La falsa neutralità della tecnologia
Quando
si parla di tecnica/tecnologia,
il
pensiero comune è che questa non è, di per sé, né buona né cattiva, ma
che dipende dall’uso che se ne fa. Storicamente,
la tecnica/tecnologia, ha sempre diviso.
Apologeti
osannanti da un lato, detrattori/denigratori feroci dall’altro. Io faccio parte
della seconda categoria (perché a mio modo di vedere per un apparente vantaggio che essa porta seguono inevitabilmente dieci
svantaggi), ma rispetto e addirittura comprendo il pensiero di chi la
difende e ne è pure entusiasta, perché questo pensiero, ancorché erratissimo a
mio modo di vedere, segue comunque un suo filo logico, una sua visione del
mondo e della Vita che in qualche modo fanno intendere, vedere, percepire la
tecnologia come “positiva”. Lo ripeto, non sono d’accordo, ma ci sta.
Ciò
che invece non tollero è quello
psuedo-pensiero di massa (e il fatto che sia di massa ci dice
che bisogna diffidarne in partenza perché per definizione il pensiero delle
masse non è un pensiero libero), secondo il quale “la tecnologia non è in sé né
buona né cattiva ma dipende dall’uso che se ne fa”. Questo concetto è relativamente recente,
essendo stato formulato dal filosofo tedesco Karl Jaspers (1883-1969). In buona
sostanza, afferma Jaspers, la tecnica/tecnologia è essenzialmente un fenomeno
di per sé neutrale, un fenomeno le cui conseguenze dipendono, appunto,
esclusivamente dall’uso che se ne fa.
Jaspers quando fece questa affermazione doveva trovarsi in leggero
stato confusionale, perché nel momento stesso in cui afferma (in “Origine e
senso della storia”) che la tecnica/tecnologia condiziona sempre l’essere umano
che vive in quel mondo, che lo rende sempre più passivo e dipendente da essa, che questa cambia l’ambiente naturale perché ne impone uno sfruttamento
che più si va avanti più diviene spinto
e distruttivo, che impone una cultura del “meccanismo”, dell’automazione,
della razionalità, dell’artificiosità, dopo tutto questo e altro ancora, della tecnica/tecnologia si può dire tutto
tranne che sia un fenomeno neutro. Si può esserne sostenitori perché si
vede l’automazione, l’artificiosità, l’automazione, come un qualcosa di
positivo, oppure detrattori perché li si coglie come negativi. Per certo
l’unica cosa che non si può affermare è che la tecnica/tecnologia sia un
qualcosa di neutro, un qualcosa che dipende dall’uso che se ne fa.
Secondo
il pensiero comune,
un telefono cellulare, non è di per sé positivo o negativo ma dipende, appunto,
dall’uso che se ne fa. E’ indubbio che l’oggetto telefono cellulare possa
essere utilizzato in maniera intelligente, responsabile, utile, in una parola
in modo “positivo” (ad esempio: rimango coinvolto in un grave incidente
stradale, chiamo l’ambulanza e questa arriva in tempo a salvarmi) oppure nel
suo contrario, cioè in maniera idiota (ad esempio per mettere su Facebook la
pizza che stiamo mangiando al ristorante per poi avere altri idioti che
commentano “che buonaaaaa”, oppure, peggio ancora, “mmmmmmmmm”!).
E
fin qui è tutto vero, compreso il fatto che nel momento in cui, più o meno
costretti ad usarlo, dobbiamo cercare di adoperarlo nella maniera più
intelligente possibile. Il fatto è che l’analisi si ferma qui e questa non è
un’analisi. Se invece si fa un’analisi
seria, se si cerca di andare oltre, se
davvero si vuole andare alla radice di cosa davvero sono un telefono cellulare
e quella tecnologia che lo ha generato, allora si capisce che la sua essenza è
inevitabilmente negativa.
Lo smart-phone (o qualunque tecnologia) non
è qualcosa che cade dal cielo pronto e impacchettato. Il telefono cellulare
esiste perché esiste un mondo attorno che in qualche modo lo ha creato. E con
delle conseguenze ben precise.
Basterà
pensare alla devastazione ambientale
che l’estrazione dei vari minerali necessari comporta (coltan, “terre rare”,
ecc.), basterà pensare allo sfruttamento
umano che questa implica (uomini e sempre più spesso bambini, che essendo piccoli riescono a “intrufolarsi”
meglio nei cunicoli di queste miniere, e altrettanto spesso ci lasciano vita),
basterà pensare ai ripetitori ormai
ovunque che devastano il paesaggio e hanno impestato anche lo spazio,
basterà pensare alle plastiche e vernici inquinanti che li compongono, basterà
pensare ai danni alla nostra salute
per via delle onde e dei campi elettromagnetici che il telefono cellulare
genera, basterà pensare alle posizioni
monopolistiche dei gestori della telefonia cellulare (posizioni monopoliste
di cui la gente è sempre più vittima), basterà pensare ai fenomeni di “controllo sociale” a cui “grazie” ai moderni telefoni
cellulari siamo arrivati, basterà pensare all’isolamento
relazionale in cui tutti (soprattutto i più giovani), grazie anche al
telefono cellulare, ci troviamo sempre più immersi, basterà pensare che questa
connessione continua significa in realtà una
disconnessione dal mondo vivente, basterà pensare che la tecnologia che sta
dietro la telefonia cellulare è di derivazione militare (così come internet e
tutto il resto), basterà pensare all’ambaradan pubblicitario e di prestiti
finanziari (cioè gente che si indebita per comprarlo) che essa muove, basterà
pensare che una volta gettato via e sostituito con uno più nuovo, quel telefono
cellulare diventerà un rifiuto
iperinquinante per i mari, le terre, l’aria che respiriamo.
Ecco,
tutto questo e tanto altro, rappresenta la tecnologia che c’è dietro il
telefono cellulare, e questa è la sua essenza perché inevitabile. Senza
peraltro dimenticare che mentre l’utilizzo
positivo del telefono cellulare (nel nostro esempio, rimango coinvolto in
un incidente stradale, chiamo l’ambulanza e questa arriva d’urgenza e mi salva)
è sempre potenziale, gli aspetti
negativi (vedi sopra) ne rappresentano la precondizione. Senza questi non
ci sarebbe alcun telefono cellulare.
Arrivati a questo punto domando: il telefono cellulare è ancora
neutro? Dipende ancora dall’uso che se ne fa?
Ma
si può andare ovviamente oltre. Ad esempio la tecnologia la tecnologia ci allontana progressivamente e inevitabilmente dalla
natura (perché quel
suo carattere di artificiosità rappresenta esattamente questo, un
allontanamento dalla Natura), ci rende
più schematici, più sbrigativi, più impazienti, più “veloci” (salvo però
avere ritrovarci ad avere sempre meno tempo per il nostro vivere, che
è/dovrebbe essere, ciò che conta), ci
rende sempre più dipendenti da essa e con ciò sempre più deboli e non in
grado di far fronte alla Vita autonomamente ma esclusivamente attraverso delle
protesi artificiali di vario genere da cui siamo sempre più dipendenti (e il
telefono cellulare è una di queste).
La tecnologia ci fa relazionare
sempre più con un mondo morto anziché con quello vivo e pulsante della natura e
dei rapporti umani,
ci spegne progressivamente (basterà vedere la differenza di gioia, entusiasmo
spontaneo, creatività, forza, coraggio, tra un bimbo nato e cresciuto nella
natura ed un piccolo zombie nato in città e costretto a relazionarsi con
videogiochi, programmi televisivi, ecc…).
Nel momento in cui la
tecnica/tecnologia prendono piede, esse tenderanno progressivamente a
trasformarci sempre più in esseri tecnici/tecnologici,
tenderanno progressivamente, e sempre più, ad uniformare la nostra visione del
mondo e della Vita a quella della tecnica/tecnologia rendendoci incapaci di
distinguere tra ciò che è naturale e ciò che non lo è, e anzi a considerare
naturale tutto ciò che è artificiale (a partire dai nostri stili di vita) e ad
adottare tutti quei rimedi che essa ci propone.
La tecnologia rappresenta un vero
e proprio schema mentale all’interno del quale ci troviamo ingabbiati, basti pensare, tanto
per dirne una, che consideriamo normale (naturale) condizionare l’aria (aria
condizionata). In definitiva la tecnica/tecnologia
non e’ affatto rappresentata dagli strumenti che essa produce (e la cui
“positività” o meno dipendono dall’uso che se ne fa), ma piuttosto un modo di
intendere la Vita e il mondo in una maniera piuttosto che in un altra
(artificiale piuttosto che naturale). Infatti la
tecnica/tecnologia non solo crea un mondo artificiale a fianco di quello
naturale, ma piuttosto e soprattutto sostituisce il primo al secondo;
l’avanzata di uno rappresenta la progressiva scomparsa dell’altro; e questo con
tutte le conseguenze del caso, conseguenze facilmente intuibili semplicemente
guardandoci attorno.
Comunque,
per essere chiari, il risultato della
tecnologia non è mai estraneo al modo di pensare che la concepisce, e
questo significa che per ogni suo risultato negativo, la mente tecnologica non
potrà far altro che ricercarne la soluzione all’interno del suo stesso schema,
provocando di fatto, una ulteriore avanzata tecnologica. E questo perché una
mente oramai tecnologicizzata riuscirà a concepire solamente una risposta
tecnologica ad un problema portato dalla tecnologia. Non può fare diversamente
perché i suoi schemi di pensiero
sono uniformati a quelli di una visione tecnologica. Ma come Einstein aveva
intuito con grande lucidità, un problema non può mai essere risolto dalla
stessa mente (schema mentale) che lo ha generato.
Che poi all’interno di questo
grande calderone la tecnica/tecnologia possa essere usata in maniera più o meno
intelligente, più o meno positiva, più o meno consapevole, nessuno lo nega. Nessuno equipara un pannello
solare ad un’arma micidiale progettata appositamente per uccidere il maggior
numero di persone nel più breve tempo possibile, ma ciò non toglie che anche il
pannello solare (con gli ovvi e dovuti distinguo), abbia a monte quelle
caratteristiche che informano l’arma micidiale. Il che rende anche il pannello
solare, ipso facto, negativo.
In conclusione, la tecnologia non
cade dall’alto, non cresce da sola su un albero, non la si raccoglie come fosse
un frutto.
Ripensiamo per un attimo all’esempio di cui sopra del del telefono cellulare
per la cui realizzazione saranno necessari minerali e terre rare e quindi
occorrerà disboscare, scavare, inquinare, avvalersi della schiavitù di adulti e
bambini che li devono recuperare da miniere che penetrano nelle viscere della
terra, e tanto altro ancora. Ecco, quando qualcuno mi dice che la tecnologia è
neutra, che dipende dall’uso che se ne fa, vorrei che mi dicesse anche che il
prossimo telefono se lo costruirà da solo andando, tra le altre cose, in
miniera per recuperare quei minerali indispensabili per la sua realizzazione e
funzionamento. Ci vada lui per primo in miniera, dopodiché discuteremo se la
tecnologia è davvero neutra,
se davvero dipende dall’uso che se ne fa.
Articolo
riproducibile citando la fonte con link al testo originale pubblicato su Italia
che Cambia
http://blog.italiachecambia.org/a-muso-duro/falsa-neutralita-tecnologia/
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