domenica 26 luglio 2015

Siete perduti, se dimenticate che i frutti sono di tutti e la terra di nessuno!

Poco più di due secoli fa, il filosofo Jean-Jacques Rousseau lanciava un monito all'intera umanità: «Siete perduti, se dimenticate che i frutti sono di tutti e la terra di nessuno».

Purtroppo l'abbiamo fatto, abbiamo dimenticato, o forse abbiamo fatto finta di non ricordare, e ora le conseguenze di questa scelta stanno influenzando negativamente l'esistenza dell'intera umanità.

Da quando i primi ominidi hanno iniziato a camminare su questa terra, il mondo non ha mai visto così tanta ricchezza come quella odierna, eppure non ha mai neanche conosciuto altrettanta povertà.

La terra ha abbastanza risorse per soddisfare i bisogni di tutti, se questi fossero dettati da reali necessità, ma di certo non può appagare le false esigenze indotte da un sistema economico basato sul profitto, che ricorre al meccanismo dell'invidia sociale.

Le attuali conoscenze scientifico-tecnologiche ci consentirebbero di risolvere tutti i più grandi problemi che affliggono l'umanità, ciò nonostante i delicati equilibri dell'ecosistema sono minati da un inquinamento detestabile, mentre fame, malattia e un diffuso senso di malessere esistenziale colpiscono duramente mente e corpo ad ogni livello della società.

Ovunque gli esseri umani prosperano la natura soccombe. Gli animali selvatici scappano impauriti alla nostra vista; lo stesso ecosistema sembra ribellarsi, come se fosse consapevole del fatto di doversi difendere. Avremmo potuto essere i guardiani della vita e invece ci siamo trasformati in un cancro.

Il male, la menzogna e l'ingiustizia permeano la società, nonostante gli sforzi di rivoluzionari e liberi pensatori il fine del benessere collettivo resta un concetto etereo, abilmente bollato con il termine di utopia da chi detiene il potere.

La fine delle guerre, dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo o della povertà, ma anche la rivoluzione, l'uguaglianza sociale o il benessere collettivo... fateci caso, il potere chiama utopia tutto ciò che la massa non deve neanche immaginare di poter fare.

Basiamo le interazioni sociali sull'individualismo e la competizione, mentre le nostre azioni sono figlie delle logiche del profitto. Un'ottima ricetta, se s'intende realizzare l'inferno sulla terra.

Ci preoccupiamo di garantire l'illusione dell'uguaglianza sociale affermando che tutti gli esseri umani hanno pari dignità e diritti, eppure viviamo in una società fortemente stratificata, nella quale veniamo classificati in base ai nostri averi, alla provenienza e al colore della pelle, o al lavoro che siamo costretti a fare.
 
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