lunedì 7 marzo 2016

Il diaframma: il muscolo dell’intelligenza emotiva

Il diaframma: il muscolo dell’intelligenza emotiva

Se chiedessimo ad un ingegnere come un palazzo riesce a svilupparsi verso l’alto, lui ci risponderebbe che ha bisogno di strutture verticali, ma anche di quelle trasversali, affinché risulti stabile e compatto.
Le strutture trasversali del nostro corpo sono i diaframmi:
  • Diaframma tentorio del cervelletto
  • Diaframma toracico
  • Diaframma pelvico
Il diaframma toracico è il più importante muscolo respiratorio. La sua contrazione, che ha l’effetto di abbassare la cupola diaframmatica, determina, assieme all’elevazione del torace, operata dai muscoli inspiratori, l’espansione della cavità toracica e dei polmoni, necessaria al richiamo d’aria nelle vie aeree, durante l’inspirazione. Inoltre, il diaframma è coinvolto in quasi tutte le funzioni del nostro corpo (come ad esempio quella digestiva).

La parola “diaframma” è formata da DIA “attraverso” e FRAGMA, “chiusura”. Si tratta quindi di un elemento che separa in due parti un intero e, in qualche modo, mette queste due parti in relazione, proprio in virtù di questa separazione.
Riferendosi al diaframma, Andrew Taylor Still – considerato il padre dell’osteopatia – così si esprime:
Per mezzo mio vivete e per mezzo mio morite. Nelle mani ho potere di vita e di morte, imparate a conoscermi e siate sereni.
Il diaframma è un muscolo dalla forma irregolare: più largo lateralmente che in senso antero-posteriore; più alto sul lato sinistro che sul lato destro. La sua cupola si forma in fase embrionale, dalla migrazione di strutture che partono dal tratto cervicale (C3-C5). Questo legame fa intuire come molti disturbi cervicali che si sviluppano in età adulta siano strettamente connessi al funzionamento errato del diaframma e viceversa.
Una corretta respirazione prevede una massima espansione del corpo nella fase dell’ispirazione e una massima concentrazione nella fase dell’espirazione.

La respirazione non condiziona solo l’ossigenazione delle cellule, ma anche il flusso della linfa, quella cioè che contiene leucociti, le cellule in grado di proteggere l’organismo dalle malattie. Tale linfa circonda tutte le cellule del nostro corpo e il suo quantitativo è quattro volte superiore a quello del sangue.

A differenza del sistema circolatorio che è dotato di una pompa (il cuore), il sistema linfatico ne è privo e l’unico modo per tenere in movimento la linfa è la respirazione profonda e l’attività muscolare.

Un linfologo californiano , il dottor Jack Shields, dopo aver condotto una serie di studi a riguardo, è arrivato alla conclusione che l’unico modo per purificare il sistema linfatico è attraverso una profonda respirazione diaframmatica: essa crea una specie di vuoto grazie al quale la linfa viene come risucchiata nella corrente sanguigna, moltiplicando la velocità con cui l’organismo elimina le tossine.

Per convincerci dell’importanza che l’ossigeno e la corretta respirazione hanno sullo stato di salute del nostro corpo, basti ricordare gli esperimenti condotti dal dottor Otto Warburg che riuscì a trasformare cellule normali in cancerose, semplicemente diminuendo il quantitativo di ossigeno fornito loro.
Ma qual è il modo più giusto per ossigenare in modo corretto tutto l’organismo.

Lo yoga pranayama insegna: l’espirazione deve durare il doppio del tempo dell’inspirazione, perché così facendo si eliminano tossine attraverso il sistema linfatico. Tra le due fasi è necessaria una pausa inspiratoria pari a quattro volte il tempo dell’inspirazione: in questo modo si ossigena completamente il sangue e si attiva il sistema linfatico.

Il diaframma inoltre svolge un’importante funzione a livello emotivo: è come se fosse un grande centro che distribuisce energia all’intero corpo, attraverso il respiro.

Non a caso al diaframma corrisponde il terzo chakra o plesso solare. In questo chakra nasce la spinta che porta l’individuo ad affermarsi nella vita e rispetto al mondo che lo circonda, affrontando le continue sfide dell’esistenza di ogni giorno.

E’ la sede del carisma personale, della consapevolezza di essere un individuo unico, al di là della semplice necessità di sopravvivere.
Allo stesso modo di come il sole è il centro di gravità e tutti i pianeti gli girano intorno, il terzo chakra è il centro di gravità dell’essere umano. Esiste una frequenza detta del Sole, la cui nota è considerata la linea di demarcazione tra lo Yin e lo Yang: essa ascende ad una dimensione più alta e, privando se stessi di un’osservazione razionale, permette di raggiungere uno stato di consapevolezza superiore

Uno squilibrio di questo centro può rendere facili all’ira, predispone a ulcere di origine nervosa, all’incapacità di essere calmi, mentre uno squilibrio in senso opposto può causare timidezza, scarsa energia, necessità di ricorrere a sostanze esterne per stimolare il proprio fisico; una tendenza alla sottomissione e a disturbi di digestione.

Se ci pensi “respirare” è sinonimo di “sentire”, non in senso olfattivo, ma emotivo.
Kristin Linklater è un’attrice, insegnante di teatro e vocal coach, ideatrice del metodo Linklater. Secondo Kristin, ognuno possiede una voce in grado di esprimere tutta la gamma delle emozioni di cui fa esperienza. Questa voce – detta naturale – viene modellata ed influenzata nel corso della nostra vita, fino a risultare piuttosto limitata rispetto all’originale. Ciò avviene perché la nostra voce naturale diventa preda delle tensioni accumulate e della capacità di mascherare piuttosto che rivelare i sentimenti.
Il metodo ha come scopo quello di riappropriarsi della voce naturale, secondo un’accurata serie di passaggi di immagini, immaginazione, informazioni tecniche ed esercizi di respirazione. Il diaframma, quindi, svolge un ruolo fondamentale

Un effetto importante di un respiro profondo è la vibrazione del corpo.
Come mai per così tante persone è difficile respirare in modo pieno, libero e corretto? La respirazione permette alle emozioni di emergere e le persone hanno paura di sentire. Hanno paura di sentire la loro tristezza, la loro rabbia, la loro paura, ma anche la loro gioia. Crescendo abbiamo imparato a trattenere il respiro per non far uscire il pianto o a contrarre la gola per non urlare o a irrigidire la zona del diaframma per ammortizzare dispiaceri, delusioni, dolori. Il risultato per ognuna di queste operazioni è quello di limitare e ridurre il respiro. Così, la soppressione di una qualsiasi emozione porta a un’inibizione del respiro. Quando tutto questo diventa un’abitudine, risulta compromessa la salute emotiva e fisica della persona.

Lo Yoga della Risata unisce esercizi che stimolano la risata con esercizi di respirazione profonda. Quando ridiamo forte, azioniamo il diaframma in modo naturale. Il suono stesso della risata permette al diaframma di attivarsi per una corretta respirazione profonda, la stessa che si pratica nello Yoga Pranayama, ma in modo immediato, senza per forza di cose dover possedere una tecnica particolare: ridere è un dono alla portata di tutti.
Inoltre, praticare in maniera costante questa metodologia rivoluzionaria, permette di modificare il proprio approccio alla vita. Non, come molti erroneamente pensano: “Facciamoci una risatina e i problemi passano”.

La pratica costante crea una nuova abitudine del sentire, proprio attraverso il respirare associato alla risata: ci abituiamo ad esprimere la gioia in modo immediato, simile ai bambini. Questo significa vedere nelle difficoltà non un motivo di abbattimento e malattia, ma un’opportunità di crescita e miglioramento.


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