mercoledì 28 marzo 2018

C'erano una volta i social

I SOCIAL NON SONO PIU’ SOCIAL!!

I tempi cambiano... i social pure

Alle origini i social network erano nati per creare “nuove relazioni sociali e lavorative”, e una nuova modalità di comunicare, REAL TIME e INTERATTIVA.
I punti di partenza quindi erano la comunicazione, la diffusione di contenuti e notizie, la possibilità di interagire in tempo reale con persone in qualunque parte del mondo e in qualsiasi momento in tempo reale.
Non solo il tempo doveva essere REAL. Anche le informazioni, i contenuti, gli attori.
L’interazione prevedeva uno scambio effettivo e reale. Con persone REALI. Poteva aiutare nel lavoro, nel creare nuove amicizie, nel partecipare ad eventi, nel conoscere nuove realtà, acquisire informazioni. Sociali. Reali.
Probabilmente alle origini, Facebook aveva pressochè questo obiettivo e questo significato.
In effetti, sempre alle origini, Facebook stava assumendo forti connotazioni informative.
Testate e giornalisti di tutto rispetto hanno iniziato ad entrarci, e con essi associazioni di consumatori, stampa alternativa, controinformazione, customer care di grandi aziende.
Il presupposto era proprio la dialettica, l’interazione, la domanda e la risposta. In tempo reale.

Poi nel frattempo sono successe un po’ di cose.
I social hanno iniziato a suscitare un forte interesse economico.
Le aziende e le multinazionali hanno intuito le potenzialità di questi potentissimi mezzi di comunicazione e qui è iniziata la trasformazione.

In parallelo le stesse lobbies, le stesse aziende, hanno iniziato a capire molto bene i pericoli di un social di questo tipo.
Le minacce per dirla con linguaggio di marketing.

Facebook ha iniziato a dare fastidio a qualcuno….
è diventato un media di informazione alternativa, talvolta di controinformazione.... è diventato un media esposto a milioni di utenti dove lamentarsi di aziende e di pratiche commerciali scorrette.

Capire le potenzialità e le minacce di questo media così diffuso a livello mondiale, ha fatto scatenare subito una serie di misure e contromisure, mirate a creare il grande INGANNO dei social!

Su Facebook sono stati introdotti meccanismi di super next product e big data analysis mirati ad intercettare i termini utilizzati dagli iscritti per selezionare messaggi pubblicitari personalizzati.
Questo per incrementare le vendite e aumentare a dismisura introiti delle multinazionali.

In parallelo sono stati introdotti algoritmi mirati a filtrare post “ troppo intelligenti” o scomodi.
Si è cercato di scoraggiare le persone a scrivere ed esprimersi troppo : l’introduzione degli sfondi per attirare i likes, altro non è che una modalità per limitare la comunicazione libera.

Se scrivi tanto sarai invisibile.
Se scrivi poco puoi colorare le parole e limiti comunicazioni potenzialmente pericolose perché troppo articolate.
Il livello del social si è fortemente abbassato.

A fine del 2017, su dichiarazione dello stesso Zuckerberg sono stati volutamente ridotti i contenuti informativi e introdotti quelli interattivi.
I giornalisti di spessore e le testate alternative stanno iniziando ad abbandonare facebook…

Il target si è abbassato, l’interazione anche…

Del resto il social stava rischiando di diventare troppo intelligente, di unire troppe persone, di fare troppo contro informazione.
Insomma iniziava a dare un bel po’ fastidio
Così fastidio che allora gli investimenti si sono spostati su un social molto diverso: Instagram!

Io stessa all’inizio non riuscivo a capirne bene la logica, non mi convinceva, ma per curiosità ho iniziato ad entrarci e a postare.
Instagram è un social dove si possono postare solo foto. Si può comunicare qualcosa, ma la foto è imprescindibile e si parla tramite hashtag che per loro natura riducono incredibilmente la possibilità di esprimersi in modo sensato e di trattare argomenti di un certo livello.
Nulla può essere articolato. Prevale l’immagine, nessuno legge i contenuti, gli hashtag servono per ottenere follower!
E qui entra in gioco la spietata e incredibile logica di business su cui si basa Instagram.
Ebbene si!
Su Instagram chiunque può diventare famoso!
è così! senza fare troppa fatica, senza essere particolarmente intelligenti, senza essere particolarmente istruiti, senza essere troppo capaci, senza essere troppo determinati, su Instagram chiunque può diventare famoso.
Basta applicare quattro regoline banali banali in croce e ops!
Sei famoso! Sei ricco!
Come? Beh ovviamente acquisendo followers
Followers attenzione… non più amici eh.. SEGUACI… proprio come nelle sette americane.. termine che fa orrore ma si è così!
E cosa fanno i seguaci in una setta? Esattamente quello che fanno i followers su Instagram: arricchiscono il leader carismatico diventando seguaci… mettendo like, incrementando costantemente il numero di ADEPTI
I seguaci, gli adepti NON INTERAGISCONO. Seguono. Punto.
Il leader non ha interesse ad interagire: dall’alto posta la sua foto, dichiara la sua dottrina e si aspetta likes e follower.
I follower non sono potenziali amici, non servono per interagire, non sono conoscenti, non sono mirati a socializzare
I follower sono semplicemente numeri che superata una determinata soglia, faranno arricchire il LEADER.
più follower consegui, più vieni intercettato da aziende, da multinazionali, da siti di e-commerce per diventare SPONSOR.

E’ tutto molto semplice in apparenza: chiunque può postare contenuti e foto di dubbio gusto per attirare target di un certo tipo.
Chiunque può mettere likes a caso e iniziano a seguire persone a caso persone solo affinchè dall’altra parte ricambino. (salvo ritirare il follow due secondi dopo)
Chiunque può iscriversi ad app studiate per incontrare persone, fare amicizia o intraprendere relazioni e promuovere in maniera subdola e occulta o anche in chiaro il proprio profilo instagram per farsi seguire.
Beh a questo punto potete dirmi: beh quindi? chi se ne frega, se qualcuno trova il modo per fare i soldi così, beh è lecito no?

Ahimè ho scoperto mio malgrado e navigando parecchio tra un social e l’altro che la realtà è molto più inquietante, triste, desolante.
Negli anni 90, chi studiava e faceva l’università aveva prospettive leggermente più rosee per entrare nel mondo del lavoro.
D’altro canto però aveva a che fare con una grande e numerosissima concorrenza: era figlio del baby boom degli anni 70, per fare carriera e ottenere posti di livello e arricchirsi doveva laurearsi, prima degli altri, con votazioni migliori, magari fare un master, e poi lavorare, lavorare lavorare.
Per le donne ancora peggio: si entrava in un mondo ancora maschile e maschilista; doppia fatica, doppio lavoro, dimostrare, dimostrare, dimostrare.
Mentre facevi l’università, capitava di essere in famiglie non esattamente benestanti… che facevano sacrifici per far studiare i figli
.. e li molti dovevano arrotondare… facendo ripetizioni, lavorando nelle biblioteche, come baby sitter, oppure nei call center.
Non esistevano i social.
Arrotondare significava lavorare nel mondo REALE
Era necessaria presenza fisica, capacità di comunicare, di parlare, di scrivere e di interagire con persone di diverso tipo e di tutti i livelli sociali.
Era necessario mettere a frutto le proprie capacità, gli skills acquisiti, le attitudini personali..
Era necessaria costanza e anche un bel po’ di tempo!

Ora non so, forse sto davvero facendo un discorso da “vecchia”, da una che non ha capito come è cambiato il mondo o che, ancora peggio non accetta che sia cambiato così.
La sensazione è che le persone oggi siano abituate o comunque rincorrano a tutti i costi il mito dei soldi facili; che utilizzino l’alibi del “manca lavoro” per trovarne uno che costi il minor sforzo possibile che abbiano famiglie che coprono loro le spalle, pagando case, macchine di lusso, scuole costose, abiti costosi, accessori costi, palestre costose, divertimenti di ogni genere e tipo, viaggi in posti che ho visitato solo quando ho iniziato a lavorare 12 ore al giorno…
e poi… di che lavoro parliamo se si tratta di qualcosa basato sull’inganno? basato sulla facilità di acquisire amicizie di persone non sempre consapevoli dei meccanismi sottostanti e quindi facilmente manipolabili?
Che lavoro è un lavoro che si basa sul nulla, diseducativo, che non insegna alcuna professione che non si basa su conoscenze effettive e su esperienze acquisite?

Detto ciò, forse sono INGENUA, ma continuo ad essere un’inguaribile OTTIMISTA.
Continuo a pensare che i social siano davvero dei mezzi potenti che potrebbero cambiare il mondo in meglio, far circolare informazioni, creare opportunità avvicinare le persone.
Continuo a sperare che le nuove generazioni che si stanno affacciando ora a questo universo vasto e tentacolare, riescano davvero a comprenderne le logiche di funzionamento, i tranelli, gli inganni ma anche le incredibili potenzialità
Continuo a sperare che si scardinino certi meccanismi viziosi a favore di meccanismi virtuosi, di maggiore libertà di informazione e di espressione, di possibilità di dialogare con un mondo che non conosciamo, di scambiare idee, di crescere come società civile

Continuo tutto sommato a sperare che i mezzi che al momento sono diventati lo strumento delle lobbies e dei centri di potere per schiavizzarci, omologarci e renderci sudditi di un sistema perverso mirato a renderci innocui e incapaci di reagire, possano diventare invece un metodo per creare davvero dei network di persone capaci di CAMBIARE qualcosa, di CREARE qualcosa.
Tratto da post condiviso su varie pagine Facebook

Vedi anche:

1 commento:

  1. Tutto è un medaglia,c'è sempre la doppia faccia ,ed il problema è che questa medaglia chiamata Vita ,dove una faccia è rivolta al bene e l'altra al male ha bisogno di esistere nel suo insieme.

    Ho visto molte persone giocare a sorte per questa medaglia,senza minimamente capire che il bene fosse un male ed il male fosse un bene...Comunque vivi la medaglia o vedi la stessa devi evolvere in tutte e due le facciate!!

    Molto interessante l'articolo,davvero...grazie

    L.

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