Cancro, la guerra alternativa. (tratto dalla rivista X Times di settembre)
Intervista a Paolo Franceschetti
a cura di Lavinia Pallotta
L’argomento mi ha sempre interessato, perché il cancro è
una delle prima cause di morte nel mondo e per l’interesse che ho sempre avuto
per il rapporto tra malattie del corpo e dell’anima. Avevo letto i libri di
Dalke, Claudia Rainville, Hamer e molti altri.
Una vera e propria svolta però c’è stata quando si è
ammalata di tumore la mia ex compagna, Mariapaola, morta poi ad aprile del
2014.
Si è trattato di un percorso
particolare, perché da una parte lei è stata sempre informatissima non solo
sulle cure alternative, ma anche sui progressi della sua malattia, che ha
tenuto costantamente sotto controllo (a differenza di quello che fa la maggior
parte dei pazienti che non si interessano attivamente alla cura e spesso neanche
sanno qual è la loro reale condizione).
Ma la vera particolarità di questa esperienza è stata che
Mariapaola ha scelto le cure tradizionali non per curarsi, ma per morire; non
avendo mai avuto la forza di suicidarsi, ha scelto di uccidersi affidandosi
alle terapie convenzionali, sapendo che, per il suo tipo di tumore, le terapie
convenzionali non prevedevano possibilità di guarigione. Ha scelto le terapie
convenzionali dicendo “so che in questo modo mi ammazzeranno”. Il suo tumore
era infatti un cosiddetto “triplo negativo”, che statisticamente per la
medicina ufficiale nell’80 per cento dei casi porta alla morte entro 2 anni.
Con altre cure aveva molte più probabilità anche in
termini statistici, di sopravvivere, ma ha volontariamente scelto la strada
peggiore per farla finita in breve tempo.
Fin dall’inizio quindi mi ha chiesto se la accompagnavo a
morire, pur cercando (sia da parte sua che da parte mia) una strada per trovare
la forza di vivere che le facesse cambiare atteggiamento. Strada che,
purtroppo, non ha mai trovato. E io non sono mai riuscito ad aiutarla in
questo.
2) Qual è la prassi medica ufficiale in caso di trattamento del
tumore e quali sono i suoi effetti collaterali?
La cure convenzionali prevedono sempre gli stessi step,
per quasi tutti i tumori. Chemioterapia, chirurgia, e radioterapia; in alcuni
casi vengono prescritte terapie ormonali e terapie con farmaci a bersaglio
molecolare specifico.
3) La chemioterapia ha mai guarito dal cancro?
Una recente statistica ha dimostrato che solo il sessanta
per cento dei pazienti sopravvive nei 5 anni; le statistiche a dieci anni ed
oltre sono quasi impossibili da trovare, ma una recente studio parla del 2 per
cento di sopravvivenza dopo di dieci anni. In altre parole la chemioterapia e
le terapie convenzionali non guariscono ma portano alla morte certa.
Occorre poi fare una precisazione importante. La
chemioterapia, la radioterapia, come la chirurgia, non sono “cure” in senso
stretto. Una cura, per essere veramente tale, deve produrre la guarigione, il
che significa la scomparsa della causa della malattia, e non semplicemente
puntare ad eliminare i sintomi.
Ecco, le terapie convenzionali non hanno come effetto
quello di eliminare le cause ma solo quello di eliminare i sintomi (peraltro
facendone comparire altri talvolta molto gravi) e aumentare la sopravvivenza.
Si può parlare di “guarigione” solo nel caso di scomparsa
della causa del tumore, o nel caso di una sopravvivenza piena dell’individuo.
Non rimuovendo la causa, con le terapie convenzionali il
tumore prima o poi insorge nuovamente.
E per giunta in molti casi le strade convenzionali non
riescono neanche nei loro obiettivi dichiarati. Ad esempio Mariapaola dal
momento della diagnosi è sopravvissuta dieci mesi; mi domando quando sarebbe
sopravvissuta senza chemioterapia, e preferisco non conoscere la risposta.
4) Quali sono le principali cure cosiddette alternative utilizzate
nel trattamento del tumore?
Le cure sono molte.
Abbiamo innanzitutto la terapia Di Bella, la medicina
antroposofica, poi il metodo Pantellini, il metodo Abramo, il metodo Gerson, e
le varie terapie naturali a base di piante (Graviola, Artemisia Annua, Aloe,
formula di Renè Caisse, ecc.), il metodo Simoncini.
Anche le varie tradizioni mediche, come la medicina
ayurvedica e quella cinese, hanno delle loro terapie specifiche, che possono
affiancare o in alcuni casi sostituire le terapie convenzionali.
5) Hai prove della loro efficacia?
In alcuni casi si, in altri no, perlomeno non se si intende
come prova una sperimentazione scientifica vera e propria.
La terapia Di Bella ha dalla sua parte migliaia di casi
documentati in modo scientifico. Personalmente poi ho conosciuto e
conosco molte persone curate con la questo metodo con risultati non semplicemente
buoni, ma eccezionali.
Una discreta documentazione esiste anche per il metodo
Pantellini e il metodo Abramo.
E migliaia di casi documentati esistono per la terapia
antroposofica a base di Iskador.
Della cura a base di Aloe abbiamo studi effettuati in
varie parti del mondo da gruppi di ricercatori isolati; in Italia uno studio
recente è stato condotto dal professor Lissoni del San Gerardo di Monza.
Abbiamo poi le ricerche effettuate da padre Romano Zago per i quali non può
parlarsi di veri e propri studi scientifici in senso stretto, ma è comunque
un’esperienza con cui sono stati osservati migliaia di casi.
Di altri metodi purtroppo abbiamo minore documentazione,
anche perché gli studi effettuati vengono spesso nascosti, alterati, o
boicottati. Sulla Graviola ad esempio sono stati effettuati degli studi, ma non
tutti riguardavano il tumore e soprattutto non tutti i tipi di tumore.
Diciamo che esistono delle terapie che hanno dalla loro
parte un buona documentazione.
In alcuni casi, poi, ricorrendo al buonsenso, si arriva
comunque a dei risultati notevoli. Ti farò due esempi.
Vi sono pochi studi che mettano in correlazione le
guarigioni da diversi tipi di tumore con alte dosi di betacarotene, acido
ascorbico e ribosio.
Se però scopro che oltre agli studi in Italia di
Pantellini, nella medicina ayurvedica per combattere il tumore si consiglia di
assumere alte dosi di vitamina C e betacarotene, e che la stessa cosa la fa la
medicina cinese, facendo due più due direi che posso raggiungere una conclusione
importante, e cioè che l’assunzione di acido ascorbico in grosse quantità
favorisce l’arresto del tumore. E questo anche in assenza di studi che
abbiano l’approvazione ministeriale e il consenso della classe medica ufficiale
per quello specifico tipo di tumore.
Nessuno ha mai potuto testare, per ovvi motivi, che differenza passa nella sopravvivenza di una persona che si cura il tumore con la chemio e una che non si curasse per niente. Viene però il sospetto che a volte, se la persona non si fosse curata affatto, avrebbe miglior fortuna rispetto al fare una cura a base di chemio.
Da una parte abbiamo Hamer che ha dimostrato con argomenti abbastanza convincenti che le cause delle metastasi originano proprio nelle cure convenzionali; fin qui potrei non fidarmi e potrebbe non bastarmi come dato. Vengo però a sapere che uno studio effettuato su centinaia di cadaveri ha dimostrato che molte persone convivevano con un tumore maligno da anni, senza avere conseguenze. A quel punto è confermata la teoria di Hamer. Ma non basta. Vengo a sapere di numerosi casi che, senza conoscere Hamer, venuti a sapere che avevano un tumore, non si sono curati affatto perché erano dati per spacciati e sono vivi e vegeti. Una persona a Napoli dopo la diagnosi ha cambiato vita ed è andato a fare il pescatore a Procida per finire così gli ultimi mesi che gli restavano ed oggi è ancora vivo contro tutte le aspettative; il direttore della rivista Delitti e Misteri, Francesco Mura, ha avuto una diagnosi di cancro ai reni con tre mesi di vita di prognosi, e senza cure oggi è vivo dopo oltre quindici anni.
A Tiziano Terzani dettero pochi mesi di vita se non faceva
una chemio per me sue metastasi, e visse oltre sei anni decidendo di non
curarsi affatto. Viene da domandarsi: ma queste persone senza chemio sarebbero
sopravvissute lo stesso. Il dubbio è forte.
E poi c’è Mariapaola. Un tumore al seno di tre centimetri si è trasformato in un tumore metastatizzato ed è morta in dieci mesi. Senza chemio quanto sarebbe durata? Se avesse seguito altre terapie oggi sarebbe ancora viva, di questo ne sono certo. Ne era certa anche lei, tanto è vero che, come ho detto, ha scelto di fare la chemioterapia proprio per uccidersi – come diceva lei – “in modo condiviso dalla società e dai parenti”.
Insomma, dove non arriva la statistica e la scienza
ufficiale possono arrivare il buonsenso e la logica.
Di recente comunque c’è una diffusissima tendenza a
confondere le terapie per cui esistono “studi scientifici” con quelle per cui
esiste “l’approvazione del ministero della salute”. Si tratta di una confusione
generata appositamente da organi di disinformazione.
Per la Terapia Di Bella, l’Aloe, e altri metodi esistono
studi scientifici seri; il problema è che non hanno l’approvazione del
Ministero della salute e non sono riconosciute in Italia.
Ma basta pensare che in altri stati, ad esempio in
Germania, molte cure naturali sono passate dallo stato; e in Svizzera alcune
cliniche sono convenzionate con i sistemi nazionali di altri paesi, e
rimborsano qualsiasi tipo di terapia, dalla Di Bella all’omeopatia, per capire
che il concetto di “cura non riconosciuta dal SSNN” non è sinonimo di “cura non
valida, o scientificamente non riconosciuta”.
Tra l’altro l’Italia è l’unico paese dove esiste una
guerra dichiarata contro certe cure naturali o alternative; basti pensare che
le cure per malati oncologici passate da alcune cliniche svizzere sono
rimborsate dalla maggior parte degli Stati europei, ma non dall’Italia, per cui
risulta difficile far ricoverare in convenzione un paziente italiano.
6) Dove vengono somministrate tali cure
alternative e a chi si deve rivolgere un paziente eventualmente interessato?
Dipende dalla cura scelta, e da molti altri fattori, come
il luogo di residenza, e il reddito individuale.
Una cura Di Bella ad esempio costa mediamente oltre 1000
euro al mese, fino a 1600 e anche più; una somma che non tutti possono
permettersi.
Come non tutti possono permettersi le somme per curarsi in
una delle cliniche antroposofiche sparse nel mondo.
Il metodo Abramo unito ad una cura a base di Aloe costa
invece poche decine di euro al mese e può essere affrontato da chiunque, specie
se il paziente sta già sottoponendosi ad una terapia tradizionale.
Le cliniche e gli ospedali in cui si praticano tecniche
alternative, perlomeno in Italia, sono inesistenti.
Nella Lukas Klinik in Svizzera su richiesta del paziente
si pratica qualsiasi altro tipo di cura e così anche in altre cliniche
antroposofiche.
Personalmente ho potuto constatare che all’hospice Nicola
Falde, dove Mariapaola è morta, su richiesta praticavano qualsiasi tipo di
cura, ma purtroppo lì la situazione è particolare. Trattandosi infatti di un
hospice per malati terminali, a quel punto il paziente viene lasciato libero di
curarsi, tanto è dato per spacciato; la loro responsabilità giuridica è quindi
diversa. Proprio per la condizione medico e giuridica particolare di questa
struttura, sono venuto a conoscenza di pazienti a cui avevano dato pochi giorni
di vita e che invece dopo un anno sono ancora in vita e relativamente in buona
salute; un risultato impossibile da conseguire in un ospedale tradizionale; di
recente ho saputo che hanno dimesso un paziente che era stato dato per
spacciato al momento dell’arrivo e che invece è vissuto un anno e oggi è
tornato a casa; io stesso ho conosciuto una paziente data per spacciata, Giusi,
a cui avevano dato pochi giorni di vita, affetta da tumore metastatico e
elefantiasi; anche lei ora è in vita dopo oltre un anno, cammina, sia pure con
difficoltà e ha raggiunto un certo grado di serenità, compatibilmente con la
sua condizione.
In Italia il problema è una legislazione dissennata, unita ad una giurisprudenza spesso demenziale, per la quale il medico che segue i protocolli ufficiali non rischia nulla, anche se il paziente muore.
Se invece segue un protocollo diverso lo fa a suo rischio
e pericolo e in alcuni casi il medico passa dei guai; e questo anche se fa un
tentativo in extremis e il paziente era destinato comunque alla morte. Il
caso di Simoncini insegna. Ha avuto problemi con la legge italiana per aver
curato una persona che era comunque spacciata applicando i protocolli
ufficiali, ed è stato perseguito legalmente per aver seguito un diverso
protocollo. Una follia, possibile solo in un sistema giuridico al servizio
delle multinazionali del farmaco.
8) Queste cure alternative vengono mai proposte al paziente dai
medici standard? Se sì in quali circostanze?
Quasi nessun ospedale utilizza cure alternative. In alcuni
casi però singoli medici consigliano come supporto e rinforzo diete specifiche,
o integratori a base di Aloe, ecc., ma si tratta di iniziative individuali di
singoli medici.
Il medico ospedaliero infatti deve seguire per legge il
protocollo, che non prevede tutto questo.
Il risultato di questa sistema giuridico e medico, è che i
pazienti vengono lasciati in ospedale a fare chemioterapia e radioterapia, e si
permette loro di mangiare dolci, carne, farine bianche, latticini, ecc. Non
esistono diete specifiche per malati oncologici. Quando Mariapaola era
ricoverata con la metastasi al fegato c’era un equipe di sei medici (sei!!!) e
nessuno si era premurato di seguirne la dieta o fargli assumere integratori,
accanto a lei c’erano malati con metastasi a intestino, fegato, colon, ecc., e
mangiavano di tutto, dai fritti ai dolci. Questa è l’assurdità di un sistema
iperspecialistico dove il medico conosce a memoria i tipi di chemioterapico da somministrare
per i singoli tumori, ma poi non ha la minima idea degli effetti dell’acido
ascorbico sul paziente oncologico; ma soprattutto dà l’esatta misura del
disinteresse reale che c’è per il paziente da parte dei medici operanti nelle
strutture ospedaliere.
D'altronde questo è anche il risultato di un'università impostata male e con corsi di studi totalmente insufficienti; basti pensare che la laurea in medicina non prevede come esame obbligatorio la scienza dell'alimentazione, il che significa che i medici sono completamente all'oscuro di ogni cognizione dietetica, a meno che non decidano di informarsi autonomamente.
D'altronde questo è anche il risultato di un'università impostata male e con corsi di studi totalmente insufficienti; basti pensare che la laurea in medicina non prevede come esame obbligatorio la scienza dell'alimentazione, il che significa che i medici sono completamente all'oscuro di ogni cognizione dietetica, a meno che non decidano di informarsi autonomamente.
Il paradosso di questo stato di cose poi si traduce in
casi ove alcuni medici consigliano diete specifiche, Aloe, melatonina ed altre
sostanze naturali, e poi il paziente risulta “guarito” grazie alla chemio, e
viene inserito statisticamente come un successo della medicina convenzionale.
9) Sebbene siano immaginabili, puoi riportarci le ragioni della
scelta di chemio e radioterapia da parte della medicina ufficiale? Quali
interessi ci sono dietro?
Le ragioni sono presto dette. Una cura a base di chemio
costa allo stato (e quindi fa guadagnare le cause farmaceutiche) decine o
centinaia di migliaia di euro, a seconda del tipo di chemioterapico.
Un trattamento di radioterapia viaggia su cifre superiori.
Un malato oncologico, quindi, costa allo stato centinaia
di migliaia di euro tra ricadute, medicinali di supporto, degenze, ecc.
Una cura Di Bella farebbe spendere allo stato poche decine
di migliaia di euro e quasi zero euro per farmaci di supporto. Ad esempio i
dolori, con la terapia Di Bella, scompaiono del tutto o si attenuano, quindi il
paziente non assume antidolorifici o ne assume comunque meno. Ovviamente si
tratta di guadagni sottratti alle case farmaceutiche.
Anche altri metodi, con altri protocolli, abbatterebbero
tali guadagni.
Faccio un esempio. Una persona che conosco si è curata dal
tumore, ed è viva dopo quasi venti anni, con sole terapie naturali, evitando
una costosa operazione all’orecchio che l’avrebbe resa semi paralizzata.
Ha speso in tutto quindi poche decine di euro al mese,
guadagnandone in salute da altri punti di vista.
Se si fosse curata con la chemio e si fosse operata
avrebbe fatto spendere allo stato decine di migliaia di euro, senza contare
tutti i soldi in farmaci che servono per alleviare gli effetti collaterali:
antiemetici, antidolorifici, farmaci per la circolazione, ecc.
Francesco Mura, che ho citato prima, a cui avevano
diagnosticato un tumore al rene e dato pochi mesi di vita, avrebbe fatto
guadagnare alle case farmaceutiche qualche decina di migliaia di euro per
chemio, operazione, ecc., più centinaia di euro in farmaci di altro tipo.
Curandosi in modo naturale, alle case farmaceutiche
vengono sottratti tutti questi guadagni.
10) Cosa pensi personalmente della medicina standard o ufficiale?
Penso che la medicina cosiddetta ufficiale abbia raggiunto
traguardi eccezionali, sconosciuti alle medicine orientali e a quelle
cosiddette naturali, in certi campi (si pensi alla chirurgia, ad esempio).
D’altro canto in altri settori essa si dimostra totalmente
fallimentare. Senza andare troppo lontani, prendo il caso che mi riguarda: ho
una malattia degenerativa giudicata incurabile dalla medicina tradizionale (la
psoriasi artropatica) ma che invece a me risulta curabilissima semplicemente
stando attento alla dieta.
Gli errori che fa la medicina tradizionale sono due; anzitutto di non integrarsi con le scoperte, spesso risalenti a millenni addietro, delle altre medicine e di considerarsi “l’unica” possibile, in secondo luogo quello di andare alla ricerca del “farmaco” per eliminare il sintomo, senza tenere conto che l’uomo è un tutto inscindibile e andare ad eliminare un solo sintomo nella maggior parte dei casi significa farne comparire un altro, diverso o analogo, da altre parti.
In realtà il medico dovrebbe avere come unico fine quello di guarire il paziente, e per raggiungere tale scopo dovrebbe utilizzare tutti i mezzi, da qualsiasi fonte o tradizione provengano, scegliendoli unicamente in base alla loro efficacia. Un medico vero, che sia davvero interessato alla vita e alla salute dei propri pazienti, avrebbe il dovere morale di studiare altre tradizioni mediche e sperimentare nuovi approcci. Ma per fare questo occorrerebbe una riforma non solo del sistema universitario, ma soprattutto della mentalità delle persone e della società; la professione dovrebbe essere svolta per passione e inclinazione, non per prestigio e/o guadagno, come avviene oggi nella maggior parte dei casi. Il medico poi dovrebbe essere pagato come accadeva nella antica tradizione cinese, cioè solo se il paziente guariva, e dovrebbe essere visto non tanto come uno che “cura” il male, ma come uno che lo previene.
Ma qui il discorso diventa complesso ed esula dal tema
dell’intervista.
Insomma, ciascuna tradizione medica dovrebbe prendere il
meglio delle proprie conoscenze, integrandole con il meglio delle altre, per
rendere sempre più efficace la cura del paziente.
Purtroppo la maggior parte dei medici si limita a studiare
solo ciò che propone il proprio corso di studi universitario, si specializza in
settori particolari, e trascura l’immenso patrimonio di conoscenze delle altre
culture e tradizioni, rendendo spesso, di fatto, la cura del paziente
totalmente inefficace, quando non addirittura nociva.
11) Hai scelto di dedicare al tema un blog ad hoc. Qual è il suo
scopo? Chi ti ha contattato finora?
Lo scopo è quello di riunire tutte le conoscenze e le
competenze possibili in materia di cura dei tumori, dando consigli sia a chi
segue le terapie tradizionali, sia a chi vuole orientarsi in terapie
alternative e/o complementari.
Nel nostro blog si affronta quindi sia il problema delle
terapie convenzionali, ma si parla poi di terapia Di Bella, Simoncini, Hamer.
Pantellini, metodo Abramo, Gerson, Aloe, per fornire poi una serie di consigli
alimentari e altri ancora riguardanti integratori naturali (Graviola, Ganoderma
Lucidum, Artemisia Annua ecc.).
L’ho chiamato con le ultime parole di Mariapaola che, a poche ore dalla morte, rifiutandosi di prendere la terapia Di Bella, disse “non è questa la cura Paolo, e tu lo sai”, alludendo alla cura dell’anima. Per ricordare che nessuna cura funzionerà davvero, se la persona non si prende cura della propria anima, cambiando stile di vita e modo di pensare.
E’ anche un modo per dare un senso alla vita di Mariapaola e alla sua morte, lì dove lei faticava a vederli. E per dare un senso al mio rapporto con lei, che in vita non avevo capito del tutto.
I contatti sono molti. Si va da persone che raccontano la
loro esperienza, a persone che chiedono consigli, numeri telefonici, ecc. Credo
che mancasse un sito come questo in Italia, che raccogliesse tutte le
informazioni possibili per chi vuole curarsi in modo diverso, tant’è vero che
mi hanno chiamato anche medici o infermieri, non tanto per chiedermi una
consulenza sulla cura, ma per avere contatti e numeri di telefono di chi
pratica altre cure e vende altri prodotti (non sempre facilmente rinvenibili in
commercio).
La maggior parte di coloro che praticano terapie naturali
mostrano talvolta la stessa chiusura di coloro che praticano le terapie
convenzionali, non dialogando tra loro. Anche tra i ricercatori e medici che
curano e studiano terapie alternative c’è spesso una totale incomunicabilità e
una pervicace volontà di non studiare i lavori fatti da altri; chi pratica e
segue Simoncini non conosce Hamer o lo critica; chi pratica la Di Bella non dialoga
con chi pratica il protocollo Pantellini o Abramo e non ha mai sentito parlare
di Hamer o di Claudia Rainville.
Il risultato è una confusione pazzesca, che nuoce al
paziente.
Sono convinto che il paziente deve riappropriarsi della
cura, non delegando quindi ai medici, spesso incompetenti, la tutela di un bene
fondamentale quale è quello della propria vita.
E questo sito vuol essere un piccolo aiuto per coloro che
vogliono prendere in mano le redini della propria cura, non fidandosi
completamente né della medicina convenzionale né della medicina alternativa, ma
solo di se stessi.
Poche volte nella mia vita ho letto e sentito parole più belle.
RispondiEliminaTi faccio i miei più cari complimenti Paolo Franceschetti unito
ad un grande abbraccio fraterno a te e a Mariapaola che ora viaggia
verso nuove esperienze.Ciao Bonomini Ottorino da Piacenza.