lunedì 18 aprile 2016

La malattia e la Guarigione nella cultura sciamanica

La malattia e la Guarigione nella cultura sciamanica

Lo sciamano nel suo lavoro di aiuto, deve  fare innanzitutto una diagnosi di ciò che affligge il paziente. Per far questo deve entrare deliberatamente nell’altra dimensione per “vederele cause ultime della malattia, per ottenere dai suoi spiriti aiutanti  l’indicazione dell’animale, della pianta e dei poteri per mettere in moto quello che occorre al fine di neutralizzare tali cause a livello energetico e spirituale.

La percezione sottile che permette allo sciamano di individuare questa cause è frutto di addestramento allo stato sciamanico di coscienza, una forma di trance in cui lo sciamano entra nel mondo invisibile o soprannaturale, dove viene a contatto con gli spiriti guardiani e ne è “posseduto“. In questo stato lo sciamano entra ed esce a volontà, anche ad occhi aperti e frequentemente, a seconda delle tradizioni, questo processo è favorito dall’ingestione di acqua di tabacco, da succhi di piante particolari o da piante sacre psicotrope assunte ritualmente. Al passaggio in questo stato modificato di coscienza contribuiscono ritualità come le invocazioni alle Direzioni, la percussione ipnotica del tamburo, lo scuotimento ritmico dei sonagli, il fischio e il canto dei suoi icaros (canti di potere), infine la danza incalzante che allude ai movimenti del suo animale di potere quando, oltre alla diagnosi, si rende necessario fare il lavoro sciamanico per antonomasia , il viaggio per il recupero dell’anima del paziente.

Tutto questo si svolge prevalentemente al tramonto o di sera in un ambiente scarsamente illuminato dove è approntato l’altare con tutti gli ausili di cui lo sciamano si serve: pelli di animali, piume, sonagli, anelli e altri oggetti di potere particolari, agua florida, incensi e legni rituali con cui inizia la sacra cerimonia.
 
Quale che sia il malessere o la malattia del paziente, la ricerca delle cause è da effettuare nel reame dell’immaginale:  da lì la malattia trova la forza iniziale che condiziona lo psico-soma nel quale noi avvertiamo il malessere. Se per la nostra cultura moderna, oltre che ai traumi la malattia è attribuibile a infezioni di virus e batteri, per uno sciamano sono gli stati interiori che hanno generato quella che è sempre considerata una malattia spirituale. Essi sono essenzialmente lo stato cronico di paura, lo squilibrio improvviso che si manifesta con una diminuzione del potere personale e la perdita dell’anima, ovvero la perdita di vitalità che mette a rischio di morte concreta il paziente. Tra le prime due cause esiste una specie di circuito riverberante in cui l’azione alternata o sinergica di paura e squilibrio apre la porta d’ingresso alla malattia. Paracelso, più di 500 anni fa, in proposito usava dire :
“La paura della malattia è più dannosa della malattia stessa” 

 La frantumazione dell’anima
Gli antichi  guaritori parlavano di perdita dell’anima, o di frammenti di anima, come della cosa più grave per la vita. Per noi Occidentali di oggi, questa condizione è associata  ad un trauma, è la sua conseguenza. Quando il trauma è di notevole entità o durata, l’effetto che vive l’interessato è una frammentazione in pezzi di anima che rimangono dissociati fra di loro nello sforzo immane di sfuggire ad una situazione intollerabile. Se la persona si trova  a vivere situazioni schiaccianti di lunga durata, non sempre queste varie parti tornano a riunirsi  nell’anima della persona.

Essa sperimenta vari stati d’animo, tra i quali : uno stato confusionale, la sensazione di non esserci del tutto nella propria vita, di non ricordarne parti significative, di non essere realmente capace di dare amore agli altri o di riceverne, il vissuto di essere emotivamente distaccato dalle situazioni, di essere dominato da una svogliatezza e apatia, dalla mancanza di iniziativa o di reale entusiasmo, dalla negatività cronica sconosciuta prima dell’ esperienza traumatica, dalla dipendenza affettiva se non dalla tossicodipendenza, persino da incidenti frequenti, da pericolose tendenze suicidarie e da depressione cronica.

Le esperienze più frequenti in cui l’anima è costretta a frantumarsi possono essere legate ad una varietà di situazioni che non sempre dall’esterno e con gli occhi razionali dell’adulto vengono considerate traumatiche per un bambino o per un altro adulto.

Tra queste:  aver vissuto come feto una gravidanza a rischio, la sensazione interiore di non essere benvenuto in quel momento in quella famiglia – magari per il sesso che si rivela alle indagini ecografiche -, la perdita di un gemello nelle prime settimane di gravidanza o alla nascita, un parto burrascoso, e, successivamente, una infanzia tappezzata di abuso emotivo, verbale e fisico (parolacce, squalifiche, minacce e maledizioni, privazione di cibo, botte e punizioni crudeli come l’isolamento nel famigerato “sgabuzzino buio”), il bullismo o le umiliazioni subite da parte di insegnanti o di compagni di scuola sadici, gli interventi chirurgici  dolorosi, le molestie o il vero e proprio abuso sessuale, gli incidenti, l’ essere stato al centro di una separazione violenta e minacciosa della coppia genitoriale,  la prigionia o morte precoce dei genitori, l’aver  fatto/subito aborti, i terremoti o le trombe d’aria che distruggono la casa e gli averi, i disastri delle guerre, gli attentati terroristici, la deportazione o migrazione forzata verso l’ignoto e molte altre esperienze destabilizzanti a vari gradi.

Molte sensazioni ed emozioni vissute in esperienze del genere, molti ricordi o, all’opposto la totale assenza di ricordi relativi a tratti significativi di vita, o anche  l’assenza di emozioni  di fronte a ricordi chiari di scene terribili, in concomitanza con sintomi che sembrano sbucare dal nulla come panico, incubi, insonnia, flashback.. in Psicologia e in Psichiatria rientrano nelle manifestazioni della cosiddetta Sindrome da stress post-traumatico : questa è diventata endemica nel secolo scorso a livello di intere etnie passate attraverso i lager nazisti, poi consolidata dalle guerriglie dei veterani del Vietnam,  dalle guerre batteriologiche e dallo sterminio di tribù amazzoniche, per esempio.
 
Poco grave agli occhi di un adulto, ma gravissima e traumatizzante a quelli di un bambino può essere persino la percezione continua di non avere valore agli occhi del genitore avvalorata da episodi in cui tutti i compagni di classe sono prelevati da un familiare alla fine della scuola, mentre  di lui ogni tanto ci si dimentica. In alcuni casi si può parlare di vero e proprio “scambio” o anche “furto-cessione dell’anima”, frutto di una relazione di co-dipendenza; ciò può avvenire da parte di un adulto verso un bambino che viene di fatto posseduto, per un attaccamento eccessivo per esempio, di un defunto al bambino –  il nonno al nipotino, la madre al figlio.Tale movimento si può verificare in entrambe le direzioni: da un morto  verso uno vivo e da un vivo verso un morto e così per un adulto significativo e un bambino.

Bisogna considerare che in regressione o durante il viaggio per il recupero si può mostrare che la perdita dell’anima è avvenuta in una vita precedente dell’interessato. In ogni caso, è da ribadire che  non è tanto la drammaticità dell’evento o l’intensità del legame in se’, quanto il modo in cui il soggetto lo vive che può determinare la sintomatologia della perdita di frammenti di anima.

La perdita dell’anima nelle società tribali viene concepita come temporanea e i guaritori specializzati nel recupero dell’anima – sciamani compresi – vengono chiamati “cacciatori di anime”.
La terapia sciamanica per tutte le malattie  può essere considerata, ribadisco, una vera e propria Medicina degli Spiriti,  ovvero un tipo di guarigione che avviene nei Mondi altri e per poteri che sono gli spiriti aiutanti a conferire allo sciamano, il quale agisce in nome e a beneficio della sua comunità.

Questa medicina richiede non solo il recupero dell’armonia nella persona, ma una armonizzazione cosmica in cui il corpo, il mondo circostante, la natura e tutti gli spiriti che la animano ritrovino la loro interrelazione.  
La guarigione è quel processo in cui può avvenire la restituzione dell’integrità psico-fisica: si può trattaree deo recupero dell’anima, dell’eliminazione del male, di uno spirito maligno o comunque di qualcosa di estraneo intruso nel corpo del paziente, della rimozione di oggetti dal corpo, bloccando dei veri e propri malefici o risolvendo una colpa.

La guarigione spirituale è, dunque, molto di più della guarigione del corpo ed esige, in ogni caso, che anche il paziente si renda disponibile al dono che può ricevere da un piano non-ordinario.

 La riscoperta che ciascuno di noi può fare per esperienza diretta di questo mondo, non dev’essere mai disgiunta da una seria e impeccabile formazione alla pratica di tecniche sciamaniche guidate e da una consapevolezza di ciò che si è e della responsabilità verso chi chiede aiuto. Una formazione seria e la guida di un’autorità riconosciuta nel campo può  certamente risvegliare nel praticante di tecniche sciamaniche antiche conoscenze che giacciono nel cuore del nostro essere. La guarigione spirituale è, in realtà, basata su un sistema indigeno che non è affatto primitivo per vari aspetti, ma anzi risulta essere  profonda e complessa soprattutto per la vera connessione con il ruolo dello Spirito, degli spiriti  aiutanti, per il ruolo dell’intento e della consapevolezza responsabile nell’operare da parte del praticante. Nessuna esperienza terapeutica nell’ambito del lavoro di uno sciamano può portare guarigione se chi la effettua non ha attraversato e superato l’esperienza sconvolgente, la malattia spinta all’estremo, che gli ha aperto le porte all’emersione dei poteri sciamanici, tanto che quando si parla di questo tipo di guaritore, si parla sempre di “guaritore ferito” (wounded healer).

Occorre fare chiarezza su alcuni abusi concettuali di ciò che va sotto il nome di  Sciamanesimo e di Guarigione sciamanica sia alle nostre latitudini che a quelle dei vecchi sciamani. Intanto, per cominciare, non vuol dire che chi è all’altezza di utilizzare alcune o varie tecniche sciamaniche sia uno sciamano : come già accennato, non ci si può autoproclamare sciamani né essere dichiarati tali da “associazioni”  o fondazioni che rilasciano attestati dopo corsi impegnativi, o da altre che rilasciano attestati del genere anche dopo corsi effettuati per corrispondenza…(!!!). In questa, come in altre professioni di aiuto si esige dedizione, preparazione, onestà intellettuale e rispetto dell’etica professionale. Difatti non è affatto raro il rischio che un paziente finisca nelle mani di uno dei cosiddetti sciamani di plastica, una categoria pericolosa di pseudo-channellers e pseudo-guaritori che vantano pretese competenze di diagnosi e guarigione spirituale appellandosi a grandi nomi di Maestri mai conosciuti direttamente o, se conosciuti, di cui non si è assimilato ed integrato l’esempio e il potere di trasformazione personale. Soprattutto non  operano reali guarigioni, ma vendono il fumo di cose banali fatte passare per pseudo-esperienze sciamaniche. Questi sciamani di plastica, se esibiscono un curriculum, mentono spudoratamente, ma di solito evitano di indicare cose di spessore e preferiscono mantenersi nel vago.

Non è difficile per un paziente bisognoso uscirsene da tali “guarigioni” con vere e proprie intrusioni o entità, con slatentizzazione di stati pre-psicotici e di seri stati dissociativi con danni immaginabili mentre questi sciamani di plastica giocano a fare gli stregoni travestiti da sciamani.

Il fenomeno è molto diffuso anche nel campo delle Costellazioni Familiari  in cui  svolgono un servizio umile e profondo  molti facilitatori seri, ma in cui – alla stregua  di ciò che avviene per lo Sciamanesimo – si è anche diffusa l’inflazione di improvvisati  e sedicenti costellatori : ad ogni piè sospinto si rischia di imbattersi in costellatori familiari di plastica, senza scrupoli che si dichiarano o vengono proclamati tali dopo aver letto dei libri o aver frequentato una formazione prezzolata di 3-4 settimane, ma, che dico? anche di una settimana….E il resto, se va bene, è fatto online con tanto di “certificazione”, che è carta straccia in realtà.

 Dietro a questo diffuso fenomeno c’è o l’insipienza totale, l’assenza del senso di realtà e di responsabilità, ma soprattutto il demone del supermarket del sacro, in cui le istanze a credersi o a proclamarsi sciamani sono dettate da mitomania e megalomania, facilitate e incentivate dall’esposizione sulle vetrine abbaglianti di Internet: lì i pesciolini in stato di bisogno e privi di consapevolezza di dover affrontare un cambiamento impegnativo e anche doloroso se vogliono riguadagnare salute e benessere, sono facilmente sedotti e affascinati dall’appariscenza e da parole che promettono la liberazione da tutti i mali con la bacchetta magica, senza sforzo e trasformazione personale. Cosa che non è meno sconvolgente e dolorosa della malattia.

Questo è un grosso danno non solo per la persona che chiede aiuto, ma per l’Umanità perché rischia di svuotare di significato una cultura ancestrale potente e in armonia con il Tutto che ha tanto da restituirci. La banalizzazione e l’abuso della parola sciamano e sciamanesimo nella macchina del consumismo occidentale che macina tutto è tale che molti esponenti delle culture native pubblicamente sono disposti a rinunciare al nome di sciamano per non essere travolti da questo supermarket del sacro in cui è abbastanza facile per furbi e  disonesti vendere illusioni come in una fiera della vanità.

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