LA NATO DI RIGA HA INDICATO IL NUOVO NEMICO: I BLOG. E
L’ITALIA HA FIRMATO.
24 agosto 2017
“Primo luglio 2014: è la data in cui Estonia, Germania, Italia, Lettonia, Lituania, Polonia e
Regno Unito firmano il Memorandum per la creazione del “Centro di Eccellenza
NATO per le Comunicazioni Strategiche”.
Un
amico richiama la mia attenzione su questo strana adesione italiana
avvenuta anni fa. Il suddetto Centro NATO di Riga ha lo scopo
di combattere e reprimere le influenze russe sulle opinioni pubbliche
occidentali, influenze considerate alla stregua di armi. Lo dimostra lo
studio prodotto dalla NATO di Riga che qui potete leggere:
L’immagine
di copertina è già eloquente:
Nell’introduzione
allo studio si lamenta che “il quasi globale accesso all’ambiente della
comunicazione virtuale ha creato molte possibilità di condurre battaglie online
[anche] nel campo cognitivo degli atteggiamenti e delle convinzioni della
gente”.
L’uso della libertà di
espressione e di critica, in cui chi si esprime cerca appunto di
cambiare con informazioni, idee ed argomenti “gli atteggiamenti e le
convinzioni” altrui, viene considerato dalla NATO non un diritto
inviolabile (come si proclama in Occidente) ma letteralmente un campo di
battaglia dove sconfiggere il “nemico”.
I nemici sono ovunque.”Abbiamo constatato attori
statuali e non-statuali
usano metodi ibridi per conseguire i loro scopi politici e militari,
combinando abilmente operazioni militari con ciber-attacchi, pressioni
diplomatiche ed economiche, e campagne di informazione (propaganda)”.
Se
per “attori statuali” lo studio NATO intende probabilmente la Russia,
subito dopo estende abusivamente a tutti gli “attori non-statuali” i blogger di informazione alternativa
e non-mainstream la stessa “astuta combinazione di operazioni
militari”, ciber attacchi e pressioni che attribuisce a Mosca.
Vorremmo
chiedere al suddetto Centro Strategico NATO con sede a Riga di precisare
quali operazioni militari abbiamo condotto noi Blondet, noi Giulietto Chiesa,
noi Comedonchisciotte, noi Disinformazione e noi Senza Nubi,
noi Dezzani noi Bottarelli.
In
realtà, abbiamo visto continuamente in questi anni Usa, Europa e NATO “combinare astutamente operazioni militari”
in Libia e Siria e Ucraina (bombardamenti, uso di reparti interi di
wahabiti pagati – con “pressioni
diplomatiche ed economiche” (sanzioni, demonizzazioni
dell’avversario, isolamento diplomatico) e l’inondazione
sistematica tramite mainstream media di propaganda sotto mentite
spoglie di informazione giornalistica: basti ricordare i pianti
dell’inviata Goracci sui bambini di Aleppo massacrati dalle bombe siriano-russe
neli mille ospedali pediatrici di quella città e le presunte atrocità
coi gas commesse da Assad, che poi i blogger hanno rivelato essere
sì atrocità, ma commesse dai “ribelli” che si battevano “per la democrazia in
Siria”.
Una volta la diplomazia era il contrario della guerra. Oggi per la NATO è guerra ibrida. |
In fondo il rapporto NATO confezionato a Riga ci dà pure ragione senza
volerlo, perché la frase seguente recita:
“I recenti conflitti in Libia, Siria e Ucraina hanno dimostrato
che i social media sono ampiamente usati per coordinare azioni, raccogliere
informazioni e cosa della massima importanza, influenzare le
credenze e gli atteggiamenti di un pubblico-bersaglio, fino a
mobilitarlo per l’azione”.
Ora,
“influenzare
le credenze e gli atteggiamenti del pubblico” è il movente chiaro e aperto di ogni giornalista o medium di
informazione, e il motivo per cui è riconosciuta come diritto politico la
libertà di espressione ed opinione, non un atto di guerra come credono in
Lettonia e nella NATO.
Lo fanno moltissimo i media
mainstream,
specie TV, saturando le mentalità collettive con le credenze volute dal
sistema; i social media hanno molto meno forza di suggestione ed influenza,
raggiungendo un pubblico molto più piccolo e selezionato – se non
altro,quello alfabetizzato (e l’80% degli italiani sono di fatto analfabeti di
ritorno).
Quello che sta insinuando dunque la NATO Lettone, è che i social media
non hanno diritto di “raccogliere informazioni” e cambiare
l’atteggiamento del pubblico sui “conflitti di Siria, Libia e
Ucraina” e – Dio non voglia – “mobilitare” l’elettorato, reso
consapevole, “all’azione” di opposizione; su tali conflitti, il solo
atteggiamento giusto è quello dettato dalla propaganda NATO.
La NATO propone dunque la pura e
semplice soppressione della libertà di critica politica. Non è
consentito criticare azioni NATO come minimo discutibili e possibilmente
criminali, usando “social media”: essi non sono infatti fonti autorizzate, e possono
essere usate dal Nemico come arma ibrida … Tale arma ibrida è
l’informazione non filtrata dai soli media autorizzati, specie proveniente da
fonti del Nemico “statuale”, tipo RussiaToday, o Pars Today. Di fronte a
simili informazioni che vengano da simili fonti, il buon cittadino
occidentale deve tapparsi occhi ed orecchie.
Continua
il rapporto:
“Data
questa situazione, al Centro di Eccellenza di Comunicazioni Strategiche
(NATO StratCom COE) è stato affidato il compito di indagare su come attori
statuali e non-statuali influenzano i social media facendone strumenti per
strategia di conflitto e di guerra ibrida”
“-
Quale il ruolo dei social media nella guerra ibrida? Come essi vengono
“militarizzati” (weaponized)?
- Quali tecniche usano gli attori statuali e non statuali per sostenere i loro fini politici e militari coi social media? Quali effetti possono conseguire?
- Cosa può fare la NATO e i suoi membri per identificare e rispondere all’uso malizioso dei social media?”
Il
rapporto offre generosamente se stesso “come materiale educativo utile” per
“chiunque sia interessato” a capire “le tecniche di influenza usate nello
spazio digitale”.
Si
rende infine noto che il rapporto non fa altro che “sintetizzare”
altre ricerche commissionate dal suddetto centro di Riga, che sono:
“Il trolling come arma di guerra ibrida:
il caso della Lettonia” ( Internet
trolling as hybrid warfare tool: the case of Latvia) confezionato
dagli sforzi congiunti del Latvian Institute of International Affairs (LIIA) in
cooperazione con la Riga Stradiņš University. Il LIAA è ovviamente una copia
conforme del Royal Institute International Affairs, tipico agente
d’influenza atlanticist, che ha copie conformi in tutta Europa (in Italia, lo
IAI: http://www.iai.it/it/iai/direttivo
. Vedrete i soliti nomi: Emma Bonino, Marta Dassù, Enrico Letta…).
“Influenza
sociale nel conflitto Russo-Ucraino nella comunicazione dei social media”,
( Social infl uence in
Russia-Ukraine-con flict- related communication in social media), confezionato
esclusivamente
da ricercatori polacchi ( Dr Jan Zając (University of Warsaw, Faculty of
Psychology), Julia Zając (Graduate School for Social Research, IFiS PAN), Dr
Tomasz Grzyb (Opole University), Filip Cyprowski (Sotrender), Aleksander Zawalich
(Sotrender).
Infine,
“Rete del terrore; come Daesh usa i social network per diffondere il suo
messaggio” (Network of terror: how Daesh
uses social networks to spread its message ), di
Joseph Shaheen, che è un vecchio arnese del Dipartimento di Stato.
Per curiosità sono andato a
cercare notizie sul primo cosiddetto studio, “Troll come arma da guerra, il caso Lettonia”.
Ebbene,
ne ha parlato un anno fa il Guardian.
Il quale ci riferisce che gli investigatori lettoni “hanno ha esaminato 200.000 commenti
pubblicati sui tre principali portali di notizie in linea della Lettonia tra il
29 luglio e il 5 agosto 2014, ed appurato che l’1,45% di questi
erano “troll ibridi”, fenomeno è emerso recentemente quando s’è
scoperto che la Russia aveva reparti in cui un esercito di blogger,
giorno e notte, inondava internet con commenti favorevoli agli
interessi russi”.
Putin
farebbe bene licenziare questi eserciti di blogger se lavorando “giorno e
notte” riescono a produrre solo l’1,45% di troll favorevoli alla Russia”.
Il
Guardian, per una volta
buttato alle ortiche il celebre umorismo britannico, spiega senza batter
ciglio che gli studiosi della Lettonia hanno “trovato cinque tipi
di troll: la ” troll che incolpano il complotto statunitense”;
“Troll bikini” (adornati da immagini di giovani donne che chiedono
gentilmente ai loro lettori-bersaglio ripensare le proprie opinioni);
“Troll
aggressivi” determinati a espellere guidare le persone fuori dal
web; “Troll di Wikipedia” che lavorano per modificare blog e pagine
web al vantaggio della Russia; e “Troll di attachment“, che postano link dopo link a articoli e video
da piattaforme russe di notizie”. Pensate la mostruosa malvagità di
queste macchinazioni.
Poi
si scopre che “gli studiosi” lettoni autori della ricerca sono uno solo, tale
Janis Sarts: “suo nonno è stato deportato in Siberia, e lui si ricorda
ancora delle code per il pane e la salsiccia sotto l’ Unione Sovietica.
Ed è convinto che “non è per niente impossibile” che la Russia invada la
Lettonia nel prossimo futuro, come ha già fatto per la Georgia e
l’Ucraina”.
Janis Sarts. Ora nella NATO, ma è rimasto sovietico. |
Insomma
un tizio coi suoi conti personali da regolare, e che forse dovrebbe esser
curato da psichiatri, ed invece adesso conduce il Centro di Eccellenza NATO di
Riga e dà le direttive a tutti i membri dell’alleanza.
Nell’intervista
lasciata al Guardian, questo Sarts indica come nemici siano molto
attivi anche in Gran Bretagna, infatti “Nigel Farage” e “Jeremy
Corbyn” appaiono “molto su Russia Today”, come “George Galloway” un deputato ex
laburista, che il lettone individua come “il classico utile idiota”.
Naturalmente accusa la Lega Nord e il Front National in Francia di combutta col
Nemico.
Possiamo
complimentarci col signor Sarts per essere rimasto un sovietico, con
queste denunce e questa terminologia rivelando di non essersi ancora
abituato alla pluralità di posizioni politiche che vige(va) qui in
Occidente. Ma saremmo curiosi di sapere come mai l’Italia abbia firmato questo
Memorandum molto baltico e liberticida; mentre altri membri
NATO, come Francia, Spagna, Portogallo, Turchia, se ne sono astenuti.
Naturalmente
non ci aspettiamo risposta. Ma oggi comprendiamo meglio le campagne di Boldrini
e Mogherini contro le “fake news” e per la repressione penale della libertà di
parola sui social media. La nostra presidenta della Camera sta facendo la
guerra per la NATO.
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