ENWEAKING - un metodo di controllo?
Molti osservatori sociali si sono chiesti a più riprese quale
sia il fattore che induce nella maggior parte delle persone, definibile come
"la massa", una sorta di torpore del senso critico, che si traduce in
una supina credulità anche a fronte di evidenze in grado di suggerire
conclusioni differenti riguardo gli eventi sia quotidiani che appartenenti allo
scenario internazionale.
Una risposta potrebbe trovarsi nella pratica dell'enweaking, che in italiano suona come "rammollamento" (da "weak", debole, molle...).
La parola "enweaking" non esiste. E' stata da me adottata per identificare uno specifico genere di pratiche di persuasione ampiamente adottate nella pubblicità, nel marketing e nella propaganda sociale, delle quali sono stato testimone nel corso degli ultimi vent'anni.
La sua definizione mi ha poi consentito di comprendere in modo più chiaro numerosi fenomeni storici, anche contemporanei, ovvero riscontrabili nella nostra quotidianità.
Una risposta potrebbe trovarsi nella pratica dell'enweaking, che in italiano suona come "rammollamento" (da "weak", debole, molle...).
La parola "enweaking" non esiste. E' stata da me adottata per identificare uno specifico genere di pratiche di persuasione ampiamente adottate nella pubblicità, nel marketing e nella propaganda sociale, delle quali sono stato testimone nel corso degli ultimi vent'anni.
La sua definizione mi ha poi consentito di comprendere in modo più chiaro numerosi fenomeni storici, anche contemporanei, ovvero riscontrabili nella nostra quotidianità.
Rendere molle equivale a rendere plasmabile. Nella struttura psicologica umana, ciò
accade allorquando si attivino meccanismi atavici di sopravvivenza basati sulla
capacità di adattamento.
L'adattamento coincide sempre in qualche modo con la
cessazione dello sforzo.
Se immaginiamo un virus intento a difendersi da un
antibiotico, possiamo anche immaginare che una volta adattato all'antibiotico
la lotta per lui sarà cessata. Da quel momento, le cose andranno bene così come
sono.
L'adattamento è un
processo necessario alla sopravvivenza, utile a far fronte ai cambiamenti
inevitabili dell'habitat.
Quando tuttavia si entra nel regno "umano", ci
si rende conto che quasi tutti i cambiamenti dell'habitat sono modificazioni
indotte dallo stesso genere umano, ossia modificazioni che potremmo considerare
volontarie, seppur perpetuate in forma collettiva.
Soprassediamo in questa sede circa le giuste obiezioni circa la volontà effettivamente in azione nel corso di un processo collettivo, che potrebbe rivelarsi effettivamente aliena alla volontà dei singoli, giungendo a connotare "la massa" quale ente autonomo, dotato di propria volontà e propri scopi, differente da quella, non solo dei singoli. ma persino di un ipotetica volontà di maggioranza.
Soprassediamo in questa sede circa le giuste obiezioni circa la volontà effettivamente in azione nel corso di un processo collettivo, che potrebbe rivelarsi effettivamente aliena alla volontà dei singoli, giungendo a connotare "la massa" quale ente autonomo, dotato di propria volontà e propri scopi, differente da quella, non solo dei singoli. ma persino di un ipotetica volontà di maggioranza.
Resta quindi la sensazione che questa funzione di adattamento passivo (Yin) non sia naturalmente l'unica
modalità di reazione di una specie alle minacce di alterazione dell'habitat,
bensì esclusivamente quella utile nei casi di forza maggiore, che nel regno
animale si riducono ad eventi naturali (smottamenti, siccità, ecc.) o
interventi di esseri "superiori" (atti perpetuati dall'Uomo).
La seconda modalità di risposta è infatti quella Yang: combattere.
La seconda modalità di risposta è infatti quella Yang: combattere.
Ma evidentemente l'essere umano ha maturato un alterazione
di queste funzioni, giungendo ad identificare i fenomeni di massa al pari di
una calamità naturale, e come tale incontrovertibile, inevitabile...
Nel meccanismo dell'enweaking gioca un ruolo decisamente fondamentale la paura. Essa è infatti in grado di generare uno stato di
rammollamento psicologico, utile appunto ad evitare di rompersi.
Un altra funzione riconducibile all'enweaking è quella
relativa al "depotenziamento".
Questo si attua attraverso meccanismi di sfinimento dell'intenzione individuale.
Uno dei modi principali è quello di spingere a porsi domande preconfezionate, per poi fornire risposte ugualmente preconfezionate.
Questo si attua attraverso meccanismi di sfinimento dell'intenzione individuale.
Uno dei modi principali è quello di spingere a porsi domande preconfezionate, per poi fornire risposte ugualmente preconfezionate.
La "domanda" è un forte movente. Se non sappiamo
chi abita al di la della collina, la curiosità potrebbe spingerci fin la per
indagarlo. Se tuttavia giungesse qualcuno dicendo: "al di la della colline
non vi è altre che un bosco e rocce", probabilmente la nostra spinta a
partire subirebbe una forte demotivazione.
Lo scopo dell'enweaking, in questo caso, è quindi quello
di anticipare la "domanda" fornendone una simile, ma non identica, a
quella che sorgerebbe ad un individuo maturo sotto il profilo della
consapevolezza, ma prematuramente. Successivamente, viene fornita la
"risposta" preconfezionata.
Questo consente da un lato di prevenire l'insorgere di
domande biologicamente e
spiritualmente sensate, capaci di produrre fenomeni di rinnovamento sociale in
direzioni non utili agli scopi prefissati (ad esempio, la consapevolezza
sul perché si usano olii vegetali scadenti in biscotti biologici, vegan, ecc.),
mentre dall'altro assicura che tali domande sensate non vengano più a galla in
futuro, fornendo una "risposta" soddisfacente per la mente razionale.
Caso chiuso.
Potremmo dirlo anche così: prima che a qualcuno venga in
mente di chiedersi qualcosa, glielo suggerisco io ma in modo da portarlo alle
conclusioni che desidero, utili ai miei scopi.
In ambito giuridico, questo comportamento potrebbe definirsi capzioso.
In ambito giuridico, questo comportamento potrebbe definirsi capzioso.
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