Etica e religione sono
antitetiche?
"Nella natura
non c’è creatura più vuota e ripugnante dell’uomo che è sfuggito al suo genio e
ora volge di soppiatto lo sguardo a destra e a sinistra, indietro e ovunque. Un
tale uomo alla fine non lo si può neppure attaccare: è solo esteriorità senza
nucleo, un marcio costume, pitturato e rigonfio, un fantasma agghindato che non
può ispirare paura e tanto meno compassione.” (Friedrich Nietzsche)
La morale e l’etica
sono state usate da tutte le religioni come bandierine simboliche per
giustificare il bene programmato a sistema. In tal modo molte delle ingiunzioni stabilite dalle varie fedi, in varie parti del mondo, hanno assunto una valenza giuridica anche
nella gestione della giustizia civile e penale. Non mi riferisco specificatamente
alla "sharia" musulmana in cui si sancisce la colpa e la pena
relative alle trasgressioni, anche se questa forma di controllo sociale è la
più evidente. Possiamo tranquillamente osservare che più o meno anche nelle
altre forme religiose riconosciute come "ufficiali" dalle
varie popolazioni e nazioni l'ingerenza
delle norme religiose nell'ambito giudiziario è preponderante. Un
esempio ci viene dalla condanna differenziata di alcuni aspetti nei
rapporti sessuali tra i due generi come è il matrimonio. Nelle nazioni in cui
domina l'islamismo sono consentite la bigamia e la pedofilia (Maometto
ebbe diverse mogli e la sua ultima fu una bambina), mentre nei paesi in
cui prevale il cristianesimo tali rapporti sono condannati e definiti un
"reato penale".
Insomma dico ciò per significare che la morale è un aspetto cangiante nelle diverse religioni e che la
trasposizione di norme religiose in leggi di stato rappresentano la violazione
di principi etici universali, in un caso o nell'altro...
Scriveva Elemire Zolla, in Discesa all'Ade e resurrezione:
"Senza l’Essere l’Ente non
sussiste". Da questa asserzione se ne può dedurre che ogni ordinamento religioso manca di quella
sostanza basilare che consente a qualsiasi "Ente" di manifestare
equanimità e giustizia.
Una vera etica
interspecista e transpersonale può essere solo laica, accordandosi con la
natura umana in ogni suo aspetto costituente e non sulle ingiunzioni di
carattere moralistico imposte dalla religione. Soprattutto le fedi monolatriche (giudaismo,
cristianesimo ed islam), infatti, propugnano l'allontanamento dalla
natura, la menzogna ed il fraintendimento del'eticità universale.
Purtroppo nella
società moderna, soprattutto in seguito alll'influenza delle religioni e
della cultura maschilista e patriarcale, ha preso il sopravvento la parte
giudicativa della mente, da qui la grande arroganza dell'uso nei confronti delle
diversità biologiche. I bambini
sono i primi sfruttati, in senso ideologico e religioso, obbligati dai loro stessi genitori e dalle consuetudini sociali
(ormai consolidate) a sottostare alle
strumentalizzazioni religiose. Prima ancora che abbia potuto capire cosa
significhi religione, un bambino
innocente viene obbligato ad un percorso religioso, del tutto inconsapevolmente.
Il bambino viene legato ai riti e ad una fede che non conosce e non ha
l’età per capire se sia buona o cattiva. In
tal modo si rinchiude la società in una prigione di pensieri, e ciò vale
sia per le religioni che per le ideologie.
Ritengo personalmente che per andare verso una
consapevolezza della comune appartenenza e della pari dignità e
complementarietà dei vari aspetti vitali, insomma delle reciproche relazioni
interspeciste, sia importante che vengano
riconosciute le differenze per poter allo stesso tempo riconoscere l’eticità
naturale senza forzare la natura.
L’astrazione del
pensiero trasformata in “religione” non aiuta la manifestazione di uno
spontaneo “rispetto” verso i propri simili che si manifesta in una
società evoluta, non degradata in una scala di valori su base ideologica. Questa "evoluzione"
psichica non comporta necessariamente l'uso della cosiddetta
"tolleranza" religiosa, poiché tale tolleranza è essa stessa una
forma di pregiudizio.
Nel Hua Hu Ching è detto: "Agli esseri comuni
spesso si richiede tolleranza. Per gli esseri integrali non esiste una cosa
come la tolleranza, perché non esiste nessuna cosa come le altre. Essi hanno
rinunciato a tutte le idee di individualità e ampliato la loro buona volontà
senza pregiudizi in qualunque direzione. Non odiando, non resistendo, non
contestando. Amare, odiare, avere
aspettative: tutti questi sono attaccamenti. L'attaccamento impedisce la
crescita del proprio vero essere. Pertanto l'essere integrale non è attaccato a
nulla e può relazionarsi a tutti con una attitudine non strutturata."
La causa dello
scollamento dallo stato "naturale" è una conseguenza della
conversione ai dettami religiosi che ha provocato la progressiva
corruzione e cancellazione della originaria visione naturalistica
dell'uomo integro.
Questa sostituzione di valori si riflette anche in tutte le forme
artistiche e culturali, in particolare nell'assoluta iconoclastia musulmana
ma anche nelle fissazioni moralistiche cristiane, sia protestanti che
cattoliche od ortodosse, che tendono a descrivere il male della vita e
della sessualità, imputando alla "mondanità" la ragione della
sofferenza - a partire ovviamente dal cosiddetto peccato originale-
e proponendo come soluzione la mortificazione della carne, l'ascetismo e
la rinuncia (al fine di potersi guadagnare la gioia in un aldilà).
Da qui la necessità di una etica laica anche nella conduzione legislativa dello stato. Contro l’abuso delle religioni mi scriveva l’amico Nico Valerio: “Contro gli abusi lessicali suggeriti dalla Chiesa pensiamo p.es. all’inesistente distinzione semantica-politica tra Stato “laico” o scuola “laica”, e “laicista”, nel senso di seguace di quella stessa idea; mentre i preti danno a intendere che il secondo termine sia un rafforzativo o peggiorativo del primo…”. Ma sostanzialmente l'etica laica, intesa nel senso originario, non dovrebbe assolutamente essere confusa con una “non religiosità” bensì come espressione di una spontanea “spiritualità naturale”, che deriva da Naturismo o filosofia della Natura.
Da qui la necessità di una etica laica anche nella conduzione legislativa dello stato. Contro l’abuso delle religioni mi scriveva l’amico Nico Valerio: “Contro gli abusi lessicali suggeriti dalla Chiesa pensiamo p.es. all’inesistente distinzione semantica-politica tra Stato “laico” o scuola “laica”, e “laicista”, nel senso di seguace di quella stessa idea; mentre i preti danno a intendere che il secondo termine sia un rafforzativo o peggiorativo del primo…”. Ma sostanzialmente l'etica laica, intesa nel senso originario, non dovrebbe assolutamente essere confusa con una “non religiosità” bensì come espressione di una spontanea “spiritualità naturale”, che deriva da Naturismo o filosofia della Natura.
La vera etica
umanistica non appartiene ad alcuna religione; essa è la vera natura
dell’uomo. Tale etica naturale e laica si manifesta nella
condizione di assoluta “libertà” da ogni forma pensiero costituita…
Paolo D'Arpini
[Etica]
L’articolo e’ molto interessante e supera il concetto massificato che censura il giudizio ~ Personalmente credo che il giudizio non competa ad alcun essere umano, e’ un atto che deborda nella dimensione superiore ~ MA la valutazione e’ necessaria ~ Cmprendere, soppesare, DISCERNERE, sono attivita’ nobili, purche’ non abbiano esito nel giudizio ~ Krishnamurti asseri che “valutare senza giudicare e’ la forma piu’ elevata di intelligenza.~ Purtroppo molta sottocultura censura non tanto il giudizio quanto il pensiero, scomodo ai Poteri, che da sempre inducono strategicamente il pensiero unico, l’opinione collettiva ~ Ad oggi l’umanita’, disabituata al pensiero, si sta addormentando sugli inganni dei Potenti della Terra...
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