domenica 26 giugno 2016

Marcatori tumorali.... e creazione di malati

Nell’ultimo libro “La fabbrica dei malati” mi sono occupato della più importante strategia di marketing (“Disease mongering”) messa in atto dall’industria del farmaco. Una strategia diabolica in grado di trasformare milioni di persone sane in malati. 

Com’è possibile tutto ciò? Attraverso un sistema geniale che va dall’abbassamento dei cosiddetti valori di “normalità”, alla diagnosi precoce per giungere creazione vera e propria di nuove malattie. Per non parlare del grossissimo problema della sovradiagnosi e degli incidentalomi.
I markers tumorali, se usati non correttamente, rientrano in tutto ciò...

 
Cosa sono i markers
La presenza di un tumore può essere rivelata attraverso il dosaggio di particolari sostanze dette appunto marcatori presenti nel sangue. Per lo più si tratta di proteine, ma possono essere anche ormoni o enzimi.

Il dogma della medicina vuole che queste proteine vengano prodotte in quantità superiore alla norma dalle cellule tumorali per cui il loro dosaggio nel sangue serve proprio per cercare e individuare il tumore osservandone le evoluzioni. 

Non tutti sanno però che tali markers vengono prodotti anche da cellule in condizioni totalmente diverse dai tumori e perfino in salute…

Vediamo quali sono i marcatori più utilizzati.

PSA, Antigene Prostatico Specifico: per il tumore alla prostata, livelli normali < 4 ng/dL.  
Aumenta in caso di neoplasia prostatica, ma anche nella ipertrofia prostatica benigna, prostatite, esplorazione rettale, cistoscopia, agobiopsia prostatica e resezione prostatica trans-uretrale.
CA 125: per il tumore all’ovaio, livelli normali < 35 U/ml. 
Aumenta in caso di cancro ovarico, polmonare, linfomi non-Hodgkin (40% dei casi) e affezioni benigne quali endometriosi, cisti ovariche, mastopatia fibrocistica, cirrosi epatica, pancreatite acuta  e addirittura in gravidanza. Valori falsamente positivi si possono trovare anche in presenza di versamento pleurico.
CA 15-3: per il tumore alla mammella, livelli normali < 25 U/ml. 
Aumenta in caso di carcinoma mammario, cancro ovarico, colorettale, polmonare, patologie benigne del seno, malattie epatobiliari e malattie autoimmunitarie. Valori falsamente positivi possono essere causati da patologie reumatiche. 
CA 19-9: per i tumori del colon-retto oppure del pancreas, livelli normali < 37 U/ml. 
Aumenta in caso di cancro pancreatico, gastrico, colorettale, melanoma e patologie benigne (malattie epatobiliari e polmonari). Circa l’1% dei soggetti normali ha un CA 19-9 costituzionalmente elevato, per motivi genetici.
CEA, Antigene Carcino Embrionale: per i tumori del tratto gastro-intestinale e polmonari, livelli normali < 5 ng/ml. 
Aumenta in caso di cancro colorettale, mammella, polmone, stomaco, pancreas, fegato, malattie infiammatorie intestinali, epatobiliari e lesioni polmonari benigne. Anche il fumo di sigaretta può farlo aumentare!
TPA (Antigene Polipeptidico Tessutale), TPS e Cyfra 21.1:  sono citocheratine utilizzate come marcatori tumorali, la loro concentrazione è proporzionale alla massa del tumore e alla sua aggressività.
PAP, Fosfatasi acida prostatica: per i tumori alla prostata, livelli normali < 3,7 μg/l.
E’ una glicoproteina secreta dalle ghiandole prostatiche, presente nel liquido seminale. Aumenta in caso di carcinoma prostatico in fase metastatica (85% dei casi) ma anche negli adenomi benigni della prostata, prostatite, ritenzione urinaria e raramente carcinoma vescicale invasivo con infiltrazione prostatica. Anche la manipolazione della prostata attraverso massaggi, biopsie o esami rettali può incrementarne i livelli.
AFP, Alfa-FetoProteina: per i tumori al fegato, del testicolo e dell’ovaio, livelli normali < 25 mcg/L. 
Aumenta in caso di carcinoma epatocellulare (80% dei casi), cancro testicolare di tipo non-seminoma (60% dei casi), tumori ovarici, dello stomaco e del colon. 
I suoi valori sono elevati anche in gravidanza, sofferenza fetale, difetti di chiusura del tubo neurale, cirrosi epatica, epatite virale e morbo di Crohn. 
HCG, Gonadotropina Corionica:  è un ormone correlato all’inizio della gravidanza e viene dosato per i tumori germinali del testicolo e dell’ovaio.
TG, Tireoglobulina: marcatore per il tumore alla tiroide, livelli normali < 10 ng/ml. 
Aumenta in caso di cancro tiroideo e patologie benigne della tiroide (tiroidite, gozzo, morbo di Basedow).
CT, Calcitonina: per il tumore midollare alla tiroide, livelli normali < 0.1 ng/ml.
E’ un ormone polipeptidico prodotto dalle cellule C della tiroide. Aumenta in caso di carcinoma midollare della tiroide e raramente anche con altri tipi di tumore.
NSE: per il microcitoma polmonare e neuroblastoma, livelli normali < 12 mcg/l.
Aumenta in caso di neoplasie di origine neuroendocrina, microcitoma polmonare e neuroblastoma.

A caccia del marker specifico
La ricerca medica da sempre è a caccia del marcatore tumorale specifico al 100%. 
Il valore che garantisca la diagnosi tumorale certa rappresenta il sogno per molti ricercatori e medici. Sogno però diventato un incubo perché i marker non sono né sensibili, né specifici!

Nessuno dei marcatori tumorali che oggi la medicina conosce e utilizza è una prerogativa specifica del tumore in quanto sono tutte sostanze presenti anche in altre condizioni, perfino nell’assoluta normalità.
Quindi il marcatore tumorale qualitativo, cioè presente solo nel tumore NON esiste!

Storia dei markers tumorali
La storia dei marcatori inizia nel 1965 quando due ricercatori americani scoprirono nelle cellule di alcuni tumori del colon una sostanza CEA che si dimostrava correlata con la malattia.
Questo antigene era presente nel tessuto tumorale e anche nel sangue dei malati con il tumore al colon. Sembrava la scoperta del secolo: una proteina poteva indicare la presenza o meno di un tumore. Successivamente si scoprì che questo antigene veniva prodotto in piccole quantità anche da tessuti sani e si riscontrava in presenza di altre e completamente diverse neoplasie (mammella, polmone, apparato urinario, pancreas e stomaco). 
Crollato il mito della specificità del CEA, la batosta più grossa arrivò quando i ricercatori scoprirono che l’antigene è prodotto in alte dosi anche in malattie non tumorali come le infiammazioni acute e croniche del fegato.

Sensibilità e specificità dei markers
Per valutare correttamente l’adeguatezza di un marcatore tumorale è necessario conoscerne la sensibilità e specificità

Per sensibilità s’intende la capacità di rilevare la presenza di tumore. Per esempio se un marker ha una sensibilità del 70% significa che è capace di rilevare la presenza del tumore nel 70% dei pazienti affetti, ma questo significa che 30 pazienti su 100 avranno valori normali del marker in presenza di un tumore (“falsi negativi”). 

La specificità è invece la capacità del marker di essere elevato solo in caso di neoplasia e assente in altre malattie. Se un marker ha una specificità del 70% sarà positivo nel 70% dei casi per una specifica neoplasia, ma questo significa che 30 pazienti su 100 avranno livelli elevati del marker in presenza di un diverso tipo di tumore o di una patologia benigna (“falsi positivi”). 

La conseguenza è che i markers tumorali non hanno mai una sensibilità e una specificità del 100%

Questi sono alcuni dei motivi per cui i markers tumorali non vanno usati per la diagnostica oncologica ma per verificare l’andamento della terapia nel follow-up: l’abbassarsi o l’elevarsi dei livelli riflette l’andamento clinico della neoplasia.

Andamento clinico della neoplasia
La medicina allopatica ha una visione estremamente riduttiva della Vita e della malattia perché considera quasi esclusivamente “la progressione del tumore”.
Non importa minimamente tutta la storia della persona, la complessità del suo mondo psichico, energetico, relazionale, ambientale (compresa naturalmente l’alimentazione) e anche la sua realtà spirituale
Quello che conta è un numero che sale e scende.

lunedì 20 giugno 2016

Una Nuova Medicina, una Nuova Terapia

Hamer e la questione della Terapia

NB: per comprendere questi articoli è necessaria una conoscenza di base delle leggi biologiche e degli studi di Hamer. Per approfondire vedi la pagina sopra.
Chiunque ha approfondito a sufficienza gli studi di Hamer si è reso conto che le leggi biologiche sono vere, al 100 %.
Si pone subito, tuttavia, un grosso problema: se sono vere, come mai il mondo non se ne è ancora accorto? Perchè la medicina continua imperterrita sulla sua strada materialistica e meccanicistica, come se Hamer non fosse mai esistito? Le leggi biologiche hanno ormai più di 30 anni di vita, non sono una scoperta proprio recentissima, ancora da diffondere e da assimilare.

Queste domande sorgono naturalmente nella mente dell’essere umano medio moderno che viene a contatto con la NMG (Nuova Medicina Germanica). Moltissime persone a cui ho anche solo spiegato sommariamente gli studi di Hamer mi hanno subito interrotto, dicendo “ma allora secondo te tutti gli studiosi del mondo sono scemi che si sbagliano?”
La domanda, in un certo senso, è lecita. Fin dalla nascita ci è stato insegnato ad avere fede nel sistema in cui ci troviamo. Attraverso il pensiero dominante e positivista, ci hanno convinti che, alla fine, la verità scientifica vince sempre. E la storia è così diventata una sequela quasi ininterrotta di conquiste scientifiche e sociali, che portano sempre la società verso una condizione migliore, più evoluta. Ora invece arriva Hamer, e ci dice che l’intera medicina moderna si fonda su ipotesi di base errate. E le sue teorie sono verificabili da chiunque, basta studiare i suoi scritti e applicarli. E’ dunque evidente una grande contraddizione: da una parte c’è il positivismo, a cui l’uomo moderno medio ha sempre creduto. Dall’altra c’è Hamer, verificato sulla propria pelle, e nella propria esperienza. Come può l’uomo moderno non andare in confusione?
La contraddizione diventa assolutamente evidente nel momento in cui dobbiamo affrontare i concetti di diagnosi, di terapia e di cura. 

Nell’ottica della Medicina Ufficiale il nostro corpo ad un certo punto può essere attaccato da microorganismi esterni senza riuscire a difendersi adeguatamente, oppure può azionare una qualche predisposizione ereditaria malasana, oppure può semplicemente “impazzire”, per sfiga. In altre parole, può “ammalarsi” (cioè avere il male dentro di sè).

E’ quindi assolutamente necessario prima di tutto individuare la malattia e darle un nome (è bene identificare e dare un nome al nemico…), e conseguentemente adottare una terapia, che è di solito farmacologica o chirurgica. Se non si fa così, la “malattia” progredirà, l'”impazzimento” del nostro corpo andrà avanti, fino a portarci a debilitazioni sempre più gravi e persino alla morte. 

Hamer ha scoperto che niente nel nostro corpo impazzisce, mai. Ogni comportamento del nostro organismo, normale o speciale, è perfettamente sensato in conseguenza della nostra percezione del vissuto.
Trovare questa sensatezza è compito della “nuova diagnostica” della NMG. In un certo senso, quindi, il concetto di diagnosi rimane.

Ciò che cambia radicalmente di senso è il concetto di terapia e di cura. Per Hamer la terapia non deve essere più una guerra al nemico, bensì un accompagnamento sensato dei processi in corso, al limite mitigandone alcuni sintomi più fastidiosi o debilitanti. Infatti, chi ha capito le leggi biologiche sa che è già il nostro corpo ad effettuare la terapia, nella fase PCL. C’è poi, in molti casi, da fare un qualche cambiamento nella vita della persona se si vogliono evitare le recidive. 
Tutto qui. E’ evidente, quindi, un cambiamento radicale nel concetto stesso di terapia.
Queste due visioni della salute umana, quella di Hamer e quella della Medicina Ufficiale, sono palesemente, a livello logico, inconciliabili. L’essere umano moderno (che ha conosciuto gli studi di Hamer), non sa però quale delle due sposare. Da una parte c’è il suo corpo e la sua esperienza che gli dicono che Hamer ha ragione. Dall’altra, c’è l’intera società moderna, che dice cha Hamer è un pazzo razzista. A chi credere?
Questa condizione mentale “schizofrenica” è ben nota a qualsiasi operatore di NMG, soprattutto se non è medico, ovvero se non gode nemmeno di parte dei vantaggi dati dell’autorevolezza personale sistemica. Il proprio paziente è sempre in bilico tra il credere alle leggi di Hamer e il credere ai “luminari” della scienza medica moderna, famosi oncologi e compagnia bella. In questa situazione si aprono due porta principali per l’operatore hameriano, che sono poi, mi sembra, le due principali direzioni che sta prendeno la divulgazione hameriana.

Da una parte ci sono quelli che potrei chiamare gli “hameriani puri”, tra i quali c’è sicuramente lo stesso Hamer, e tra i quali mi annovero anche io. Per noi non si può applicare la NMG “in parte”, venendo comunque incontro alle credenze errate del paziente. La pensiamo un po’ come il maestro Miyagi in Karate Kid: se tu impari Karate va bene, se non impari Karate va bene, ma se la impari così così, finirai schiacciato. Per la NMG è un po’ la stassa cosa.

Pensiamo che almeno le basi della NMG debbano essere comprese nel profondo dal paziente per poterlo aiutare, deve averle “fatte sue”, altrimenti rimarrà sempre troppo vulnerabile ai vari terrorismi degli “esperti”.

domenica 19 giugno 2016

L'ARMONIZZAZIONE DELL'IO

L'ARMONIZZAZIONE DELL'IO...
In qualunque contesto, se non c'è armonia, nulla funziona: famiglia, lavoro, concerto sinfonico, spettacolo teatrale...siano tutti fortemente collegati, ogni cosa connessa al punto giusto.

Tengo molto a questo capitolo...non so scrivere e di sicuro gli errori saranno tanti, ma spero in cuor mio di trasmettervi l'essenza ...
Spesso, nei capitoli delle pietre, ho fatto riferimento ai chakra...
Bene, cosa sono?

Secondo la cultura orientale, il corpo umano è attraversato da canali detti NADI, all'interno dei quali scorre il PRANA, l'energia cosmica.
I punti di unione dei NADI sono i chakra...cui nome vuol significare RUOTE SPIRITUALI.
Nel nostro organismo ce ne sono sette principali.
Ogni ruota interessa una parte del corpo, sia a livello organico che psichico.

Il funzionamento armonico dei chakra da benessere all'organismo.
Se vi è un blocco per causa organica o emozionale, ecco che l'armonia si rompe...ed ecco il malessere fisico o psichico.
Non si vuol minimamente parlar di cure...ma, se ci si ferma un istante a riflettere, se un piccolo aiuto lo si può avere con dolcezza, lavorando su noi stessi...perchè non farlo?

Ogni chakra è sensibile ad un colore, un aroma, un suono...
Ecco che pratiche dolci, associate alla volontà individuale possono darci una spinta in più: aromaterapia, musicoterapia, cromoterapia, cristalloterapia, meditazione e altre tecniche possono smussare una punta.

Da operatore sanitario so che il mostro esiste...e io per mostro intendo il MALE...e so che spesso vince lui...
Ma so che il mostro si fa accompagnare per mano senza abbandonare via maestra...
E allora...anche se vince ci si è coccolati anima, che per mia visione..è quella che rimane..viva.

Difficile dire queste cose per me...ma ne avevo un gran bisogno...
Il bisogno di credere a tutto...la facoltà data da studi, di sentire molto...la consapevolezza di sognare stando sempre inchiodati a terra.

Noi possiamo diventare...un pochino quel che vogliano...

Oggi per me... vaniglia...
Namastè

giovedì 16 giugno 2016

Dalle emozioni (pancia) alla consapevolezza (cuore) per non essere schiavi

ll vortice del cuore ci collega all’intelligenza innata, a livelli di coscienza allargata.
Il chakra emozionale (ombelico), è stato manipolato per chiuderci dentro basse vibrazioni emozionali.

Traduco (sintetizzando) quanto segue dalla newsletter di Icke del 13 maggio 2012. Icke è appena tornato dal Perù, dove ha fatto ritorno dopo la prima volta “fatale” del 1991 quando la sua vita cambiò radicalmente dopo una esperienza insolita, una sorta di “illuminazione”. 

Il viaggio è partito da Cusco, la capitale del vecchio Impero Inca nel 15° e 16° secolo, per raggiungere la “città perduta” di Machu Picchu, proseguire per Puno e il lago Titicaca, il lago navigabile più alto che esista al mondo (3964 mt ca., sul livello del mare ).

“ Da Puno tornammo poi nella vicina Sillustani dove ebbi l’esperienza che mi cambiò radicalmente la vita nel 1991; l’energia ovunque andassimo li intorno, era gradevolissima e potente. Verso la fine del giorno, però, passammo la frontiera con la Bolivia per visitare il sito antico di Tiwanaku (o Tiahuanaco). Qui  energia non era affatto gradevole e questo divenne il tema del giorno.

Se qualcuno crede che il pensiero umano e le emozioni umane non si imprimano sul campo di energia, dovrebbero attraversare il confine tra il Perù e la Bolivia sulla strada che porta a Tiwanaku. Fu come entrare in un’altra dimensione (l’Inferno). l Perù tocca il cuore (vortice del cuore o chakra) mentre il lato boliviano colpisce direttamente nello stomaco: il chakra emozionale. Quasi tutti nel gruppo sentirono questa differenza - ugh! Ci volle un’eternità perché il nostro gruppo multinazionale avesse il permesso di entrare nel Paese solo per alcune ore …
Ho trovato che Tiwanaku fosse energeticamente un posto orribile. 

Ho sentito questa vibrazione in molti posti del mondo e tutti connessi a sacrifici umani: quello che oggi chiameremmo “rituali satanici” per ”evocare gli dei” e a mio avviso energia rettiliana  Infatti c’era un tempio o una piazza rituale a Tiwanaku, con facce che uscivano dai muri: qualcosa di simbolico degli “dei” o entità che entrano in questa realtà attraverso dei rituali: qualcosa che accade ancora ai nostri giorni nei maggiori rituali satanici.

I vortici dei maggiori chakra che compenetrano i campi di energia umana e il corpo “olografico”, risuonano a varie frequenze.


Il centro di energia potenzialmente più potente ed elevato è il chakra del cuore e quello potenzialmente inferiore è il chakra emozionale della pancia. Anche questo può essere molto forte, ma su una vibrazione diversa da quella del cuore.
Il chakra del cuore e quello dell’ombelico rappresentano due realtà molto diverse e rappresentano anche libertà e schiavitù.

Il vortice del cuore ci collega all’intelligenza innata o al ”sapere”  ed a livelli estesi di coscienza: il vero sé. Il chakra emozionale o dell’ombelico,  è stato manipolato dalla razza predatrice rettiliana e dalla sua corte per chiuderci dentro in stati emozionali di bassa vibrazione, che io dico sono generati da programmi software biologico-emozionali che ci sono stati impiantati in quel che viene definito “DNA spazzatura” o DNA non codificato: più’ del 90 per cento del quale, secondo la scienza ufficiale, sembra non avere alcuna funzione percepibile.

La società umana in generale, è stata specificatamente strutturata per attivare questi programmi emozionali attraverso le paure, lo stress, l’ansia, la preoccupazione, la colpa, il risentimento etc. Dove sentiamo queste emozioni? Nella pancia. Lo squilibrio del chakra emozionale si riflette sugli intestini.

Possiamo sentire emozioni come il risentimento, nella cassa toracica: questo sopprime il vortice del cuore e lascia la persona dominata dal chakra emozionale e dalla testa o cervello in assenza della vera intelligenza del cuore. Ho appena descritto l’ampia maggioranza della razza umana. Coincidenza? Non è un caso.
 
Il fondamento della cospirazione globale, quindi, è tagliar fuori il vortice del cuore e lasciare che sia il vortice emozionale  a governare la realtà e il comportamento, in connubio con il cervello.

Viaggiando per il Perù’, per i luoghi di “cuore”  ci sono state molte risa, ottimismo e gioia (chakra del cuore), fintanto che non siamo arrivati al confine con la Bolivia e  arrivati  a Tiwanaku (chakra dell’ombelico a bassa vibrazione) . Per tutti fu evidente la differenza di energia.

Tutto questo è cruciale per comprendere la cospirazione e il comportamento umano. L’umanità un tempo era una società incentrata sul cuore come le persone blu nel film Avatar, ma quando arrivarono i  rapitori, la forza predatrice manipolò’ la genetica umana ed il comportamento, per spostare il punto della percezione della realtà e della reazione dal cuore all’ombelico: le emozioni.

Il comportamento umano è costantemente attivato e generato da reazioni emotive: paura, avidità, risentimento, gelosia, stress e tutto il resto. Tutto questo è premeditato, perché spinge fuori dal cuore (la coscienza) e dentro la matrix (emozione di bassa vibrazione) 

'Apri il cuore” e “ vieni dal cuore” non sono ritriti mantra new age (ma possono esserlo se non sapete quale profonda verità viene pronunciata). 

Aprire il cuore significa aprire la porta vibrazionale della libertà. Una emozione di bassa vibrazione, non può sopravvivere in quello stato quando entra in contatto con l’energia del cuore. Quando manteniamo l’energia nel cuore, cominciamo a percepire chiaramente e acutamente e le chiarezze interiori arriveranno.


Può essere più’’ facile di cosi? Certo che può... Le malattie cardiache sono le cause principali di morte data da stress, perchè una energia del vortice cuore soppressa, stressata e stagnante ha un effetto sulla salute del “cuore fisico”. 

http://realtofantasia.blogspot.it/2016/05/dalle-emozioni-pancia-alla.html

Dove risiede la Mente?

E se il Cervello fosse… un optional?

Un brillante laureando fisicamente senza cervello, è l’occasione per riflettere: e se il nostro cervello non fosse indispensabile? Ma allora dove risiede la Mente?

Il cervello è davvero necessario? La ragione di questa domanda apparentemente assurda, si collega ad un’importante ricerca condotta dal neurologo prof. John Lorber dell’Università di Sheffield. La storia incomincia quando un medico della stessa Università di Sheffield, si trovò ad avere in cura uno studente di matematica per un problema fisico non grave. In quell’occasione il medico notò che la testa del ragazzo era leggermente più larga del normale, decise quindi di riferire il fatto al Dott. Lorber e sottoporlo ad alcuni esami specifici.

Lo studente era accademicamente brillante, con un quoziente d’intelligenza (IQ) pari a 126 e si stava per laureare. Tuttavia una volta esaminato con il CAT-scan, Lorber scoprì che lo studente non aveva “virtualmente” alcun cervello. Al posto di due emisferi che colmassero la cavità cranica, più o meno di 4,5 cm di profondità, lo studente aveva meno di 1 millimetro di tessuto cerebrale che ricopriva la cima della colonna spinale.
Fu riscontrato che il ragazzo soffriva di idrocefalia, condizione in cui il fluido cerebrospinale non circola come dovrebbe intorno al cervello (a causa di un’ostruzione a livello del sistema ventricolare o di un’eccessiva produzione di liquor, o di uno scarso riassorbimento dello stesso). Normalmente, tale condizione è fatale già nel primo mese di vita. E anche se un individuo riesce a sopravvivere, resta comunque seriamente handicappato per tutta la vita. Lo studente di Sheffield, invece, aveva vissuto una vita perfetta e normale e stava per ottenere una laurea con lode in matematica.

Un caso del genere, sebbene sembri paradossale e assurdo, non è così raro come sembra. Nel 1970, un cittadino di New York morì a 35 anni. Non aveva diplomi ma aveva lavorato come portiere ed era molto popolare tra i suoi amici. Gli inquilini del palazzo in cui lavorava lo descrissero come qualcuno che oltre ad occuparsi delle sue mansioni, leggeva il giornale e aveva una vita normale. Quando venne eseguita l’autopsia per determinare la causa del suo prematuro decesso, tuttavia, venne scoperto che anche lui era praticamente privo di cervello.
Il Prof. Lorber ha identificato, durante la sua ricerca, diverse centinaia di persone che pur avendo degli emisferi cerebrali molto piccoli, sono individui provvisti di una normale intelligenza. Alcuni di loro non hanno un cervello individuabile, ma hanno un IQ pari a 120. E tuttora nessuno sa ancora come persone con un “cervello non individuabile” siano normalmente capaci di compiere qualsiasi attività o laurearsi senza problemi.

A tale riguardo, per spiegare il fatto, esistono un paio di teorie. La prima ipotizza che in un cervello normale esista un così alto livello di ripetizione di funzioni e di ridondanza, che anche una minima parte di esso, o quel poco che è presente – come nei casi prima descritti – sia di fatto sufficiente ad adempiere tutte le funzioni degli emisferi mancanti.
Un’altra tesi similare, è la vecchia idea secondo la quale noi usiamo solo una piccola parte del nostro cervello, forse il 10%. Il problema è che le ricerche più recenti sembrano invece contraddire queste ipotesi. Le funzioni del cervello sono state mappate completamente e per quanto sia presente qualche ridondanza, c’è anche un alto grado di specializzazione – per esempio, l’area motoria e la corteccia visiva che sono estremamente specifiche.
Inoltre, l’idea stessa che “usiamo solo il 10% del nostro cervello” è un malinteso che risale alle ricerche condotte negli anni 30, nelle quali le funzioni di grandi aree della corteccia, non potendo essere determinate, furono nominate “silenziose”, mentre in effetti sono aree collegate alle importanti funzioni del parlare o del pensare astratto.

Un’altra interessante questione riguardante le scoperte di Lorber, è che queste rimandano ai misteri legati alla memoria. Al principio, si pensava che la memoria avesse qualche substrato fisico nel cervello, come i chips di memoria nel personal computer, ma indagini più estese hanno evidenziato il fatto sorprendente che la memoria non è localizzata in nessuna area e in nessun substrato specifico del cervello. Come afferma un eminente neurologo: «La memoria è in qualsiasi e in nessuna parte del cervello».

Ma se il cervello non è un meccanismo per classificare, immagazzinare esperienze e analizzarle per permetterci di vivere le nostre vite, allora perché abbiamo un cervello? E dove risiede l’intelligenza umana? Dov’è la mente?

Un biologo che propone un nuovo e radicale approccio a questi problemi, è il dottor Rupert Sheldrake. Nel suo libro «Una nuova scienza della vita» respinge l’idea che il cervello sia un magazzino delle memorie e lo considera, piuttosto, come una radio ricevente per sintonizzarsi sul passato.  

La memoria non è un processo di registrazione nel quale un mezzo viene alterato per immagazzinare ricordi, ma un viaggio che la mente fa nel passato, tramite il processo di risonanza morfica. E come radio ricevente, richiederebbe strutture molto meno complesse di un magazzino capace di memorizzare e recuperare i dati di una vita.
Ma, chiaramente, anche questa pazza idea potrebbe non essere vera…
Fonte originale: http://www.alternativescience.com
Fonte articolo tradotto in italiano: http://www.coscienza.org
http://www.fisicaquantistica.it/psiche-mente-cervello/e-se-il-cervello-fosse-un-optional

lunedì 13 giugno 2016

Gli specchi, l’emisfero destro e la realta’ multidimensionale

GLI SPECCHI, L’EMISFERO DESTRO E LA REALTA’ MULTIDIMENSIONALE

С’è un psicoterapauta russo, di S.Pietroburgo, di nome  Viktor Vetvin, che acquistò la notorietà  tra gli appassionati del mistero, continuando e migliorando gli studi dell’americano R. Moody.

I suoi pazienti nella stanza degli specchi, “Psicomanteum”,  sono stimolati anche con i ritmi binaurali che sincronizzano l’attività degli emisferi del cervello. Anche se, secondo le sue parole, “gli specchi è solo un attributo esterno, la cosa più importante è il lavoro della nostra coscienza.”

Vetvin è convinto: “La morte non esiste. E’ solo un’illusione creata dalla coscienza, come pure tutta la realtà fisica. Il più grande errore degli uomini  e pensare di vivere, mentre in realtà loro dormono.”

Il nostro continuum spazio-temporale è sintonizzato sull’uomo, è questo è già molto significativo. Cambiando la coscienza, noi possiamo  modificare la realtà. Non esiste una realtà al di fuori della coscienza dell’osservatore.


Un giorno lo scienziato prese parte ad una spedizione guidata da Vadim Chernobrov, un noto ricercatore nel campo dei fenomeni paranormali e del TEMPO, e raccontò di essere stato testimone di un’inspiegabile sparizione di alcuni colleghi, che erano “spariti” sotto gli occhi di tutti. 
Sul possibile percorso del gruppo scomparso furono messe le videocamere, e dopo 10 ore il gruppo fu  ripreso da una videocamera.
La cosa più strana era questa: “gli scomparsi”  affermavano che non era successo nulla, di non essere spariti e di aver camminato regolarmente verso la meta.

Non immaginiamo che accanto al nostro mondo abituale, esiste l’entrata in uno spazio completamente diverso: è il nostro emisfero destro.
Tuttavia, continuiamo a cercare altri mondi al di fuori di noi.  

Avendo l’emisfero sinistro dominante, non potremo mai capire che cos’è l’Eternità, l’Infinito, l’Assoluto... o la Verità intuitiva. E’ come se cercassimo di misurare la luminescenza di una lampadina con un righello, o cercassimo di vedere la Via Lattea al microscopio.

A suo tempo, Vetvin fu molto colpito dalle ricerche di Moody e dai racconti delle persone che dicevano di aver parlato con i loro parenti morti. E decise di rendere i suoi esperimenti  inappuntabili, dal punto di vista della scienza, elaborando una serie di criteri.
All’inizio pensava che  pochi potessero vedere i “propri” defunti, invece  una esatta metà degli sperimentatori li ha visti.  Le loro descrizioni furono quasi identiche: non erano le fumose vedute ma reali “conversazioni” con persone “reali”. Alcuni videro persino i pori sulla pelle delle persone.
Qualcuno vide il defunto al di là dello specchio, altri invece  sostenettero che quelli “uscivano” dallo specchio. Circa un quarto dei volontari  videro  però persone che non volevano vedere.

Per facilitare l’entrata nello stato di coscienza alterato, Vetvin elaborò dei programmi neuroacustici binaurali. In aggiunta agli specchi. Così  una persona “entrava” letteralmente nello specchio... e molto velocemente.  Si attivavano delle forme “non fisiche” della percezione della realtà (l’allargamento della coscienza, la chiaroveggenza, la chiaroudienza, l’uscita di un’energia sconosciuta, e tuttavia registrata dagli strumenti, ecc.).

L’emisfero destro rafforza l’azione degli specchi e... l’effetto è straordinario.
Ecco cosa si potrebbe fare anche in casa, secondo Viktor Vetvin.
Serve:
·       Uno specchio (meglio se quadrato, 100x100 cm)
·       Della stoffa nera
·       Una lampadina 15 watt

Sediamoci in una poltrona comoda, possiamo quasi sdraiarci.  E’ importante rilassarsi. Non sdraiamoci però, rischiamo di addormentarci.  La stoffa nera si colloca dietro, sul muro. Lo specchio lo mettiamo di fronte a noi, ad un’altezza adeguata. Lo specchio deve riflettere la stoffa nera. Per ottenerlo, incliniamo leggermente lo specchio.
La fonte di una luce fioca la mettiamo per terra, dietro alla poltrona.
Mettiamo le cuffie con la registrazione dei programmi speciali. Controlliamo la polarità delle cuffie, l’audio deve essere leggermente superiore rispetto a quello confortevole.
Ascoltiamo.
Guardiamo allo specchio.
Questo è tutto.

Tra un po’ di tempo la nostra coscienza “normale” entrerà in trance e uscirà dalla nostra realtà diventando coscienza pura, iniziando la sua danza infinita. Il nostro cervello è facilmente educabile;  col tempo a lui non servirà neppure una stimolazione esterna (specchi o programmi); basterà  creare  una spinta..

Perché farlo?
Milioni di persone vivono senza pensare a nulla, senza voler sapere come è fatto l’Universo, prese dai problemi quotidiani.

Finché la norma sarà una visione della vita tramite l’emisfero sinistro, nulla cambierà: la nostra “normalità” dettata dall’uso in prevalenza dell’emisfero sinistro, è proprio ciò che nutre il Sistema, ciò che crea le sue basi. Finché siamo “normali” non potremmo fare nulla che sconfini oltre il Sistema.
Finché l’emisfero sinistro si guarderà allo specchio vedendo solo il proprio riflesso, senza potere varcare la SOGLIA che divide i mondi, continuerà a parlarci delle basi fisiche del mondo, delle velocità che non possono  superare quella della luce, dell’ateismo, del tempo lineare... senza capire la loro secondarietà rispetto alla COSCIENZA.
http://radionicaesoterico-scientificarussa.blogspot.it/2016/03/gli-specchi-lemisfero-destro-e-la.html

Levitazione acustica: il segreto degli antichi popoli

Levitazione acustica: il segreto degli antichi popoli

La levitazione acustica è un fenomeno che può essere ottenuto sfruttando alcuni principi fisici in grado di contrastare la forza di gravità, è una tecnica che permette di far muovere piccoli oggetti solidi o liquidi nell’aria, senza che vengano “toccati” in alcun modo, sfruttando la pressione generata dalle onde sonore, come spiega Focus.

Recentemente la tecnica della levitazione acustica è stata sperimentata da un italiano, Daniele Foresti, che ha usato tanti levitatori posti contiguamente riuscendo a spostare piccoli oggetti oltre che farli levitare. Sfruttando le vibrazioni del suono è dunque possibile levitare, trasportare in aria e ruotare oggetti di qualsiasi materiale, con una sezione fino a 7 millimetri, senza limiti di lunghezza

L’esperimento, descritto sulla rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti, Pnas, è stato sviluppato dal gruppo di ricerca del Politecnico di Zurigo, guidato dall’italiano. Esperimento interessante che supera la precedente levitazione statica, ma pur sempre limitata a piccole cose e sfruttando un emittente ed un ricevente di onde sonore. Eppure, lo sfruttamento delle onde sonore per ottenere la levitazione di oggetti sembra sia molto antica e molto più potente di quello che si può immaginare. Ci siamo sempre chiesti come facevano gli antichi popoli a spostare enormi blocchi di pietra senza avere gli strumenti adatti, ebbene i popoli antichi usavano la levitazione acustica per spostare oggetti molto grandi e pesanti, così hanno costruito le piramidi, così hanno spostato e collocato enormi blocchi megalitici (Stonehenge?). Secondo antiche leggende i sacerdoti  egizi erano in possesso delle “parole del potere” che se pronunciate con la giusta tonalità creavano un’energia in grado di spostare gli oggetti. Anche i Maya sembra fossero in grado di usare la lievitazione acustica, il misterioso tempio di Uxmal secondo una leggenda è stato costruito facilmente usando dei semplici fischi ottenendo come risultato che le pesanti pietre andavano al loro posto.

Nel libro “The Lost Techniques” (le tecniche perdute) Henry Kjellson raccontò la strabiliante esperienza di un medico svedese suo amico, il Dr. Jarl, il quale ebbe il privilegio di soggiornare in un monastero tibetano, ospite di un alto Lama con cui aveva studiato molti anni prima a Oxford. Il Dr. Jarl ebbe così la possibilità unica d’imparare molte più cose di qualunque altro straniero, su certe “misteriose” conoscenze dei monaci tibetani.  
Riuscì infatti a documentare e filmare come essi riuscissero a sollevare dei massi pesantissimi e a spostarli a 250 m d’altezza, usando unicamente la levitazione acustica. Vide con i suoi occhi un fenomeno che per le leggi fisiche note non poteva esistere: dei monaci suonavano diversi e specifici strumenti musicali al cui suono grosse pietre di peso diverso si sollevavano dal suolo e raggiungevano un’altezza di 250 m più in alto dove, con l’aiuto di alcuni yacks, altri li ricevevano e li sistemavano. I monaci con 19 strumenti musicali, 13 tamburi e 6 trombe, si sistemavano a formare un arco di 90 gradi davanti al blocco di pietra, dietro ad ogni strumento c’era una fila di monaci che cantavano e suonavano gli strumenti musicali per la durata di quattro minuti. Appena il suono raggiungeva un certo livello, la grande pietra che avevano davanti si sollevava in aria e iniziava a dirigersi verso la rupe sovrastante, dove degli altri monaci l’avrebbero guidata verso il punto della sistemazione definitiva. La traiettoria durava circa tre minuti e i monaci, dopo il completamento dell’operazione, passavano al trasferimento della pietra successiva, procedendo al ritmo di 5 o 6 ogni ora. Da notare che per sollevare un blocco di granito a 250 m d’altezza, ci vuole normalmente un grande sforzo e quindi un’enorme quantità d’energia, in quanto il suo peso specifico è di 2.500-3.000 Kg per m3. 
Se ipotizziamo un peso di 2.750 Kg per m3, i macigni di 1,5 m3 dovevano pesare oltre 4 t, e di conseguenza per sollevare a 250 m d’altezza un blocco di 4 t dovrebbero servire circa 1.000 t di sforzo (4 t x 250 m = 1.000 t). Accurati calcoli hanno dimostrato invece che, durante quei 3 minuti, ne sono stati utilizzati solo 52. Anche Bruce Cathie, a sua volta, descrisse l’esperienza del Dr. Jarl nel libro “The Bridge to Infinity” (il ponte sull’infinito).

Le leggende ed i fatti “inspiegabili” sono meno misteriosi ed inspiegabili di quello che pensiamo e ci rivelano sempre antichi e dimenticati strumenti che possono portarci ad un livello superiore di conoscenze e capacità come forse lo erano gli antichi, portarci ad un livello evolutivo superiore.

Kabbalah e l'Albero delle Sefiroth


Kabbalah e l'Albero delle Sefiroth

L’Uno è il mistero dei misteri, l’En Sof (il senza limite), Egli può manifestarsi attraverso i suoi attributi che sono poi le qualità descritte nella Kabbalah. 

Lo schema proiettato si chiama Albero delle Sefiroth, con dieci rami, è un simbolo di come le qualità divine siano scese dall’alto verso il basso, segnando la strada spirituale che l’anima deve compiere per il ritorno. 


Il cammino si compie attraverso 7 Hekaloth (piani spirituali) in cui l’anima procede dal basso verso l’alto sino alla rivelazione. 

Nella Kabbalah i rami si intersecano in 22 sentieri conduttivi a varie qualità e questa cifra corrisponde alle 22 lettere dell’alfabeto ebraico. 

Vediamo ora quali sono i nomi ed i significati arcani dei vari sentieri. 
1 dalla Intelligenza alla Corona, l’nizio; 
2 dalla Bellezza alla Corona, conoscenza occulta; 
3 dalla Intelligenza alla Saggezza, conoscenza profana; 
4 dalla Bellezza alla Saggezza, creazione; 
5 dalla Misericordia alla Saggezza, saggezza; 
6 dalla Bellezza all’Intelligenza, fede; 
7 dalla Severità all’Intelligenza, moto; 
8 dalla Severità alla Misericordia, risoluzione; 
9 dalla Bellezza alla Misericordia, meditazione; 
10 dal Trionfo alla Misericordia, evoluzione; 
11 dalla Bellezza alla Severità, moderazione; 
12 dalla Splendore alla Severità, rinuncia; 
13 dalla Trionfo alla Bellezza, trasformazione; 
14 dal Fondamento alla Bellezza, moderazione; 
15 dallo Splendore alla Bellezza, soggezione; 
16 dallo Splendore al Trionfo, distruzione; 
17 dal Fondamento al Trionfo, realizzazione; 
18 dal Regno al Trionfo, mutevolezza; 
19 dal Fondamento allo Splendore, appagamento; 
20 dal Regno allo Splendore, giudizio; 
21 dal Fondamento al Regno, completezza; 
22 dalla Saggezza alla Corona, l’En Sof, il divino paradosso.

“Il Silenzio ha in sé abissi dentro abissi, ma esiste un Silenzio ultimo, un punto estremo da non essere nulla eppure da cui tutto sgorga, questa è l’Essenza”.
Paolo D'Arpini
http://riciclaggiodellamemoria.blogspot.it/2016/02/kabbalah-e-lalbero-delle-sefiroth.html