mercoledì 6 maggio 2015

Questa generazione e non un altra…

Questa generazione e non un altra… (E. Caruso)

A questa generazione e non ad un’altra sarà chiesto conto di cosa avrà fatto per gestire la crisi di transizione epocale che incombe sulle spalle di ogni uomo e donna. Quando i nostri discendenti ci giudicheranno, e non si tratta di quelli che verranno fra 20 generazioni, ma già dalla prossima, ci giudicheranno in base a cosa avremmo fatto concretamente per lasciare a loro un mondo su cui costruire, a loro volta, il loro futuro, e passare, a oro volta, la consegna alle nuove generazioni. E non ci giudicheranno dicendo “i potenti non hanno fatto nulla”, perché loro sapranno che le cose non stanno così. Vedranno le cose con occhi diversi da noi, e saremo noi ad essere giudicati dalla storia.

Chi crede che il mondo non possa essere cambiato è condannato a subire il trapasso epocale che l’umanità sta vivendo senza speranza.
Non c’è cosa più tragica di una vita senza speranza.

In realtà, l’idea che il mondo è immutabile e che mai nulla potrà cambiare viene dal paganesimo. In base ad essa l’uomo vive e vivrà per sempre sotto l’influsso di forze a lui superiori e imbattibili.
Se la storia ci ha insegnato una cosa, se soprattutto la vicenda di Gesù di Nazareth e la sua esperienza umana, e quella del cristianesimo ci hanno insegnato qualcosa, è proprio che Dio ha creato l’uomo libero.
L’uomo, sì, è schiavo quando un uomo più forte di lui lo assoggetta ai suoi interessi, ma questa schiavitù non può spegnere la libertà dello spirito.

Che l’uomo, oggi, però, si sia convinto che dal salotto di casa sua non può fare niente per cambiare il mondo, non solo è la reminiscenza di una visione pagana del mondo, ma è il risultato della più grande menzogna perpetrata da coloro che da sempre hanno in mano il controllo delle coscienze.

Il mondo lo si può cambiare. Un mondo migliore è possibile perché esso alberga già, come anelito a volte debole come una fiamma, a volte potente, nelle coscienze di uomini e donne, perfino di bambini, dappertutto, in ogni cultura e continente.
Ma il vero cambiamento comincia nel profondo della coscienza di ogni individuo e nelle profondità della coscienza collettiva dell’umanità, laddove, quando si ascolta la voce della coscienza, e ci si relaziona ai segni del nostro tempo, ci si accorge che è finito per sempre un modo di fare la storia e che ora, sotto i nostri occhi, con questa generazione e non un’altra, si decideranno le sorti del futuro dell’umanità.

Ora lo sappiamo. Le fonti combustibili di energia non sono infinite. Per sottrarle dalla terra, i costi stanno salendo sempre di più perché le riserve si stanno esaurendo, e anche se si scoprono nuovi giacimenti, questi non sono sufficienti a garantire neanche una frazione della domanda, visto l’aumento esponenziale dei consumi sul pianeta.
La terra non è in grado di assorbire più gli squilibri prodotti dall’uomo nell’atmosfera, nel terreno e nelle acque, e si sta lentamente e gravemente ammalando, mettendo a rischio la sopravvivenza di milioni di individui già oggi, ma soprattutto della futura umanità. Se il livello dei mari dovesse innalzarsi di soli pochi centimetri in media, per lo scioglimento dei ghiacciai causato dal riempimento dell’atmosfera dei gas serra, milioni di persone che vivono sulle coste vedrebbero scomparire le loro città per l’invasione delle acque.
Più fame e disperazione continueranno a produrre i nostri sistemi economici in Occidente, più gommoni pieni di questi disperati vedremo sbarcare sulle nostre coste. Ed è inutile dire che dietro c’è un commercio losco che guadagna sull’immigrazine clandestina e che vede implicati perfino i governi di quei paesi. Nessuno lascerebbe la sua patria se possedesse una famiglia felice, una casa, un lavoro e un terreno…. La verità è lampante come una equazione matematica: l’aumento del flusso di immigrati clandestini verso le coste dell’Europa, oppure dal Sud America verso gli Stati Uniti, è direttamente proporzionale alla povertà e alla disperazione prodotta dalle guerre e dalla sottrazione sistematica delle terre e delle sue risorse a queste popolazioni.

E l’equazione si può esprimere in quest’altro modo, come un circolo vizioso:
  • il consumatore consuma per essere felice…
  • … e mentre consuma di più, cresce la macchina della produzione … per alimentare a sua volta la macchina del consumo…
  • e man mano che cresce la macchina produttiva, chi governa l’economia e ne trae profitto deve reperire le risorse per tenere in movimento, 24 su 24, 7 giorni alla settimana, le fabbriche che producono, altrimenti si inceppa la produzione e la gente consuma di meno e il sistema guadagno di meno;
  • per reperire le risorse che servono si va dove queste risorse costano meno. Se necessario si fa la guerra per accaparrarsi le risorse che servono per produrre, e si assoggettano le vite umane di quelle terre perché la loro manodopera costerà quasi zero, senza alcun riguardo per l’ecosistema…
  • in tal modo si potrà continuare a produrre sempre e sempre di più, a costi sempre più vantaggiosi e vendere a prezzi che stabilirà chi controlla il sistema…
  • affinché tutti consumino … e consumino sempre di più … e siano felici…
  • … e chi controlla l’economia sia sempre più ricco…
Questa è l’idea fondamentale su cui poggia società civiltà occidentale oggi.
Se si continua a calcolare la crescita dell’economia in PIL e secondo una concezione di sviluppo basata sul folle consumismo dei paesi occidentali, la frattura fra ricchi e poveri nel mondo, anche all’interno dei paesi ricchi, si farebbe talmente acuta da scatenare una guerra infinita per l’accaparramento del cibo per la mera sopravvivenza di molti. E in molte parti della terra si farà la guerra solo per avere accesso all’acqua.
Se continuiamo a condurre stili di vita che alimentano una economia che permette la moltiplicazione folle dei mega centri commerciali, perché ce ne sia uno almeno ogni trenta-cinquanta chilometri da casa nostra, per venderci capi firmati dell’ultima marca della moda più recente, inevitabilmente dall’altra parte del mondo bambini e donne saranno obbligati a lavorare nei sotterranei, per pochi spiccioli e qualche biscotto, per produrre quantità sempre più enormi di prodotti per soddisfare la domanda di quelli che vogliono comprare. Chi vuole ad ogni costo un motore sempre più grosso per la sua auto, deve sapere che dall’altra parte del mondo si farà una guerra per lo sfruttamento della manodopera per produrre i pezzi di quel motore, o per conquistare il controllo dei pozzi petroliferi della benzina che andrà ad alimentare quei motori.

Dalle fonti di energia all’ecologia, da una concezione dell’economia ancora basata interamente e follemente sul PIL e sulle speculazioni finanziarie agli stili di vita iperconsumistici, oramai le sorti del futuro stanno nelle mani di ciascuno individualmente tanto quanto lo sono di tutti collettivamente.

Ciò che è cambiato è che oggi, rispetto a cinquant’anni fa, lo sappiamo. E’ nata una nuova coscienza degli uomini circa il presente e il futuro. E sappiamo che i veri destini dell’umanità non si decideranno al palazzo dell’ONU né alla Casa Bianca o nei Parlamenti del mondo, ma nelle case delle persone e delle famiglie che permettono – che permettiamo – a un sistema anti-umano di continuare ad esistere…. E’ giunto il momento di entrare in dialogo con la nostra coscienza, e di dare ascolto a quella voce.

E’ giunto il momento di una conversione interiore profonda per dare vita a un nuovo mondo, che nasca prima nel profonda dell’interiorità degli individui e della coscienza collettiva, e poi nelle strutture della convivenza civile.
E’ questa l’ora.
(EC)

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