Eventi avversi e vaccini, ora si riconosce la correlazione causale
Il rapporto vaccini appena divulgato da Aifa riporta
le segnalazioni ricevute nel 2017, riferite anche alle vaccinazioni eseguite
negli anni passati. È un corposo volume di 140 pagine che trovate
qui. La novità
è che, per la prima volta, è ammessa la responsabilità delle vaccinazioni nel
provocare una gran parte di eventi avversi gravi.
Non era
mai successo prima.
Infatti, come potete ascoltare dalle dichiarazioni degli esperti nel video allegato (gentilmente realizzato dall’infettivologo Fabio Franchi) gli eventi avversi non erano mai attribuiti ai vaccini se non in casi molto rari, “perché i vaccini sono sicurissimi”. I professori interpellati hanno riconosciuto che, raramente, queste punture possono provocare una reazione anafilattica (sorta di manifestazione allergica possibile dopo qualsiasi farmaco e risolvibile con un’iniezione di adrenalina), ma si tratta di “un caso su un milione”, oppure “su due milioni”.
Invece no.
È Aifa che smentisce i professori. È
Aifa che, spulciando le segnalazioni ricevute da medici e cittadini, attribuisce
a ciascuna un valore: non grave, grave, correlabile, non
correlabile. Non
solo. Ci dice anche se l’evento avverso si è risolto o è ancora in via di
risoluzione. Su quest’ultimo aspetto però Aifa manca di chiarezza: non è specificata la natura degli eventi avversi
“in via di risoluzione”. Nè dei casi “non ancora guariti”, nè di quelli
classificati come “risoluzione con postumi”.
Non si
tratta di numeri piccolissimi. Perciò – visto che non si
parla di “uno shock anafilattico su un milione” e visto che i neonati
affrontano vaccinazioni multiple fin dai 60 giorni di vita, in un Paese senza
epidemie e che rispetta le norme igieniche – è legittimo pretendere un chiaro rapporto rischi-benefici.
Premessa.
Sono
arrivate 6.696 segnalazioni, di queste 4.822 sono insorte nel 2017. L’80% delle
segnalazioni è stimato non grave. Del 20% considerato grave (1.307), è
attribuibile alle vaccinazioni una percentuale variabile da vaccino a vaccino
(dal 52% al 76%).
Dei casi gravi, riconducibili ai vaccini nelle
percentuali appena dette, (vedi tabella allegata), il 59,4% si è risolto, il
14,5% (190) non è ancora guarito, l’11,6% è in miglioramento (152), del 9,8 %
(128) non si sa nulla; il 3,9% (51) si è risolto con postumi. Poi ci sono 10
morti, 8 non correlabili ai vaccini e 2 “indeterminati”.
Ma il dettaglio di queste situazioni – che pure
interesserebbero alle famiglie – non è chiarito. Quanto possono durare una
febbre alta o uno svenimento? Da cosa 190 bambini non sono ancora guariti? E da
cosa 152 sono in miglioramento? E come mai non sono stati rintracciati i 128 di
cui non si sa nulla? Infine in cosa consistono i postumi per 51 di essi?
Eventi avversi correlati ai vaccini in numeri.
Vista la mole di dati, ci concentreremo sui numeri
degli eventi avversi correlati ai
vaccini tralasciando i vaccini meno usati (antiepatite, febbre gialla,
rotavirus).
Esavalente: su 125 reazioni gravi, 90 sono correlabili.
Dtap
(difterite, tetano, pertosse): su 25 reazioni gravi, 12 sono correlabili.
Tetravalente
(difterite, tetano, pertosse, poliomielite): su 29 reazioni gravi, 22 sono correlabili.
Pneumococco:
su 123 su reazioni gravi, 83
correlabili.
Meningococco
C e B: su 295 reazioni gravi, 218
correlabili.
Quadrivalente
(morbillo, parotite, rosolia e varicella) e trivalente (senza varicella): su
258 reazioni gravi, 198 correlabili.
Anti
papilloma virus: su 13 reazioni gravi, 8 correlabili.
Uno su un milione?
Per quanto stimati con difetto, ci sono 631 casi importanti correlabili ai
vaccini insorti o inseriti nel 2017. Se la matematica non è un’opinione, e
se teniamo buone le dichiarazioni degli esperti (che sono peraltro gli unici legittimati a parlare di vaccini, visto
che chi ha espresso dubbi è stato radiato) e cioè che i casi gravi
sono “uno su un milione” significa che in Italia avremmo 631 milioni di
bambini! Chiaramente qualcosa non quadra e, vista la facilità dell’operazione
matematica, lo comprende chiunque.
Eventi avversi correlati ai vaccini nel dettaglio.
La seconda tabella allegata ci spiega quali sono i
12 eventi avversi gravi più frequenti a proposito dei quali è stata stabilita
una correlazione. Abbiamo chiesto a Fabio
Franchi di analizzarla: “Ė una tabella che lascia
perplessi – dichiara il medico – Per esempio il fatto che la febbre oltre il
38° C – di per sè – sia considerata grave o da ospedalizzazione, infatti è un
segno presente nell’80% dei vaccinati. Lo stesso per la sonnolenza di per sé, è
un dato strano. Una sonnolenza che duri mesi e mesi? E che dire del
pianto/irritabilità? L’abbiamo sempre ritenuta una reazione “normale” da
vaccino, della durata di poche ore, massimo pochi giorni. Ci si chiede se non
ci siano altre e più impegnative patologie correlate a questi casi, non ancora
risolti nell’anno successivo alla loro insorgenza…”
I misteri dei bugiardini.
Aifa dichiara di riconoscere alcune correlazioni di
eventi avversi perché gli stessi sono citati come possibili nella schede
tecniche (bugiardini) dei vaccini. I casi avversi si sarebbero verificati
durante gli studi di approvazione. Stupisce perciò che, sia il
bugiardino del vaccino antimeningococco B Bexsero sia di quello dell’antipapilloma
virus Gardasil, riportino percentuali
di segnalazioni di eventi avversi gravi pari a 2,1/2,5 ogni cento vaccinati. Cliccate
qui e qui.
Ciò che lascia di stucco è che nei vaccini italiani i bugiardini riportino
percentuali di eventi avversi gravi assai più basse. Non solo. Leggiamo
che in altri Paesi l’antimeningocco B è
raccomandato a partire dai 10 anni di età e non a tre mesi come in Italia.
Ricapitolando: per ben il 30% dei casi avversi gravi (cioè 392) non vi è stata risoluzione neanche tre mesi dopo la fine del 2017. Di questi 392 una percentuale che va dal 52% al 76%, a seconda del vaccino, è correlata alle vaccinazioni.
Di cosa soffrono i bambini che non
sono ancora guariti? E come mai i bugiardini dei vaccini cambiano la
percentuale di eventi avversi gravi a seconda del Paese? Ci aiuterà il ministro
Giulia Grillo a saperlo?
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