lunedì 13 giugno 2016

Levitazione acustica: il segreto degli antichi popoli

Levitazione acustica: il segreto degli antichi popoli

La levitazione acustica è un fenomeno che può essere ottenuto sfruttando alcuni principi fisici in grado di contrastare la forza di gravità, è una tecnica che permette di far muovere piccoli oggetti solidi o liquidi nell’aria, senza che vengano “toccati” in alcun modo, sfruttando la pressione generata dalle onde sonore, come spiega Focus.

Recentemente la tecnica della levitazione acustica è stata sperimentata da un italiano, Daniele Foresti, che ha usato tanti levitatori posti contiguamente riuscendo a spostare piccoli oggetti oltre che farli levitare. Sfruttando le vibrazioni del suono è dunque possibile levitare, trasportare in aria e ruotare oggetti di qualsiasi materiale, con una sezione fino a 7 millimetri, senza limiti di lunghezza

L’esperimento, descritto sulla rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti, Pnas, è stato sviluppato dal gruppo di ricerca del Politecnico di Zurigo, guidato dall’italiano. Esperimento interessante che supera la precedente levitazione statica, ma pur sempre limitata a piccole cose e sfruttando un emittente ed un ricevente di onde sonore. Eppure, lo sfruttamento delle onde sonore per ottenere la levitazione di oggetti sembra sia molto antica e molto più potente di quello che si può immaginare. Ci siamo sempre chiesti come facevano gli antichi popoli a spostare enormi blocchi di pietra senza avere gli strumenti adatti, ebbene i popoli antichi usavano la levitazione acustica per spostare oggetti molto grandi e pesanti, così hanno costruito le piramidi, così hanno spostato e collocato enormi blocchi megalitici (Stonehenge?). Secondo antiche leggende i sacerdoti  egizi erano in possesso delle “parole del potere” che se pronunciate con la giusta tonalità creavano un’energia in grado di spostare gli oggetti. Anche i Maya sembra fossero in grado di usare la lievitazione acustica, il misterioso tempio di Uxmal secondo una leggenda è stato costruito facilmente usando dei semplici fischi ottenendo come risultato che le pesanti pietre andavano al loro posto.

Nel libro “The Lost Techniques” (le tecniche perdute) Henry Kjellson raccontò la strabiliante esperienza di un medico svedese suo amico, il Dr. Jarl, il quale ebbe il privilegio di soggiornare in un monastero tibetano, ospite di un alto Lama con cui aveva studiato molti anni prima a Oxford. Il Dr. Jarl ebbe così la possibilità unica d’imparare molte più cose di qualunque altro straniero, su certe “misteriose” conoscenze dei monaci tibetani.  
Riuscì infatti a documentare e filmare come essi riuscissero a sollevare dei massi pesantissimi e a spostarli a 250 m d’altezza, usando unicamente la levitazione acustica. Vide con i suoi occhi un fenomeno che per le leggi fisiche note non poteva esistere: dei monaci suonavano diversi e specifici strumenti musicali al cui suono grosse pietre di peso diverso si sollevavano dal suolo e raggiungevano un’altezza di 250 m più in alto dove, con l’aiuto di alcuni yacks, altri li ricevevano e li sistemavano. I monaci con 19 strumenti musicali, 13 tamburi e 6 trombe, si sistemavano a formare un arco di 90 gradi davanti al blocco di pietra, dietro ad ogni strumento c’era una fila di monaci che cantavano e suonavano gli strumenti musicali per la durata di quattro minuti. Appena il suono raggiungeva un certo livello, la grande pietra che avevano davanti si sollevava in aria e iniziava a dirigersi verso la rupe sovrastante, dove degli altri monaci l’avrebbero guidata verso il punto della sistemazione definitiva. La traiettoria durava circa tre minuti e i monaci, dopo il completamento dell’operazione, passavano al trasferimento della pietra successiva, procedendo al ritmo di 5 o 6 ogni ora. Da notare che per sollevare un blocco di granito a 250 m d’altezza, ci vuole normalmente un grande sforzo e quindi un’enorme quantità d’energia, in quanto il suo peso specifico è di 2.500-3.000 Kg per m3. 
Se ipotizziamo un peso di 2.750 Kg per m3, i macigni di 1,5 m3 dovevano pesare oltre 4 t, e di conseguenza per sollevare a 250 m d’altezza un blocco di 4 t dovrebbero servire circa 1.000 t di sforzo (4 t x 250 m = 1.000 t). Accurati calcoli hanno dimostrato invece che, durante quei 3 minuti, ne sono stati utilizzati solo 52. Anche Bruce Cathie, a sua volta, descrisse l’esperienza del Dr. Jarl nel libro “The Bridge to Infinity” (il ponte sull’infinito).

Le leggende ed i fatti “inspiegabili” sono meno misteriosi ed inspiegabili di quello che pensiamo e ci rivelano sempre antichi e dimenticati strumenti che possono portarci ad un livello superiore di conoscenze e capacità come forse lo erano gli antichi, portarci ad un livello evolutivo superiore.

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