domenica 2 novembre 2014

L'effetto delle Proteine della Carne sul Comportamento Umano


Moltissimi sono gli animali che forniscono all’uomo le proteine della loro carne a scopo alimentare. Tali proteine creano indubbiamente nell’uomo aggressività, violenza, odio e insensibilità morale: si può pertanto affermare che la carne influisce negativamente sul comportamento umano. Al contrario, il vegetariano crea le basi per un atteggiamento caratterizzato da tolleranza, mitezza, socievolezza e condivisione. Oggi, le affermazioni e le intuizioni di grandi uomini contrarie al ricorso alle proteine della carne possono avvalersi anche della chimica dei neurotrasmettitori e della neurobiologia, discipline scientifiche che spiegano come, e per effetto di quali alimenti, si creano determinati comportamenti nell’uomo. Conseguentemente, noi possiamo oggi operare con accresciuta sicurezza delle scelte consapevoli tra i vari cibi, preferendo alcuni ed evitando altri. Occorre, fra l’altro, respingere l’affermazione che la violenza é insita nella natura umana: nessuno nasce aggressivo e cattivo, ma può diventarlo con l’alimentazione carnea
 
Conseguenze delle proteine della carne sul comportamento umano
Le proteine animali indicate commercialmente come “carne” sono quelle del tessuto muscolare di vertebrati terricoli i cui cadaveri l’uomo utilizza a scopo alimentare. In particolare si tratta di bovini: (bue, bufalo, bisonte); cervo, capriolo, daino, renna; cammello, alce, dromedario; capra, pecora; asino, cavallo; lepre, coniglio; riccio di terra, ippopotamo, canguro, suini (maiale, cinghiale, ecc.). L’uomo utilizza, a scopo alimentare, anche la “carne” di vertebrati non terricoli: quelle dei pesci (il pesce, non dimentichiamo, é “carne di pesce”) e di altri animali acquatici (balena, rana), nonché le carni di uccelli (pollame, anatra, tacchino, struzzo, cacciagione varia). Ma l’uomo che mangia carne infierisce, uccidendoli e poi mangiandoli, su molti animali invertebrati, come: molluschi (polpo, seppia, calamaro, patella, chiocciola, ostrica, mitilo, dattero di mare, cardio, manicaio, cappa lunga, folode, sigaro di mare, vongola). Crostacei (gambero di fiume, gambero di mare, aragosta, scampo, gammano, granchio di mare, cancro, squilla, mala, grancevola). Echinodermi (riccio di mare, trepang-oloturia).  
Tale prelievo di proteine dal mondo animale costituisce una autentica carneficina, che non solo non è necessaria, non solo è eticamente riprovevole, ma che é anche apportatrice di stati patologici fisici, dovuti alla conseguente tossiemia (sino al cancro) e psichici (a causa dell’aggressività che induce nel comportamento)
Di solito si intende per “carne” il tessuto muscolare (sempre contenente dei grassi “saturi”, cioè della peggiore qualità). Ma mangia carne anche chi mangia il fegato o le cosiddette “animelle” (pancreas, timo e ghiandole salivari) o il rene (rognone) o il cervello, organi non costituiti da tessuto muscolare; così pure mangia carne chi mangia la cosiddetta “trippa” (che è una parte del complesso stomaco dei ruminanti), oppure gli “insaccati”, come la coppa, il cotechino, la mortadella, il prosciutto, il salame, i1 würstel, lo zampone, ecc. Così ancora, mangia carne chi consuma la lingua o i muscoli della coda di bovini, oppure salciccia o bresaola o pancetta, ecc. E mangia carne anche chi mangia il caviale, la bottarga o (come in Cina) la carne di cane, o la cosiddetta “corata” o la “pagliata”.

Insomma, uno spaventoso massacro, un autentico grande olocausto
Questo immane prelievo, a scopo alimentare, di proteine dal mondo animale influisce profondamente sul comportamento umano. In linea generale, in condizioni di vita naturale, gli animali carnivori sono feroci e aggressivi, mentre quelli non carnivori sono pacifici e socievoli. Un’altra facile constatazione: la graduale riduzione dell’aggressività dell’uomo a misura che esso passa da una dieta comprendente molta carne a una dieta che esclude i cibi iperproteici e in particolare la carne. È noto anche che i cani, sebbene in natura siano carnivori, se si vuole che montino con efficacia la guardia e aggrediscano persone a loro sconosciute, debbono essere alimentati con razioni di carne superiori al normale. Analogamente, se si vuole, in tempo di guerra, impiegare degli uomini in azioni belliche molto rischiose, occorre dar loro abbondanti razioni di carne, utilizzata come una droga atta a sviluppare aggressività, violenza e insensibilità morale; nell’Iliade di Omero si narra di festini a base di carne, ai quali prendevano parte i guerrieri, tra una battaglia e l’altra.
Seneca faceva notare che tra i mangiatori di gran quantità di carne si annoverano i tiranni, gli organizzatori di eccidi, di faide e di guerre fratricide, i mandanti di assassinii, gli schiavisti, mentre coloro che si nutrono dei frutti della terra hanno un comportamento mite.
Liebig racconta che nel giardino zoologico di Giesen l’orso, se era costretto a mangiare carne al posto di vegetali, diveniva oltremodo irrequieto e pericoloso.

Si può quindi affermare che l’igiene fisica é anche igiene mentale, come sosteneva J. Dalemont, descrivendo la storia dell’alimentazione umana nel suo lavoro “Manuale d’igiene mentale”.
È nota l’espressione “la carne mi dà la carica”, usata da chi vuole giustificarne l’uso alimentare, dato che questa società, basa suÌla competitività, sulla libera e sfrenata concorrenza e sull’arrivismo, esige dall’individuo una grinta aggressiva che permetta di farsi strada (é nota la frase “struggle for life”).

È nota l’espressione “la carne mi dà la carica”, usata da chi vuole giustificarne l’uso alimentare, dato che questa società, basa suÌla competitività, sulla libera e sfrenata concorrenza e sull’arrivismo, esige dall’individuo una grinta aggressiva che permetta di farsi strada (é nota la frase “struggle for life”).

E non é un caso che questi due grandi pensatori siano stati vegetariani. Il Beccari, fra l’altro, è lo scopritore del glutine e della isovalenza tra le proteine vegetali e quelle animali. L’uomo non é un semplice tubo digerente da riempire con cibi vari. L’uomo é un essere pensante, il cui cervello é un organo che, come tutti gli altri organi del corpo, deve essere nutrito con il materiale che occorre al suo metabolismo e che gli porta la corrente sanguigna. E poiché noi oggi mangiamo in gran parte cibi prodotti dalle industrie alimentari, vendute solo a scopo di profitto e non tenendo in alcun conto le nostre autentiche necessità alimentari naturali, si può affermare che, come la medicina ufficiale é condizionata e finanziata dall’industria farmaceutica, così la cosiddetta “scienza dell’alimentazione” é completamente nelle mani dell’industria chimica del cibo.

Tale industria, in notevole parte, cerca di smerciare autentici “cibi-spazzatura”, soprattutto quelli a base di proteine della carne, servendosi anche del potente ausilio dei mass-media. Succede, quindi, che un’accettazione acritica di tali attività degli industriali alimentari, si traduce inevitabilmente, sul piano pratico, in comportamenti violenti nei riguardi dei nostri simili e degli altri esseri viventi, a causa dell’aggressività indotta dal cibo cadaverico. Già il grande Giovenale (Satira X,512) circa venti secoli fa aveva sentenziato, con una massima eterna, la stretta dipendenza della sanità della mente da quella del corpo: “Mens sana in corpore sano”.

La mente, quindi, non può essere sana se non é sano il corpo, il che, in termini pratici, significa che occorre dare alla salute del corpo la priorità essendo essa “conditio sine qua non” per la salute mentale. Molto più tardi, nel XVII secolo, un’altra voce autorevole, quella del filosofo inglese John Locke, nella sua opera “Pensieri sull’educazione” (1693) sottolineava la validità dell’assioma di Giovenale, cioè la dipendenza della sanità della mente da quella del corpo.
Da quanto precede deriva la grande importanza del vegetarismo (nella accezione, beninteso, derivante da una giusta valutazione dell’origine etimologica del termine) il quale, disintossicando il corpo, purifica anche il sangue che nutre il cervello; il pensiero, di conseguenza, si fa più lucido e penetrante, ne consegue una vera e propria “dilatazione della mente”, aumenta la capacità di autocontrollo e la resistenza al lavoro intellettuale e a quello fisico e si instaura un atteggiamento caratterizzato da tolleranza, mitezza, disponibilità al dialogo sereno, alla ricerca di soluzioni pacifiche delle vertenze, all’amore, alla socievolezza, alla condivisione.

L’attività elettrica del cervello, rivelata elettroencefalograficamente (EEG), ha evidenziato che l’alimentazione vegetariana induce il cosiddetto “ritmo alfa”, che é espressione di uno stato di rilassamento neuromuscolare non solo del cervello, ma di tutto l’organismo. Leadbeater sostiene che tale indagine scientifica comprova la benefica azione del vegetarismo sul comportamento, in quanto vi apporta una sensazione di benessere “analogo allo stato di meditazione sulle realtà più profonde”.

Ecco perché gli uomini più intelligenti, più colti, più aperti, più tolleranti del mondo, di tutti i tempi, si annoverano tra i vegetariani, in tutti i campi dello scibile: nelle scienze, nella filosofia, nell’arte, nella letteratura, nella medicina, ecc.
È ovvio, quindi, che se il sangue che nutre il cervello vi porta i cataboliti della carne, la fisiologia cerebrale ne resterà influenzata e il comportamento, invece, sarà caratterizzato - ripetiamo - da intolleranza, tendenza alla litigiosità e all’aggressività: al posto dell’amore, l’odio; al posto della convivialità e della unione, la separazione, l’annullamento della socialità, la violenza. L’uomo é, così, cacciato nella asocialità e in un feroce individualismo. È quel che vuole il potere: “Divide et impera!” Ecco perché il potere (che sa manovrare l’arma alimentare per influire, con essa, sul comportamento umano e orientarlo verso ciò che fa più comodo ai detentori del potere) fa di tutto per indurci a mangiare cibi morti, avvelenati e quindi intossicanti, soprattutto la carne. Il bersaglio è infatti, in ultima analisi, il cervello, che si vuol rendere incapace di capire. In conclusione, mentre il vegetarianesimo favorisce le più eccelse facoltà cognitive, i carnami deprimono tali attività cognitive, esaltando, invece, comportamenti dannosi all’individuo e alla società, e aumenta, di conseguenza, la quantità di serotonina che può ottenersi. Invece, un pasto ricco di proteine della carne riduce la presenza di triptofano nel cervello e, conseguentemente, determina uno stato di aggressività, di ansia, di propensione alla lotta. La scelta degli alimenti influenza, quindi, il comportamento e le emozioni.
Quanto ci dice il dott. Rossi ha trovato conferma sperimentale da parte di John Fernstrom e Richard Hurthman, biologi del Dipartimento della Nutrizione e delle Scienze Alimentari del Massachusetts Institute of Tecnology.

La serotonina si é pertanto meritata l’appellativo di “sonnotonina”, a causa della sua particolare capacità di produrre sonno. Da parte di alcuni “nutrizionisti” contrari al vegetarismo (per vari motivi, leciti o inconfessabili) si cerca di sostenere che l’aggressività non é determinata dalle proteine della carne, ma sarebbe insita nella natura umana; affermazione assurda, giacché nessuno nasce aggressivo e cattivo, ma può diventarlo con l’alimentazione carnea. Il noto antropologo prof. Luigi Lombardi Satriani ci dice al riguardo: “È un alibi rinviare l’aggressività alla natura; un alibi che la nostra società cerca di fornire a sé stessa per scaricarsi di molte responsabilità”. In realtà, nessun uomo nasce “cattivo”. Se così fosse, l’aggressività sarebbe universale, cosa che l’antropologia smentisce. Sono esistite, ed esistono ancora, società che hanno sviluppato culture assolutamente non violente. Per esempio, certe tribù dell’Africa o gruppi di Indios del Brasile nord-occidentale o gli Indios Piaroa in Venezuela, hanno costruito una società molto pacifica, volta alla cooperazione, non c’é traccia di aggressività nell’educazione dei loro bambini e i giochi infantili rispecchiano l’equilibrio del sistema: sono fatti di danze, canti, amore. L’odio è sconosciuto ed è risaputo che queste popolazioni sono vegetariane. Quale migliore prova che l’alimentazione forgia il carattere?

Non va dimenticato che i potenti ci tenevano a manifestare la loro pretesa “superiorità” praticando ed esibendo un carnivorismo deciso poiché, secondo loro, la carne, simbolo alimentare della violenza, doveva rappresentare l’irrinunciabile distintivo dei forti. Ma per mangiare carne occorre che in precedenza ci sia stato un atto violento culminato nell’uccisione di un animale; quindi il consumo di carne, essendo basato su un assassinio, non può che essere associato alla violenza e alla forza bruta. Al contrario, il vegetarismo richiama la stabilità, la tranquillità, la serenità del mondo vegetale che, nella sua possente nobiltà, trae dalla madre terra vita e forza per farne dono all’umanità. Il prof. Carlo Sirtori, noto clinico e scienziato, ha messo giustamente in luce che il ricorso alle proteine della carne da parte dell’uomo crea aggressività perché nella carne il calcio e il fosforo sono presenti nel rapporto di 1 parte di calcio contro 50 di fosforo. Mangiando carne, si introduce quindi un eccesso di fosforo, innaturale per l’uomo, nel cui latte il rapporto calcio/fosforo é di 2 ad 1. “Questo fatto- commenta Sirtori- comporta una caduta del tasso di calcio, con conseguente instaurazione, nel comportamento umano, di irritabilità e aggressività, che nei bambini può provocare delle crisi convulsive”.

Nel 1992 ai marines americani che si preparavano a entrare in azione durante la famosa “Guerra del Golfo” furono fatti pervenire, in aggiunta alle “normali” e già abbondanti razioni di carne, 50.000 tacchini. Motivo: “Sono soldati e devono mangiare molta carne”. In altri termini: “Devono aggredire e la carne serve per renderli aggressivi”. Termino questo mio intervento citando la nota frase del fisiologo Jacopo Moleschott, che conferma l’aggressività indotta dalla carne: “L’irlandese, finché si nutrirà di patate, sarà sottomesso dall’inglese che mangia beef-steak e roast-beef”.
- i testi e le traduzioni sono stati forniti dall'Associazione Vegetariana Italiana (AVI) - Prof. Armando D'Elia - Naturalista, chimico, studioso di dietetica vegetariana
Fonte: http://www.ivu.org/italian/congress/euro97/consequences.html

7 commenti:

  1. Io una volta sono stato testimone di un pestaggio fatto da un vegano contro il tizio che importunava la sua ragazza. Io stesso sono stato aggredito verbalmente con molta aggressività da vegani, ed è successo molte volte. Quindi, già nell'incipit mi sono fermato e mio malgrado non sono riuscito più a leggere. Probabilmente ti rifai al tizio che ha falsificato i dati delle sue ricerche in merito al consumo di carne. Quello stesso tizio ne aveva falsificate tante di ricerche, ma poi ha confessato. Mio cognato mangia tonnellate di carne ed è una persona mite. Io che di carne ne mangio poca sono un po' irrascibile. Se metto questo insieme a quello che ho detto sopra, ignorando il resto, potrei affermare il contrario di quello che dici tu.

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    1. guarda che se importunano le fidanzate essere vegani non c'entra più nulla :) saluti.

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    2. nessuno deve farsi importunare o pestare la vita e sacra come lo è l'anima e chi si ritrova a vivere il rischio di vivere serenamente o in pericolo di vita può assumere ogni auto difesa.
      "Dio non dice di non difendere la propria vita anzi il contrario".
      A suo (eoni..) tempo nell'antichità e stato insegnato o data la carne a l'uomo forte e il latte animale ai bambini, solo per abbassarne le vibrazioni spirituali ancora oggi atte abitudini inconsce sono atte a non far prenderne coscienza di chi si è veramente, ("esseri magici" dall'immenso potere creativo).

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  2. Letto l'articolo, mi permetto d'intervenire sperando di non suscitare un dibattito che non porterebbe da nessuna parte, essendo le posizioni di vegani, vegetariani ed onnivori o altri ancora assolutamente inconciliabili ma tuttavia altrettanto rispettabili.
    Saluto per altro l'autore Marcello Salas col quale abbiamo scambiato snippet sui nostri blog senza neanche conoscerci o aver scambiato opinioni.

    Sono convinto che una corretta alimentazione stia alla base della nostra salute psico-fisica. E sottolineo "psico-" perché secondo me la mente è influenzata, molto più di quanto si voglia ammettere, dalla condizione fisica, cosa di cui si erano accorti anche i latini raccomandando "mens sana in corpore sano".
    Sono stato vegetariano per 6 anni, dall'adolescenza al servizio militare, in un periodo in cui la mia forma fisica era molto vicina a quella di un ginnasta-cascatore, tanto che mi piace affermare che il parkour l'ho inventato io ma troppo presto perché avesse una diffusione planetaria.
    Durante il servizio mi ritrovai della carne nel piatto (reidratata da fornitura argentine per l'E.I. risalenti a circa 20 anni prima!!) che ricominciai a mangiare senza alcun piacere.
    Va detto che la mia scelta derivava dal trasporto che av

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  3. ho inviato il post per sbaglio

    segue: giovane all'inizio degli anni '70 mi ero avvicinato - retaggio degli anni '60 - alle filosofia orientali e praticavo sia yoga che karate, due discipline meno incompatibili di quanto si possa pensare.
    Per farla più breve - l'ho presa troppo alla lontana - ero stato un po' influenzato da quelle letture ed ok ero diventato vegetariano. Purtroppo non ricordo più se le mie privazioni erano limitate alla carne... di terra oppure anche al pesce e mi pare integrassi la dieta con latticini.
    Comunque, al di là della forma fisica (mediamente eccellente) il mio sviluppo in altezza si arrestò praticamente nel momento in cui decisi di diventare vegetariano ma ovviamente non posso stabilire con certezza un legame tra le due cose e neanche me ne frega tanto.

    Differenze percepibili tra un regime vegetariano ed uno onnivoro? Non sono in grado di ricordarne ma c'è da dire che gli effetti di diete diverse si possono apprezzare appieno solo col passare del tempo.
    Bevo alcolici dall'età di 12 anni ma è più o meno da quell'età che ho capito che non aveva senso ingurgitare alimenti additivati con lo zucchero: già non andavo matto per i dolci, da quel momento in poi ho evitato il più possibile, per il resto della vita di ingerire zucchero ed ora, verso la fine del mio sesto decennio di vita, posso dire che ho avuto un'intuizione confermata da tutto ciò che ho letto sull'argomento negli ultimi anni.

    Sto girando ancora intorno a quello che volevo dire. Chiedo scusa.

    Non sto a dilungarmi oltre, forse ci scriverò un articolo.
    Aggressività, riscontri personali: se c'è una dieta che rende aggressivi e costantemente insoddisfatti, ho appurato essere quella vegana.
    Mai apprezzato intolleranza più grande da coloro che, scovando col lanternino bias di conferma per avvalorare la loro tesi sugli effetti metabolici, hanno fatto una scelta vegana per motivi etici ed animalisti (ho grande rispetto per una simile nobiltà d'intenti) ma non mi si venga a dire che l'Uomo nasce vegano perché non c'è nessun argomento serio e sceintifico che possa comprovarlo.
    Ora devo andare, forse interverrò più tardi ma voglio suggerire solo una cosa:
    Ho trovato negazioni perfino in tal senso ma ritengo che quasi tutti siano d'accordo che il diguino sia disintossicante, ok?
    Ma cosa utilizza l'organismo per produrre energia durante un digiuno?
    Risposta: il grasso corporeo.

    Basta questa considerazione per scardinare tutto l'impianto vegano.
    Ma ne avrei altre, ora devo andare.
    Ci si sente, saluti a tutti-

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  4. Ecco, ho riordinato le mie osservazioni nel post sotto linkato.
    Grazie per l'ospitalità:
    => http://heymotard.blogspot.it/2017/05/bufale-vegane.html

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  5. Al di là di tutte le argomentazioni di Marcello e di Paso riguardo al legame tra alimentazione carnea e aggressività resta il fatto che questo olocausto di esseri viventi è un abominio visto che se ne può fare a meno

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