Relazione finale commissione uranio e vaccini: il mio lavoro
La IV commissione di
inchiesta, istituita nel 2015, ha avuto tra i suoi mandati istitutivi
quello di occuparsi della composizione dei vaccini e della loro
somministrazione.
È un argomento difficile, io stesso per poter capirci
qualcosa ho dovuto studiare parecchio.
Un vaccino è un farmaco biologico, ovvero un medicinale che ha al suo interno una
entità biologica (principio attivo o antigene), inattiva o attiva ma
attenuata nei suoi effetti, che induce il sistema immunitario a generare una
reazione anticorpale. Gi antigeni (ovvero il principio attivo, l’entità
biologica) dei vaccini usati da soli
non sono efficienti stimolatori della risposta immunitaria, cioè non bastano da
soli a produrla, ma richiedono l’ausilio di sostanze che facilitano questo
compito. Per amplificare la risposta anticorpale e cellulare in seguito
alla stimolazione immunitaria, e quindi l’efficacia del farmaco, è necessario
unire all'antigene una sostanza che prende il nome di ADIUVANTE. Poi ci sono gli ECCIPIENTI,
che servono per preparare il vaccino ma sono inerti, cioè non hanno attività
farmacologica ed infine abbiamo i CONTAMINANTI
ovvero sostanze tossiche o potenzialmente tossiche presenti nel farmaco a causa
del processo di lavorazione, o nelle materie prime da cui viene derivato, oppure
nei componenti usati per la conservazione.
Il compito della
commissione è stato quello di analizzare e scomporre nei componenti base questi
farmaci.
Ma come è possibile fare questo lavoro di indagine?
I metodi sono due: 1)
acquisendo le informazioni documentali o 2) facendo rilevamenti sperimentali
mediante laboratori chimici specializzati.
La seconda strada è stata scartata dalla commissione in quanto avrebbe dovuto impiegare troppe risorse e troppo tempo per venir perseguita, forse con un altro paio d'anni davanti avremmo potuto valutarla. Di conseguenza per analizzare i componenti abbiamo optato per l'acquisizione documentale. Abbiamo raccolto la documentazione clinica e giudiziaria dei casi dei militari ammalati o deceduti, già da sola in grado di fornire un indirizzo di studio e indagine, e abbiamo richiesto di acquisire la documentazione rivolta ai produttori per il tramite di AIFA, cosa che abbiamo fatto nella primavera del 2016.
La seconda strada è stata scartata dalla commissione in quanto avrebbe dovuto impiegare troppe risorse e troppo tempo per venir perseguita, forse con un altro paio d'anni davanti avremmo potuto valutarla. Di conseguenza per analizzare i componenti abbiamo optato per l'acquisizione documentale. Abbiamo raccolto la documentazione clinica e giudiziaria dei casi dei militari ammalati o deceduti, già da sola in grado di fornire un indirizzo di studio e indagine, e abbiamo richiesto di acquisire la documentazione rivolta ai produttori per il tramite di AIFA, cosa che abbiamo fatto nella primavera del 2016.
Già nella relazione intermedia
una delle conclusioni emerse fu quella di chiedere alla Difesa la fornitura di
vaccini MONODOSE e MONOVALENTI, questo per evitare la fornitura di multidose, ovvero vaccini
somministrati mediante siringhe la cui quantità di farmaco è prelevata da una
boccetta contenente più dosi di vaccino,
dove i componenti più pesanti (adiuvanti, conservanti, eccipienti ect)
si accumulano sul fondo del contenitore aumentando i rischi, e per evitare
i polivalenti, cioè vaccini costituiti dalla mescolanza di più vaccini (ad
esempio il vaccino trivalente MPR è costituita dai vaccini del morbillo,
parotite e rosolia) in un’unica soluzione, in quanto, dalle
risultanze dello studio SIGNUM e dello studio sulla Brig. Folgore del Prof.
Nobile, era già emerso un fattore di danno al DNA in caso di somministrazione
contemporanea di più di 5 vaccini.
Infatti ad oggi
nella profilassi militare sono previsti due trivalenti, per i quali abbiamo
comunque consigliato in via prudenziale la fornitura in monovalente.
Sempre nella stessa relazione avevamo anche individuato
come la profilassi vaccinale fosse di per se portatrice di rischi intrinsechi,
sia dovuti ai pericoli del farmaco (illustrati dalle case farmaceutiche nei
dossier tecnici) sia ad una scorretta profilassi vaccinale.
La Commissione ha dovuto occuparsi, ad ottobre 2017, anche di uno studio con il quale il Ministero della Difesa, quale ente finanziatore, ha tentato di smentire le risultanze sia della relazione intermedia di luglio 2017, che del progetto SIGNUM come dello studio della Brig. Folgore del Prof. Nobile (venuto a mancare recentemente). Questo studio è stato contestato, e tale contestazione la trovate a pagina 199 della relazione.
La Commissione ha dovuto occuparsi, ad ottobre 2017, anche di uno studio con il quale il Ministero della Difesa, quale ente finanziatore, ha tentato di smentire le risultanze sia della relazione intermedia di luglio 2017, che del progetto SIGNUM come dello studio della Brig. Folgore del Prof. Nobile (venuto a mancare recentemente). Questo studio è stato contestato, e tale contestazione la trovate a pagina 199 della relazione.
A novembre del 2017, AIFA ha consegnato i dati. Nella dichiarazione di voto sulla proroga della commissione ho
sottolineato quanto fosse importante studiare questi dati prima di porre fine
alla commissione (i fatti mi hanno dato ragione).
Il ragionamento chiave che ci ha mosso nell'indagine sui
componenti è stato il seguente:
"tenuto
conto che ogni farmaco, vaccino o non, contiene delle sostanze che per legge
vengono dichiarate solo se presenti sopra una determinata soglia di
tollerabilità per l’organismo, mentre eventuali elementi in quantità inferiori
a tali soglie non vengono dichiarati nei documenti ufficiali, se sommiamo gli
elementi sottosoglia non dichiarati, potrebbero superare la soglia di
tollerabilità? Analogamente, gli elementi dichiarati
tollerabili, se presi con il singolo vaccino, lo sarebbero ancora se
considerati nelle rispettive quantità sommate?"
Per rispondere a queste domande abbiamo preso tutti i
componenti dichiarati e li abbiamo sommati. Nel dettaglio abbiamo prima fatto
una scomposizione di tutti i componenti presenti nei vaccini attualmente
autorizzati, nel caso di scelta alternativa tra le marche per la prevenzione
della stessa malattia abbiamo preso quello con valore più alto; poi lo abbiamo
moltiplicato per il numero di inoculazioni previste come richiami secondo
quanto indicato nei fogli illustrativi. Infine abbiamo fatto una simulazione
per identificare il valore minimo e massimo più probabile. In questo modo
abbiamo potuto elencare qualitativamente e quantitativamente ogni componente, e
determinare un valore possibile complessivo totale iniettato ad ogni militare
al termine della intera profilassi vaccinale, di base e completa.
Quello che è emerso è che tra i vari componenti ve ne sono
alcuni che la comunità scientifica dichiara essere tossici e/o idonei a causare
reazioni allergiche. Ad esempio l'Alluminio. Le quantità, confrontate con
alcuni studi approvati dalla comunità scientifica, ci hanno fatto suonare un
campanello d’allarme.
Studiare la profilassi vaccinale, ha significato anche
individuare i fattori di rischio per la salute del militare, dipendenti dalla
metodologia di somministrazione quali ad esempio meri errori, omissioni,
comportamenti dolosi o colposi. Anche per questo filone di indagine la prima
cosa che abbiamo fatto è stata quella di acquisire la documentazione dagli
auditi, circa le modalità di vaccinazione. In un primo momento quello che
abbiamo riscontrato, e segnalato già nella relazione intermedia di luglio 2017,
era che spesso e volentieri non si
teneva traccia della profilassi, oppure si teneva superficialmente, e
questo causava una somministrazione non conforme al principio di precauzione,
non conforme alle precauzioni indicate dalle case farmaceutiche, nonché alla
stessa direttiva militare di riferimento. Abbiamo anche notato che spesso vi
era da parte dei medici vaccinatori, ma anche da parte dei medici competenti ai
sensi del d.lgs. 81/2008, un atteggiamento di sudditanza alla gerarchia
militare, quando scelti tra la gerarchia stessa, rispetto all'indipendenza
professionale a cui il medico dovrebbe porre giuramento. Ci è stato raccontato
di somministrazioni
di vaccini in nave, a missione già iniziata in violazione della tempistica
necessaria per l’azione di immunizzazione, quindi esponendo il militare
a rischi con un sistema immunitario debole (per via della reazione al
farmaco; infatti quando si somministra il vaccino, il sistema immunitario
risponde spesso con un indebolimento temporaneo delle difese, come dimostrato
dal Prof. Nobile); per non parlare addirittura di un militare mandato in
missione appena trapiantato e non si sa nemmeno se vaccinato o meno.
Per risolvere questo abbiamo fatto due proposte: la prima
è stata quella di usare il Fascicolo Sanitario Elettronico, per annotare
digitalmente le vaccinazioni, superando così la Carta Multiservizi
della Difesa, in quanto da specifica indagine abbiamo scoperto avere una
asimmetria nella interoperatività con il FSE civile; la seconda invece era
quella di far effettuare le vaccinazioni alla sanità pubblica, togliendo quindi
alla sanità militare tale onere, ovviamente nel rispetto delle procedure
militari nei protocolli vaccinali. Abbiamo poi pensato che analizzare la
metodologia volesse dire anche individuare delle buone pratiche da mettere in
piedi per ridurre al massimo i rischi derivante dalla somministrazione
vaccinale. Per fare ciò dovevamo capire quali fossero le modalità di vaccinazione
classificabili come rischiose per la salute. Partendo dai risultati di SIGNUM e
dalla lettura delle schede tecniche, abbiamo concluso che tra queste
rientrassero certamente il mancato rispetto delle precauzioni d’uso e il
mancato monitoraggio delle reazioni avverse (queste tra l'altro
abbiamo appurato essere comunicate solo se occorse entro le 48 ore dalla
vaccinazione, contrariamente a quanto richiesto dalle case produttrici che non
mettono ne limiti di tempo ne valutazioni pregiudiziali alla comunicazione di
qualsiasi reazione avversa). Nella relazione intermedia di luglio 2017
avevamo già scritto che a nostro avviso, dalle prime deduzioni a seguito delle
audizioni, servissero esami pre-vaccinali e post-vaccinali
e la documentazione consegnataci da AIFA ha supportato questa tesi.
Abbiamo dunque elencato:
- le ipersensibilità che le case farmaceutiche chiedono di controllare prima della vaccinazione e i controlli medici anamnestici che chiedono un accertamento preliminare delle condizioni del sistema immunitario (immunosoppressione, iperimmunizzazione e autoimmunità);
- le reazioni avverse citate in tutte le schede tecniche, verificando il livello di probabilità di reazione avverse indicato dalle case farmaceutiche, tenuto conto della profilassi vaccinale nel complesso.
Quello che abbiamo concluso è che servono degli
esami pre-vaccinali, al momento dell'arruolamento, sostanzialmente di due tipi:
1.
valutazione delle ipersensibilità al vaccino;
2.
status del sistema immunitario.
Al termine dei lavori abbiamo analizzato anche i dati
dell’osservatorio epidemiologico della difesa e quelli raccolti dalla procura
di Padova nell'ambito di una indagine relative alle malattie contratte dai
militari nel corso del servizio prestato. Li abbiamo messi a confronto con i
dati sulle reazioni avverse.
Tenuto conto del fatto che tra le reazioni avverse ci sono dei casi di
malattie autoimmuni e che le case farmaceutiche chiedono la verifica
anche di presenza di tumori o di malattie autoimmuni nelle precauzioni d’uso,
il gruppo di lavoro ha ritenuto di proporre alla commissione di raccomandare l’adozione del principio di precauzione, analogicamente alla scelta effettuata dalle
commissioni precedenti in relazione all’uranio impoverito, non
potendosi escludere il nesso di causalità tra la profilassi vaccinale militare
complessivamente considerata e gli eventi avversi individuati dalle stesse case
produttrici.
Non tralascio il tema dell'analisi della fase 2 del progetto SIGNUM, ma questa è
molto prolissa e vi rimando direttamente alla relazione.
Per completare il mandato occorre che la prossima commissione esamini con prove di laboratorio quanto da noi affermato.
Per completare il mandato occorre che la prossima commissione esamini con prove di laboratorio quanto da noi affermato.
Ricapitolando le nostre proposte sono state
queste:
- vaccini monodose e monovalenti e vaccini più puliti;
- somministrazione presso sanità pubblica con protocolli militari
- utilizzo del FSE;
- esami pre-vaccinali al momento dell'arruolamento e sorveglianza post-vaccinale attiva.
Vi lascio ora alla lettura della
relazione finale (Pag. 142 e da pag. 151 a 202) VEDI
PDF RELAZIONE
Ivan Catalano
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