mercoledì 20 settembre 2017

Diventerai ciò di cui ti nutri

Diventerai ciò di cui ti nutri

Spiacente per gli amici vegetariani o vegani, ma il nutrimento di cui parlo qui, oggi, ha poco a che fare con ciò che mangiamo, per quanto io trovi che a un certo punto anche le nostre abitudini alimentari cambieranno a seguito di un onesto lavoro su noi stessi.

Il nutrimento cui sarebbe importante prestare attenzione è quello sottile, vibrazionale, emotivo cui ci sottoponiamo in quei momenti in cui non ci siamo, quegli spazi che ci prendiamo per noi stessi e nei quali ci abbandoniamo a quelli che consideriamo momenti di rilassamento. Sono quelli i momenti di maggior permeabilità delle sfere inconsce e quelli, spesso, i momenti in cui ci mettiamo davanti a tv, cinema, film, libri e musica varia. Fin qui niente da eccepire.

Quello che dovremmo cominciare a vedere con consapevolezza è innanzitutto il contenuto emotivo di quello a cui ci esponiamo, il messaggio profondo che ciò cui ci esponiamo veicola. Sebbene questo contenuto possa essere usato per rilasciare, molto più spesso di quanto non pensiamo il materiale che ci attraversa viene preso e accettato inconsciamente senza censure e da lì passa direttamente a stimolare qualcosa nel subconscio.

Dall'horror alla soap-opera il messaggio 'esterno' solletica continuamente, a livello emotivo, le nostre corde interne richiamando contenuti non risolti, conti in sospeso, vecchi ricordi, aspettative e anche, purtroppo, memorie genealogiche (e probabilmente la nostra genealogia non ha mai brillato per consapevolezza e centratura).

Da quello stimolo esterno accettato passivamente scaturiscono bisogni, desideri ma anche inquietudini, paure e proiezioni negative d'ogni genere. Da quegli stimoli esterni possono scaturire comportamenti e azioni del tutto irrazionali.

Quello che leggiamo, la musica che ascoltiamo, i film che guardiamo e in generale la cultura alla quale partecipiamo, lascia solchi nel nostro subconscio, solchi tanto più profondi quanto più continuativa e ripetuta è stata l'esposizione. E questo influenza inevitabilmente la nostra vita e la nostra realtà, che noi lo vogliamo o meno.

Ciò dà una direzione alla nostra emissione senza che ce ne accorgiamo. Non c'è niente di male in questo perché chi più chi meno ne siamo tutti partecipi.

La domanda che dobbiamo farci è: ciò di cui mi nutro lo voglio davvero nel mio campo di esperienza?

Ciò di cui tutti si stanno nutrendo (perché così fan tutti, perché è giusto, perché va di moda o semplicemente perché non sembra esserci nulla di meglio in giro) è ciò di cui io voglio nutrirmi? Vi invito a rifletterci su. Vi invito a guardare quegli strati della sfocatura che affermano 'si fa così' solo perché hanno mutuato un modello dalla narrativa, dalla fantascienza, dai fumetti o da qualche cantautore. Se guardate bene ne troverete un bel po'.

Troverete strati di sfocatura nutriti da tradizioni, abitudini e tendenze millenarie che distruggono l'individualità delle persone e che nessuno ha il coraggio di cambiare perché dentro qualcosa dice che si è sempre fatto così. E il 'si è sempre fatto così' a mio parere, oggi, è il motivo di tanta mancanza di inventiva, di genio e di creatività.

Il 'lo fanno loro, devo farlo anch'io' è penetrato a fondo nella coscienza, così a fondo che oggi non si osa più pensare di potersi nutrire di qualcosa di differente da ciò che ci viene proposto dai canali 'ufficiali' e quindi di poter agire, pensare e creare in maniere differenti da quelle proposte dalla 'cultura' - anche purtroppo quella della cosiddetta spiritualità.

Allora a un certo livello di coscienza ci deve risultare chiaro che niente di quello cui ci esponiamo può più essere preso sotto gamba.
A un certo livello di coscienza tutto ciò che incontreremo ci mostrerà il suo vero scopo, non lo scopo di facciata, non la patina, ma il suo vero motivo di esistere e il suo vero messaggio. E magari un giorno sceglieremo di smettere di prestare attenzione a qualcosa che fino a poco tempo prima ci appassionava, ci avvinceva e ci teneva incollati alla tv o alle pagine di un libro, perché ne vedremo il vero senso (e molto spesso questo senso non ci piacerà).

Magari a un certo punto sceglieremo di nutrirci di qualcos'altro, qualcosa che avremo veramente scelto.

Andrea Panatta

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