a causa dell'entrata in funzione del "modo disintossicazione ON" del corpo con giramenti di testa, mal di pancia, lingua felpata e altro. 
Dopo un paio di settimane entrate a regime e cercate di fare la paleo "talebana" per almeno un mese o due. Questo permette la disintossicazione totale e consente di evitare scompensi all'organismo. 
Infatti, se ogni settimana inserite un piatto di pasta "perché senza pasta muoio" rischiate di mandare in tilt metabolico il vostro corpo, che non sa come regolarsi. Dopo un paio di mesi, quando tutto ha ripreso a funzionare bene e si comincia a vedere anche il dimagrimento, qualche sgarro può essere sopportato meglio.

Sgarri

Ovviamente meno se ne fanno meglio è. Capita però la festa, l'uscita serale, l'invito a cena a casa di vegani o carbomaniaci, il matrimonio di amici o altro. Se potete scegliere il cibo, mangiate i cibi permessi e dite agli amici che sospettate di essere celiaci quindi niente pasta e pane (così non vi rompono con domande e battute idiote sul paleolitico). 
Se non potete, mangiate pure ma senza sfondarvi altrimenti se lo farete Montezuma vi punirà! 

Effetti secondari degli sgarri sono mal di testa, problemi intestinali (Montezuma docet!), sonnolenza dopo i pasti e altre simpatiche amenità che, chi mangia in maniera "tradizionale", oggi nemmeno si accorge di dover già sopportare ogni giorno.

Benefici

mercoledì 25 febbraio 2015

Una pancia gonfia di pensieri


UNA PANCIA GONFIA DI PENSIERI

Si dice che la pancia sia la sede delle emozioni, il luogo in cui ciò che proviamo nei confronti della vita si trasforma in sensazioni fisiche, fino a scolpire nel corpo i significati dei nostri stati d’animo.
Nei modi di dire la pancia racconta le emozioni, aiutandoci a comprenderle.
Così, diciamo che le cose, ma soprattutto le persone, ci piacciono di pancia, che ci facciamo una pancia di rabbia, che abbiamo le farfalle nello stomaco, che ci mangiamo il fegato dal nervoso, eccetera.
La psicologia legge nel fisico i segni dei vissuti interiori e individua nella pancia uno spazio segreto dove rinchiudiamo i sentimenti giudicati pericolosi.

Una pancia esageratamente grande trattiene troppe emozioni e segnala la paura di rivelare il proprio mondo interno.
Una pancia piatta indica un rapporto equilibrato con la vita interiore.
Una pancia eccessivamente risucchiata racconta la paura di stare al mondo e il tentativo di sfuggire in luoghi più rarefatti e immateriali.
Psicologi e medici sono concordi nell’affermare che spesso le chiavi dello stress si nascondono nella pancia e che le condizioni di salute del nostro sistema gastrointestinale si riflettono sulle percezioni psichiche tanto quanto le nostre emozioni condizionano la digestione e l’assimilazione dei nutrienti. 

La pancia insomma è una sorta di secondo cervello, capace di farci sentire bene o male, realizzati o insoddisfatti, entusiasti o infelici.
Gli stati d’animo che proviamo dipendono dal nostro modo di interpretare la realtà e questo a sua volta dipende dalla qualità della digestione e dalle condizioni di salute della nostra pancia.
Riempirsi la bocca di cibo spazzatura avvelena l’organismo e si ripercuote inevitabilmente sui pensieri, ma è vero anche il contrario: i pensieri carichi di malessere si accumulano nella pancia, colmandola di sofferenza e di rifiuti.
Infatti, la pancia controlla il benessere psicofisico, non solo in conseguenza del cibo che ingeriamo ma anche di quello che pensiamo.
Esiste una relazione diretta tra la pancia e i sentimenti.

Ciò che proviamo si riflette inevitabilmente sui nostri organi, soprattutto nelle viscere, determinando la qualità delle esperienze e della digestione, alimentare e psichica.
La colite, l’ulcera, i bruciori di stomaco… sono spesso patologie causate dallo stress, cioè da emozioni non digerite che alterano il pH intestinale e compromettono la vitalità dei batteri che si trovano al suo interno, generando un pericoloso stato di… acidità.

INGHIOTTIRE LE PROPRIE PAURE

Salvatore per lavoro ha dovuto trasferirsi da Cagliari a Nuoro.
Si tratta di una trasferta che durerà soltanto dieci mesi, ma la solitudine gli morsica il cuore e il lavoro non basta a fargli sopportare la nostalgia di casa.
In aggiunta al suo sconforto, da quando è arrivato a Nuoro, soffre di colite ulcerosa.
Per curarsi, Salvatore tenta ogni genere di dieta ma è tutto inutile: il suo intestino sanguina senza sosta e senza miglioramenti.
Ha provato con i farmaci, con l’omeopatia, con il rilassamento e persino con la magia!
Niente.
Nessun risultato.
Quando infine rientra a casa, però, allo scadere di quei dieci mesi, la sua colite misteriosamente sparisce.
*  *  *
Adriana non ne può più delle pretese di suo marito, Alfredo.
Non sopporta la sua indolenza, il suo disordine, la sua arroganza, la sua prepotenza e il suo maschilismo.
Ogni giorno gli fa notare le cose che a lei non vanno bene, ma lui la guarda con malcelata superiorità e continua imperterrito negli atteggiamenti di sempre.
Non serve arrabbiarsi e non serve litigare, Adriana può solo inghiottire il suo malumore.
O andarsene.

Incapace di affrontare una separazione a settant’anni, la donna annichilisce la ribellione fino a sputare sangue.
Letteralmente.
Le corse in ospedale, i ricoveri, la prognosi incerta… ammutoliscono la prosopopea di Alfredo, ma è una quiete che dura poco.
Rientrati a casa tutto ricomincia, come sempre.
Sospesa tra la vita e la morte, Adriana, però, sceglie la vita… e inspiegabilmente l’ulcera migliora.
Quando finalmente decide di non tornare più a vivere con Alfredo.
*  *  *
Margherita ha accettato di trasferirsi da Roma a Cagliari per seguire il marito, Roberto, che ha ottenuto una grossa promozione.
Appena arrivata in Sardegna, però, la mancanza degli amici e dei familiari si fa sentire e la donna si ritrova sola, in una città sconosciuta e priva di punti di riferimento affettivi.
Vorrebbe tornare nella sua città ma l’amore e la mancanza di un lavoro la obbligano a restare.
Margherita si sente in trappola: troppo arrabbiata per condividere i suoi sentimenti, che giudica inadeguati e distruttivi, si fa forza fingendo una serenità che, invece, purtroppo, non le appartiene.
Ben presto il suo rimuginare solitario e addolorato si somatizza, e una terribile gastrite la costringe a seguire una dieta rigidissima.
I medici si danno un gran daffare per fermare il sanguinamento dei suoi organi interni, ma tutte le cure sembrano inefficaci.
Solo l’intervento di uno psicologo la aiuterà, col tempo, a esprimere quel dolore negato e a trovare finalmente le risorse necessarie a rimarginare la sua ferita interiore.
Carla Sale Musio

Colite, stipsi, diarrea, colon irritabile, crampi e pancia gonfia: quando diventano disturbi psicosomatici e come curarli con rimedi olistici.

Mercoledì 30 Luglio 2014
L'intestino è il luogo dove nascondiamo gli istinti e i pensieri che non ci piacciono, i quali possono farsi sentire con i sintomi della colite, il termine generico con il quale si indica il classico “mal di pancia” accompagnato da scariche diarroiche e dolori. Non sempre è presente una vera e propria infiammazione del colon. Le cause di questo disturbo possono essere molteplici: stress, stati d'ansia, spaventi improvvisi, infezioni batteriche, virali oppure da parassiti. Le soluzioni naturali e olistiche più efficaci risolvere un problema a volte invalidante e fastidioso?

 

Che cosa viene considerato sporco

La colite è una delle patologie nelle quali vediamo con maggiore evidenza come nel corpo “il basso”, cioè l'intestino, possa farsi carico di ciò che “l'alto”, cioè il cervello e la psiche, non riescono ad elaborare, facendone le veci.
L'intestino (il basso) con la colite esprime tutto ciò che il cervello e la psiche (l'alto) non riescono a contenere oppure a eliminare.
Le feci nella colite rappresentano i pensieri sporchi, ciò di cui vergognarsi: fantasie sessuali, intenti di aggressività, propositi contrari alla morale di riferimento della persona; si tratti dei cosiddetti “bassi istinti”, che non devono essere visti all'esterno e che spesso devono essere sottratti anche alla propria coscienza, spinti giù in basso ed eliminati posteriormente, in modo da non vederli.
Il colitico vuole sentirsi pulito – fuori e dentro – e i rituali e le abitudini a cui si sottopone (in particolare igienici) fanno acquistare a tali azioni il carattere inconscio di veri e propri riti di purificazione. In quanto incarnazione di ciò che è rimosso o non vissuto dal soggetto, le scariche diarroiche rappresentano un modo per riuscire a far vivere, anche se in modo assai tortuoso, quelle parti che la persona, con il suo atteggiamento metodico, ordinato, moralista, esteriormente pulito, è costretta costantemente a negare. Il caos e l'ineluttabilità delle pulsioni viscerali riescono così a scaricarsi, permettendogli di mantenere un seppur precario equilibrio psicofisico.
E tra le cose negate alla coscienza c'è anche la paura: paura di singoli eventi (come affrontare un esame), oppure un cronico stato di allerta come si verifica nei disturbi d'ansia. La scarica immediata è la riattivazione di un modo arcaico di sottrarsi a una situazione vissuta come pericolosa, un essere più leggeri per poter scappare...

 

C’è qualcosa in comune nei tratti della personalità di chi soffre di problemi intestinali?

Dagli studi di molti autori si direbbe proprio di sì! Diarrea e stitichezza potrebbero sembrare dei sintomi completamente opposti, ma in realtà molto spesso si alternano e ci sono molti aspetti del carattere simili in chi soffre di disturbi dell’intestino. Quali sono questi tratti? Abbiamo tutti presente dalla letteratura la macchietta dello stitico come avaro: un personaggio che tende a trattenere tutto, che accumula i suoi preziosi contenuti intestinali come fa con i suoi soldi, e che è molto restio a liberarsene. Il concetto di “ trattenere” finisce per caratterizzare tutti gli aspetti del comportamento: è un  tentativo di trattenere i propri possessi materiali come di trattenere le proprie emozioni e di trattenere anche le persone legandole a sé con le buone o con le cattive.

 

Come si forma questo carattere?

Molti studi hanno delineato una specie di linea di evoluzione di alcuni atteggiamenti verso la vita che sembrano tipici di chi soffre di colite e di altri disturbi dell’intestino e che affondano le radici nelle prime relazioni all’interno della famiglia.
Un elemento determinante pare sia la presenza di una figura parentale forte, ma estremamente rigida (spesso la madre ma non necessariamente).
Si tratta di un personaggio dominante, piuttosto severo e repressivo soprattutto nei confronti delle espressioni di aggressività del bambino, che interviene energicamente nel periodo dell’educazione alla pulizia e verso il quale il piccolo sviluppa una relazione di amore-odio. Attorno al il terzo anno di età, quando si dispiega la tendenza a “far da sé”,  il bambino si trova bloccato nei suoi tentativi di indipendenza dalla paura dell’abbandono: quella mancanza di sicurezza e di fiducia in se stesso che il genitore non ha saputo infondergli, adesso lo ostacola nella conquista della sua autonomia.
L’eccessiva dipendenza da una figura familiare si tramuta in difficoltà a sviluppare spontaneamente l’ affermazione di sé. Si parla di relazione ‘simbiotica’ perché il soggetto non riesce a formarsi un “io” completamente indipendente e ha bisogno di continui appoggi esterni.
Il supporto di un Ego Esterno serve a rinforzare il proprio ego non molto solido e la perdita della figura di sostegno si prospetta come particolarmente terrificante.

 

Quando si scatenano i sintomi?

Molti autori hanno messo in luce l’esistenza di una correlazione tra il manifestarsi di sintomi intestinali gravi negli adulti (come ad esempio l’esordio di una colite ulcerosa) con degli eventi particolarmente spiacevoli avvenuti nel periodo immediatamente precedente. Secondo valutazioni diverse questo è rilevabile in un 85%-90% dei casi e  gli studi sembrano concordare su questo punto.

 

Ma di quali eventi si tratta?

Il più delle volte di conflitti nell’ambito delle relazioni affettive o sociali, come separazioni, divorzi, rotture di legami o licenziamenti, ma più in generale di situazioni di cambiamento che il paziente trova molto difficile accettare.
Secondo Franz Alexander : “I primi sintomi della colite ulcerosa appaiono frequentemente quando il paziente si trova a dover affrontare determinate situazioni della vita che richiedono una attività particolarmente impegnativa verso cui egli si sente impreparato”.
Il soggetto svilupperebbe allora delle forme di donazione simbolica sostitutiva del compimento dell’azione richiesta. In altre parole gli episodi di diarrea sostituirebbero a livello simbolico l’atto reale del dare:
“Di fronte alla necessità di rispettare degli obblighi, portare a termine dei compiti, far fronte a impegni finanziari, restituire favori, il paziente reagisce non sul piano reale ma su quello simbolico con la donazione del proprio contenuto intestinale”.

 

La perdita della figura chiave

La spiegazione psicodinamica dei conflitti emotivi che intervengono nella genesi della colite ulcerosa è centrata sulla cosiddetta “perdita della figura chiave” : la comparsa dei sintomi seguirebbe, anche se non immediatamente, la perdita reale o immaginata di quella figura che faceva da supporto esterno.
Le situazioni scatenanti si possono riassumere in: una rottura della relazione (effettivamente avvenuta o anche solo temuta) con la persona che svolgeva la funzione di sostegno esterno, oppure nella richiesta di prestazioni che il soggetto non si sente in grado di offrire, e nella paura di perdere la stima e l’approvazione della figura chiave.

 

Il carattere del colitico

Volendo dare un riassunto telegrafico delle caratteristiche psicologiche dei pazienti che soffrono di vari disturbi intestinali (così come vengono messe in luce dagli studi clinici)  ne emergere un ritratto un po’ crudele. “Io, credo invece che vada compreso con il cuore per capirne veramente il significato”.
Ecco la descrizione:  “Si tratta di personalità ossessive, scrupolosamente pulite, ordinate, puntuali, coscienziose e ostinate. Molto controllate e trattenute nell’esprimere emozioni e con l’aggressività inibita. Che presentano forti richieste d’affetto e di dipendenza, sensibili e introverse, ma che tendono a idealizzare i rapporti amorosi e a rifiutarne gli aspetti erotici. Moralmente rigide e con scarsa capacità di adattamento, sono molto preoccupate dei cambiamenti e conformiste, indecise e timorose di fronte alle scelte. Con scarsi rapporti sociali e un forte legame di dipendenza da una figura familiare. Con tratti depressivi non manifestati apertamente”.
Se traduciamo questa sequela di tratti caratteriali che suona così poco lusinghiera e cerchiamo invece di capire il modo d’essere a cui si riferisce, il quadro d’insieme acquista un po’ più di senso: un bambino educato rigidamente alla pulizia facilmente si trasformerà in un adulto fin troppo meticoloso; la poca rassicurazione affettiva che ha ricevuto lo renderà timoroso nelle scelte e ben poco amante dei cambiamenti improvvisi e delle situazioni inaspettate; la paura dell’abbandono e della disapprovazione lo scoraggerà dal esprimere i suoi sentimenti e in particolare l’aggressività e gli renderà difficile lo sviluppo dell’autonomia.
Il risultato di trattenere tutto per paura di rimanere senza nulla diviene allora più comprensibile, come anche la depressione sottostante e il ricorso a  donazioni sostitutive sul piano simbolico mediante i contenuti del proprio corpo quando la pressione a soddisfare le aspettative dell’ambiente si fa troppo gravosa.

 

Il significato dell'alternanza di STIPSI e DIARREA

C’è una interessante interpretazione psicologica riguardo all‘alternanza tra periodi di stitichezza ed esplosioni di diarrea. E’ basata anche sull’osservazione di alcune espressioni linguistiche molto comuni e sulle metafore intestinali presenti nel linguaggio. Nei periodi di stitichezza sarebbe in atto un tentativo di “farcela a tutti i costi” contando solo sulle proprie forze. Si tratta di uno “stringere i denti e tener duro ” per andare avanti, cercando di non dar via nulla  di di sé. La simbologia del ‘trattenimento’ si baserebbe su un vissuto di estrema scarsezza delle proprie risorse e di difficoltà nel far fronte alle circostanze, ma in cui è ancora viva la speranza di potercela fare e la determinazione a riuscirci. In questa fase sarebbero più presenti gli elementi ossessivi, la cocciutaggine, la chiusura e la diffidenza verso gli altri, la tendenza al controllo e l’avarizia anche in senso  figurato.
Il passaggio agli episodi di diarrea rappresenterebbe invece  una condizione di  ‘resa’ completa di fronte all’ impossibilità dell’impresa, una  sorta di rassegnazione disperata che chiede aiuto con un metaforico: “Che cosa vuoi ancora da me? non vedi che non ho più nulla? Sono del tutto svuotato, aiutami!”. In questa fase prevarrebbero degli elementi di depressione mascherata e di desiderio di venire soccorsi. E verrebbe anche espressa l’ aggressività troppo a lungo trattenuta, che ora si manifesta nel liberarsi violentemente delle feci proiettandole verso l’esterno e sporcandolo. Una metafora di perdita di controllo che è  liberatoria  e aggressiva insieme, che fa da contrappeso al precedente trattenimento a oltranza.
Entrambi gli atteggiamenti si capiscono meglio (e diviene anche chiara l’alternanza) se teniamo presente che il vissuto di chi soffre di disturbi intestinali è quello di essere eccessivamente pressato dalle richieste esterne e di fare molta fatica a soddisfarle, con una costante oscillazione tra tentativi eroici e rabbie represse, sforzi esasperati e sconfitte umilianti, speranze e disperazioni.


Le cause emozionali: l’intestino, il secondo cervello

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