lunedì 3 agosto 2015

Seconda Legge di Hamer raccontata a mia nonna

Seconda Legge di Hamer raccontata a mia nonna. La malattia ha due fasi: “i contrari”

In natura vi è il giorno e la notte, contemporaneamente e alternativamente, e l’uno non preclude l’altro, nello stesso modo nel corpo umano le attività sono governate dal sistema nervoso neurovegetativo composto dal sistema simpatico (ortosimpatico) e parasimpatico (detto vago per via del nervo cranico omonimo, il più potente del sistema nervoso neurovegetativo).

Facciamo un esempio. Dopo una notte di riposo l’atleta riprende gli allenamenti e ricomincia a correre. L’atleta è attento e in movimento mentre pensa al percorso della corsa, agli ostacoli che incontra, al ritmo che tiene, nel frattempo il sistema simpatico controlla il battito cardiaco, lo stato dei muscoli, il benessere psico-fisico generale, la rapidità dei movimenti e la velocità raggiunta, cioè svolge delle mansioni che lo portano ad agire in maniera differente, mettendo in azione diverse parti del corpo oltre alla mente e al cervello.
Il sangue è richiamato nei muscoli e nel cervello, all’ora dei pasti maggiormente nello stomaco ma poi di nuovo al cervello e ai muscoli fintanto che l’allenamento continua e non si conclude con il ritorno a casa. A quel punto, considerando finita la giornata, l’atleta si rilassa e così lo assale una stanchezza infinita: si attiva il sistema parasimpatico che permette al corpo di riposarsi. La stanchezza è quindi la garanzia della nostra sopravvivenza, è un meccanismo biologico del cervello per tornare di nuovo in forma per le giornate a venire.

Abbiamo riconosciuto nell’allenamento giornaliero dell’atleta una bifasicità, ossia la presenza di due fasi biologiche, la simpatica e la parasimpatica, una contraria all’altra, che si alternano costantemente permettendo al corpo di rimanere in salute.

Anche quando accade un trauma abbiamo la presenza di una bifasicità.

Riprendiamo ora l’esempio del “nostro “ Antonio di cui abbiamo parlato nell’articolo precedente: riceve la notizia del licenziamento e inaspettatamente si produce in lui un trauma emotivo che lo porta a vivere un conflitto, sviluppando stress e impegnando il sistema nervoso simpatico in una prima fase che prenderà il nome di simpaticotonica e che accompagnerà Antonio fino alla fase di risoluzione del problema, cioè fino al ritorno alla normalità, detta fase vagotonica perché entra in azione il sistema parasimpatico/vago.
Antonio rimugina sul perché sia stato licenziato dando colpe e tenendosi dentro il rancore per ciò che ha subito, innescando su tre livelli dell’esistenza ( psichico, cerebrale e fisico ) un conflitto.
A livello psichico è stressato, non ha appetito, dorme malamente svegliandosi spesso durante la notte: è in una fase di adattamento all’evento ( il licenziamento ) e le sue energie sono tutte rivolte verso il trauma per superarlo.
A livello cerebrale viene provocato un cortocircuito, detto focolaio, in un area del cervello che presiede al funzionamento di un determinato organo o sistema, che determina nel cervello una traccia simile ai cerchi concentrici che si producono nell’acqua dopo aver gettato un sasso.
A livello fisico si produrranno, ordinati dal cervello, secrezioni tissutali (cioè produzione di tessuto, esempio massimo i tumori), o lisi (buchi) tissutali come le ulcere, o blocchi/sblocchi funzionali.

Antonio ha scoperto di avere un cancro allo stomaco come conseguenza del trauma del licenziamento, e questo dà inizio alla seconda fase, vagotonica, perchè questo tumore non è altro che una fase di riparazione messa in atto dal cervello e che porterà alla risoluzione.

Dopo una crisi detta epilettoide, nella quale si avvertono tremori, sudore freddo, stress, evacuazioni urinarie cospicue, atta a verificare se l’evento conflittuale è stato superato, inizia la fase di riparazione dei tessuti compromessi. A livello psichico lo stress si riduce e arriva la quiete e la serenità, l’appetito e il sonno ritornano regolari e ritmati giustamente. A livello cerebrale, nell’area ove si è verificato il cortocircuito, si forma un edema, cioè si cicatrizza la lisi provocata in precedenza, e questo edema sarà evacuato attraverso una normale diuresi e ne rimarrà solamente una piccola cisti al suo posto. A livello fisico il corpo recupera la sua normale funzionalità attraverso uno stato di infiammazione che provoca febbre, dolori diffusi o localizzati e molta stanchezza, come se fosse stato sotto uno schiacciasassi. Tutto questo perché vi è una particolare concentrazione delle energie per riparare i danni prodotti col trauma attraverso e per mezzo dello stato infiammatorio diffuso.

Quindi, contrariamente a quanto si è creduto sino ad oggi, l’infiammazione, così come le malattie infettive, sono fasi di riparazione nel processo di guarigione e ritorno alla normale funzionalità fisiologica e non vanno contrastate con antibiotici o antinfiammatori di ogni sorta.

Antonio, avendo dimenticato e messosi col cuore in pace modificando il suo stato psichico, ha concluso la fase di malattia e il cancro si è risolto “miracolosamente”, perché nei suoi pensieri è tornata la Pace.
Ha modificato il senso di ciò che gli è “piombato addosso” trovando una diversa visione dell’accaduto, anzi trovandolo addirittura benefico per lui perché ora può prendersi cura di se stesso, dopo tanto tempo passato a lavorare con ritmi stressanti e con poche soddisfazioni personali.
Contrariamente, per molte persone che non risolvono il conflitto che ha provocato la malattia e che continuano a rimuginare sull’accaduto, succede che vi sia una simpaticotonia permanente fino a che il conflitto non viene compreso, così da avviare la fase vagotonica di riparazione. Può accadere che una lunga simpaticotonia possa provocare una malattia con effetti addirittura letali.

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