giovedì 31 agosto 2017

I sintomi dell’ego spirituale

I sintomi dell’ego spirituale

I sintomi attraverso i quali possiamo riconoscere se essere affetti o meno da questa “sindrome”, sempre più comune, sono:

1. Etichettarci come “persone spirituali“: iniziamo a percepire noi stessi come “persone spirituali” e, di conseguenza, più “elevate”, rispetto alla massa di “dormienti” che ci circonda. Questo è il primo passo per ammalarci di “Ego spirituale“.
2. Strettamente connesso al punto precedente: tracciamo un confine tra un “noi” e un “loro”, iniziamo a circondarci solo di persone che reputiamo evolute come noi, snobbiamo tutte le persone che dal nostro punto di vista illuminato, viaggiano a frequenze verso cui non abbiamo intenzione di “abbassarci”.
3. Il mondo ci appare come un luogo ostile, i terrestri una razza cruenta e immatura, capace solo di atrocità e facile alle debolezze carnali. Desideriamo sempre più tornare in quel lontano pianeta di una galassia lontana lontana da cui proveniamo…
4. Ci isoliamo e parliamo solo con il nostro maestro spirituale via Skype o con il nostro spirito guida via etere…ma anche questo, d’altronde, dal nostro punto di vista “illuminato”, è normale perchè stiamo percorrendo il sentiero della Buddità.
Se ti sei riconosciuto in uno o più di questi sintomi, fermati un attimo e respira…

L’ego immaturo chiede a gran voce l’illuminazione
Questo è ciò che si scorge guardando bene dentro i variopinti ambienti della cosiddetta spiritualità (qualunque cosa voglia significare questo termine).
“Non sono nessuno nella vita normale. Ma sarò qualcuno in quella spirituale.”
La rinuncia al denaro e al successo come gratificazione ultima dell’ego. L’incapacità di affermarsi come vincente nella vita materiale mascherata da rinuncia alla vita materiale stessa.
Dipendesse da me metterei la regola che solo chi ha raggiunto la piena gratificazione nel mondo della materia può dedicarsi alla ricerca spirituale. Come si è sempre affermato in psicologia – da Jung in poi, passando per la Psicologia Transpersonale – solo un ego maturo e sano, che è stato capace di raggiungere obiettivi concreti in campo lavorativo, artistico, sportivo piuttosto che politico o economico… insomma, solo un ego realizzato, contento di sé, non patologico… è davvero pronto per morire. Gli altri stanno fingendo… recitano una parte… proprio per non morire mai. Si tratta del tristemente noto “ego spirituale”.

La patologica insoddisfazione di un ego immaturo lo indirizza verso una spasmodica ricerca in campo spirituale. Se l’ego non è ancora maturo, autodeterminato, soddisfatto di sé, non potrà mai “rinunciare a sé”; inizierà quindi a cercare nelle “esperienze spirituali” quel completamento di sé che gli è mancato negli altri campi della vita.

Non mi stanco di ripetere che per rinunciare al proprio ego è prima necessario averne uno maturo. Se gli alchimisti avevano previsto l’ »albedo” come tappa intermedia dello svilupppo psicologico di un individuo, la fase in cui si “fabbrica” l’Anima, prima della divinizzazione finale nella »rubedo”… un motivo ci sarà. Un ego abortito darà come risultato una ricerca spirituale deviata, ansiosa, competitiva, intrisa di esperienze mistiche allucinatorie. Questo è ciò che vediamo accadere continuamente: gli ashram sono zeppi di persone FULMINATE che si credono ILLUMINATE.
Ho avuto la sfortuna di comprendere “nella carne” che non c’è nessuno dentro questa forma corporea. Proprio quando finalmente ero “qualcuno”, con una »centratura” perfetta e mi sembrava di avere il mondo ai miei piedi… sono morto. Che sfiga! Ciononostante, nulla di ciò che questo apparato psicofisico ha realizzato nel corso di anni di sforzi è andato perduto. Per esempio, questa forma è rimasta ben conscia delle verità che conosceva prima che accadesse il “fattaccio”; per questo motivo insegno che solo a partite da un ego psicologicamente adulto – sebbene finto – si può verificare una morte iniziatica e ottenere una comprensione diretta della Verità Ultima.

Questo è il motivo per cui a qualcuno succede e a qualcuno no. Se non ci fossero ostacoli, questa comprensione accadrebbe in tutti gli apparati psicofisici del mondo in questo stesso istante. Invece non accade, né a te che stai leggendo, né agli altri. Tu hai capito perfettamente che il tuo “me” separato non esiste e non è mai esistito… ma non accade nulla! Ti senti sempre come esistente dentro un corpo specifico.
Ovviamente, tutti voi, appassionati di Advaita Vedanta, Tao e Zen siete convinti di essere pronti per il “grande salto nell’Abisso”. Oramai le gratificazioni dell’ego le avete lasciate alle spalle. Non siete più come gli altri comuni mortali che ancora compiono sforzi per “ricordarsi di sé”, oppure, più prosaicamente, si preoccupano di mettere da parte i soldi per l’auto nuova.
Invece non è vero. Non siete pronti. Siete come vergini che parlano di Tantra!
Dimostrare che non siete ancora pronti a balzare nell’Abisso è facile. Non siete pronti… perché non vi è ancora successo. In realtà avete ancora necessità di sentirvi un individuo, un “me” dentro un corpo. E il fatto che stiate percorrendo un cammino verso qualcosa che invece si trova QUI e ADESSO, indica che avete ancora bisogno di muovervi attraverso l’ego. Il fatto stesso che decidiate di non fare più nulla, è ancora sempre un bisogno dell’ego. Le vostre azioni vi tradiscono. Non c’è via d’uscita!

Se avessi di fronte una forma corporea nella quale è accaduta questa piena comprensione, le darei ragione. Ma dal momento che di solito a blaterare sull’inesistenza dell’ego e l’inutilità di fare sforzi sono persone che si trovano sul medesimo piano di coscienza di un giornalista sportivo… la loro stessa “mancata illuminazione” le tradisce. Hanno ancora bisogno di temporalità e di sforzi, in qualunque direzione questi sforzi siano condotti.
L’ “ego spirituale” ha spostato le sue aspettative dal mondo della finanza a quello dell’Advaita Vedanta o dello Zen, così da poter finalmente sperimentare la beatitudine. Ma la beatitudine come traguardo di vita non ha più dignità di una carica politica, poiché sono entrambi traguardi disposti lungo il tempo. Sono entrambe esperienze esperite da “qualcuno” dentro un corpo. “Qualcuno” che farebbe meglio a occuparsi delle sue finanze piuttosto che dell’illuminazione!

Finché non siete pronti per accettare la fine del senso di identità separata, cercate l’illuminazione in maniere che vi impediscono di raggiungerla. Desiderate l’Unità ma allo stesso tempo vi opponete ad essa ogni singolo istante della vostra vita.

"Finta Spiritualità e addormentamento della Coscienza" di Tiziano Cerulli

"Finta Spiritualità e addormentamento della Coscienza" di Tiziano Cerulli
Ogni volta che pubblico un post "provocatorio" sul tema della spiritualità trovo molti consensi ma anche numerose critiche. Questo è il senso del mio scrivere: far riflettere sulla natura dell'anima e i meccanismi della mente. Due cose completamente differenti... distinte ma non separate. 
La spiritualità è diventata la nuova moda. In un periodo storico in cui le persone sono disorientate e in crisi si cercano risposte al proprio malessere, spesso nei posti o con gli operatori "sbagliati" prendendo per buono tutto ciò che passa il convento. 

Come funziona? Dove c'e un target di mercato c'e' qualcuno che crea un prodotto. Proprio come dove c'e' un drogato c'e' uno spacciatore e dove c'e' una prostituta c'e' un cliente. Entrambi non possono vivere l'uno senza l'altro. Dipendenza. Credete sia molto diverso nell'ambiente della spiritualità o dell'olismo? No, non lo è affatto. Ho conosciuto persone chiudersi a riccio appena provi a confrontarti sulle diverse tradizioni spirituali (eventualmente conoscevano solo la loro... che chiaramente è la migliore) o inalberarsi per aver "criticato" il maestro di turno come se gli avessi toccato il proprio cantante o attore preferito, peggio ancora come se avessi cercato la mamma. Infatti, molte di queste persone tendono a creare dinamiche di dipendenza proprio perché hanno speso conflitti irrisolti con le figure genitoriali. Il loro bisogno di proiettare sulla figura "idealizzata" di un maestro, il genitore (sufficientemente buono) che non hanno mai avuto le spinge ad occultare i lati oscuri della personalità e del maestro stesso. E il maestro spesso inconsciamente (altre volte no) cerca di attirare quanti più discepoli che confermino la sua natura di essere superiore e che ha trasceso gli aspetti materiali (tranne quando non paghi la quota mensile delle sue lezioni o preferisci un altro maestro).

Siamo nel campo della psicologia e della psicoterapia. Come ci insegna il Buddhismo dove c'è un fastidio, c'è un attaccamento e dove c'è un attaccamento non riconosciuto, c'è un demone, c'è un ombra, per usare la terminologia della psicologia del profondo, che chiede di essere pacificato e non di edulcorare la realtà fingendo che non esista. 

Nascono come funghi corsi e seminari, libri e scuole, che con la vera spiritualità, che è un cammino di gioia ma spesso anche di dolore, nulla hanno a che fare. 
Risvegliarsi non è proprio una passeggiata. Chi vorrebbe essere svegliato bruscamente quando sta dormendo così bene? In fondo è un sogno così piacevole quello che sto credendo di vivere. Tante persone si definiscono spirituali perché meditano (o credono di meditare), sono vegetariani e odiano (loro che sono evoluti) chi mangia carne, si vestono solo di bianco e parlano (e basta) di pace e amore incondizionato. Hanno tatuaggi di divinità indiane (perché mai uno di Padre Pio o di Gesù Cristo?) Ben venuto nel club della New age. Se non rispetti queste caratteristiche e le loro regole l'etichetta "spirituale" non ti sta bene addosso e non sei dalla parte degli eletti e dei "giusti", degli illuminati e i risvegliati (noi contro gli altri). Ma questo è solo un aspetto della spiritualità: Il più superficiale e essoterico. 
Tutte le tradizioni esoteriche e misteriosofiche ci dicono invece che lo spirito e' in ogni cosa. Dividendo l'aspetto spirituale dall'aspetto materiale noi ci poniamo nella dualità (un altro mantra tanto di moda). Non siamo nell'unita'. Bè, io direi che c'è gente che sta proprio nella frammentazione della personalità. Più che illuminati, fulminati
Ma se "tutto è Uno" significa TUTTO. Nel tutto ci sono anche le persone e le cose che ti danno fastidio e che ti creano disagi, anzi sono proprio quelle che ti fanno evolvere. Secondo voi perché Gesù avrebbe invitato ad amare i propri nemici e pregare per i propri persecutori? ... per autolesionismo? 

Essere "spirituali" significa entrare nel mondo di Ade, nel mondo dei demoni e delle ombre. Il cammino dantesco inizia dall'inferno e non dal paradiso. Al paradiso si arriva dopo essersi purgati (purgatorio).

Spiritualità significa fare esperienze umane, significa ogni minuto, ogni ora, ogni giorno, fare i conti con la propria natura inferiore, i propri difetti, le proprie paure, la rabbia, la tristezza, le frustrazioni, i limiti. Non significa fare finta che non ci siano o allontanare continuamente le persone che portano a galla questi aspetti.

Significa fare: se non fai non sei. Questo significa essere veramente risvegliati. Fare più errori possibili, incazzarsi, piangere e non fingere di essere felice come un ebete, ma sentire ogni emozione e accettarla per trasmutarla in virtù e compassione verso se stessi e gli altri.

Essere un osservatore distaccato dei propri meccanismi mentali e conoscere prima ancora di come funziona l'anima quali sono gli inganni della mente. 

Spirituale è colui che si mette in discussione continuamente, prendendo coscienza che l'anima va nutrita e accudita, come si fa con un bambino che diventa adolescente e poi adulto. Spirituale e' un'etichetta che non mi piace.
C'è una bella differenza tra la Essenza spirituale ed Ego spirituale. Accorgitene.

mercoledì 30 agosto 2017

Qual'è la SOLUZIONE al lavoro coatto? Alla vita frenetica e stressante?

Qual'è la SOLUZIONE al lavoro coatto?
 Alla vita frenetica e stressante?
“Se tutti lavorassero per il proprio pane e 
niente più, ci sarebbe abbastanza cibo e 
tempo libero per tutti...
 I nostri bisogni si ridurrebbero al minimo, 
il nostro cibo si semplificherebbe. 
Allora mangeremmo per vivere,
 anziché vivere per mangiare.”
 Mohandas Gandhi

L’essere umano del futuro non lavorerà più di quattro ore al giorno, produrrà il necessario e nulla più, si nutrirà in modo naturale e sarà particolarmente creativo, si farà il pane in casa così come il sapone e lo shampoo, preferirà l’aria aperta alla tv e avrà centinaia di amici, con le mani costruirà ogni cosa gli sia utile, rimparerà l’arte della solidarietà e in questo modo non temerà più nessuna crisi economica, nessuna recessione, nessun debito pubblico, nessun pignoramento dei propri beni, perché saprà che ci sarà sempre qualcuno disposto ad aiutarlo nel momento del bisogno.
L’essere umano di domani non consegnerà il futuro dei propri figli nelle mani delle istituzioni, perché la sua comunità sarà la sua scuola, verrà insegnato ai bambini innanzitutto a divenire consapevoli, compassionevoli, rispettosi e intelligenti, e si stimolerà in tutti i modi possibile la loro creatività e il loro entusiasmo, non ci sarà più un'unica limitata visione del mondo, ma milioni di visioni del mondo differenti.
Non esisterà più la rozza coscienza di gruppo o peggio ancora, quella della folla, ma singole e potenti coscienze individuali, tutte indirizzate al benessere dell’intera umanità, intenzionate a raggiungere le vette spirituali dell’anima, in ogni dove si insegnerà a perseguire la felicità e non più la ricchezza, le malattie verranno accompagnate da lunghi giorni di riposo e il sole tornerà a determinare la durate delle giornate, sveglia e orologi verranno usati solo come vecchi soprammobili d’antiquariato.

Tutto quello che dobbiamo fare è semplicemente rallentare i nostri ritmi, fare del sonno una buona medicina e non più un pit-stop tra un dovere e l’altro, se per tutta la vita ci siamo allenati ad andare di fretta, ora è giunto il momento di rimparare a camminare lentamente, respirando con calma e godendo del presente, ma per giungere a tutto questo bisogna ovviamente partire dalle piccole cose.
Se anche voi credete che lavorare otto ore al giorno, sei giorni su sette, cinquanta settimane su cinquantadue, sia davvero troppo, allora impegnatevi fin da subito a crearvi la soluzione. 

Avete capito bene, C-R-E-A-R-V-I la soluzione, perché non ci sarà nessuno disposto a farlo per voi.
L’errore che molte persone fanno è quello di credere che la soluzione ai loro problemi si possa trovare con la stessa facilità con cui si va al supermercato a fare la spesa o standosene seduti comodamente sul divano di casa, no, non è così, ognuno di noi lotta per raggiungere l’equilibrio e la felicità e questa lotta è costante fino a quando non capiremo tutti assieme che aiutarsi a vicenda richiede cento volte meno sforzo che compiere azioni individuali.
Prima cosa, cominciate a lamentarvi delle vostre catene con i vostri colleghi, i vostri amici e la vostra famiglia, in questo modo scoprirete che moltissime persone attorno a voi non hanno la minima idea di avere la catena al piede da una vita.

Seconda cosa, gettate il seme del cambiamento. 
Ovviamente molti vi risponderanno che lavorare tanto è giusto, che otto ore tutto sommato sono ancora poche e che basta la domenica per riposarsi, poi, pian piano, si accorgeranno che avevate ragione e finalmente comprenderanno anche loro l’importanza del tempo.

Cosa importantissima, non arrendetevi davanti a chi vi dice:
“Cosi stanno le cose e tu non ci puoi fare niente.”

Se loro si danno già per sconfitti è un problema loro non tuo. 
Vogliono rimanere schiavi per il resto della loro vita? 
Bene, lasciateli in pace, per loro non c’è più nessuna speranza!
Dopo che avete cominciato a parlarne, noterete con il passare del tempo che sarete sempre più convinti di ciò che dite e di ciò pensate, a quel punto concentrate tutte le vostre energie nel crearvi la soluzione.

 
Pensate bene a cosa vi piacerebbe fare nella vita, senza soffermarvi troppo a pensare a quanti soldi guadagnerete con il lavoro che desiderate fare. Mettete sempre al primo posto la vostra felicità che il denaro.
Quando avrete le idee chiare, perseguitate quell’obiettivo come un traguardo da raggiungere e correte verso di esso come aveste una palla di fuoco alle spalle che vi rincorre. Se arrivate a questo traguardo, sarete già a buon punto, ma potete fare ancora di meglio.

Il prossimo passo cui aspirerete, sarà quello di avere un lavoro in proprio, senza padroni. Dipendere da un
lavoro salariato, cosa comune di questi tempi, ci da si da una parte sicurezza, ma dall'altra ci toglie ogni possibilità di provvedere a noi stessi.
Noi non abbiamo bisogno di più lavoro, 
ma di più umanità. 
Non possiamo sperare di viverebene, alimentando un sistema basato sullo sfruttamento. Ovviamente se decidete di non avere padroni almeno nel lavoro, dovrete fare i conti con il potere, che farà di tutto per rendervi la vita difficile, tassandovi l’impossibile pur di azzannare il vostro osso.
Questo è l’ostacolo più grosso che dovrete affrontare per raggiungere il vostro traguardo. Se poi la tassazione è tale da farti vivere solo per lavorare, ti rimangono tre possibilità a tua scelta. 

martedì 29 agosto 2017

Il lavoro come mezzo di controllo sociale.


Il lavoro come mezzo di controllo sociale.

Tratto dal saggio L'illusione della libertà, bestseller di Amazon nella categoria sociologia. Disponibile anche in download gratuito al seguente indirizzo.

In un mondo dominato dalle merci, dove per sopravvivere si è costretti a procurarsi il denaro, il meccanismo d'asservimento dei lavoratori si basa su d'un semplice ricatto: o vendi la tua forza lavoro al capitale o muori di fame. La maggior parte degli individui non è libera di scegliere il lavoro che più gli piace e così, non avendo capitale sufficiente per avviare l'attività che ha sempre sognato, è costretta a subordinarsi.

Un normale contratto di lavoro consiste nella cessione di 8 ore al giorno della propria unica esistenza, che vengono messe a completa disposizione delle esigenze di profitto di altri esseri umani. Ma i ruoli che il capitale ha ideato per i suoi subordinati, non sono pensati per essere belli, per aumentare la qualità della vita o per rendere felice un essere umano, no! Essi sono solamente il riflesso delle necessità del profitto.

Se un imprenditore ha bisogno di mettere in piedi una catena di montaggio, ecco che nasce il ruolo dell'operaio. Se invece ha bisogno di produrre o smaltire scartoffie burocratiche, arriva l'impiegato. Se ha bisogno di realizzare schemi meccanici o elettrici si sviluppa la figura del disegnatore ecc ecc. Eppure nessun uomo sano di mente baratterebbe il proprio tempo esistenziale in cambio d'una attività che lo costringerà a svolgere gesta che troppo spesso sono ripetitive, noiose e logoranti rinchiuso all'interno di uno stabile, giorno dopo giorno, indipendentemente dalla sua volontà per 40 anni.

Quest'idea di lavoro è del tutto simile a quella di una carcerazione temporanea, con l'ulteriore aggravio di dover svolgere azioni indesiderabili. Da qui la necessità dell'azione coercitiva dell'induzione coatta al lavoro attuata attraverso il sistema economico. Senza un potente ricatto infatti, nessun individuo sarebbe disposto a cedere la propria unica esistenza per un lavoro che non gli aggrada, requisito fondamentale in un mondo retto dal capitale.

L'attività lavorativa oggi è totalizzante e ruba energie psicofisiche ai lavoratori, che di ritorno a casa dopo una lunga giornata d'inutile asservimento non hanno più forza e volontà per dedicarsi alle proprie vere passioni. Non è solo una questione psicofisica, anche volendo i lavoratori non avrebbero effettivamente tempo a disposizione per fare nulla. Per un subordinato esiste solo il tempo per lavorare, per alimentarsi e per riposare.

Chi lavora non ha il tempo necessario per veder crescere i propri figli, non ha tempo per praticare assiduamente uno sport all'aria aperta, non ha tempo per studiare, per dipingere o per suonare uno strumento. Il tutto deve essere svolto sporadicamente sfruttando rari momenti di lucidità mentale, in ancor più rari momenti di libertà.

La vita viene ridotta ad un ruolo, non si è più esseri umani completi, vitali, liberi ma operai, impiegati, progettisti ingranaggi d'una macchina che sfugge dal proprio controllo.

Lavorando il tempo passa e l'esistenza perde di significato.

Il doppio ruolo di lavoratore-consumatore che il capitale ha pensato per gli esseri umani, annulla il senso dell'esistenza.
Il lavoro ostacola gli individui nel vivere la vita, e ad un certo punto gli esseri umani non vedono alternativa all'illudersi dell'esistenza di un paradiso ultraterreno, o all'ubriacarsi e al drogarsi per evadere da un'esistenza inutile e priva di senso da schiavi del capitale.
Ma com'è possibile che le masse non si ribellino innanzi all'asservimento dell'uomo sull'uomo ed all'annullamento del senso della propria unica esistenza?

All'interno di una società capitalistica, il lavoro diventa un potente mezzo per il controllo sociale. Individui che non hanno tempo per pensare, per studiare, la cui creatività è annullata dalla quotidiana attività lavorativa e che per sopravvivere dipendono completamente dalla loro subordinazione, difficilmente riusciranno a ribellarsi. Non avendo tempo e lucidità per studiare, non si interesseranno alle conoscenze necessarie per comprendere la realtà. Annullando la loro creatività, pur comprendendo le criticità, non riusciranno a concepire un'alternativa. Le strade praticabili per l'esistenza dall'infinito spettro del possibile saranno così ridotte esclusivamente all'unica via della subordinazione. La paura di perdere anche quel poco concessogli dal proprio sfruttamento farà il resto, condannando perennemente i lavoratori ad una vita da schiavi.

Paradossalmente se un individuo è allenato a credere che non ci sia alternativa, andrà volontariamente in cerca del proprio schiavista invece di combatterlo. In questo modo il modello d'asservimento diventa stabile e pur in presenza d'alternative non si modificherà, condannando anche le future generazione d'esseri umani alla subordinazione ed allo sfruttamento anziché alla libertà.

Ed è proprio quello che sta succedendo oggi. Le persone non hanno la minima idea che la società può cambiare, che l'asservimento può essere eliminato, che esistono dei modelli alternativi per impostare la società in grado di assicurare a tutti ricchezza, benessere e libertà.

La tipica domanda è allora che cosa possiamo fare?
Bisogna ridurre la dimensione economica, cominciando a lavorare per vivere non a vivere per lavorare.
Gli essere umani hanno bisogno di tempo per vivere la vita, all'interno di una società che assicuri a tutti pane, libertà, amore e scienza. Ma per far questo è di fondamentale importanza prendere coscienza della propria condizione di sfruttamento e della possibilità dell'esistenza di alternative.
Bisogna escogitare delle nuove idee di società. Bisogna diffondere un'attitudine rivoluzionaria. Ed infine, bisogna unirsi per lottare contro chi fa di tutto per far sì che l'attuale società continui ad essere basata sull'asservimento dell'uomo dell'uomo, e contro chi si oppone ad ogni cambiamento necessario per il raggiungimento del vero benessere dell'intera umanità.

Lotta alle fake news o censura del pensiero critico?

Lotta alle fake news o censura del pensiero critico?


È arrivato all'esame delle Commissioni Affari Costituzionale e Giustizia del Senato il disegno di legge che prende il nome dalla sua prima firmataria, Adele Gambaro. Obiettivo dichiarato? Lotta alle fake news. Ma è proprio così? Giuristi ed esperti: «Alto rischio di deriva liberticida».
10 Agosto 2017
È stato assegnato all'esame delle Commissioni Affari Costituzionale e Giustizia del Senato il disegno di legge che prende il nome dalla sua prima firmataria, Adele Gambaro. Obiettivo dichiarato: lotta alle fake news. Ma è proprio così?

C’è già chi ci ha visto profili di incostituzionalità, correttivi legislativi parziali e grossolani, pericoli per la libertà di opinione e di pensiero. Sono le preoccupazione che alcuni tra costituzionalisti, giornalisti e attivisti hanno sollevato riguardo il Ddl Gambaro (QUI scaricabile il testo ) che vorrebbe regolamentare la circolazione delle informazioni non veritiere online. Proposito teoricamente nobile, ma occorre definire molto bene i confini per non sconfinare nella censura travestita. A proporre una interessante analisi del testo di legge è Valerio Onida, ex giudice della Corte Costituzionale e già presidente della stessa Corte, nonché docente universitario ed ex presidente della Scuola superiore della magistratura.

«Si tratta di un testo superficiale e non idoneo a normare ciò su cui si propone di intervenire, cioè la “rete”, perché va addirittura a modificare i criteri di punibilità dei reati solo perché il mezzo usato è differente» spiega Onida.
«L’articolo 21 della Costituzione è chiaro, parla di mezzi di diffusione del pensiero, quindi la rete, come la carta stampata, la televisione o la radio, deve avere gli stessi limiti e le stesse garanzie. Peraltro le norme esistono già, si tratta solo di individuare tecnicamente le modalità più idonee di applicazione.

Ma partiamo dall’articolo 1: crea un nuovo tipo di reato, quello riconducibile alla circolazione di informazioni attraverso piattaforme informatiche o mezzi telematici, che viene differenziato nel trattamento rispetto all’analogo reato dell’articolo 656 del codice penale che colpisce “chiunque pubblica o diffonde notizie false, esagerate o tendenziose, per le quali possa essere turbato l'ordine pubblico”. Poi nel testo si introduce la novità della pena anche per informazioni che riguardino dati o fatti manifestamente infondati o falsi. Ma chi verifica?

Qui si introduce il “controllo pubblico” sulla verità o falsità dei dati ed è inaccettabile. Sulla base di quali criteri assoluti mai si potrà effettuare la verifica?  Peraltro, sempre l’articolo 1 introduce una disciplina speciale per la diffamazione, che però è già normata da codici e leggi. Anche qui ci si chiede il perché».

Controllo sulle opinioni
«L’articolo 2, poi, introduce aspetti pericolosi di controllo pubblico sulle opinioni e sulle idee» prosegue Onida. Si legge infatti che la pena della reclusione non inferiore a dodici mesi e l’ammenda fino a 5.000 euro sono previste anche per chi “svolge comunque un’attività tale da recare nocumento agli interessi pubblici o da fuorviare settori dell’opinione pubblica, anche attraverso campagne con l’utilizzo di piattaforme informatiche destinate alla diffusione online“.
E qui si inserisce anche la preoccupazione di numerosi attivisti, associazioni e movimenti nazionali. «Temo che ci sia il tentativo da parte di un soggetto istituito di silenziare la società civile e le sue iniziative di controinformazione» dice Monica Di Sisto, vicepresidente dell’osservatorio sul commercio e il clima Fairwatch, che sta guidando la Campagna StopTtip in Italia.

«Per punire il procurato allarme o per combattere le notizie false le leggi esistono già.
Penso, invece, al Trattato transatlantico di liberalizzazione commerciale tra Europa e Stati Uniti, il Ttip, e alla sua copia in minore per interessi e fatturati che l’Europa ha sottoscritto e ratificato con il Canada, il Ceta, come tutti i trattati commerciali di ultima generazione. I loro testi sono riservati, noti solo ai team tecnici che se ne occupano. Nemmeno i Parlamenti e i Governi degli Stati membri sono obbligatoriamente coinvolti nell’andamento delle trattative. Per conoscerli a fondo è stato prezioso pubblicare tutti i documenti ufficiali che le realtà sociali, o altre fonti dirette o indirette, hanno via via sottratto alla loro segretezza. Questa attività, fortemente criticata da molti decisori politici, ha portato quasi 5 milioni di persone in tutta Europa a schierarsi contro la loro approvazione. Ha spinto, inoltre, l’Ombudsman europeo a imporre alla Commissione UE di rendere più accessibili i documenti, permettendone la lettura prima della loro approvazione, almeno ai parlamentari europei chiamati a votarli. Anche la senatrice Gambaro, per il suo ruolo istituzionale, è chiamata a garantire i diritti costituzionali nella sua forma più ampia e piena».

Attendibilità e verità

domenica 27 agosto 2017

I blog sono il nuovo nemico della NATO e dell’Italia

LA NATO DI RIGA HA INDICATO IL NUOVO NEMICO: I BLOG. E L’ITALIA HA FIRMATO.

24 agosto 2017
“Primo luglio 2014: è  la data in cui Estonia, Germania, Italia, Lettonia, Lituania, Polonia e Regno Unito firmano il Memorandum per la creazione del “Centro di Eccellenza NATO per le Comunicazioni Strategiche”.
Un amico  richiama la mia attenzione su  questo strana  adesione italiana avvenuta anni fa. Il suddetto Centro NATO  di Riga   ha lo scopo di combattere e  reprimere le influenze russe sulle opinioni pubbliche occidentali, influenze considerate alla stregua di armi. Lo dimostra lo studio prodotto  dalla  NATO di Riga  che qui potete leggere:
L’immagine di copertina è già eloquente:
Nell’introduzione allo studio si lamenta che “il quasi globale accesso all’ambiente della comunicazione virtuale ha creato molte possibilità di condurre battaglie online [anche] nel campo cognitivo degli atteggiamenti e delle  convinzioni della gente”.
L’uso della libertà di espressione  e di critica, in cui chi si esprime cerca  appunto di cambiare con informazioni,  idee ed argomenti “gli atteggiamenti e le convinzioni” altrui, viene considerato dalla NATO  non un  diritto inviolabile (come  si proclama in Occidente) ma letteralmente un campo di battaglia dove sconfiggere il “nemico”.

I  nemici sono ovunque.”Abbiamo constatato attori statuali e  non-statuali usano metodi ibridi per  conseguire i loro scopi politici e militari, combinando abilmente operazioni militari  con ciber-attacchi, pressioni diplomatiche ed economiche, e  campagne di informazione (propaganda)”.
Se per “attori  statuali” lo studio NATO intende probabilmente la Russia, subito dopo estende abusivamente a tutti gli “attori non-statuali” i blogger di informazione alternativa e non-mainstream  la  stessa “astuta combinazione di operazioni militari”, ciber attacchi e pressioni che attribuisce a Mosca.

Vorremmo chiedere  al suddetto Centro Strategico NATO con sede a Riga di precisare quali operazioni militari abbiamo condotto noi Blondet, noi Giulietto Chiesa,   noi Comedonchisciotte, noi Disinformazione  e  noi Senza Nubi, noi Dezzani noi Bottarelli.
In realtà, abbiamo visto continuamente in questi anni Usa, Europa e NATO “combinare astutamente operazioni militari” in Libia e Siria e Ucraina (bombardamenti, uso di  reparti interi di wahabiti pagati –  con “pressioni diplomatiche ed economiche”  (sanzioni, demonizzazioni dell’avversario,  isolamento diplomatico) e  l’inondazione sistematica tramite mainstream media di propaganda sotto   mentite spoglie  di informazione giornalistica:  basti ricordare i pianti dell’inviata Goracci sui bambini di Aleppo massacrati dalle bombe siriano-russe neli mille ospedali pediatrici di quella città e   le presunte atrocità  coi gas   commesse da Assad, che poi i blogger hanno rivelato essere sì atrocità, ma commesse dai “ribelli” che si battevano “per la democrazia in Siria”.

Una volta la diplomazia era il contrario della guerra. Oggi per la NATO è guerra ibrida.
In fondo il rapporto NATO confezionato a Riga ci dà pure ragione senza volerlo, perché la frase seguente recita:
“I recenti conflitti in Libia, Siria  e Ucraina hanno dimostrato che i social media sono ampiamente usati per coordinare azioni, raccogliere informazioni  e  cosa della  massima importanza, influenzare le credenze  e gli atteggiamenti di un pubblico-bersaglio,  fino a mobilitarlo per l’azione”.
Ora, influenzare le credenze e gli atteggiamenti del pubblico” è il movente  chiaro e aperto di ogni giornalista o medium di informazione,  e il motivo per cui è riconosciuta come diritto politico la libertà di espressione ed opinione, non un atto di guerra  come credono in Lettonia  e nella NATO
Lo fanno moltissimo i media mainstream, specie TV, saturando le mentalità  collettive con le credenze volute dal sistema; i social media hanno molto meno forza di suggestione ed influenza, raggiungendo un pubblico molto più piccolo e selezionato  – se  non altro,quello alfabetizzato (e l’80% degli italiani sono di fatto analfabeti di ritorno).
Quello che sta insinuando dunque la NATO Lettone, è che i social media non  hanno diritto di “raccogliere informazioni” e cambiare l’atteggiamento  del pubblico sui “conflitti di Siria, Libia e Ucraina”  e – Dio non voglia – “mobilitare”  l’elettorato, reso consapevole, “all’azione” di opposizione; su tali conflitti, il solo atteggiamento  giusto  è quello  dettato dalla propaganda NATO.

La NATO propone dunque la pura e semplice soppressione della libertà di critica politica.   Non è consentito criticare azioni NATO come minimo discutibili e possibilmente criminali, usando “social  media”: essi non sono infatti fonti autorizzate, e possono essere usate dal Nemico come  arma  ibrida … Tale arma ibrida è l’informazione non filtrata dai soli media autorizzati, specie proveniente da fonti del Nemico  “statuale”, tipo RussiaToday, o Pars Today. Di fronte a simili informazioni che vengano da simili fonti, il buon  cittadino occidentale deve tapparsi occhi ed orecchie.
Continua il rapporto:
“Data  questa situazione, al Centro di Eccellenza  di Comunicazioni Strategiche (NATO StratCom COE) è stato affidato il compito di indagare su come attori statuali e non-statuali influenzano i social media facendone strumenti per strategia di conflitto e di guerra ibrida”
“- Quale il ruolo dei social media nella guerra ibrida? Come essi vengono “militarizzati” (weaponized)?
  • Quali tecniche usano gli attori statuali e non statuali per sostenere i loro fini politici e militari  coi social media? Quali effetti possono conseguire?
  • Cosa può fare la NATO e i suoi membri  per identificare  e  rispondere all’uso malizioso dei social media?”

RISVEGLIATI

RISVEGLIATI

Esiste sulla Terra un Governo Occulto che mira a tenere succubi gli esseri umani dicendo loro cosa pensare, cosa votare, come curarsi dalle malattie, come sono fatti l’Universo e la Terra, in cosa credere e in cosa non credere.
Poche famiglie decidono chi deve occupare le posizioni di governo nei vari Stati finanziando le campagne elettorali e sostenendo un candidato piuttosto che un altro grazie alla manipolazione dei mezzi d’informazione (anch’essi in mano alle medesime famiglie).
Le maggiori istituzioni bancarie del mondo controllano la produzione mondiale di petrolio, auto, elettricità e chimica (in particolare farmaceutica).
Tutti gli Stati sono indebitati per migliaia di miliardi di dollari con le banche, e le banche internazionali obbediscono alle medesime famiglie.
Che vi piaccia o no... questa è la situazione, e non vi sto raccontando tutto, perché se vi raccontassi tutto mi dareste del pazzo, mi sputereste addosso e mi esiliereste ai margini della galassia.
dal libro RISVEGLIO (2008)

http://altrarealta.blogspot.it/
http://altrarealta.blogspot.it/2017/07/risvegliati.html

sabato 26 agosto 2017

Le 8 ore di lavoro servono per impedire lo sviluppo delle facoltà nascoste in ogni uomo



Le 8 ore di lavoro servono per impedire lo sviluppo delle facoltà nascoste in ogni uomo
La società occidentale cerca di distruggere sistematicamente la volontà dell’individuo, impedendogli di pensare, riflettere, migliorare. A questo servono le 8 ore di lavoro.
La quantità della nostra vita giornaliera scaglionata in ventiquattro ore.
Otto ore lavorative. Restano sedici ore.
Otto di sonno (se si vuole rispettare la fisiologia). Restano otto ore.
Mediamente e approssimativamente almeno un’altra ora (di vita) va persa per il tragitto casa-lavoro/lavoro-casa. Ci restano sette ore.
Togliamone una per il necessario incameramento d’energia (non dico per pranzare e cenare siccome in un’ora non si può fare né l’una né l’altra cosa). Ed almeno un’altra ora va tolta per la necessaria igiene personale. Ci restano cinque ore.

Un’ora è lo stretto indispensabile per informarsi anche solamente ai fini della sopravvivenza nella nostra società cosiddetta della comunicazione, ma che come pure è stato precisato andrebbe considerata dello stoccaggio e della moltiplicazione esponenziale dei dati o informazioni. Informarsi sull’incremento quotidianamente esponenziale di questo stoccaggio non è quindi un optional ma dai vaccini alle tasse è una necessità di sopravvivenza. Restano quattro ore.
Almeno un’ora anche il single (condizione pure questa da ricollegare con le otto ore lavorative) dovrà dedicarla o è inevitabile che la dedichi a rapporti familiari e comunque sociali. Siano essi pure ridotti ad una telefonata o ad una mail coinvolgenti all’altro capo del mondo genitori o conoscenti o anche centralinisti per un’offerta commerciale. Eccoci giunti così alle tre ore di libertà che la nostra società in media ci permetterebbe quotidianamente.

Che fare in queste tre ore? Niente. Non si può fare proprio niente in tre ore quotidiane di libertà o di relativo ammorbidimento delle costrizioni. E quindi è impossibile mettere a frutto quella che secondo la nostra tradizione è la “semenza” dell’uomo ossia il “seguir virtute e canoscenza”, è impossibile conseguire la sapienza.

Tre ore di effettiva libertà non sono sufficienti per lo sviluppo delle nostre facoltà latenti, quindi resteremo ciò che siamo, ed è proprio questo ciò che vuole il sistema.
E’ evidente quindi che tutto il sistema in cui viviamo è un complesso apparato volto a impedire lo sviluppo delle facoltà latenti in ogni uomo.
Facendo lavorare ogni individuo otto ore al giorno e anche più, ci si assicura che la persona non abbia tempo per evolversi, dovendo pensare soprattutto a mantenersi.

I cibi sempre peggiori, la pubblicità insistente solo sul materialismo, la completa estromissione dai media, dai film, dai telefilm, dagli spettacoli, e dall’informazione in genere, di tutto ciò che è spirituale, produce l’effetto visibile a tutti: l’annichilimento delle persone, l’azzeramento delle volontà, una società di infelici, persone che non conoscono il senso della vita, che sono depresse, che hanno paura di tutto (della bocciatura, della morte propria e altrui, di essere lasciati dal partner, del proprio datore di lavoro cui si sottomettono come schiavi per paura di perdere il lavoro, di parlare in pubblico, di perdere i loro soldi, la loro casa, la loro auto, ecc.) e che sono schiave docili del sistema e i cui svaghi principali sono il calcio o la discoteca, due delle cose più inutili che la mente umana abbia prodotto. FONTE


Lo stato è un’istituzione di ladri di grosse dimensioni

Lo stato è un’istituzione di ladri di grosse dimensioni

l’Euro Deputato Godfrey Bloom(EFD):”Le tasse servono solo per rubare, quando la gente se ne accorgerà vi impiccherà!

Ecco il suo attacco shock:
Lo stato è un’istituzione di ladri di grosse dimensioni.
Le tasse sono solo un sistema con cui politici e burocrati rubano denaro ai cittadini per poi sperperarlo nei modi più vergognosi. Questo posto non fa eccezione (riferendosi all’attuale parlamento europeo).
Affascinante davvero non riesco a capire come possiate mantenere un’espressione così seria (rivolgendosi agli eurodeputati italiani in primis e a quelli europei che favoriscono l’austerity) quando si parla di evasione fiscale. L’intera commissione e la sua burocrazia pagano le tasse, voi avete “offerte speciali” di ogni sorta: aliquote fiscali composite, soglie fiscali elevate, pensioni non contributive…

Voi siete i più grandi evasori di tutta Europa e sedete quì a “pontificare”. Bene,il messaggio è arrivato nelle case dei cittadini della UE. Scoprirete che gli “euroscettici” torneranno, posso dire di peggio: non appena la gente comprenderà i vostri inganni, non gli servirà molto tempo per prendere d’assalto questo parlamento ed impiccarvi! ED AVRANNO RAGIONE!”

Consigliato da Jordan Justice

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