mercoledì 10 maggio 2017

L’incontro con Dio.

L’incontro con Dio.

. . . . Dipende da cosa si intende per Dio.
Da diversi anni in Europa è esploso il caso melatonina. In tanti si sono avventati sulla pillola della giovinezza il quale ormone controlla i meccanismi di funzionamento del nostro organismo. Quello che però ci interessa in questa disamina non sono gli effetti che essa può apportare sul piano fisico, quanto piuttosto quelli che può avere sullo stato di coscienza.
L’importanza che rivestono la ghiandola pineale e i suoi ormoni quando si cerca il Sé interiore, quando si esplora la strada del Nirvana, quando si tenta di entrare in uno stato di coscienza diverso e illuminante è fonte di discussioni e approfondimenti continui.
Secondo il misticismo, la ghiandola pineale sarebbe l’occhio di Dio, il ponte che unisce l’umano al divino.
La ghiandola pineale fu scoperta oltre 2300 anni fa e all’epoca si credeva che controllasse il flusso della memoria, solo Cartesio nel XVII secolo, la definì “La sede dell’anima”. Sulla base del concetto cartesiano, i medici dell’epoca associarono le calcificazioni della pineale a manifestazioni psichiatriche e persino alla follia pura. Le loro ipotesi non erano insensate: anche oggi gli studiosi cercano un nesso tra la sua attività e le turbe psichiatriche. Ancora non conoscevano i suoi effetti sulla crescita e sullo sviluppo. Nel 1899 venne rilevato un connessione tra i tumori della ghiandola e la precoce pubertà, si avanzò quindi l’ipotesi che essa fosse implicata nella produzione di sostanze in grado di inibire la maturazione sessuale.
Nel 1959 venne dimostrato che uno degli ormoni prodotti dalla ghiandola era in grado di schiarire la pelle degli anfibi e quindi venne denominato melatonina. Negli anni ’60 il premio nobel Julius Axelrod scoprì che la melatonina ipofisaria è un trasduttore neurochimico. Nel 1970 Axelrod vinse il premio Nobel insieme a Bernahard Katz e a Ulf Swante Von Euler. La scoperta che nel sistema nervoso la trasmissione degli stimoli avviene con un processo elettrochimico, mentre Von Euler dimstrò nel 1956, che la nor-adrenalina (strettamente connessa con la melatonina) si comporta come mediatore chimico, cioè come un draghetto che trasporta il messaggio da una parte all’altra. La noradrenalina gioca un ruolo importante nella liberazione della melatonina. Axelrod, Kats e Von Euler, lavorarono a spron battuto sui trasmettitori umorali nelle terminazioni nervose e sul loro meccanismo di accumulo, di liberazione e di inattivazione. Negli anni ’70 la maggior parte dei premi Nobel furono assegnati a ricerche sulla neurochimica. Era la giusta strada da percorrere per comprendere come funzionava il cervello ed il ruolo che la melatonina svolgeva nella percezione dell’anima.

Alla facoltà di medicina, insegnano poco o niente sulla melatonina e sulla ghiandola pineale. Ancora oggi alcuni medici pensano che la melatonina si debba collegare soltanto alla pigmentazione della pelle, quando in realtà la sua è una funzione opposta (e quindi schiarente) a quella che stimola i melanociti. I melanociti sono cellule capaci di produrre il pigmento della pelle (la melanina), ben conosciuta a chi si abbronza. Ebbene la melatonina non è una sostanza abbronzante, ma contrasta addirittura l’abbronzatura. Finalmente nel ’70 si scoprì che essa svolge un ruolo importante nel controllo dell’attività riproduttiva di molte specie di mammiferi. Ma non solo. In parole povere, la melatonina è un ormone naturale secreto dalla ghiandola pineale, piccola escrescenza delle dimensioni di un grano di mais, situata nel cuore del nostro cervello.

La ghiandola era stata battezzata dai mistici con il nome di terzo occhio, anche se la scienza riteneva che essa non fosse funzionante. Quarant’anni fa tuttavia si scoprì che non solo essa si scoprì che non solo essa è funzionante ma che gli ormoni che produce sono indispensabili alla regolazione dell’intero ciclo biologico legato al sonno alla veglia, alle variazioni corporee della temperatura e alla secrezione di altri numerosi ormoni. Ma ancora non si ipotizzò che la ghiandola potesse essere veramente il terzo occhio caro al mistico.
Dall’alba della storia l’uomo ha sempre cercato di uscire da una realtà scomoda utilizzando soprattutto i vegetali psichedelici che hanno azione inebriante.
Ora, se certe sostanze presenti in natura agiscono sul cervello e sulla coscienza (e su questo non abbiamo alcun dubbio), dobbiamo riconoscere che nel nostro sistema nervoso centrale esistono meccanismi, recettori e sostanze chimiche preposti all’espansione della coscienza, a proiettarci al di fuori della dimensione umana per raggiungere altezze superiori. Se non esistessero centri e ricettori deputati a questa funzione, le sostanze vegetali psichedeliche non potrebbero agire sul cervello e non potrebbero nemmeno determinare la benché minima allucinazione. In altre parole, non avrebbero alcun effetto sulla psiche. Simili sostanze vengono prodotte anche autonomamente dal nostro cervello.

La gente si interessa alla melatonina non in quanto struttura mistica, ma perché pare sia l’ormone della giovinezza. Il sogno millenario dell’umanità pare dunque potersi realizzare grazie a questa sostanza. A credere alle ricerche effettuate su questo ormone, tutto farebbe pensare che potremmo vivere quanto i patriarchi biblici o i re sumeri. Per il ricercatore spirituale questa sua capacità è un optional. Il ricercatore spirituale è più interessato ad abbattere i confini che lo tengono prigioniero alla dimensione che ci è comune.

Secondo il buddismo, l’asceta conquista l’illuminazione soltanto quando si apre il terzo occhio. La sua apertura conferisce il dono di ripercorrere col pensiero le precedenti esistenze, di riepilogare il rapporto karmico che conduce alla reincarnazione, di avere la visione unitaria del tutto e di identificarsi con il principio vitale cosmico. Il concetto del terzo occhio e l’importanza della sua apertura ha influenzato tutti i popoli e tutte le religioni, per quanto alcune di esse non ne hanno compreso il simbolismo e il riferimento. Il Cristianesimo non fa eccezione. Ne parla San Clemente D’Alessandria nelle Stromate (Miscellanee vol. IV) in riferimento all’iniziazione del cristiano ai Misteri. Clemente Alessandrino (150-215) maestro di filosofia cristiana di Alessandria d’Egitto che espose un cristianesimo colto, sostenendo lo gnosticismo ortodosso come mezzo per conseguire un grado di conoscenza superiore.

L’occhio di Dio che, nella tradizione ebraica e cristiana, osserva costantemente l’uomo è di derivazione orientale e con quel simbolismo si attribuisce a Dio l’onniscienza e l’onnipervadenza. E a tanto si giunge quando si apre il terzo occhio. Ma il terzo occhio corrisponde alla ghiandola pineale? Dov’è  situato il terzo occhio? Secondo la tradizione è localizzato tra le sopracciglia, esattamente là dove è situata la ghiandola pineale. I riferimenti dei mistici coinvolgono sempre la ghiandola pineale e, per logica conseguenza, gli ormoni da essa prodotti. Gli ormoni, ovviamente, devono agire su una zona del cervello preposta allo scopo metafisico.

Si tratta dunque di scoprire se effettivamente la melatonina è l’ormone che entra in gioco nel processo dell’illuminazione e poi su quale zona del cervello agisce. Si tratta di due momenti importanti. Una volta scoperto che la melatonina agisce sul territorio preposto all’incontro con Dio, basterebbe aumentarne la produzione per facilitare il processo spirituale. Una volta individuata l’area del cervello che viene stimolata dalla melatonina, si potrà valutare se la stimolazione può avvenire soltanto mediante quel mediatore oppure se anche la stimolazione elettrica può sortire gli stessi effetti.

La secrezione della melatonina avviene prevalentemente di notte ed è regolata dalle informazioni provenienti dai fotorecettori della retina. Questo che cosa significa? Che la luce inibisce la sua produzione e che l’oscurità invece la stimola. Tal produzione varia con l’età: è estremamente elevata durante l’infanzia, si abbassa nell’adolescenza per ridursi notevolmente nella vecchiaia. A 45 anni la sua produzione si è già ridotta del 50%.
In pratica la produzione dell’ormone è massima quando l’organismo è giovanissimo e questo fa pensare che partecipi ai processi di sviluppo e di rinvigorimento del corpo. La sua sintesi chimica ha permesso un largo utilizzo, sia per chi viaggia ed è soggetto alle alterazione del ciclo sonno-veglia a causa dei fusi orari, sia per chi vuole conservare il proprio corpo efficiente. L’abbattimento dei costi di produzione ha consentito di sperimentarla nei settori più diversi: nella malattia di Alzheimer, nella riduzione della libido, nei deficit immunitari, nel cancro, nei rischi ambientali, nella fertilità, nel rallentare la comparsa della vecchiaia e aumentare di conseguenza la sopravvivenza, nel regolare il ciclo del sonno. Il tutto senza dimostrare, al momento, alcun effetto collaterale. E’ probabile che l’assunzione prolungata di dosi massicce induca effetti patologici ancora sconosciuti. Tutti conoscono l’azione positiva delle vitamine, ma il loro abuso può provocare gravi malattie. Soltanto il tempo potrà rivelarci gli effetti indesiderati dell’ormone pineale, ma possiamo già ipotizzare che tra gli effetti collaterali ci siano incubi notturni e sogni troppo vividi.
Da un punto di vista scientifico la cosa deve essere ancora definitivamente provata e per farlo occorreranno anni di osservazioni, quindi, ufficialmente, siamo costretti a ritenere la ghiandola pineale ancora un organo oscuro e sconosciuto.
Molte persone ormai fanno uso quotidiano della sostanza, ma il suo utilizzo non può arrestarsi (limitarsi)al ciclo sonno-veglia. Qualcuno ha infatti pensato che il suo uso prolungato possa facilitare l’ingresso in uno stato di coscienza superiore come quello raggiunto dai mistici.
Chi non volesse utilizzare il prodotto di sintesi potrebbe invece:
  • far ricorso agli alimenti naturali come il latte, le banane, il fegato di volatili e la soia che sono ricchi del precursore della melatonina (il triptofano), aumentando la materia prima utile alla sintesi dell’ormone;
  • evitare certi campi elettromagnetici, la luce intensa notturna e alcune sostanze come gli ansiolitici, la caffeina, il tabacco, la vitamina B12, gli antidepressivi, l’alcool e l’aspirina che ne bloccano la sintesi;
  • aggiungere all’alimentazione calcio e vitamina B6 che facilitano la sua sintesi.
In breve questa è la melatonina che conosce la scienza ufficiale, ma in questo lavoro tralasceremo i dati scientifici per avanzare ipotesi che riguardano prevalentemente la metafisica.
Ogni ricerca scientifica comincia dall’osservazione di un solo caso. Il tempo e l’esperienza diranno poi se si trattava di un’ipotesi o di una realtà.

Dobbiamo scoprire se le sostanze che agiscono su certi centri cerebrali possono facilitare l’incontro con Dio. E’ necessario indagare prima sulle sostanze psichedeliche che sono state usate nelle religioni per immedesimarsi nel cristo o che sono ancora oggi usate in Africa o in Sud America.
E’ opinione corrente che tutte le religioni siano il risultato di esperienze psichedeliche. Qualcuno obietterà che il buddismo ne è esente in quanto il Buddha non ha mai fatto ricorso a sostanze psicoattive per entrare nel Nirvana. Dobbiamo però far rilevare che il buddismo deriva dal Vedismo che è sorto in seguito a esperienze psichedeliche. Con questo voglio affermare che se Buddha non avesse attinto dai Veda non avrebbe avuto le informazioni necessarie sull’esistenza dello stato coscienziale supremo che porta al Nirvana. Insomma l’uomo è venuto a conoscenza, direttamente o indirettamente, dell’esistenza di una dimensione superiore e di una Forza Unica creatrice del Tutto grazie alle esperienze psichedeliche, qualunque sia stata la sostanza utilizzata per sperimentarla.

Lo studio di certe sostanze, endocrine e non, che agiscono sul cervello provocando uno stato di coscienza alterato, possono far comprendere come vivere l’incontro con Dio.
La melatonina è ancora tutta da scoprire, ma soprattutto è da scoprire la ghiandola pineale con la sua produzione di ormoni non ancora conosciuti. La ghiandola pineale è rimasta nell’oblio per centinaia di anni senza riuscire a scoprirne le funzioni. Il fatto che non abbia ancora un ruolo ben definito ci consente di avanzare delle ipotesi prendendo spunto dalle dichiarazioni fatte dai mistici che la identificano con il terzo occhio, il traghetto che conduce alla divinità.
Qualche anno fa la fisica quantistica comincio ad avvicinarsi alla metafisica; ora sono la medicina e la neurochimica a fare altrettanto. E non è da escludere che sia proprio la melatonina ad aprire i cancelli che sono rimasti chiusi ai più per trasformare la mentalità dell’uomo del terzo millennio.

I mistici affermano che la scienza non arriverà mai a capire Dio. Ma la loro è soltanto un’ipotesi. Se Dio è un fatto naturale che appartiene al nostro universo, non c’è motivo per il quale la sua conoscenza scientifica sia preclusa.
La Ghiandola pineale potrebbe effettivamente essere ciò che dicono i mistici: la porta non per l’immortalità, ma addirittura sull’eternità.
I mistici affermano che Dio non è estraneo al nostro universo e non è nemmeno estraneo all’uomo, ma dimora in esso. Il misticismo viaggia su binari opposti a quelli delle religioni, che professano che Dio sia al di fuori dell’uomo, un entità superiore di cui essere sudditi e quindi viene contemplata un premio ed una punizione in ossequio alle regole all’uopo dettate. Le religioni sono una giungla in cui difficilmente le persone di buon senso riescono ad orientarsi, tanto più che esse entrano in contraddizione e in lotta per la supremazia, come se Dio fosse appannaggio dell’una e non dell’altra o potesse parteggiare per un popolo e non per l’intera umanità.
Il mistico (tutti i fondatori di religioni erano mistici) propone un Dio universale che non premia e non punisce, ma osserva lo svolgersi della vita, ben sapendo che ognuno è Dio.

Per il mistico Dio è uno stato di consapevolezza, uno status coscienziale e in quanto tale, non può che alloggiare dentro di noi. Se è uno stato coscienziale, deve esistere la possibilità di sperimentarlo. Ora, come possiamo sperimentare “il Regno dei Cieli che è dentro di noi”, come affermava Gesù, se non utilizzando il nostro cervello?
La scienza esplora la chimica del cervello e scopre le sostanze responsabili della nostra emotività, della gioia e del dolore. Perché dunque non cercare le sostanze che ci mettono in contatto con Dio? La cosa non dovrebbe essere così difficile, tanto più che Dio è in noi come “il lievito nel pane”.
In un angolo del nostro carcere si nasconde la chiave che apre i cancelli, vale la pena ricercare, esplorare e sperimentare fino a quando non avremo trovato la soluzione alla nostra schiavitù mondana.
Marcello Salas

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