Il grande giorno si avvicina: il Black Friday. Venghino signori venghino
che qui si vende tutto, si compra tutto, si spende tutto!
Il venerdì nero, lo chiamano. Ma non pensate che si tratti
dell’ennesimo sciopero dei mezzi pubblici metropolitani. Magari fosse quello.
Si tratta invece del giorno dello shopping sfrenato. Un’usanza che – chi
l’avrebbe mai detto?! – arriva direttamente dagli Stati Uniti: il regno per
eccellenza del consumismo bulimico.
Cosa prevede il Black Friday è
presto detto: incredibili sconti, offerte speciali, gara all’acquisto e,
ovviamente, montagne di soldi spesi per
lo più in grandi negozi e siti di e-commerce, aperti 24 ore su 24, riforniti di
qualsiasi merce… una festa, insomma, per le multinazionali e i mega centri
commerciali, reali e virtuali.
Un po’ meno per i piccoli
produttori.
Un castigo per tanti
lavoratori.
Un raggiro per i consumatori.
Una condanna per il pianeta.
Non potevano scegliere nome
migliore, in effetti: BlackFriday. Nero.
Nero come il petrolio che verrà sprecato tra
plastiche e packaging. Ogni anno finiscono in mare 12 milioni di tonnellate di
plastica per lo più usa e getta e imballaggi. L’anno scorso in questo giorno
sono stati fatti in media 12 acquisti al secondo solo su Amazon. Provate solo a
immaginare quante confezioni sono state utilizzate e quanta spazzatura è finita
in mare. e quanta ne finirà ancora…
Nero come il fumo che sovrasterà le nostre città
intasate da fattorini e corrieri. Secondo il rapporto ‘An integrated
perspective on the future of mobility’, redatto da McKinsey e Bloomberg New
Energy Finance, a Londra i corrieri rappresentano il 10% del traffico veicolare
ma sono responsabili del 30% delle emissioni di CO2 e di ossido di azoto,
mentre a Pechino i furgoni commerciali sono il 15% del traffico e generano
addirittura il 70% dello smog. L’anno scorso in Italia è stato superato il
milione di ordini. Pensate a quanti corrieri sono serviti per smistarli…
Intanto in Europa si contano i morti per smog e inquinamento: 467mila l’anno,
per la precisione.
Nero come le condizioni del lavoro che vi si nasconde dietro. A che
ritmi lavorano i dipendenti di Amazon ormai è cosa nota. Ma di lati oscuri
inerenti le produzioni di grandi marchi ce ne sono molti. Per esempio quelli
svelati da Abiti Puliti e Change your Shoes in un’inchiesta che svela come
grandi marchi di moda – tra cui Tod’s, GEOX e Prada – siano molto lontani dal
rispettare i diritti umani e sindacali degli operai che confezionano le loro
merci. Nella moda come altrove: relazioni inique, sfruttamento e violazione dei
diritti sono causa di una crescente sproporzione tra prezzi e valore reale dei
beni. E chi ci guadagna è sempre il marchio che si appropria di oltre il 60%
del prezzo finale, lasciando le briciole agli altri attori della catena di
fornitura.
Nero come la morte di tante piccole imprese.
L’impossibilità di competere con scontistiche e marketing sfrenato, orario
continuato e magazzino smisurato, ha costretto tantissime piccole e medie imprese
a chiudere. Basti pensare che in Italia nello stesso tempo in cui l’e-commerce
ha macinato un più 10% di fatturato circa 300 piccole librerie hanno chiuso
bottega.
Nero come l’umore di chi dopo l’ennesimo acquisto compulsivo si ritrova
ancora più triste. Lo shopping compulsivo e la dipendenza
all’acquisto sono ormai patologie tristemente diffusa e riconosciute. Ma anche
se non si toccano questi livelli il comprare, che spesso ci viene dipinto come
momento di relax e divertimento, nasconde tutt’altro. Il piacere è effimero e
la gioia dell’acquisto viene subito superata da una nuova insoddisfazione,
dalla smania di comprare di nuovo. È il mercato bellezza! Verrebbe da dire. È
la pubblicità, il marketing e i decenni di strategie commerciali affinate e
sperimentate che parlano. Che ci sussurrano di spendere ancora. Oggi
soprattutto!
Nero come il buco nero in cui
finiranno tutte queste compere.
Nero come il nulla in cui
stiamo andando a sbattere.
Nero come l’oblio di ciò che
davvero conta.
Nero, nero, nero!
E allora perché non rispondere col verde?
Il verde di una passeggiata
all’aperto in un parco.
Il verde di un disegno a
matita. Il verde di una cicoria ripassata!
Il verde di un venerdì passato
in compagnia di chi si ama.
Il verde della natura.
Il verde dei soldi risparmiati
e del tempo guadagnato!
Il verde speranza, che oggi ci
siano più persone pronte a sorridere di quel che già hanno, piuttosto che
comprare ciò che non gli serve.
Un giorno in cui essere liberi dai bisogni indotti, dal consumo fine a
sé stesso, dagli sprechi e da questa sudditanza all’avere, tutto e sempre.
Un grandissimo Pepe Mujica insegna che quando compriamo, quello che stiamo sprecando è tempo di vita, perché quando io compro qualcosa non lo faccio con il denaro ma con il tempo di vita che ho dovuto utilizzare per guadagnare quel denaro.
Un grandissimo Pepe Mujica insegna che quando compriamo, quello che stiamo sprecando è tempo di vita, perché quando io compro qualcosa non lo faccio con il denaro ma con il tempo di vita che ho dovuto utilizzare per guadagnare quel denaro.