sabato 22 febbraio 2014

Il 22 febbraio l'Italia è No Tav

 
Torino, Novara, Ivrea, Pisa, Trento, Triste, Pavia, Pistoia. E, ancora, Roma, Brescia, Adria, Barletta, Cosenza, Benevento, Taranto: il 22 febbraio 2014 l'Italia è No Tav. 
Da Nord a Sud, decine di città - Qui l'elenco completo - hanno risposto all'appello del movimento, che a metà gennaio aveva proposto e indetto "una giornata nazionale di lotta, territorio per territorio in difesa del diritto naturale e costituzionale di opporsi alle scelte governative che tengono solo conto degli interessi dei potentati, delle lobby, delle banche e delle mafie a danno della popolazione.
Una mobilitazione comune contro il delirante utilizzo delle leggi da parte della procura e della magistratura torinese e in solidarietà ai compagni di lotta incarcerati, ai compagni di lotta già condannati, a quella innumerevole schiera di resistenti che ancora deve affrontare il giudizio per aver difeso i beni comuni, una giornata di lotta alla quale seguirà nella metà di marzo un appuntamento a Roma per la difesa e la legittimità delle lotte sociali". 

Il senso della manifestazione è stato riassunto da Zero Calcare nella "striscia" che pubblichiamo qua sotto, "Il terrorismo e gli universi paralleli" (cliccando sull'immagine, ti colleghi alla storia completa, sul sito notav.info)

Pochi giorni dopo la convocazione della mobilitazione nazionale, arrivò la notizia che alcuni esponenti del movimento erano stati condannati al pagamento di oltre 200mila euro, a titolo di risarcimento nei confronti di LTF, la società incaricata di realizzare l'opera. 
La causa civile era stata intentata da LTF perché -a suo dire- gli era stato impedito di fare in zona autoporto di Susa il sondaggio S68 la notte tra l’11 e il 12 gennaio del 2010. I soldi sono stati raccolti in tutta Italia.
Chi va in piazza domani lo farà anche per esprimere sostegno e solidarietà a Chiara Zenobi, Claudio Alberto, Niccolò Blasi e Mattia Zanotti, i giovani No Tav arrestati all’inizio di dicembre 2013 e accusati dell’assalto al cantiere dell’alta velocità di Chiomonte, avvenuto il 13-14 maggio 2013. "Sono stati trasferiti nelle scorse settimane dal carcere di Torino nei reparti ad Alta sicurezza delle case circondariali di Roma, Ferrara e Alessandria" spiega il sito notav.info, che ospita una lettera degli avvocati dei quattro, che spiega come "l’isolamento e le altre restrizioni a cui sono sottoposti i nostri assistiti vengono giustificate dalla Procura di Torino con ragioni investigative, che, peraltro, nessuna autorità giudiziaria si è preoccupata di vagliare e verificare.
Ma l’ordinamento penitenziario, all’art. 33, ammette l’isolamento degli imputati solo durante la fase delle indagini. Nel nostro caso, le indagini sono da tempo concluse e gli imputati sono stati già rinviati a giudizio per il dibattimento, fissato per il prossimo 14 maggio.
Il regime detentivo a cui sono attualmente sottoposti gli imputati si risolve in un inasprimento generalizzato del grado di afflittività della misura cautelare a loro imposta e in una compressione dei loro diritti, in contrasto con l’insegnamento della Corte di cassazione, che ha più volte affermato come sia “principio di civiltà che a colui che subisce una restrizione carceraria … sia garantita quella parte di diritti della personalità che neppure la pena detentiva può intaccare”.

Intanto, nei giorni scorsi a Torino è stato presentato il dossier "Tav e informazione", un’approfondita analisi della rappresentazione mediatica fornita dai tre quotidiani generalisti più importanti (Corriere della Sera, la Repubblica e La Stampa) delle notizie collegate alla realizzazione della linea ad alta velocità Torino-Lione. L’ha realizzato il Controsservatorio Valsusa (controsservatoriovalsusa.org): il periodo preso in esame dell’autrice Irene Pepe va dal 27 luglio al 27 settembre 2013. Per ciascun articolo è stata selezionata una categoria (tematizzazione) per contenuti e fotografie. Emerge una lettura omogenea, dovuta all’uso “dei servizi di agenzia e dai reciproci condizionamenti”, si legge. 
Il 40% dei pezzi ha riguardato mediamente i temi dell’ordine pubblico (21% -La Stampa alza la media, dedicando il 55% dello spazio), della violenza (13%) e del terrorismo (6%). Al dibattito nel merito dell’opera, invece, soltanto il 10% dell’attenzione complessiva. "Sono lo spazio e il modo di trattare certi temi a renderli rilevanti”, spiega il rapporto.

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