La malattia e la Guarigione nella cultura sciamanica
Lo sciamano nel suo lavoro di
aiuto, deve fare innanzitutto una diagnosi di ciò che affligge il
paziente. Per far questo deve entrare deliberatamente nell’altra dimensione per
“vedere”
le cause
ultime della malattia, per ottenere dai suoi spiriti aiutanti
l’indicazione dell’animale, della pianta e dei poteri per mettere in moto
quello che occorre al fine di neutralizzare tali cause a livello energetico e
spirituale.
La percezione sottile che permette allo sciamano di individuare questa cause è frutto di addestramento allo stato sciamanico di coscienza, una forma di trance in cui lo sciamano entra nel mondo invisibile o soprannaturale, dove viene a contatto con gli spiriti guardiani e ne è “posseduto“. In questo stato lo sciamano entra ed esce a volontà, anche ad occhi aperti e frequentemente, a seconda delle tradizioni, questo processo è favorito dall’ingestione di acqua di tabacco, da succhi di piante particolari o da piante sacre psicotrope assunte ritualmente. Al passaggio in questo stato modificato di coscienza contribuiscono ritualità come le invocazioni alle Direzioni, la percussione ipnotica del tamburo, lo scuotimento ritmico dei sonagli, il fischio e il canto dei suoi icaros (canti di potere), infine la danza incalzante che allude ai movimenti del suo animale di potere quando, oltre alla diagnosi, si rende necessario fare il lavoro sciamanico per antonomasia , il viaggio per il recupero dell’anima del paziente.
Tutto questo si svolge prevalentemente al tramonto o di sera in un ambiente scarsamente illuminato dove è approntato l’altare con tutti gli ausili di cui lo sciamano si serve: pelli di animali, piume, sonagli, anelli e altri oggetti di potere particolari, agua florida, incensi e legni rituali con cui inizia la sacra cerimonia.
La percezione sottile che permette allo sciamano di individuare questa cause è frutto di addestramento allo stato sciamanico di coscienza, una forma di trance in cui lo sciamano entra nel mondo invisibile o soprannaturale, dove viene a contatto con gli spiriti guardiani e ne è “posseduto“. In questo stato lo sciamano entra ed esce a volontà, anche ad occhi aperti e frequentemente, a seconda delle tradizioni, questo processo è favorito dall’ingestione di acqua di tabacco, da succhi di piante particolari o da piante sacre psicotrope assunte ritualmente. Al passaggio in questo stato modificato di coscienza contribuiscono ritualità come le invocazioni alle Direzioni, la percussione ipnotica del tamburo, lo scuotimento ritmico dei sonagli, il fischio e il canto dei suoi icaros (canti di potere), infine la danza incalzante che allude ai movimenti del suo animale di potere quando, oltre alla diagnosi, si rende necessario fare il lavoro sciamanico per antonomasia , il viaggio per il recupero dell’anima del paziente.
Tutto questo si svolge prevalentemente al tramonto o di sera in un ambiente scarsamente illuminato dove è approntato l’altare con tutti gli ausili di cui lo sciamano si serve: pelli di animali, piume, sonagli, anelli e altri oggetti di potere particolari, agua florida, incensi e legni rituali con cui inizia la sacra cerimonia.
Quale che sia il malessere o la
malattia del paziente, la ricerca delle cause è da effettuare nel reame dell’immaginale:
da lì la malattia trova la forza iniziale che condiziona lo psico-soma nel
quale noi avvertiamo il malessere. Se per la nostra cultura moderna, oltre che
ai traumi la malattia è attribuibile a infezioni di virus e batteri, per uno
sciamano sono gli stati interiori che hanno generato quella che è sempre
considerata una malattia spirituale. Essi sono essenzialmente lo stato cronico di paura,
lo squilibrio
improvviso che si manifesta con una diminuzione del potere
personale e la perdita
dell’anima, ovvero la perdita di vitalità che mette a rischio
di morte concreta il paziente. Tra le prime due cause esiste una specie di
circuito riverberante in cui l’azione alternata o sinergica di paura e
squilibrio apre la porta d’ingresso alla malattia. Paracelso, più di 500 anni
fa, in proposito usava dire :
“La
paura della malattia è più dannosa della malattia stessa”
La
frantumazione dell’anima
Gli antichi guaritori
parlavano di perdita
dell’anima, o di frammenti di anima, come della cosa più grave per
la vita. Per noi Occidentali di oggi, questa condizione è associata ad un
trauma,
è la sua conseguenza. Quando il trauma è di notevole entità o durata, l’effetto
che vive l’interessato è una frammentazione in pezzi di anima che rimangono dissociati
fra di loro nello sforzo immane di sfuggire ad una situazione intollerabile. Se
la persona si trova a vivere situazioni schiaccianti di lunga durata, non
sempre queste varie parti tornano a riunirsi nell’anima della persona.
Essa sperimenta vari stati
d’animo, tra i quali : uno stato confusionale, la sensazione di non esserci del
tutto nella propria vita, di non ricordarne parti significative, di non essere
realmente capace di dare amore agli altri o di riceverne, il vissuto di essere
emotivamente distaccato dalle situazioni, di essere dominato da una
svogliatezza e apatia, dalla mancanza di iniziativa o di reale entusiasmo,
dalla negatività cronica sconosciuta prima dell’ esperienza traumatica, dalla
dipendenza affettiva se non dalla tossicodipendenza, persino da incidenti
frequenti, da pericolose tendenze suicidarie e da depressione cronica.
Le esperienze più frequenti in
cui l’anima è
costretta a frantumarsi possono essere legate ad una varietà di
situazioni che non sempre dall’esterno e con gli occhi razionali dell’adulto
vengono considerate traumatiche per un bambino o per un altro adulto.
Tra queste: aver vissuto
come feto una gravidanza a rischio, la sensazione interiore di non essere
benvenuto in quel momento in quella famiglia – magari per il sesso che si
rivela alle indagini ecografiche -, la perdita di un gemello nelle prime
settimane di gravidanza o alla nascita, un parto burrascoso, e, successivamente,
una infanzia tappezzata di abuso emotivo, verbale e fisico (parolacce,
squalifiche, minacce e maledizioni, privazione di cibo, botte e punizioni
crudeli come l’isolamento nel famigerato “sgabuzzino buio”), il bullismo o le
umiliazioni subite da parte di insegnanti o di compagni di scuola sadici, gli
interventi chirurgici dolorosi, le molestie o il vero e proprio abuso
sessuale, gli incidenti, l’ essere stato al centro di una separazione violenta
e minacciosa della coppia genitoriale, la prigionia o morte precoce dei
genitori, l’aver fatto/subito aborti, i terremoti o le trombe d’aria che
distruggono la casa e gli averi, i disastri delle guerre, gli attentati
terroristici, la deportazione o migrazione forzata verso l’ignoto e molte altre
esperienze destabilizzanti a vari gradi.
Molte sensazioni ed emozioni
vissute in esperienze del genere, molti ricordi o, all’opposto la totale
assenza di ricordi relativi a tratti significativi di vita, o anche
l’assenza di emozioni di fronte a ricordi chiari di scene terribili, in
concomitanza con sintomi che sembrano sbucare dal nulla come panico, incubi,
insonnia, flashback.. in Psicologia e in Psichiatria rientrano nelle
manifestazioni della cosiddetta Sindrome
da stress post-traumatico : questa è diventata endemica nel secolo scorso a
livello di intere etnie passate attraverso i lager nazisti, poi consolidata
dalle guerriglie dei veterani del Vietnam, dalle guerre batteriologiche e
dallo sterminio di tribù amazzoniche, per esempio.
Poco grave agli occhi di un
adulto, ma gravissima e traumatizzante a quelli di un bambino può essere
persino la percezione continua di non avere valore agli occhi del genitore
avvalorata da episodi in cui tutti i compagni di classe sono prelevati da un
familiare alla fine della scuola, mentre di lui ogni tanto ci si
dimentica. In alcuni casi si può parlare di vero e proprio “scambio” o
anche “furto-cessione
dell’anima”, frutto di una relazione di co-dipendenza; ciò può
avvenire da parte di un adulto verso un bambino che viene di fatto posseduto,
per un attaccamento eccessivo per esempio, di un defunto al bambino – il
nonno al nipotino, la madre al figlio.Tale movimento si può verificare in
entrambe le direzioni: da un morto verso uno vivo e da un vivo verso un
morto e così per un adulto significativo e un bambino.
Bisogna considerare che in
regressione o durante il viaggio per il recupero si può mostrare che la perdita
dell’anima è avvenuta in una vita precedente dell’interessato. In ogni caso, è
da ribadire che non è tanto la drammaticità dell’evento o l’intensità del
legame in se’, quanto il modo in cui il soggetto lo vive che può determinare la
sintomatologia della perdita di frammenti di anima.
La perdita dell’anima
nelle società tribali viene concepita come temporanea e i guaritori
specializzati nel recupero dell’anima – sciamani compresi – vengono chiamati “cacciatori di anime”.
La terapia sciamanica per tutte
le malattie può essere considerata, ribadisco, una vera e propria Medicina degli Spiriti,
ovvero un tipo di guarigione che avviene nei Mondi altri e per poteri che
sono gli spiriti
aiutanti a conferire allo sciamano, il quale agisce in nome e a
beneficio della sua comunità.
Questa medicina richiede non solo il recupero dell’armonia nella persona, ma una armonizzazione cosmica in cui il corpo, il mondo circostante, la natura e tutti gli spiriti che la animano ritrovino la loro interrelazione.
La guarigione è quel processo
in cui può avvenire la restituzione dell’integrità psico-fisica: si può
trattaree deo recupero dell’anima, dell’eliminazione del male, di uno spirito
maligno o comunque di qualcosa di estraneo intruso nel corpo del paziente, della
rimozione di oggetti dal corpo, bloccando dei veri e propri malefici o
risolvendo una colpa.
La guarigione spirituale è, dunque, molto di più della guarigione del corpo ed esige, in ogni caso, che anche il paziente si renda disponibile al dono che può ricevere da un piano non-ordinario.
La riscoperta che
ciascuno di noi può fare per esperienza diretta di questo mondo, non dev’essere
mai disgiunta da una seria e impeccabile formazione alla pratica di tecniche
sciamaniche guidate e da una consapevolezza di ciò che si è e
della responsabilità verso chi chiede aiuto. Una formazione seria e la guida di
un’autorità riconosciuta nel campo può certamente risvegliare nel
praticante di tecniche sciamaniche antiche conoscenze che giacciono nel cuore
del nostro essere. La guarigione spirituale è, in realtà, basata su un
sistema indigeno che non è affatto primitivo per vari aspetti, ma anzi risulta
essere profonda e complessa soprattutto per la vera connessione con il
ruolo dello Spirito, degli spiriti aiutanti, per il ruolo dell’intento e
della consapevolezza responsabile nell’operare da parte del praticante. Nessuna
esperienza terapeutica nell’ambito del lavoro di uno sciamano può portare
guarigione se chi la effettua non ha attraversato e superato l’esperienza
sconvolgente, la malattia spinta all’estremo, che gli ha aperto le porte
all’emersione dei poteri sciamanici, tanto che quando si parla di questo
tipo di guaritore, si parla sempre di “guaritore ferito” (wounded healer).
Occorre fare chiarezza su
alcuni abusi
concettuali di ciò che va sotto il nome di Sciamanesimo
e di Guarigione
sciamanica sia alle nostre latitudini che a quelle dei vecchi
sciamani. Intanto, per cominciare, non vuol dire che chi è all’altezza di
utilizzare alcune o varie tecniche sciamaniche sia uno sciamano : come già
accennato, non ci si può autoproclamare sciamani né essere dichiarati tali da
“associazioni” o fondazioni che rilasciano attestati dopo corsi
impegnativi, o da altre che rilasciano attestati del genere anche dopo corsi
effettuati per corrispondenza…(!!!). In questa, come in altre professioni di
aiuto si esige dedizione, preparazione, onestà intellettuale e rispetto
dell’etica professionale. Difatti non è affatto raro il rischio che un paziente
finisca nelle mani di uno dei cosiddetti sciamani di plastica, una categoria
pericolosa di pseudo-channellers
e pseudo-guaritori
che vantano pretese competenze di diagnosi e guarigione spirituale appellandosi
a grandi nomi di Maestri mai conosciuti direttamente o, se conosciuti, di cui
non si è assimilato ed integrato l’esempio e il potere di trasformazione
personale. Soprattutto non operano reali guarigioni, ma vendono il fumo
di cose banali fatte passare per pseudo-esperienze sciamaniche. Questi
sciamani di plastica, se esibiscono un curriculum, mentono spudoratamente, ma
di solito evitano di indicare cose di spessore e preferiscono mantenersi nel
vago.
Non è difficile per un paziente
bisognoso uscirsene da tali “guarigioni” con vere e proprie intrusioni o
entità, con slatentizzazione di stati pre-psicotici e di seri stati
dissociativi con danni immaginabili mentre questi sciamani di plastica giocano a fare gli
stregoni travestiti da sciamani.
Il fenomeno è molto diffuso
anche nel campo delle Costellazioni Familiari in cui svolgono un
servizio umile e profondo molti facilitatori seri, ma in cui – alla
stregua di ciò che avviene per lo Sciamanesimo – si è anche diffusa
l’inflazione di improvvisati
e sedicenti costellatori : ad ogni piè sospinto si
rischia di imbattersi in costellatori familiari di plastica, senza scrupoli che
si dichiarano o vengono proclamati tali dopo aver letto dei libri o aver
frequentato una formazione prezzolata di 3-4 settimane, ma, che dico? anche di
una settimana….E il resto, se va bene, è fatto online con tanto di “certificazione”,
che è carta straccia in realtà.
Dietro a questo diffuso
fenomeno c’è o l’insipienza totale, l’assenza del senso di realtà e di
responsabilità, ma soprattutto il demone del supermarket del sacro, in
cui le istanze a credersi o a proclamarsi sciamani sono dettate da mitomania e
megalomania, facilitate e incentivate dall’esposizione sulle vetrine
abbaglianti di Internet: lì i pesciolini in stato di bisogno e privi di consapevolezza di dover
affrontare un cambiamento impegnativo e anche doloroso se vogliono riguadagnare
salute e benessere, sono facilmente sedotti e affascinati
dall’appariscenza e da parole che promettono la liberazione da tutti i mali con
la bacchetta magica, senza sforzo e trasformazione personale. Cosa che non è
meno sconvolgente e dolorosa della malattia.
Questo è un grosso danno non
solo per la persona che chiede aiuto, ma per l’Umanità perché rischia di svuotare di
significato una cultura ancestrale potente e in armonia con il Tutto che ha
tanto da restituirci. La
banalizzazione e l’abuso della parola sciamano e sciamanesimo nella
macchina del consumismo occidentale che macina tutto è tale che molti esponenti
delle culture native pubblicamente sono disposti a rinunciare al nome di
sciamano per non essere travolti da questo supermarket del sacro in cui è
abbastanza facile per furbi e disonesti vendere illusioni come in una
fiera della vanità.
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