L’ideologia
gender può entrare di diritto nei programmi
curricolari delle scuole italiane, grazie a Renzi & Co.
Chi
nega questo, nega alla radice l’esistenza dell’ideologia gender, che sarebbe
un’invenzione dei “catto-fascisti omofobi”: a costoro abbiamo risposto in altra sede.
Qui andiamo a ribadire, non solo che
l’ideologia gender esiste, ma che è
il totalitarismo del XXI secolo. Lo ha detto anche il
Papa. Sarebbe d’accordo con noi anche Hanna Arendt, una delle studiose più
autorevoli in tema di totalitarismi.
Non
serviva vivere in URSS, nel XX secolo, per sperimentare la prepotenza e la
violenza di quella che alcuni hanno definito “l’inquisizione rossa”. bastava
frequentare un qualsiasi liceo statale per vedere messo alla gogna chiunque non
abbracciasse l’ideologia
marxista: ai professori e ai presidi venivano bruciate le
macchine, gli studenti venivano fatti oggetto di violenza cruda e non solo
verbale.
Non c’era alternativa: o ci si schierava dalla parte dei “buoni” compagni, o si era automaticamente
etichettati e ghettizzati (come minimo) come biechi fascisti (e ricordiamo che
“uccidere un fascista non è reato”, così insegnavano alcuni docenti di lettere
alla scuola media…).
Oggi
si respira lo stesso clima a
proposito dell’omosessualismo e del gender. Basta ormai
dire che il gender confonde le menti dei ragazzini per essere tacciati di
omofobia.
Tempi ci fa notare come il “genderismo”
abbia tutti i requisiti che deve avere ogni totalitarismo, secondo una studiosa
che davvero se ne intendeva come Hannah Arendt:
-l’ideologia,
-la massa da indottrinare,
-la polizia politica per tacitare chiunque dovesse resistere all’indottrinamento.
“L’ideologia
gender integra perfettamente tutti e tre gli elementi previsti dalla Arendt:
-è una ideologia in
quanto alla unitaria e naturale (vera,
reale e concreta, NDR) sessuazione umana secondo il dimorfismo
maschile/femminile sostituisce la scomposizione della frastagliata galassia dei
generi di matrice costruzionista, cioè forgiata dall’insieme di volontà
individuale e sociale (irreale,
NDR);
-sfrutta intere masse da
indottrinare, specialmente tramite manifestazioni di piazza, social networks,
pubblicità, campagne stampa e televisive monotematiche;
-utilizza sistemi da “polizia politica”, poiché immediatamente accusa e condanna di omofobia ed intolleranzachiunque
non si pieghi ai dettami del genderismo, come accaduto per esempio
nel caso Barilla”.
Come ogni totalitarismo esige «Una dedizione e fedeltà incondizionata e illimitata […]. La fedeltà totale è possibile soltanto quando è svuotata di ogni contenuto concreto, da cui potrebbero naturalmente derivare mutamenti d’opinione» (H Arendt). Perciò si sanziona anche chi solo osa rilevare la banale verità, cioè che si è maschi o femmina e che per fare i figli e per il loro bene servono mamma e papà.
Prosegue
Vitale, su Tempi, : “Reclamando la libertà di definire la propria identità, si
contempla all’un tempo la negazione della altrui libertà di coscienza e di
espressione come dimostra, tra i tanti casi citabili, il caso di don Emiliano De Mitri il
cui profilo Facebook è stato
censurato per aver egli dichiarato che non avrebbe rilasciato nulla osta per
padrini e madrine di battesimo e cresima a coloro che, all’indomani della
sentenza della Corte Suprema statunitense sulla “liberalizzazione” del same-sex
marriage, avrebbero arcobalenizzato l’immagine del
proprio profilo Facebook in sostegno della suddetta sentenza.
Il
grottesco viene in essere allorquando si legge proprio la suddetta sentenza in cui la Corte Suprema che da un
lato legalizza il matrimonio tra persone del medesimo sesso, dall’altro lato
così sancisce: «Si deve mettere in evidenza che le religioni e coloro che aderiscono a dottrine
religiose possono continuare a sostenere con la massima e sincera convinzione
che in base ai precetti divini l’unione dello stesso sesso non può essere
tollerata. Il primo emendamento garantisce che alle
persone e alle organizzazioni religiose è data adeguata protezione per
l’insegnamento dei principi così centrali nelle proprie vite e fedi e alle loro
profonde aspirazioni a dar seguito alla struttura familiare che essi hanno a
lungo osservato»”.
Dovrebbe
spiegarlo, la buona Corte Suprema a Aaron e Melissa Klein, Jack Phillips,
Daniel McArthur e la moglie Amy, Cynthia e Robert Gifford, Hezelmary e Peter
Bull, Barronelle Stutzman, Paul Barnes , Crystal e Kevin O’Connor, e a tanti
altri: cioè a tutte quelle persone
che stanno soffrendo le conseguenze repressive derivanti dalla
legislazione omosessualista e genderista americana grazie
alla quale chi non partecipa e non collabora con l’organizzazione e la
celebrazione dei matrimoni gay subisce multe salatissime e boicottaggio
violento, tanto da dover chiudere la propria attività commerciale.
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti spam, offensivi, non pertinenti e quelli riportanti indirizzi mail o link sospetti saranno cancellati.