Scie chimiche: da complotto a soluzione salva pianeta
Contrordine ragazzi: le scie chimiche esistono, e sono utili, anzi
utilissime. La ventennale campagna di disinformazione sulle scie chimiche,
improntata al tentativo di normalizzare ciò che è letteralmente sotto gli occhi
di tutti, ha fatto un nuovo passo in avanti, attraverso il mainstream
scientifico e televisivo, e travolgendo in questo modo le posizioni storiche di
tutti i debunker negazionisti.
Un team di ricercatori della celebre università statunitense di
Harvard ha infatti messo nero su bianco un progetto che è già in fase di
attuazione e che prevede di mettere in volo palloni sonda al fine di
disseminare in cielo una nube chimica di particolato allo scopo dichiarato di
oscurare il cielo e ridurre le temperature terrestri:
Global Warming? Harvard propone le Scie Chimiche (Tg2)
Uno scudo chimico contro il
global warming! La notizia è stata prontamente ripresa
da tutti i principali media mondiali, dalla BBC al New
York Times. Nel nostro paese val la pena menzionare il mensile Focus, che in passato era stato tra i
più feroci oppositori di queste teorie, e che adesso invece le riscopre con
grande sorpresa.
1. La
fattibilità del progetto
Come spesso detto in passato dai ricercatori “complottisti” che
studiano la geoingegneria clandestina e l’effetto di “global dimming” delle scie
chimiche, basta irrorare una piccola percentuale del cielo per aumentare
significativamente la capacità dell’atmosfera di riflettere i raggi solari: basterebbe l’1% del cielo. Il progetto di
Harvard si spinge anche più in là, e si propone di irrorare dal 2 al 4% del
cielo per abbassare le temperature di 1,5 gradi centigradi,
per riportare la temperatura ai livelli terresti pre-industriali.
2.
L’opportunità di farlo
A questo punto, capita la proposta, bisognerebbe chiedersi come
per ogni altra scoperta scientifica se è
opportuno, etico, e giusto portare avanti quelle azioni oppure no. Il
dialogo relativo a questo progetto dev’essere stato qualcosa del genere:
F: Ciao David, lo sai che ho iniziato una nuova dieta?
D: Ah sì? Bravo Frank, era ora che ti mettessi a mangiare di meno,
vecchio trippone!
F: Ma che dici David, io con la mia dieta posso mangiare quello
che mi pare: pasta, dolci, fritti, mi posso pure strafogare di bignè con la
nutella!
F: Ah, ma poi come fai?
D: Facile: mi sbombo di anfetamine, e calo lo stesso!
F: Uhm! Aspetta, aspetta che mi è venuta un’ideona…
Il progetto serve infatti a
controbilanciare l’imponente consumo di petrolio e altri combustibili
fossili, senza minimamente ridurlo. Anzi, aggiungiamo altro inquinamento
volontario per oscurare il cielo, e poter così restare al fresco e continuare a
bruciare carburanti.
3. Aerei o Palloni?
La parte più ridicola della stesura del progetto dev’essere stata
quella di evitare di menzionare l’uso degli aereoplani, che sono il mezzo più
logico per fare queste irrorazioni rapidamente e dove
serve, per cercare di dissimulare il fatto che queste cose vengano fatte anche
adesso. Ma appena tre anni fa, quando il progetto era ancora in fase di
sviluppo, la pubblicazione
ufficiale di Harvard non si faceva grossi problemi a
mettere nelle immagini gli aerei:
Allo stesso modo anche la recentissima intervista di The Verge all’ideatore
del progetto mostra al minuto 1:35 che vengono mandati degli aerei oltre la
troposfera (15 km
di altitudine) nella stratosfera per lasciare le scie dei composti chimici
selezionati.
La versione con i palloni è stata quindi ripescata dal progetto del 2011 con cui
collaborava anche Cambridge, dove palloni sonda delle dimensioni dello stadio
di Wembley sarebbero dovuti restare in volo e collegati con un tubo di 20km con
la nave sottostante, che avrebbe pompato in atmosfera più di 1 milione di
tonnellate di composto chimico all’anno.
4. Il materiale
Fino allo scorso anno il progetto prevedeva il rilascio di
solfati, che assieme all’ossigeno e all’acqua presenti in sospensione nella
stratosfera, si sarebbero combinati assieme per realizzare niente meno che
acido solforico in sospensione; un vero incubo per le relazioni pubbliche,
dover spiegare che per combattere il
global warming dovevamo accettare di spargere acido solforico in atmosfera!
Così ora la scelta di ripiego del progetto è di prevedere una prima fase
esplorativa in cui verrà rilasciato innocuo vapore acqueo, ma è già stabilito
che dal 2022 si provvederà ad irrorare
Ossido d’Alluminio, cioè l’Allumina: un sottorpodotto della Bauxite usato
nell’industria del vetro per aumentare la riflettività delle superfici.
L’argomentazione la si può camuffare un po’, ma anche questa è sempre roba che
non vorremmo comunque ingerire.
Il video del TG2 si premura di ricordarci che queste particelle
saranno piccolissime: un millesimo di millimetro. L’intento è ovviamente quello
di sminuire il pensiero che questo materiale, una volta inalato, possa causare
dei problemi: dopotutto anche la polvere dell’eruzione del Pinatubo del 91 è
rimasta in aria per un paio d’anni… poi è ricaduta al suolo, sulle persone, sui
corsi d’acqua, sulle coltivazioni. Ecco perchè il giornalista ci parla di
particelle piccolissime, ma purtroppo qui non stiamo parlando della quantità, che
sarà sempre la stessa, ma piuttosto della dimensione di ciascuna particella, ed
in questo caso più piccole sono le particelle e più strati protettivi del
nostro apparato respiratorio esse riescono ad oltrepassare.
Nel nostro caso il Particolato
PM1 (un millesimo di millimetro) può
oltrepassare il naso, la laringe, i bronchi per andare a fissarsi proprio negli
alveoli.
Buon appetito!
6. Il
pericolo per il pianeta
Curiosamente c’è
anche qualche scienziato che è contrario all’idea del progetto: pare che ci sia un motivo se le
modificazioni climatiche su scala planetaria sono proibite dall’ONU. Il Gruppo
Intergovernativo sul Cambiamento Climatico delle Nazioni Unite ricorda infatti
che alterare la temperatura può portare scompensi imprevisti nel ciclo naturale
delle precipitazioni, ed uno studio del 2013 del Met Office mette
esplicitamente in relazione le polveri sottili in sospensione con una posibile carestia da siccità in Africa.
Anche senza pensare alle ricadute di
Ossido d’Alluminio, cosa accade se si oscura il cielo alla vegetazione
sottostante? E se lo si fa sul mare, cosa accade alle alghe, all’ecosistema
marittimo?
Tante belle domande, fermo restando ovivamente che
l’occidente non può rinunciare al suo stile di vita.
7. Il costo
Un ultima osservazione: il
costo di questo bel progetto è di 20 milioni di dollari, quanto
l’investigazione del NIST sui tre crolli del 9/11, per intenderci. Proibitivo?
No, tranquilli, hanno già trovato i primi finanziatori: 7 milioni di dollari li
mette un consorzio di ONG e Fondazioni, tra cui non poteva mancare ovviamente
la fondazione di Bill Gates.
Ma questo è solo l’inizio, a regime il progetto dovrebbe costare intorno a 10 miliardi di dollari all’anno.
Tranquilli, troveranno anche questi, cari contribuenti. Dopotutto ricordiamoci
che questo è solo il riconoscimento ufficiale di quello che stava già
avvenendo, in questi 20 anni chi credete abbia pagato?
Conclusioni
Le rivelazioni del progetto di
Harvard hanno quindi cancellato anni e anni di indefesso lavoro di negazionismo
da parte dei debunker, come il nostro Paolo Attivissimo che scherniva i
ricercatori indipendenti domandandosi: chi ci guadagna quando in cielo piove? I venditori
di ombrelli. Quindi le scie chimiche le fanno i venditori di ombrelli!
Harvard oggi ci spiega invece
che con
le scie chimiche ci guadagna il consumismo sfrenato, ed in particolare chi può
continuare a vendere carbone e petrolio, a discapito degli umani, degli animali
e della vegetazione di tutta la terra.
Fa un po’ meno ridere così,
vero?
Farà ridere ancor meno la
prossima volta, quando ci diranno che questa scelta era così obbligata che sono
anni che è stata già presa, e in cui queste cose già le fanno.
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