Rimpiangere la Lorenzin? Si può. Anatomia di una tecnolegge
Di Il Pedante - ilpedante.org
In
appendice all’articolo precedente e nel solco tematico della protesta –
utile o meno – che mi ha spinto a chiudere il blog, aggiungo qui qualche
considerazione analitica e di contesto sul citato e pendente
disegno di legge n. 770 cofirmato dai capigruppo Stefano
Patuanelli (M5S) e Massimiliano Romeo (Lega) e dai membri della
Commissione igiene e sanità al Senato Pierpaolo Sileri (M5S), Maria
Domenica Castellone (M5S) e Sonia Fregolent (Lega) recante “Disposizioni
in materia di prevenzione vaccinale“. Il testo, presentato il 7 agosto, è assegnato alla 12ª Commissione permanente (Igiene e sanità) del Senato in
sede redigente. Ciò significa che eventuali emendamenti alla proposta saranno
valutati e approvati in seno alla sola Commissione, riservando all’Assemblea il
voto sul testo finale. La discussione ha avuto inizio il 2 ottobre.
Si è già documentato e deplorato il fatto che l’«obbligo flessibile» normato dalla proposta «supererebbe» l’obbligo della Lorenzin in senso tutto accrescitivo, esattamente come una potente auto sportiva supererebbe un’utilitaria in autostrada: mira cioè a estenderlo nelle applicazioni e nelle sanzioni fino a renderlo potenzialmente universale. Guardandosi bene dal mettere in forse l’abominio di un trattamento sanitario obbligatorio preventivo – quindi non motivato da urgenza – e di massa, il DDL n. 770 ne accetta in pieno la ratio rilanciandola su tutte le fasce di età («per determinate coorti di nascita») in caso di «compromissione dell’immunità di gruppo» (art. 5, comma 1). In questi casi, alla «sanzione amministrativa pecuniaria da euro 100 ad euro 500» (ibi, comma 3) aggiungerebbe la possibilità di escludere gli inadempienti dalla «frequenza delle istituzioni scolastiche del sistema nazionale di istruzione» (ibi, comma 4) e quindi anche dalle scuole dell’obbligo e superiori, arrivando là dove il precedente governo non aveva osato arrivare. Giacché, infine, «gli obiettivi da raggiungere su tutto il territorio nazionale» sarebbero quelli fissati dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale (PNPV) adottato «su proposta del Ministro della salute, sentito l’Istituto superiore di sanità» (art. 2), il numero delle vaccinazioni da imporre mediante obbligo non sarebbe più necessariamente limitato alle dieci previste dalla Legge Lorenzin, ma potrebbe estendersi anche ad altre patologie infettive secondo le priorità fissate dai tecnici e i livelli di copertura registrati.
Il nuovo DDL finirebbe così per surclassare (non «superare») la coercizione ex Lorenzin espandendola in ogni direzione possibile:
a)
delle fasce di età e quindi del numero di persone coinvolte,
b)
delle sanzioni applicabili e
c)
delle vaccinazioni assoggettabili all’obbligo.
Fatte
queste premesse, l’auspicio di chi scrive non può che essere quello di una sua morte
silenziosa e prematura, e che mai possa lasciare le scrivanie di chi l’ha
concepita. Un esito tanto più necessario se si misura l’intenzione di
intensificare ulteriormente l’imposizione lorenziniana con le posizioni avverse all’obbligo già espresse del ministro
della Salute in carica e, più ancora, dal segretario della Lega Matteo Salvini,
che anche in un recente comizio ha ribadito quanto sia «sacrosanto
per tutti i bimbi il diritto di andare a scuola. Perché non è civile un
Paese che nega questo diritto». Avendo però aggiunto che «al governo siamo
in due», resta da chiedergli perché tra le firme in calce a una proposta che
nega esplicitamente il diritto di «frequenza delle istituzioni scolastiche del
sistema nazionale di istruzione» appaia anche quella del suo capogruppo al
Senato.
Se una revoca del testo non fosse resa possibile dalle circostanze, sarebbe almeno da stralciare con urgenza la previsione abnorme della sospensione da scuole e asili: sia per non attentare con certezza a un diritto-dovere costituzionale (art. 34) sulla base di eventualità tanto paventate quanto remote, sia per spuntare gli artigli di un meccanismo di coercizione e discriminazione che non ha precedenti nella storia repubblicana. Per quanto auspicabile in subordine, questo risultato lascerebbe comunque intatto l’impianto di una legge profondamente sbagliata e pericolosa nei suoi fondamenti scientifici e di diritto, il cui precedente aprirebbe la porta alla possibilità di abusi che, poco o nulla giovando alla salute pubblica, metterebbero ulteriormente a rischio la coesione sociale e la fiducia nelle istituzioni. Analizzare i modi in cui ciò avverrebbe è utile anche nella desiderata ipotesi di un’inversione di rotta dei decisori, per trarne un monito più generale sui mali di un legiferare «tecnocratico» applicato a un caso concreto.
***
Come
ogni legge di ispirazione «tecnica», anche il DDL n. 770 prefigura un
meccanismo di governo «algoritmico» e lineare. Il provvedimento poggia sul
doppio pilastro informativo di un PNPV quinquennale contenente il calendario,
gli obiettivi e le raccomandazioni in materia di prevenzione vaccinale, e della
costituenda Anagrafe vaccinale nazionale dove confluiscono i dati relativi allo
stato vaccinale della popolazione. Incrociando i due flussi di informazione, le
autorità sanitarie dovrebbero essere in grado di monitorare la rispondenza dei
comportamenti vaccinali agli obiettivi fissati in tempo quasi-reale e con una
precisione «granulare» secondo età, sesso, localizzazione geografica,
condizioni cliniche ecc. per intervenire «chirurgicamente» nelle situazioni di
mancato raggiungimento dei target. Sarebbe in teoria possibile, ad esempio,
attivare l’obbligo HPV per i soli preadolescenti maschi di una provincia, o
quello antinfluenzale per i soli soggetti anziani di una regione.
I
«piani straordinari d’intervento» comportanti l’obbligo sarebbero varati –
unica novità davvero positiva – «su proposta del Ministro della salute previa
deliberazione del Consiglio dei ministri, sentiti l’Istituto superiore di
sanità… con decreto del Presidente della Repubblica», cioè tramite una
decisione politica e un iter non esattamente «snello» né tanto meno automatico.
Ciò dovrebbe garantire un margine di discrezionalità politica che resterebbe
tuttavia assoggettato alla «dura legge» del numero, integrando
disciplinatamente il modello del «vincolo esterno» dove gli organi
politici decidono il come ma non il cosa, e un parametro solo
simbolicamente correlato all’obiettivo – come già la soglia di spesa pubblica
in deficit, o il rapporto deficit/PIL – assurge a totem dell’azione
legislativa. Il vizio di metodo sotteso a questa visione monofattoriale e
meccanica, più vicina alle dinamiche di un videogioco che alla
complessità di un fenomeno biologico e di massa, si riflette puntualmente nei
suoi strumenti.
Piano nazionale di prevenzione vaccinale: il vincolo esterno
Nella
proposta qui esaminata, gli obiettivi di copertura vaccinale dettati dal PNPV
costituirebbero la fonte unica dell’intervento legislativo, che si vedrebbe
così privato della facoltà di deliberare su ogni singolo caso accogliendo
criteri scientifici più ampi e anche non scientifici, secondo le
molteplici fonti del diritto. La tabe tecnocratica si rivela qui nell’illusione
di «sterilizzare» la fallibilità del processo decisionale politico
assoggettandolo a un criterio che si reputa a-politico, traente origine e
legittimazione da sé stesso e dall’«evidenza». Ma, semplicemente, ciò non è
possibile. L’elaborazione di obiettivi di diffusione di una profilassi, e
più a monte il fatto stesso di eleggere quegli obiettivi e quella profilassi,
riflette essa stessa una visione del mondo e una gerarchia di priorità e di
interessi. Nel 2015, il celebre epidemiologo Vittorio Demicheli denunciava ad esempio sulle pagine del
Sole 24 Ore che «il calendario riportato all’interno del[l’allora] Piano
nazionale di vaccinazione è la copia fedele del “calendario per la vita”
sponsorizzato dalle industrie del farmaco». La vicenda, al netto di ogni
giudizio, ci ricorda che le dialettiche e gli incerti scippati alla politica si
ripresentano inevitabilmente ai piani superiori della tecnica la quale, nel
farsi decisione, diventa essa stessa politica a dispetto dei suoi paludamenti.
In
punto di merito, molti osservatori distratti hanno apprezzato il «buon senso»
della proposta n. 770 senza però minimamente conoscere né gli ambiziosi
requisiti del PNPV che dovrebbero assurgere a legge, né la situazione in cui
ciò dovrebbe avvenire. Scorrendo il testo oggi in vigore ci si renderebbe
infatti conto che l’applicazione dell’obbligo ai «significativi scostamenti…
tali da ingenerare il rischio di compromettere l’immunità di gruppo»
innescherebbe un aumento delle inoculazioni così vertiginoso da fare
impallidire il dettato lorenziniano. Abbozziamo nel seguito una simulazione
incrociando i dati più recenti sulle coperture e le raccomandazioni del PNPV 2017-2019:
La
simulazione assume il normal case scenario, quello cioè in cui un
governo in carica si attenesse alle disposizioni dell’art. 5. Certo, può darsi
che le raccomandazioni del nuovo PNPV introdurranno una gradualità delle
soglie, ma ciò sposterebbe il problema
senza risolverlo. O ancora, che un esecutivo attiverà solo parzialmente i
piani straordinari giustificati dagli scostamenti, ma ciò trasformerebbe il diritto allo
studio e all’inviolabilità della persona in una mera concessione che deroga
alla legge per la «bontà» – sempre revocabile e sempre assoggettabile a
ricorso – di qualcuno.
La
«flessibilità» dell’obbligo in parola si rivela insomma essere quella di una
vescica vuota che si adatta elasticamente al suo contenuto. Mentre
promette di flettersi alle «circostanze», alla «situazione» o – come qualche
candido ancora crede – alle «epidemie», segue in realtà il profilo di una
raccomandazione tecnica che, nell’espandere al massimo gli obiettivi, espande
al massimo la guaina normativa e impositiva che vi aderisce. Scopriamo
così che i
vaccini obbligatori per l’infanzia e l’adolescenza potrebbero salire dagli
attuali dieci a quindici, e quelli per la terza età da zero a tre,
senza dire ciò che toccherebbe agli «esercenti le professioni sanitarie» la cui
menzione distinta (art. 5, comma 1) sembra suggerire che sarebbero oggetto di
obblighi supplementari e dedicati.
Immunità di gruppo: la politica del numerino
Secondo
la teoria dell’immunità di gruppo (o di «gregge»), la circolazione di un agente
infettivo all’interno di una comunità può essere fermata se una sufficiente
percentuale dei suoi membri è immunizzata contro quell’agente. Al netto di
altre raccomandazioni qualitative, gli «obiettivi» del PNPV che dovrebbero
informare gli interventi straordinari dell’esecutivo coincidono appunto con le
soglie percentuali di copertura vaccinale per scongiurare la «compromissione
dell’immunità di gruppo». Il meccanismo
di protezione dalla malattie infettive prefigurato dal DDL si riduce così al
monitoraggio di un unico parametro sposando una visione rigidamente
unidimensionale del problema che si presta a più di una critica.
Sorvolando
sulle diatribe scientifiche circa la determinazione delle soglie, i tassi e la
durata delle sieroconversioni e la persistenza di fenomeni epidemici per alcune
malattie anche in supero delle soglie di sicurezza (come qui, qui
o qui), il problema più ovvio è di natura politica.
Che si debba raggiungere per tutti gli antigeni la copertura massima
raccomandata in letteratura (nel PNPV è tutto un ossessivo ≥ 95%, ma vedi
tabella sotto) e non piuttosto modulare gli obiettivi secondo la presenza,
probabilità e pericolosità di ciascuna malattia, è una decisione che non può
sottrarsi al dibattito democratico. La vaccinazione è prima di tutto – e in
certi casi esclusivamente – un utile strumento di protezione individuale. Farne
sempre e automaticamente scaturire l’obiettivo «epico» di
sopprimere le malattie nel Paese o nel mondo sottende, anche quando ciò sia scientificamente provabile, una progettualità esclusivamente politica che
per le proporzioni della sua ambizione e i mezzi drastici che reclama, deve
essere condivisa e discussa caso per caso coinvolgendo la più ampia platea
democratica, non relegandola nelle tabelle di un documento tecnico.
Soglie di «immunità di gruppo» (da Paul E.M. Fine. Herd
immunity: history, theory, practice, Epidemiol. Rev. 1993. 15;2: 265-302).
Nel
merito, la scelta di subordinare azioni di
prevenzione e sanzione di gravità inaudita a un singolo parametro dovrebbe
essere corroborata da una correlazione forte e lampante tra i livelli di
vaccinazione e i contagi. Ma questa correlazione, quantomeno ai
livelli di copertura già raggiunti, è tutt’altro che ferrea, ad esempio se si
incrociano i dati regionali italiani per alcune malattie. La misura dei contagi
dovrebbe essere quindi indagata e contenuta allargando l’analisi a una pluralità
di fattori per produrre strategie articolate e mirate secondo ciascuna
realtà. Di
tutto ciò non c’è però traccia nel DDL in discussione, che si accontenta invece
di imporre, con strumenti inediti di coercizione, il raggiungimento di un
numero one-size-fits-all
promettendo di subordinare un vantaggio sanitario incerto alla certezza del
sacrificio della libertà, dei diritti costituzionali e dell’inclusione sociale
di milioni di persone.
La
«politica del numerino» che si fa totem, i cui fallimenti si sono già osservati
in altre e famose decisioni pubbliche (in primis quelle riguardanti gli
obiettivi di bilancio pubblico), tradisce la volontà ultra-riduzionista e
«cibernetica» di squalificare fenomeni complessi riducendoli a variabili di
facile comprensione, riducendo così a cascata il politico a «guardiano del
numero», sostituibile prodromo di un’intelligenza artificiale.
Anagrafe vaccinale nazionale: la volontà di potenza
Molti
osservatori hanno salutato con favore l’istituzione di una «anagrafe vaccinale»
che il DDL in discussione eredita integralmente dal decreto Lorenzin (art. 4-bis), mutandone il nome in «anagrafe vaccinale
nazionale» (AVN, art. 4). La costituenda AVN servirà a «monitorare l’attuazione
dei programmi vaccinali sul territorio nazionale» registrando «i soggetti
vaccinati e da sottoporre a vaccinazione, i soggetti di cui all’articolo 1,
commi 2 [immunizzati a seguito di malattia naturale] e 3 [esonerati o differiti
per motivi di salute] del presente decreto, nonché le dosi e i tempi di
somministrazione delle vaccinazioni effettuate e gli eventuali effetti
indesiderati».
Va
premesso che i dati sulle coperture vaccinali per luogo e coorte di nascita
sono già noti da anni all’amministrazione centrale (qui quelli di infanzia e adolescenza), come anche le possibili reazioni avverse e i casi di malattie sottoposte a vigilanza. A regime, e purché
sia ben progettato, uno strumento come la nuova AVN potrebbe dunque sì
facilitare «l’elaborazione di indicatori» (ibi, comma 3) e «la raccolta e lo
scambio di informazioni con gli organismi europei… internazionali» e nazionali
(ibi, comma 4), ma non aggiungerebbe molto in termini informativi. Se il
problema fosse l’inefficienza della raccolta e trasmissione dei dati in carico
alle amministrazioni locali, sarebbe invece facile prevedere, in analogia con
altri settori già investiti dal furor di portali e “big data”, che
l’introduzione di nuovi oneri e procedure comporterebbe altri aggravi
burocratici, e quindi inefficienze.
Il
problema fondamentale è però un altro. Mentre promette di essere un registro di
dati sanitari per migliorare la salute pubblica, l’AVN raccoglierebbe in realtà
un elenco di «soggetti» (nome, cognome, codice fiscale) per monitorarne non
tanto le condizioni cliniche, ma la loro adesione ai «programmi vaccinali sul
territorio nazionale» e, quindi, i motivi della loro eventuale mancata
adesione. Servirebbe cioè a sorvegliare l’adempimento di un obbligo di legge –
ancorché «flessibile», si è visto in che misura – superando i residui incerti
delle comunicazioni tra gli enti. Ciò, data la sua utilità statistica tutto
sommato blanda, avvicinerebbe l’AVN più a uno strumento di polizia sanitaria
grazie al quale sarebbe possibile individuare e sanzionare in tempo reale non
già determinate categorie di individui, ma ciascun singolo renitente all’atto
vaccinale.
Nel
contesto di un obbligo che promette, salvo modifiche, di espandersi
notevolmente oltre a quanto già imposto dalla norma in vigore – nell’ordine di
milioni di nuove dosi ogni anno – e dell’entità delle sanzioni previste,
l’adozione di questo strumento sembra promuovere un ulteriore e deciso
slittamento dalle politiche di informazione e condivisione a quelle di una coercizione
senza scampo, spalancando la porta a una medicalizzazione «cieca e sorda»
potenzialmente senza fine perché non più bilanciata, anche nei suoi rischi,
dalla critica e dall’obiezione di cittadini e operatori.
La «volontà di potenza», ultimo stadio della tecnocrazia, sposta l’intero peso dell’azione
politica sul lato della sorveglianza e della repressione per liberarla dalle
resistenze di una base popolare identificata come «nemica del progresso» e non
già, secondo Costituzione, mandante supremo di quell’azione. Essa tende così al
sogno di un governo ontologicamente totalitario in cui sia possibile
identificare e rimuovere senza sforzo ogni singola eccezione o stonatura grazie
alla capillarità degli strumenti elettronici in rete: dal controllo delle
comunicazioni via internet alla rilevazione automatica delle conversazioni,
dalla schedatura o blocco delle spese «cashless» alla videosorveglianza
diffusa, dal tracciamento GPS all’integrazione dei database per accedere ai
dettagli della vita di ciascuno «con un click». Questi strumenti, per l’enorme
potere che concentrano nelle mani di pochissimi, e in un contesto già
irresistibilmente vocato all’introduzione di sempre nuove coercizioni,
dovrebbero essere limitati alle sole applicazioni di massima urgenza e
necessità. Non sembra essere questo, francamente, il caso di una nuova anagrafe
vaccinale nazionale.
Ma
dipende dai punti di vista. E dagli scopi.
Fonte:
ilpedante.org - Link: http://ilpedante.org/post/rimpiangere-la-lorenzin-si-puo
05.10.2018 - Via https://comedonchisciotte.org/rimpiangere-la-lorenzin-si-puo-anatomia-di-una-tecnolegge/
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L'invenzione della vaccinazione proviene da un farmacista svizzero, ls cosiddetta scienza che in realtà è solo una espressione degli interessi oligarchici non ne ha mai confermato l'utilità, è solo un mezzo di distruzione di massa travestito da false promesse. Le entità negative extradimensionali che parassitano il cosiddetto establishment politico/industriale/scientifico/religioso/artistico/culturale ecc.. hanno bisogno che le frequenze ologrammatiche di questa matrix rimangano entro un certo range, in modo da poter continuare il controllo e quindi il sifonamento energetico in corso. Quanto sopra probabilmente è già a vs conoscenza, faccio presente che esistiamo in una realtà virtuale cibernetica. Il fatto che siamo composti da una serie di corpi che vibrano a differenti frequenze e con capacità comunicative proprie è una peculiarità cibernetica. Questo campo di forza multifrequenziale è generato da macchine che eleborano e formattano energia-informazione. Al di fuori dell'energia anemica che caratterizza gli umani, non esiste la cosiddetta morale, ne tanto meno i sensi di colpa. Le entità di cui sopra sono solo programmi cibernetici che vengono continuamente replicati. Il tempo, gli angeli, le religioni ecc.. sono programmi di controllo, così come le vaccinazioni. I cibi avvelenati, le scie chimiche, le guerre continue ed inutili sono anche loro programmi di controllo.
RispondiEliminaAll'interno della sorgente c'è una enorme macchina che genera e controlla questo universo virtuale a cui anche noi siamo allacciati, se venisse distrutta tutto svanirebbe e sarebbe come staccare la spina della realtà.
E' un bel dilemma, che ne dite?
Concordo quasi su tutto... la questione della macchina non la scarto, ma non ne ho ancora piena consapevolezza, quindi ne terrò conto per il futuro.
EliminaLo scenario che hai ben delineato e che condivido qualora governato da macchine corrisponde esattamente a quanto ci ha fatto vedere l'industria del cinema con "Matrix" e con "Il tredicesimo piano".
Buone cose. :-)
Complimenti anche voi fate parte della dittatura della disinformazione.
RispondiEliminaPotresti spiegarti meglio? Giusto per capire e cercare di correggere gli errori o colmare le lacune.
EliminaA seguito di ricerche fatte da diversi gruppi di contattisti (per esempio il gruppo Atlan) sta emergendo che l'universo virtuale nel quale ci stiamo manifestando è nato dal sogno creatore di una entità co-creatrice che presa dal suo stesso raptus creativo incontrollato, è stata risucchiata all'interno della sua creazione, lasciando fuori la sua parte anemica e dimenticando chi era. Praticamente era rimasta intatta la struttura olofrattale creativa che avrebbe dato seguito a ciò che chiamiamo leggi fisico-chimico-matematiche della realtà, ma gli esseri che questo dio zoppo poteva creare erano solo cloni cibernetici di se stesso senza anima. Era così nata una matrix che si poteva dirigere solo su un percorso egoico e cibernetico. Da ricerche odierne molti contattisti salendo la scala gerarchica delle entità extradimensionali si trovano a dover trattare sempre con macchine cibernetiche che combattono per mantenere lo status quo di questa matrix basata sulla negatività (ad esempio vedi Lucio Carsi). Tutte queste entità, nonostante gli immensi poteri che ai ns limitati occhi possiedono, non hanno un anima e quello che stà succedendo in astrale, cioè l'ossessiva ricerca di ibridazione eterica con gli umani, alla fine oltre che la necessità di approvvigionamento energetico di basse frequenze, è la ricerca di appropiazione dell'anima, che loro non vedono e non possono capire. Questa matrix e chi ancora la gestisce è nata senza anima ed è basata solo sul controllo ossessivo, praticamente su tutto quello che a specchio emozionale viene visto come negatività e basse frquenze. Tutti gli dei che la storia ci tramanda sono esseri cibernetici Orus, Zeus, Nettuno ecc.. o meglio sono programmi che vengono replicati e che rispondono agli ordini ed ai dettami della sorgente zoppa. Per risolvere queste problematiche, altre entità co-creatrici che per creare si interfacciano alla vera matrx universale, successivamente a questo disastro, hanno introdotto nella ns matrix le anime che si incarnano dentro i contenitori umani. Le anime hanno il potere di assorbire energia e consapevolezza dalle alte frequenze ed anzi stanno cercando di trasmettere che l'amore è la frequenza che può riparare i molti guasti accaduti. Al momento è in corso una guerra nei piani astrali e sulla terra stessa, dove queste entità senzienti-cibernetiche che hanno intrapreso un percorso egoico, stanno facendo qualsiasi cosa per inabilitare la specie umana e quindi impedirne il suo risveglio. Risveglio significa la riattivazione dei sensi multidimensionali dormienti, e quindi in definitiva significa la riconnessione con la vera sorgente. Il Demiurgo e i suoi compari sono molto agguerriti e basta dare una occhiata a quello che è in corso per rendersene conto. E' stato scelto un metodo soft per riconvertire questa matrix e pertanto i progressi saranno lenti e dipenderanno dal livello di consapevolezza del genere umano, che anche se non se ne rende conto è sostenuto dalle famiglie animali e vegetali ed il direttore d'orchestra è l'acqua che è una entità perfettamente senziente e che è dentro di tutti noi ed entra in risonanza quando è necessario.
RispondiEliminaGrazie, splendida precisazione!
EliminaSaluto anonimo condividendone la visione d'insieme anche se un dubbio mi tormenta non poco e che verte sulla questione della percezione di amore. Mi chiedo cosa sia amore...una radianza elettiva...un flusso di coscienza superiore invisibile ma non insensibile ai nostri atti e intime oscillazioni ma che inequivocabilmente si presta alle maggiori distorsioni del proprio inafferrabile significato. Amor e' una temibile forza magnetica che troppo spesso sembra dimostrare di sostenere l'equivoco (colossale equivoco) impiantato nella solidificazione egoica. Tutti invocano e inneggiano all'amore, dai marchettari ai piu' alti dignitari ecclesiastici. La contraffazione del senso di amor credo sia un problema pressoche' irrisolvibile o almeno cosi' a me sembra essere anche se, devo pur specificare, che la mia ridottissima levatura interiore mio malgrado, inevitabilmente mi pone in una prospettiva davvero corta. A ogni modo credo che troppo si parli di amore. Vero e' che se intimamente riarsi da questo benevolo flusso che, in un certo senso, giunge ad annaffiare il fiore sensibile della vita affettiva noi non saremmo che aridi involucri, macchine appunto. Ma quante distorsioni, quante efferatezze, compiute contro se stessi e contro altri, mosse da amorevoli propositi. Il Poeta rimane indiscutibilmente Sommo, ma non dovremmo ritenere piu' come valide le parole conclusive del suo capolavoro quando afferma: l'amor che move il sole e le altre stelle. L'universo cibernetico e' una fucina splendente e vorace, un immenso pretesto di equivoci concentrici dove lo straordinario si confonde all'aberrante e l'animo precipitato quaggiu' non sa ottenere ragione di una cosi' fonda contraddizione. Una contraddizione propriamente tragica, dove nei suoi piu' accesi contrasti brilla con ineguagliabile intensita' su tutte le altre la fiamma di amore: terribile di dolore e sublime per capacita' di elevazione. Ma cio' non basta e non puo' bastare. Ognuno sarebbe chiamato come possibile candidato = candidus = immacolato che e' senza macchia passionale, a sconfiggire intimamente a se' il sempiterno giro delle Ere. E' una follia, anzi La Follia, decretata ad un unico principio di Nobilta' (l'unica possibile) da poter realizzare ricavando il centro immateriale di una realta' impossibile ad essere circoscritta da alcun limite. Ricavare il Centro, dunque, vorrebbe significare individuar l'incrocio dove intersecano piu' dimensioni per ottenere in ogni caso un perfetto Nulla. Saluto Anonimo ringraziandolo per il suo espoicativo commento e la tua genuina e indagativa cordialita' Marcello. La presente Notte del mondo possa recarci Buon Consiglio.
RispondiElimina...oppure l'amor di cui riferisce l'Alighieri concernerebbe proprio il sensibile impasto vibrazionale da considerare come il motivo piu' interno alla determinazione dei mondi. Tutt'altro che una contingenza di sola letizia, cercare di risolvere in se' l'enigma di amore significa innanzitutto affondare nell'orrore piu' tetro. Non e' consolante il finale della Commedia, ma un severo ammonimento rivolto ad ogni coscienza in cammino: sta attenta dunque! Non dar retta ai facili allettamenti...e' amor (temibile e magnetico) che governa le composite dinamiche universali...ti compenetra dominandoti e la semplice aspirazione di liberare il cuore non significa niente di niente. Pochissimi offrono se stessi alla vita completamente 'svestiti'. La ragione di Amore e' connaturata al 'Segnore di aspetto pauroso che vive come ombra dell'ombra stessa: e' il Vide Cor Tuum. L'amore e' la forza divorante. Il solo metabolismo meta-universale. Cos'altro tenterebbero di fare al Cern se non di profanare questo ineffabile sigillo che contiene la vita dentro se stessa ma ispirandola (cio' e' inesplicabile) a realizzare la propria eminente verita' fuor di se stessa...ad una 'misura' infinita fuor dalla misura sua. Non a caso e' scritto nei vangeli e non rammento ora in quale passo ma proprio cosi' la e' riportata la frase emblematica: il Figlio dell'uomo non ha un posto dove posare il capo
RispondiEliminaCommenti leggermente sconclusionati questi miei due ultimi...perdonate l'errore di trascrizione della frase latina presente nella seconda apparizione di Beatrice a Dante (Ego dominus tuus)...mi sopragiunse uno soave sonno, ne lo quale m’apparve una maravigliosa visione: che me parea vedere ne la mia camera una nebula di colore di fuoco, dentro a la quale io discernea una figura d’uno segnore di pauroso aspetto a chi la guardasse; e pareami con tanta letizia, quanto a sé, che mirabile cosa era; e ne le sue parole dicea molte cose, le quali io non intendea se non poche; tra le quali intendea queste: «Ego dominus tuus». Ma la sostanza emblematica (davvero terribile) non cambia...sull'idea di Amore convergono da millenni atroci imposture cosa significa dunque amare il prossimo e amare se stessi? Quale soavita' dovrebbe pervarderci? Quale percezione d'intima chiarita'? Sicuramente occorre agire contrariamente a tutto cio' che arriva a ottenebrare la nostra percezione interiore e dunque quei medesimi impulsi istintuali che fungono di sostegno all'ego ordinario emamanati dalla stessa Matrice Cibernetica la cui legge di necessita', dovremmo ritenere, principia da una dimensione larvale incapace di sussistere in se'. L'universo ologramma e' pari a universo fantasma dove la composita marionetta umama danza mossa dai fili che ne preordinano la continua predazione energetica. Si rafforza la convinzione che e' fuori dalla propria misura la realta' autentica dell'essere (una definizione convenzionale per intendere un'intuizione di pienezza di fatto inesprimibile e inconoscibile finche' rimaniamo radicati in queste fattezze). Del resto, si rafforza anche la convinzione che astrarsi da questo piano dimensionale senza aver intrapreso un percorso d'intima rettificazione perseguito fino all'ultimo determinera' ulteriori intrappolamenti eterici della 'sostanza volatile' che quaggiu' ci anima. Con la stessa prudenza e maestria di un artificere dobbiamo agire interiormente a noi stessi per disinnescare il 'congegno a tempo' che e' l'ego.
RispondiEliminaAmore è semplicemente la predisposizione al servizio per gli altri nel senso più positivo e largo del termine; chi invece a ciò antepone solo il servizio a se stesso non ha la capacità di amare. Ovviamente per poter amare è indispensabile amare se stesso, altrimenti non ci sarebbero le basi della libertà e del libero arbitrio. Amo il mio prossimo, in quanto amo me stesso - non a caso un comandamento recita " ama il prossimo tuo come te stesso".
RispondiEliminaL'espressione più alta e luminosa dell'amore è l'amore incondizionato, che cioè non si lascia condizionare da ciò che avviene nella realtà, per poterlo raggiungere è necessaria una formidabile crescita spirituale che si concretizza attraverso questa espressione. Pochi la capiscono e ancora meno la possono praticare; viviamo in una società dell'illusione dove la maggior parte delle persone che cerca l'amore, scambiano la parola amore con la necessità di essere amati. A tal proposito ci sono molte sottospecie di amore superficiale che vengono ricercate e pubblicizzate. Nei libri, nei film, nelle riviste patinate, ma non portano mai a nulla di concreto. Se hai raggiunto la capacità di dare senza nulla chiedere e/o recriminare tuo è il mondo, hai chiuso il ciclo e potrai passare al prossimo step di questo universo virtuale cibernetico e olofrattale. Ricorda la tua anima è una matrice di punti luce e la vera luce è quella che non brucia, ma ti accarezza l'anima orgasmicamente, allora il velo della falsa realtà sarà caduto e tu ti chiederai. Ma perchè non l'ho fatto prima, perchè ho perso tanto tempo!
Allora ti accorgerai che non c'è alternativa all'amore puro, anzi è la sola energia che conta e che da senso alla manifestazione della ns essenza.
...e' come dici...cosi' dovrebbe essere in merito all'amore e alla dimensione olografica dell'universo cibernetico...a ogni modo un oceano pur sempre ignoto, la cui vastita' ci separa da un enigma ancora piu' inconcepibile di questo e in tutta franchezza ti diro' che io adesso come un grumo o abozzo ritorto di fango insufflato da un inconoscibile alito divino, che lo ha reso dolente e sognante, proprio cosi' mi percepisco. Fui posto all'alba delle ere sul tornio del Vasaio e appena modellato nella forma e nell'essenza venni messo a cuocere nel forno delle confuse aspirazioni. Ora, ritrovandomi davvero non so dire come sul presente piano dimensionale, sento di oscillare sempre piu' pericolosamente tra gli estremi di una medesima tensione sensibile, convenzionalmente definita Amore-Odio, non riuscendo ancora a forare l'involucro emotivo che tenacemente serra la parte di me che mi e' piu' ignota. In cuor mio, in definitiva, sento di appartenere all'insieme di quella anonima e rachitica ciurmaglia spaurita che e' la massa dell'umanita' presente, trascinata a forza negli orridi gorghi del divenire. Come forzati obbligati alla catena delle esistenze, ognuno fianco a fianco, remiamo nelle correnti di flutti insensati al ritmo imposto dal Demiurgo. Il tempo lo batte lui, e noi remiamo e speriamo, speriamo e remiamo fino allo sfinimento e quell'infame carceriere che e' il Fato, aggirandosi tra le file dei rematori dispensa frustate a casaccio, e quasi nessuno puo' dire che non stesse gia' meglio di suo prima di riceverne una. Nel fondo della stiva si sperimenta una differente visuale dell'orizzonte, ridotto alla schiena di chi mi sta davanti e per questo confido enormente nella facolta' immaginale. Davvero cosi' vedo la condizione dell'umanita' presente...almeno cosi' mi sembra che sia in una trasposizione allegorica o a livello eterico. Qualcuno mormora che una volta approdati forse saremo venduti a padroni ancor piu' crudeli.
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