VACCINI
KILLER – TUTTE LE VERGOGNE DI STATO
di Andrea Cinquegrani –
Dramma vaccini. Uno dei “buchi neri” della sanità di casa nostra, una delle pagine più
vergognose giocata sulla pelle
dei cittadini, genitori spesso e volentieri in balia di balle scientifiche
spacciate per verità, i mega
interessi delle case farmaceutiche
e uno Stato incapace di garantire un minino di trasparenza e legalità.
Uno Stato che spesso
ti massacra due volte: prima mediante alcuni vaccini obbligatori somministrati
spesso senza curarsi minimamente dello stato di salute del bimbo; e poi
piombando i genitori in una inestricabile selva giudiziaria nella quale ormai
ben pochi riescono ad ottenere “giustizia”, sempre più una chimera.
Nel mezzo, un
parlamento che non sa – o meglio non vuole – decidere e i pochi, coraggiosi
tentativi dei 5 Stelle di porre un argine. Il
tutto nella più totale disinformazione, con i media asserviti al potere di Big
Pharma.
Per districarci nella
mortale giungla burocratico-giudiziaria, cerchiamo di percorrere il cammino – o
meglio, il Calvario – di un
padre e una madre con un neonato, o un bimbo, che improvvisamente “si ammala”.
Ecco la via Crucis,
stazione per stazione, secondo la minuziosa descrizione di un medico Asl, che a
Roma ne ha viste tante di queste drammatiche storie. “E’ un’odissea penosa da
rivivere.
I genitori si accorgono che qualcosa non va, chiamano il loro
medico oppure il pediatra.
Collegare l’insorgenza della chiamiamola ‘malattia’ con il
vaccino non è facile: può succedere anche dopo qualche giorno, molto più spesso dopo
settimane, oppure mesi, anche anni. A quel punto il collegamento si fa sempre
più labile. Prendiamo il caso di qualche settimana dalla vaccinazione.
Il problema si complica subito, perchè se è lo stesso
medico
che ha fatto la vaccinazione, o comunque ha in cura il bambino oppure è il
medico di famiglia, tenderà ad escludere
ovviamente il nesso, perchè in qualche modo si può sentire corresponsabile.
Ma andiamo avanti e procediamo nel cammino, che è lungo e incredibilmente
sofferto”.
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Beatrice Lorenzin |
Prosegue la ricostruzione: “Se il medico ravvisa
qualcosa di anomalo, di strano e individua la possibilità di ricondurre la
patologia insorta con il vaccino, la famiglia si deve rivolgere in prima
istanza all’Asl, affinchè sia valutato il caso. A questo punto comincia la
catena dei “no”, delle porte chiuse, della crescente impossibilità di vedere
una via d’uscita al proprio dramma e soprattutto a quello della propria
creatura. L’Asl ormai nella quasi totalità dei casi se ne lava le mani, cioè
non riconosce il nesso da causalità tra vaccino e la patologia. A questo punto
la competenza passa alle Commissioni Medico Ospedaliere, le ormai famigerate
CMO, composte da personale medico militare. Anche in questo caso il disco rosso
è ormai garantito, e inesorabilmente, anche di fronte a casi clamorosi, cala la
saracinesca. C’è quindi il terzo gradino, il Ministero della Sanità, al quale
rivolgersi per cercare di veder riconosciuto il danno. Val la pena di dirlo? Il
buio più profondo, con ministero sempre più chiuso e le Avvocature dello Stato
che ormai recitano la litania del nesso che non esiste, che è indimostrabile e
che è tutta una sceneggiata. Secondo loro è una pura follia voler dimostrare
una qualche responsabilità dei vaccini, ad esempio, per l’autismo”.
Via Crucis atto
secondo. Se si ha la forza, non solo morale ma anche economica, di voler
continuare e sperare di abbattere i Muri di Gomma sempre più invalicabili, ecco
aprirsi le porte delle aule giudiziarie. Se viene ravvisata una responsabilità
del medico – che pur non tenuto per legge, dal momento che quattro vaccinazione
sono obbligatorie, può non aver ravvisato eclatanti controindicazioni per la
salute del bimbo – si va tribunale, con tutte le immani lungaggini che la
giustizia italiana, da settimo mondo, comporta. Un secondo percorso è davanti
al giudice del lavoro, per tutelare l’aspetto previdenziale: “possono
scaturirne due sentenze, e spesso accade così, del tutto opposte – osservano
all’Avvocatura dello Stato – un po’ come può succedere in campo penale e civile
su uno stesso fatto, giudicato in due modi antitetici”.
Cerchiamo adesso di
percorre, nei fatti, questi Calvari.
MURI DI GOMMA, DALLE ASL ALLE CMO
Ecco cosa succede a
Savona, per fare uno fra tanti esempi. Racconta un medico: “Un nostro collega aveva affisso
una nota informativa nel suo studio, in cui venivano semplicemente dati dei
consigli ai genitori per quanto riguarda i vaccini. Ossia di valutare bene, con
il proprio medico, i pro e i contro, insomma di agire con discernimento e
prudenza in una materia così delicata. Cosa gli è successo? L’Asl gli ha revocato
la convezione. Cancellato il suo nome, buttato per strada. Solo perchè cercava
di informare i genitori. Figurarsi a questo punto i pareri che l’Asl può dare
ai poveri genitori che si rivolgono per legge alla stessa Asl in prima battuta…”.
Passiamo a Padova, commissione medico ospedaliera.
Ci raccontano: “un medico militare della CMO non ne poteva più di dare pareri sempre
negativi, contro la sua coscienza, di far parte di quel coro sempre unanime
contro le istanze dei genitori. Ha quindi chiesto di non far più parte delle
commissioni. La sua richiesta è stata accettata. Ma gli è stato chiarito che
non avrebbe più fatto carriera. Ha preferito questo piuttosto che
continuare ad avallare cose che riteneva fasulle ormai da tempo, senza più
condividere una prassi diventata quasi legge”.
E a quanto pare una sorta di legge esiste da un pò: una circolare per ora “fantasma” – che però
in non pochi avrebbero visto – partita dal ministero e indirizzata a tutte le
CMO sul territorio nazionale nella quale si invitano le Commissioni a tenere un
atteggiamento univoco, “negazionista”: per la serie, non esiste alcuna
correlazione tra vaccini e patologie, in particolare sul versante caldo
dell’autismo.
Sarà mai questa “circolare” a condizionare i pareri “ai
confini della realtà” espressi regolarmente, negli ultimi mesi, delle CMO di
tutta Italia?
Cerchiamo di capirlo
leggendo la documentazione di un caso recentissimo, avvenuto a
Benevento. Un caso da “scuola”. Ad una bimba viene praticata, a luglio 2012,
una prima dose di vaccino, “Infanrix Hexa più Prevenar 13”. Dopo poche ore la bimba dà
evidenti segni di malessere. Subito inizia l’odissea tra il Rummo di Benevento,
il Bambin Gesù di Roma e il Mayer di Firenze. Non lascia scampo la diagnosi:
“epilessia con crisi emicicloniche e miocloniche”, quindi la sentenza:
“Epilessia Mioclonica Severa”. Fino a quel momento, cioè prima del vaccino, la
bimba stava bene, era in “normali condizioni di salute”. Ecco cosa scrive nel
suo ricorso, l’avvocato Valentina Scaramuzzo, che tutela la famiglia: “allo
stato attuale la bambina è affetta da encefalopatia epilettica, severo ritardo
psicomotorio, ipotonia generalizzata, disturbo del movimento di tipo
discinetico. Finora nessuna delle numerose e sofisticate indagini praticate
presso prestigiosi centri italiani e/o extraeuropei hanno identificato una
causa anatomica, genetica o metabolica responsabile della patogenesi della
malattia”. E aggiunge: “Dalla disamina della documentazione clinica della
piccola, non è ravvisabile alcun fattore morboso, precedente alla vaccinazione
o successivo ad essa, cui attribuire un ruolo causale o concausale per
l’istituirsi della patologia da cui risulta affetta. Si ribadisce che fino alla
data della vaccinazione la bambina godeva di ottima salute, mentre solo poche
ore dopo la somministrazione del vaccino ha manifestato le prime crisi
epilettiche”.
Più chiari di così. Ma
cosa ha fatto la CMO
di Bari, competente per territorio? Esaminato il caso ha scritto la sua
diagnosi: “Encefalopatia epilettica con crisi farmacoresistenti e ritardo
psicomotorio”. Strada aperta, immaginate? Per niente: un NO che più lapidario
non si può. “Non esiste – scrivono i commissari baresi – nesso causale tra la
vaccinazione e le infermità del giudizio diagnostico”. Genitori privati di ogni
speranza e avvocato costretto a ricorrere al Ministero della Salute, perchè
faccia luce….
Sentiamo il parere di due scienziati fuori dal coro,
Dario Miedico e Antonio Marfella.
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dott. Dario Miedico |
Ecco Miedico, da anni
in prima linea per studiare gli effetti dei vaccini, migliaia di casi
analizzati e centinaia di perizie svolte. “Non
vi è alcuna garanzia che i vaccini svolgano effettivamente la loro funzione –
osserva – ma il rischio vero è che chi si è vaccinato si consideri immune anche
quando in realtà potrebbe non esserlo”. Ma è sul fronte delle “possibili
reazioni avverse” e sul “rapporto rischi-benefici”, che si corrono i più grossi
pericoli per migliaia e migliaia di bambini. “Nelle condizioni attuali –
continua Miedico – le vaccinazioni sono
praticate senza esami preventivi, in dosi uguali per tutti, inoculando fino a sette vaccini contemporaneamente
e ad una età – a volte neppure tre mesi di vita – nella quale il peso del
bambino è assolutamente inferiore a
qualsiasi standard considerato valido per un adulto, e per di più con
l’utilizzo di coadiuvanti a loro volta molto pericolosi. Tutto ciò può portare a reazioni avverse
anche gravi e gravissime, che possono causare danni al sistema immunitario,
all’encefalo, al sistema nervoso, tutti con ulteriori possibili complicanze sia
cognitive che agli altri organi”.
SE L’ALLUMINIO FA BENE…
A proposito di
adiuvanti nota Miedico: “In passato nei
vaccini l’adiuvante più utilizzato era il Thimerosal, contenente mercurio. Dopo
centinaia di cause avanzate da famiglie di minori vaccinati e colpiti da
reazioni avverse il mercurio è stato parzialmente eliminato, ma sono stati
introdotti altri elementi come formaldeide, squalene e alluminio, tutti tossici
e in quantità esagerate rispetto al peso corporeo dei soggetti destinati a
riceverle”.