domenica 6 settembre 2015

Sofferenza o crescita?

Evitare la sofferenza è possibile?

Ci ho pensato molte volte a questo dilemma e solo negli ultimi anni, dopo molte sperimentazioni, sono giunto ad un personale convincimento a riguardo.
Da piccoli si prendevano le sberle e si soffriva perché ci dicevano che dovevamo crescere, poi è arrivata l’adolescenza le botte erano diminuite, ma la sofferenza no anzi era aumentata a causa delle prime infatuazioni, gli sbagli, le figuracce ecc..

Siamo cresciuti ed è finalmente arrivato l’amore, quello vero, con il fidanzamento e il matrimonio così la vita si è stabilizzata, ma stranamente era ancora colma di situazioni altalenanti e frustanti forse per le responsabilità, alcune scelte sbagliate e le eterne incomprensioni nella coppia. 

D’un tratto ci siamo ritrovati genitori e via di nuovo con una rinnovata afflizione fatta di apprensioni e preoccupazioni, proprio quando si pensava di averne avute già abbastanza e di averne viste e sentite di tutti i colori.

Il tempo passa i figli crescono e con loro anche le relative preoccupazioni e problematiche, ma alla fine si sono sistemati e anche sposati e allora finalmente si comincia a vivere. Magari!
Si ricomincia tutto daccapo con inedite ansie ed inquietudini e ci ritroviamo a chiederci quando ci godremo un attimo di pace. 

Questi momenti di sconforto, a volte anche molto profondo, che ci accompagnano per tutta l’esistenza e che determinano l’insorgenza delle nostre malattie ed acciacchi, come il dr. Hamer ci ha insegnato con la Nuova Medicina Germanica, sono grazie al cielo inframezzati da “raggi di sole”, momenti di calma, periodi di pace, serenità e gioia intensa, sensazioni di beatitudine di cui spesso non sappiamo neanche spiegarci il perché, ma va bene lo stesso. 

Ci si ritrova a pensare al passato con tutti i suoi “intoppi” che abbiamo dovuto superare con molta fatica allora ci crogioliamo su ipotesi fantasiose di una vita priva di episodi “sfortunati”, ma alla fine a ripensarci bene sappiamo che non ce la sentiremmo di cambiare proprio quei momenti difficili, vissuti con tribolazione, in quanto ci sentiamo più vivi e più veri proprio grazie ad essi; quella sofferenza ci ha accresciuti dal punto di vista culturale, sociale, ma soprattutto morale ed emotivo, ed ha determinato quello che siamo.
Insomma i peggiori episodi della vita ci hanno trasformato in persone migliori. Sembra un controsenso, un paradosso!
Quasi automaticamente ci giunge dalla coscienza la convinzione profonda, poiché vissuta, che quei momenti meno felici erano una fase naturale dell’”essere”, anzi essenziale a farci evolvere nel nostro spirito/anima, al giorno d’oggi si dice maturare, e hanno permesso di apprezzare ed assaporare la vita normale a volte monotona di tutti i giorni, facendoci percepire la grandiosità di ogni singolo momento dell’esistenza.
D’improvviso ci sentiamo “illuminati” da tali considerazioni. Allora quei brutti momenti erano necessari, utili, funzionali al miglioramento della vita e di noi stessi! 
Non era una sofferenza, non un castigo, un dolore immotivato nè un crudele destino, era solo vita, forse un po’ in salita, ma vita.

A saperlo prima li avremmo vissuti con coscienza, li avremmo affrontati come una piacevole sfida con noi stessi, non avremmo temuto di soffrire perché consci che quella non era sofferenza, ma evoluzione, crescita interiore.
Vista in questo modo verrebbe da dire che la sofferenza non esiste, ma sappiamo che non è così, però visto che sembra inevitabile la si potrebbe prendere per il "verso giusto". 
Se non avessimo sbagliato e sofferto non saremmo cresciuti nè migliorati, non avremmo "scoperto" e assaporato la vita. D'ora in poi ne terremo conto quando sbaglieremo e ci angosceremo.

A ben vedere anche se ci si ritrova ormai ad una certa età ad aver capito come affrontare le impervie complicanze terrene c’è sempre tempo di cambiare e di gioire per ogni tipo di esperienza, mi sono accorto che vivendo consapevolmente il presente l’esistenza diventa quasi atemporale, scorre piena, vigorosa e ci appaga in ogni istante, un solo giorno può gratificare molto, ma molto di più della vecchia vita subita passivamente o non compresa appieno; non ci importa più a che punto del "cammino" siamo arrivati poichè siamo solo all’inizio della sua parte migliore.

La sofferenza fa parte della vita, è sensato cercare di viverla nel migliore dei modi?
Marcello Salas

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