lunedì 25 aprile 2016

Le ferite dell’anima e le maschere dell’ego

Le ferite dell’anima e le maschere dell’ego

Rifiuto, abbandono, ingiustizia, umiliazione e tradimento sono le 5 ferite che ci impediscono di essere ciò che siamo davvero, sono i 5 principali condizionamenti della nostra esistenza. La psicosomatica ci dimostra come tutti i problemi di ordine fisico, emotivo, o mentale, derivino di fatto da queste ferite; grazie alla descrizione delle maschere che tutti abbiamo sviluppato per non vederle e non sentirle, e soprattutto per non conoscerle, riusciremo a identificare la vera causa di un disturbo preciso, per esempio l’estrema magrezza o l’obesità.

Quando il bambino viene al mondo è in tutto e per tutto dipendente dall’accudimento di un adulto, solitamente la madre. Questa condizione genera in lui un’istintiva propensione a garantirsi la sopravvivenza sviluppando l’attitudine dell’attaccamento verso coloro che gli possono garantire il soddisfacimento dei propri bisogni primari di nutrimento, protezione, accudimento e affetto. Durante la prima infanzia possono accadere alcuni episodi che vengono percepiti dal bambino come minacciosi per la sua sicurezza e sopravvivenza, non solo a livello fisico, ma anche e soprattutto a livello relazionale ed emozionale. La più grande paura del bambino (istintivamente) è quella di perdere la connessione con l’adulto a cui attribuisce tutto il potere di garantirgli la sicurezza.

Preso dalla paure di perdere la connessione con l’adulto che gli garantisce sopravvivenza e affetto, già in tenerissima età il bambino cerca di adeguarsi, sviluppando delle maschere che si porterà dietro per resto della sua esistenza. Durante le varie esperienze in cui il bambino percepisce una qualche minaccia e prova una particolare sofferenza psichica ed emozionale, nasce in lui un imprinting (una registrazione) che viene chiamata “ferita emozionale”.

La diversa modalità con cui tale sofferenza viene percepita, dà luogo ad una specifica ferita emozionale:

1) RIFIUTO Fra le ferite emozionali, quella del rifiuto ha forse le radici più antiche nella vita di un individuo, poiché può manifestarsi già nel grembo materno, come riconosciuto dalla Psicologia Prenatale. Nel caso in cui la madre, dopo aver scoperto di essere rimasta incinta, esprima sia a livello verbale che emozionale la sua prima reazione di contrarietà, questa diviene quasi una sentenza di condanna emessa sul nascituro ed egli, a livello istintivo la percepisce ancor prima di affacciarsi sul mondo. Nella percezione sottile del bambino, questo atteggiamento di rifiuto potrà essere interpretato come un rigetto assoluto ed una minaccia alla sua stessa sopravvivenza, creando in lui le basi per una profonda angoscia esistenziale che lo accompagnerà per tutta la vita. Questa è considerata la ferita più profonda e la più difficile da riconoscere e da curare. E’ anche collegata al mancato imprinting tra mamma e figlio.

2) ABBANDONO Questa ferita di solito è abbinata al rifiuto ma non necessariamente. Colpisce di solito i bambini che vengono letteralmente abbandonati dalla madre. E’ riscontrabile anche in bambini che hanno una regolare famiglia ma hanno subito un trauma collegato all’abbandono.

3) UMILIAZIONE Di solito si sviluppa dai due ai cinque anni ed è collegata quasi sempre alla vergogna di qualche parte del corpo e al controllo degli sfinteri.

4) TRADIMENTO Ferita emozionale collegata al genitore del sesso opposto e quindi al complesso di Edipo e di Elettra. Il bambino è geloso interiormente del partner del genitore e non lo manifesta, interiorizzando la ferita. I bambini che soffrono di questa ferita fissano l’attenzione sul mantenimento delle promesse.

5) INGIUSTIZIA Si manifesta tra i quattro e i sei anni, nei confronti del genitore dello stesso sesso; ma poi si risveglia nell’età scolare quando il bambino si sente sottovalutato da una figura autorevole. Nasce come conseguenza alle aspettative del genitore nei confronti del figlio .

 

LE MASCHERE

Ogni ferita, a sua volta, è all’origine di un particolare meccanismo comportamentale di protezione, istintivo e automatico, che ha lo scopo di evitare di rivivere quella stessa sofferenza e che si attiva, durante tutta la nostra vita, ogni qual volta accade un evento che percepiamo e interpretiamo con un significato analogo a quello delle prime registrazioni.
Questi meccanismi comportamentali automatici sono quelle che vengono definite MASCHERE. Nell’età adulta, queste”MASCHERE” si rivelano però limitanti per l’individuo in quanto fanno percepire una irreale vulnerabilità e lo intrappolano, di conseguenza, in modalità relazionali ripetitive e vincolanti, che gli impediscono di maturare le sue piene potenzialità di adulto libero, consapevole e responsabile, in grado di relazionarsi con gli altri esseri umani in modo profondo ed autentico. Ma le maschere non si manifestano solo a livello psicologico, ma anche e soprattutto a livello fisico.

Le maschere non sono altro che la somatizzazione fisica della ferita non risolta. Lo spessore della maschera sarà proporzionale al grado della ferita. Ogni maschera corrisponde a una tipologia di persona dotata di un carattere ben definito in quanto avrà sviluppato numerose credenze che ne influenzeranno gli atteggiamenti e il comportamento.

Ad ogni ferita emozionale corrisponde una specifica maschera visibile soprattutto a livello fisico, nei tratti somatici del viso e nella conformazione fisica.
  • Alla ferita del RIFIUTO corrisponde la maschera del FUGGITIVO
  • Alla ferita dell’ABBANDONO corrisponde la maschera del DIPENDENTE
  • Alla ferita dell’UMILIAZIONE corrisponde la maschera del MASOCHISTA
  • Alla ferita del TRADIMENTO corrisponde la maschera del CONTROLLORE
  • Alla ferita dell’INGIUSTIZIA corrisponde la maschera del RIGIDO

 

COME LE MASCHERE SI MANIFESTANO A LIVELLO FISICO

Grazie alla Morfopsicologia, la disciplina che studia le relazioni tra la forma del viso e la conformazione del corpo con la personalità, secondo il principio per il quale il nostro viso e il nostro corpo sono la sede della nostra anima, è possibile interpretare le evoluzioni del nostro aspetto fisico come riflesso della nostra evoluzione interiore. Il linguaggio della Morfopsicologia, efficace e agevole perché desunto dall’osservazione del viso e della conformazione fisica, consente di capire se stessi e gli altri, comunicare meglio, instaurare relazioni più gratificanti, riconoscere e realizzare il proprio talento.
Vediamo ora in sintesi come le nostre maschere si manifestano a livello fisico:
  • Rifiuto – Fuggitivo • Corpo: contratto, striminzito, smilzo • Occhi: piccoli, con un’espressione di paura, o con l’impressione che ci sia una maschera intorno agli occhi • Vocabolario tipico: “una nullità”, “niente”, “inesistente”, “scomparire” • Carattere: Alti e bassi di umore; nel suo profondo non crede di avere il diritto di esistere. Si crede uno zero assoluto, senza valore; E’ evanescente, intellettuale e ha la capacità di rendersi invisibile, si sente incompreso ed è distaccato dalle cose materiali • Alimentazione: l’emozione o la paura gli tolgono l’appetito, generalmente mangia poco ed è predisposto all’anoressia. • Massima paura: il panico (è predisposto agli attacchi di panico).

  • Abbandono – Dipendente • Corpo: allungato, sottile, ipotonico, floscio, gambe deboli, schiena curva, parti del corpo cadenti o flaccide. • Occhi: grandi, tristi, sguardo magnetico. • Vocabolario tipico: “assente”, “solo”, “non reggo”, “mi mangiano”, “mi stanno con il fiato sul collo”. • Carattere: vittima dell’universo, empatico, bisogno di presenza e di sostegno, chiede continuamente consigli, difficoltà a sentirsi dire di no, si aggrappa fisicamente agli altri. • Massima paura: la solitudine • Alimentazione: buona forchetta, può tendere alla bulimia.

  • Umiliazione – masochista • Corpo: grasso, tondo, non tanto alto, collo grosso e rigonfio. • Occhi: grandi, rotondi, spalancati e innocenti come quelli di un bambino • Vocabolario tipico: “essere degno e indegno” • Carattere: non gli piace andare in fretta, spesso si vergogna di sé e degli altri e ha la recondita paura che gli altri si vergognino di lui. Conosce le proprie necessità, ma non le ascolta. Si fa carico di troppe cose, fa del suo meglio per non essere libero, soffre di forti sensi di colpa e si autopunisce. Vuole essere degno. Compensa e si gratifica con il cibo. • Massima paura: la libertà • Alimentazione: gli piacciono gli alimenti grassi, può tendere alla bulimia, si vergogna di mangiare troppi dolci

  • Tradimento – Controllore • Corpo: esibisce forza e potere. Nell’uomo, spalle più larghe delle anche. Nella donna, anche più larghe e più forti delle spalle • Occhi: sguardo intenso e seducente. Coglie tutto in un’occhiata • Vocabolario usato: “sono capace, lasciami fare da solo”, “lo sapevo”, “fidati di me”, “non mi fido di lui” • Carattere: Si crede molto responsabile e forte. Cerca di essere speciale e importante, ha molte aspettative, manipola e seduce; è impaziente e intollerante, pensa di avere sempre ragione. Non mostra la propria vulnerabilità • Massima paura: dissociazione, separazione, rinnegamento • Alimentazione: Buon appetito, mangia rapidamente. Controlla la fame quando è occupato, ma poi perde il controllo.

  • Ingiustizia – Rigido • Corpo: Diritto, rigido e più perfetto possibile. Ben proporzionato. Natiche rotonde, vita piccola, porta spesso la cintura, movimenti rigidi, mascella serrata, portamento diritto e fiero. • Occhi: sguardo luminoso e vivace, chiaro. • Vocabolario usato: “nessun problema”, “sempre”, “mai”, “ottimo”, “benissimo”, “esattamente”, “sicuramente” • Carattere: Perfezionista, taglia i ponti con il suo sentire, incrocia spesso le braccia, è vivace e dinamico, pecca di troppo ottimismo, si giustifica molto, ha difficoltà a chiedere aiuto. Tono di voce secco e rigido. Non Ammette di vivere dei problemi. Difficoltà in generale nel ricevere. Si paragona troppo agli altri. Difficoltà nel concedersi ciò che gli fa piacere • Massima paura: la freddezza • Alimentazione: preferisce gli alimenti salati a quelli dolci, gli piace tutto ciò che è croccante. Quando è a dieta è integralista.

 

E QUINDI …CHE FARE?

E’ possibile riconoscere, accettare e metabolizzare la proprie maschere, superare le paure per le quali sono nate e tornare a vivere secondo la nostra vera natura, la nostra pura essenza.

Spesso ci sentiamo rifiutati, abbandonati, traditi, umiliati e trattati ingiustamente, ma in realtà ogni volta che ci sentiamo feriti è entrato in campo il nostro Ego, a cui piace credere che la colpa sia di qualcun altro.

Ricordiamoci che nella vita non esistono persone colpevoli, ma solo sofferenti, più accusiamo noi stessi o gli altri delle nostre sofferenze, più l’esperienza negativa tenderà a ripetersi. Accusare serve solo a creare infelicità, dobbiamo invece imparare a guardare con compassione la nostra ferita e gli eventi inizieranno a trasformarsi. Ti sarai sicuramente reso conto anche tu che nel corso degli anni il tuo corpo cambia, questi cambiamenti non sono solo dovuti al passare degli anni, ma anche al variare degli stati d’animo, alcuni di questi divengono prevalenti, si cristallizzano, diventano densi, modificando il corpo fisico. Nella storia di ognuno di noi sono racchiuse ferite, cicatrici emozionali che anche se hanno un’origine lontanissima e remota, rimangono impresse come un codice.  
Per comprendere ed accettare le nostre ferite e necessario imparare a ri–conoscerle, per ri-appropriarti finalmente di te, del tuo vero te.
Per approfondimenti ti consiglio di leggere “Le 5 ferite e come guarirle di Lise Bourbeau (autrice di ascolta il tuo corpo), Edizioni AMRITA.
http://www.ilvolodellanima.it/2016/03/12/le-ferite-dellanima-e-le-maschere-dellego/

1 commento:

  1. Sicuramente utile lettura per avanzare verso una maggiore consapevolezza di sé e del proprio vissuto indispensabile per migliorare il rapporto con sé stessi e la qualità della propria vita.

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