La ghiandola pineale, per lungo tempo ignorata dalla medicina, si è recentemente rivelata di fondamentale importanza nella cura dei tumori.
La melatonina – principale ormone secreto dall’epifisi – ha un effetto
antitumorale riconosciuto, e il difetto nella produzione notturna di tale
ormone, è la principale causa endocrina della malattia tumorale. La ghiandola pineale, una delle
sette ghiandole endocrine, è il
principale organo responsabile della regolazione del ritmo biologico
circadiano, sulla base del principale ritmo cosmologico, quello
dell’alternanza del periodo di luce con quello di tenebra.
Il principale ormone prodotto dalla ghiandola pineale è la melatonina
(MLT), la cui secrezione è inibita dalla Luce e stimolata dall’Oscurità, con il conseguente stabilirsi di
un ritmo circadiano luce/buio, caratterizzato da bassi livelli ematici di MLT
durante le ore di luce e alti livelli durante la notte, superiori di almeno tre
volte rispetto a quelli diurni. La
presenza di un normale ritmo circadiano luce/buio, nei livelli ematici di MLT,
rappresenta un parametro fisiologico fondamentale, caratterizzante lo stato di
salute, e la cui alterazione costituisce uno dei segni più precoci del configurarsi
di un grave stato patologico. Infatti, alterazioni del ritmo
luce/buio della MLT sono state dimostrate in gravi patologie quali le neoplasie
metastatiche, la malattia depressiva, la schizofrenia nella fase cronica, e
l’ischemia cerebrale.
Una scienza nuova per il recupero dell’armonia:
È paradossale come fino ad alcuni decenni fa, la scienza medica che si apprestava a determinare
la conoscenza molecolare completa del DNA, non sapesse pressoché nulla sulla funzione di una importante struttura
del corpo anatomico, come appunto è la ghiandola pineale. Questo, malgrado fosse noto da migliaia di anni a
tutte le tradizioni spirituali del mondo (tranne quella romana), il ruolo
fondamentale di questa ghiandola nella regolazione dell’espressione dello
Spirito: lo stesso Cartesio considerò la pineale come il centro
dell’espressione della vita animica. Il nome stesso di epifisi (dal greco epi-fysin che significa: al di sopra
della natura), denota che gli antichi avevano già compreso sinteticamente il ruolo
centrale della ghiandola pineale nella regolazione della vita spirituale
auto-cosciente. Da quanto affermato risulta
evidente che non è possibile comprendere il significato e la funzionalità
biologica della ghiandola pineale, studiandola solo dal punto di vista
medico-scientifico, o solo dal punto di vista filosofico-spirituale,
ragion per cui, forse nessun altro argomento come la ghiandola pineale, in
ambito medico, esige una nuova concezione del mondo e un nuovo modo di
comprendere la biologia.
Una dei miti più falsi e storicamente superati, ma al contempo
diffusi,
citato pressoché da tutti – filosofi, bioetici, teologici, psicologi e
parapsicologi – è quello che riduce
l’uomo alla sua biologia, imponendo di fatto una
de-spiritualizzazione di questa, al fine di ribadire una concezione
meccanicistica del corpo umano. Il
ritardo dal punto di vista medico-scientifico nello studio della fisiologia e
della clinica della ghiandola pineale, non si spiega in altro modo se non con
il rifiuto sistematico, premeditato e quasi cosciente, di reinterpretare la
biologia della vita umana come espressione dello Spirito, di cui la pineale è
simbolo elettivo. Inoltre, uno dei motivi che hanno ritardato
le ricerche sulla ghiandola pineale, è legato alla sua precoce calcificazione,
interpretata dagli scienziati del passato come segno di un esaurimento
funzionale della ghiandola stessa, come se si trattasse di un dettaglio non più
utile nelle specie biologiche evolute. Le successive ricerche hanno invece
dimostrato, che la calcificazione della pineale è dovuta semplicemente alla
produzione di cristalli di calcio, in grado di percepire le variazioni
elettromagnetiche.
Allo stato attuale delle conoscenze – reinterpretando i dati
medico-scientifici secondo una dimensione filosofica – possiamo affermare che la funzione sintetica della
ghiandola pineale è quella di rendere possibile una relazione armonica: da una
parte tra singolo organismo vivente e condizione energetica dell’universo;
dall’altro tra la propria vita spirituale e il corpo biologico.
In quanto centro supremo del mantenimento del principio dell’unità della vita,
sia in sé che fuori di sé, era quindi
ovvio che la ghiandola pineale dovesse svolgere un’attività anticancro, essendo
il cancro la patologia archetipica suprema della perdita dell’unità della
persona umana, nella sua triade di corpo fisico, psichico e spirituale.
Già
alcuni esoteristi tibetani oltre cinquant’anni fa, ponevano una relazione tra
ghiandola pineale e cancro, quindi ben prima che la scienza medica ne avesse
conoscenza. Tutto ciò dimostra la superiorità conoscitiva della tradizione
della scienza dei maghi, rispetto ad ogni altra scienza medica empirica. Non a
caso il vero padre della moderna medicina fu Paracelso, medico e mago, che per
primo intuì nel 1500, come il corpo umano fosse una realtà non solo
fluidico-energetica, ma anche ed innanzitutto chimica.
Non solo in Oriente, ma anche in Occidente, da diversi decenni
emergevano evidenze sperimentali che suggerivano un possibile ruolo
antitumorale della ghiandola pineale. Infatti, a livello sperimentale, la rimozione
chirurgica della ghiandola pineale induceva negli animali un aumento delle
incidenze di tumori spontanei e, nel caso di neoplasia già presente, un aumento
della sua diffusione metastatica. Questo
dato è stato confermato da centinaia di studi sperimentali, ciò nonostante le
accademie universitarie hanno finto che questi dati non esistessero.
Le conoscenze attuali ci portano a concludere che qualunque condizione
rivelatasi essere predisponente al cancro – in particolare lo stress, la
depressione del tono dell’umore e l’esposizione a campi magnetici – ha come
minimo comune denominatore un’alterata e ridotta funzione della ghiandola
pineale. Non è pertanto immaginabile una reale prevenzione
dei tumori, senza una valutazione reale dello stato funzionale della ghiandola
pineale, cosa questa che potrebbe costituire un domani uno dei
più utili screening di massa.
Non solo Melatonina:
Oggi
le conoscenze scientifiche sul ruolo antitumorale della ghiandola pineale superano
forse quelle di qualunque altra realtà. La
ghiandola pineale produce come minimo quattro ormoni di natura indolica
(derivati del triptofano): la melatonina (N-acetil-5-metoxitriptamina) durante
il periodo di oscurità, il 5-metoxitriptoforo nei periodi di massima luce, la
5-metoxitriptamina nel pomeriggi, e il 5-metoxi-indol-acetico nel periodo
mattutino. Quindi, la sola
melatonina, ormai più nota in ambito pubblicitario che
universitario, non può più essere
considerata come l’unico ormone della ghiandola pineale. Ora,
se la sola melatonina ha sconvolto la fragile impalcatura epistemica
dell’attuale scienza medica, quanto più lo farà la conoscenza degli altri tre
ormoni? Già oggi è noto che la
5-metoxi-triptamina a livello sperimentale ha dimostrato di avere effetti
anticancro superiori a quelli della melatonina. Gli indoli
della pineale potrebbero avere, inoltre, un importantissimo ruolo terapeutico
in psichiatria.
La
pineale produce inoltre due peptidi: l’epitalamina e l’arginin-vasotocina. Però
l’azione antitumorale della ghiandola
pineale, è attualmente conosciuta soprattutto in relazione agli effetti della
melatonina, la quale sintetizza in sé i cinque principali meccanismi d’azione
anticancro, utilizzati dalle attuali terapie medico-oncologiche:
1) azione citotossica antiproliferative;
2) azione citodifferenziante, vale a dire riduzione della malignità biologica della cellula tumorale;
3) azione di stimolo sull’immunità antitumorale, dovuta in particolare ad un’amplificazione delle proprietà anticancro di alcune proteine prodotte dalle cellule immunitarie (in particolare l’interleuchina-2 e l’interleuchina-12);
4) inibizione della secrezione di fattori di crescita quali la somatomedina-C e dell’azione di fattori di crescita pro-tumorali quali l’EGF (epidermal growth factor);
5) azione anti-angiogenetica.
1) azione citotossica antiproliferative;
2) azione citodifferenziante, vale a dire riduzione della malignità biologica della cellula tumorale;
3) azione di stimolo sull’immunità antitumorale, dovuta in particolare ad un’amplificazione delle proprietà anticancro di alcune proteine prodotte dalle cellule immunitarie (in particolare l’interleuchina-2 e l’interleuchina-12);
4) inibizione della secrezione di fattori di crescita quali la somatomedina-C e dell’azione di fattori di crescita pro-tumorali quali l’EGF (epidermal growth factor);
5) azione anti-angiogenetica.
Gli attuali studi clinici nel campo della PNEI (psico-neuro-endocrino-immunologia), hanno dimostrato l’utilità dell’impiego degli ormoni della ghiandola pineale nella cura del cancro, sia in pazienti dichiarati non più suscettibili di cure convenzionali, sia in associazione ai comuni trattamenti chemioterapici, radioterapici, ormonoterapici ed immunoterapici. Il difetto nella produzione notturna di melatonina, costituisce il più frequente grave difetto endocrino presente nella malattia tumorale, contribuendo al peggioramento della prognosi.
Non è pertanto ad oggi né scientifico, né tanto meno etico-spirituale,
illudersi di vincere il cancro rimuovendo la realtà dell’esistenza in noi
stessi della ghiandola pineale, una struttura anatomica ad azione antitumorale,
responsabile della naturale resistenza contro i tumori.
Articolo di Paolo Lissoni, Giusy Messina, Fernando Brivio (Rivista:
“Scienza &Conoscenza” n°32)
Rivisto e corretto da Fisicaquantistica.it
http://www.fisicaquantistica.it/scienza-di-confine/pineale-la-ghiandola-anticancro
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