Come vedere e percepire l’Energia Prana
Intorno a noi esiste una forma di energia sottile chiamata ”Prana”, che alimenta costantemente il nostro corpo energetico (aura), proprio come il cibo alimenta il corpo fisico e gli assicura un buon funzionamento.
Per
poterla percepire potete fare il seguente esperimento. Sedetevi comodamente, all’aria
aperta, preferibilmente in un giorno con molto sole. Rilassatevi, e tenete gli
occhi chiusi per 5-10 min. Prestate attenzione a non addormentarvi. Dopo circa
10 min. aprite piano piano gli occhi e fissate con lo sguardo un qualsiasi
punto nel cielo. Dopo altri 10-20 sec. potrete cominciare a vedere tanti punti
luminosi che si muovono in modo apparentemente caotico. Più guardate, più il
numero di punti sembrerà crescere. Questa è l’energia chiamata ”Prana”.
Per quanto possa sembrare ‘esoterica’ e ‘misteriosa’, la percezione del prana, in realtà, fa già parte del nostro vissuto quotidiano. Il problema della sua chiara percettibilità sussiste solamente perché, in genere, siamo poco attenti al nostro spazio interiore: questo è il motivo per cui il flusso di quell’energia rimane ad un livello inferiore alla soglia della nostra ordinaria coscienza di veglia.
Il prana in realtà è dappertutto, è il Corpo Vivente dell’Universo. Il prana è energia e tutto
nell’Universo è energia, persino la Materia. L’uomo la assimila col cibo e con la respirazione a livello somatico,
con le emozioni (fatte di energie più sottili) a livello di vita affettiva, con
i pensieri a livello di attività intellettuale, con le forze ispiratrici a
livello spirituale.
Giacché
esistono diversi livelli e modalità, cioè diverse ‘qualità’ del prana, noi ci
nutriamo di esso secondo i diversi livelli della nostra struttura ontologica. A
livello fisiologico, cioè a quel livello che più è prossimo alla nostra
esperienza ordinaria, la percezione è naturalmente più facile, ed è per questo
che le nostre successive osservazioni si riferiranno per lo più a quell’ambito.
In realtà l’energia, per sua stessa natura, tende a esteriorizzarsi e
a indurre gioia e piacere in colui che l’asseconda. Se canalizziamo l’energia della nostra anima, la rendiamo ‘espressiva’
e la esteriorizziamo, il nostro tono umorale s‘innalza; possiamo persino
provare la ‘pura gioia di vivere’, cioè una felice condizione dello spirito che
può essere anche ‘oggettivamente’ immotivata. Condizione questa
poco frequente e forse per molti persino poco comprensibile, visto che se si è
felici, in genere, lo si è per qualcosa di tangibile. Non appartiene
ordinariamente alla nostra esistenza, una gioia connessa al fatto del puro
esistere.
E’
questa una condizione ideale, divina: non a caso l’Essere Supremo in India è
chiamato Saccidananda, cioè l’Essere in cui l’Esistenza (Sat), la Coscienza
(Chit) e la Beatitudine (Ananda) coincidono. L’energia si avverte più nettamente quando si pratica il digiuno,
ciò sembra accadere per una sorta di meccanismo di compensazione per il quale
assumendo meno cibo, l’organismo cerca di acquisire più energia per via
sottile. E’ ben nota, inoltre, la percezione di un positivo flusso di forze
nell’intero organismo quando, rompendo il digiuno, assumiamo di nuovo del cibo;
si noti come, proprio in quel preciso momento, si modifica il respiro che
diventa più ‘vivo’, intenso e piacevole.
L’energia si percepisce purtroppo, anche in quelle circostanze
negative in cui siamo vittime di un collasso, stiamo per svenire, sentiamo che
le ‘forze’ vengono meno’: in tali momenti il corpo cerca di aumentare la
quantità d’energia repentinamente attraverso una modifica del ritmo
respiratorio. La percepiamo anche come brivido (l’origine del termine è
onomatopeica…) quando proviamo una
intensa emozione (paura, piacere estetico, sentimento amoroso
etc.). Esso spesso scorre lungo la schiena (il che ha un preciso significato
esoterico) e si diffonde attraverso le braccia ( di cui è proverbiale la
conseguenza del far rizzare i peli) e le mani.
L’energia cresce, si accumula nel corpo con il riposo, la solitudine, la limitazione dell’attività fisica, il contatto con la natura: è il prana che hanno cercato gli eremiti di tutti i tempi per indurre l’estasi. Tuttavia essi spesso hanno incrementato quell’energia senza essere sostenuti e guidati da una chiara razionalità, da un costante autocontrollo e da alte motivazioni morali. Per questo hanno, molte volte, manifestato forme di fanatismo ascetico (attraverso le quali hanno cercato – più o meno consciamente – di percepire più distintamente quella forza transfisica) e sono caduti in forme di visionarismo allucinatorio.
Il prana è l’effluvio, che tradizionalmente i chiaroveggenti di tutte le culture, dicono di veder uscire dai corpi degli esseri viventi, sotto forma di alone luminoso (l’aura del corpo astrale). E’ il ‘magnetismo animale’, il fluido con cui il celebre medico austriaco Mesmer (1734-1815), sosteneva di poter guarire molte malattie e induceva l’ipnosi: quest’ultima poi, confinata nella ‘magia nera’ per lungo tempo, è stata invece fondamentale nella nascita della psicanalisi freudiana, costruita com’è noto, sulle ricerche in quel campo di Charcot e Breuer.
L’energia – anche qui la tradizione è concorde – tende ad uscire dalle estremità: uscendo dalle mani
è stata utilizzata sin dalla più remota antichità per guarire (pranoterapia).
Il gesto dell’imporre le mani sulla parte malata e dolorante (l’atto
taumaturgico più consueto presso tutti i popoli) è così istintivo che ciascuno
di noi lo esegue ‘automaticamente’ senza percepirne l’intima ragione.
Spesso poi esprimiamo il nostro affetto con una carezza, anche in questo caso
non solo per ‘mostrare’ il sentimento, ma anche per veicolarlo, per
trasmetterlo come energia. Il prana esce anche dagli occhi che per questo sono
denominati ‘lo specchio dell’anima’, e sono quindi rivelatori della nostra
energia-coscienza. Anche quest’altra fenomenologia dell’energia è ‘fissata’ e
‘codificata’ nella lingua di tutti i popoli.
Come noto, la medicina orientale è stata da sempre fondata sul
presupposto che le malattie somatiche siano ‘conseguenze’ (più propriamente si
dovrebbe dire ‘il precipitato’) di squilibri energetici presenti nel corpo
sottile. In
quest’ottica ‘olistica’ si spiega, ad esempio, l’agopuntura cinese, secondo cui
l’energia (qi) ha due polarità (yin e yang) che, se ben equilibrate,
determinano la salute fisica. A tal fine però è necessario che il qi circoli
correttamente nell’organismo attraverso delle ‘linee di forza’ che vengono definite
‘meridiani’, Ching, (le nadi del corpo sottile nella tradizione induista). Il
qi scorre essenzialmente attraverso 14 meridiani principali, a cui la medicina
classica faceva corrispondere 365 punti di agopuntura sulla superficie del
corpo. La stimolazione di tali punti attraverso la penetrazione di alcuni aghi,
si ritiene che favorisca il fisiologico accumularsi e scorrere del fluido
vitale.
Anche i massaggi sono stati usati in Oriente, sin dalla più remota
antichità, per la regolazione del flusso d’energia: si pensi allo shiatsu (che letteralmente significa:
‘pressione delle dita’), una delle arti terapeutiche tradizionali giapponesi,
il cui dichiarato scopo è quello di equilibrare il flusso energetico
individuale (in giapponese ‘ki’ ), dare vigore agli organi vitali, e mantenere
benessere e vitalità. Anche secondo
lo shiatsu, la malattia nasce da uno squilibrio interno e sottile delle
energie, sia quando sono in difetto (kyo) sia quando sono in eccesso (jitsu).
Altro concetto tradizionale è che il sangue sia veicolo del prana (ciò ha indotto alcune tradizioni
anche religiose a prendere alla lettera il motto secondo cui ‘l’anima è nel
sangue’). In effetti c’è una qualche
connessione tra energia vitale, emozioni e sangue: la si può
sperimentare quando arrossiamo per vergogna, timidezza, senso di colpa, oppure
quando il sangue ci ‘sale alla testa’ per la rabbia, o si accelera il battito
cardiaco per un forte moto affettivo. Uno stress psichico prolungato può far
alzare la pressione arteriosa… A volte, il moto sanguigno sembra quasi
arrestarsi come quando per la paura impallidiamo. In tutti questi casi, come in
altri, è evidente la connessione tra gli stati d’animo e quella parte di
energia emozionale che si veicola col sangue nel nostro organismo.
Nel
nostro comune linguaggio, in effetti, il controllo delle emozioni è possibile
solo se si sa mantenere ‘il sangue freddo’, mentre quando ci si ‘gela il sangue
nelle vene’ è segno che siamo sbigottiti per lo spavento; quando non abbiamo
buoni rapporti con qualcuno, diciamo invece che ‘non corre buon sangue’; quando
proviamo sdegno sentiamo ‘rimescolarsi il sangue nelle vene’.
Altra prova di una antica percezione del prana, è data dall’iconografia sia orientale che occidentale, in cui esso è rappresentato in genere da una aureola (piccola aura-aria) che contorna il capo dell’illuminato, del saggio, del santo. Il termine stava quindi ad indicare una corona d’oro, un cerchio splendente posto intorno al capo. Una funzione analoga aveva il termine ‘nimbum’ con cui si indicava appunto quella nube luminosa (nimbo/nembo) che veniva collocata attorno alla testa di un dio o di un santo. A volte quell’energia spirituale viene rappresentata nell’iconografia da una più grande aura, correlata a figure di una maggiore dignità, di cui avvolge completamente il corpo (nel mondo cristiano, ad esempio, diventa la mandorla mistica di Gesù o della Madonna). Il termine aura (soffio, respiro) del resto lo usiamo spesso nel linguaggio comune proprio per indicare un’atmosfera ‘psichica’ (quando, ad esempio, diciamo che in un ambiente c’è, si respira un’aura di pace) o quando ci riferiamo ad un’atmosfera suggestiva che emana da un’opera d’arte.
Altra prova di una antica percezione del prana, è data dall’iconografia sia orientale che occidentale, in cui esso è rappresentato in genere da una aureola (piccola aura-aria) che contorna il capo dell’illuminato, del saggio, del santo. Il termine stava quindi ad indicare una corona d’oro, un cerchio splendente posto intorno al capo. Una funzione analoga aveva il termine ‘nimbum’ con cui si indicava appunto quella nube luminosa (nimbo/nembo) che veniva collocata attorno alla testa di un dio o di un santo. A volte quell’energia spirituale viene rappresentata nell’iconografia da una più grande aura, correlata a figure di una maggiore dignità, di cui avvolge completamente il corpo (nel mondo cristiano, ad esempio, diventa la mandorla mistica di Gesù o della Madonna). Il termine aura (soffio, respiro) del resto lo usiamo spesso nel linguaggio comune proprio per indicare un’atmosfera ‘psichica’ (quando, ad esempio, diciamo che in un ambiente c’è, si respira un’aura di pace) o quando ci riferiamo ad un’atmosfera suggestiva che emana da un’opera d’arte.
Ma
soprattutto l’energia compenetra e vivifica la Natura intera: gli artisti hanno
sempre trovato nella ‘percezione sottile’ di essa, considerata come ‘realtà
vivente’, una fonte costante d’ispirazione; ed è lo stesso tipo di percezione
sottile dei luoghi naturali che orientava gli antichi a vedere dovunque la
presenza di dei, le cui forme variavano col variare dei riferimenti simbolici
delle varie culture (si pensi alla diffusione universale dell’animismo, alle
dottrine panpsichiste o ilozoiste della stessa filosofia presocratica, di
quella platonica e neoplatonica, alle tradizioni ermetiche, alchemiche etc.).
Nella pratica dello sviluppo della percezione sottile, percepire
l’energia significa comprendere/sentire quando essa è in eccesso (per cui
bisogna scaricarla) e quando è in difetto (per cui bisogna accumularla). Uno degli effetti dell’esercizio
della consapevolezza del respiro, è quello di sviluppare una diversa percezione
di se stessi: ci si sente sempre più come energia, o meglio come un centro di
energia. Tale realizzazione consente di avvertire distintamente e precocemente,
ad esempio, un incipiente strutturarsi nel corpo di uno stato di nervosismo,
avvertito come un eccesso di energia accumulata, energia che tenderà naturalmente
a scaricarsi, ad esempio, con il movimento costante delle gambe o delle mani:
si pensi agli atleti che istintivamente prima della gara scuotono mani e piedi,
per mantenere ad un giusto livello l’energia nervosa che li predispone alla
prova.
Lo stato di nervosismo si traduce com’è noto, in una condizione d’irritabilità che può indurre facilmente ad esplosioni ‘energetiche’ di rabbia, rancore, risentimento, aggressività etc. Al contrario – e simmetricamente – una condizione di esaurimento nervoso (legata quasi sempre ad un affaticamento troppo protratto) indica la necessità di reintegrare l’energia attraverso, ad esempio, una condizione di riposo prolungato o una migliore nutrizione.
Lo stesso stress (termine che in inglese indica propriamente lo ‘sforzo’, la ‘spinta’) non è altro che una reazione nervosa ad una serie d’impulsi, i quali determinano uno stato di tensione che si può cronicizzare sino a diventare patologico, o quantomeno predisponente alle più varie patologie. Ciò accade proprio perché esso va ad alterare l’equilibrio della bioenergia, fondato sulla fisiologica alternanza di uno stato di tensione con uno opposto di distensione.
Che
anche la depressione sia un fenomeno che – pur se riconducibile alle più
diverse cause – si manifesta comunque in termini energetici fisici e psichici,
lo si capisce dal fatto che essa è nello stesso linguaggio comune sinonimo di
‘poca energia’ e dunque prostrazione, avvilimento, abbattimento.
E’ invece difficile iniziare una seduta di meditazione con un sovraccarico di energia nel corpo, giacché il suo eccesso causa una condizione di fastidioso nervosismo che rende difficilmente sopportabile la condizione di immobilità, che di per sé tende proprio ad accumulare energia. L’ideale sarebbe sublimare tale energia in eccesso sul piano organico, orientandola verso i chakra superiori per trasformarla in forza spirituale, capace di determinare stati illuminativi (è questa in effetti la vera funzione della meditazione!), ma è un’arte difficile che si apprende solo progressivamente. Agli inizi della pratica, sarà pertanto necessario seguire la via più facile, che consiste nello scaricare prima della seduta meditativa vera e propria l’energia in eccesso, attraverso un’attività fisica appropriata.
Rivisto da www.fisicaquantistica.it
Fonte: ragazzaindaco.blogspot.it
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