sabato 27 giugno 2015

Prigionieri non schiavi - Il click dentro

Il click dentro

di Andrea Bizzocchi
Nel mondo del benessere ciò che regna è il malessere. Per questo sempre più gente vuole uscire dal Sistema e legge, si informa, cerca strade alternative; ma ha paura. Fino a quando, per chi cerca veramente, arriva il momento del click dentro. Ed è lì che la vostra Vita comincia a cambiare davvero.
A Barbara,
amica carissima che pochi giorni fa mi ha scritto parlandomi del “click dentro”.

Chi mi conosce sa bene che scrivere mi costa molta fatica. Non lo scrivere in sé, non il “buttar giù parole”, quanto il passare del tempo seduto di fronte ad un monitor a pigiare tasti, in un atto che, se vogliamo andare all’essenza della cosa, è profondamente innaturale. La Vita è qualcosa d’altro e di ciò ne ho piena coscienza. Però scrivo con molto amore e la cosa ovviamente mi fa stare bene; e soprattutto scrivo perché ricevo inviti a farlo. Mi dicono che serve, che aiuta, che incoraggia, che dà forza e speranza a chi vuole cambiare Vita, e questo vale molto di più della fatica che lo scrivere mi costa. Quindi grazie a chi mi esorta a scrivere ed a chi mi legge.
Scrivo di temi diversi ma ricevo le recensioni migliori quando affronto l’argomento “cambiare vita”. Forse perché l’ho fatto e lo sto facendo e questo traspare. Non vivo ancora come vorrei, ma nemmeno, non si offenda nessuno, come le masse. Provo a vivere, per quanto mi riesce e con tutti i miei limiti, paure e difficoltà da superare, a modo mio. Del resto la mia “fissa” è sempre stata, in qualunque cosa mi cimentassi, di farla di testa mia (e spero, alla fine della mia strada, di averlo fatto per poter cantare, dico davvero, “I did it my way” di Frank Sinatra. Lo considero la prova che i miei giorni li ho vissuti). Non voglio guardare indietro e avere rimpianti. Però prima di guardare indietro e anche avanti, bisogna guardare ad adesso, perché adesso è l’unica vita che abbiamo e dunque è il momento più importante della nostra Vita.

Leggere un libro o un articolo, andare ad una conferenza, viaggiare, tutto serve a capire e fare esperienza, tutto può aiutare a cambiare vita, ma la Vita cambia solo quando tu decidi di farlo. Barbara mi ha scritto qualche anno fa chiedendomi consigli sul cambiare vita. Voleva abbandonare il lavoro che aveva da 18 anni perché sapeva di non essere felice. Ovviamente tutti, la famiglia, gli amici, i compagni di lavoro, la sconsigliavano (figuriamoci, soprattutto “in questi tempi di crisi”). Cercava qualcosa, non sapeva cosa, ma sapeva che questo qualcosa non l’avrebbe trovato continuando a fare ciò che aveva sempre fatto e pensare come aveva sempre pensato. Ci vuole coraggio a mettersi a cercare senza sapere cosa stai cercando. Ricordo bene che non le diedi nessun consiglio (già faccio fatica a darli a me stesso, figuriamoci ad altri); le dissi solo che secondo me dobbiamo (re)imparare a seguire il cuore e l’istinto. 

Il cuore (l’istinto) non sbaglia, la mente (la ragione) invece sì perché pensa, razionalizza, valuta, soppesa, alla fine passa la vita senza decidere niente e con ciò ci impedisce di cambiare.

La mente, è noto, mente; cioè dice bugie. Perché mente? Perché ha paura, e con la paura addosso si vive male. Quindi io non diedi a Barbara nessun consiglio ma le dissi che secondo me vale la pena provare a seguire il cuore e l’istinto, perché il cuore e l’istinto sanno. Io sono convinto che il cuore e l’istinto siano la forma suprema di intelligenza, in realtà la sola autentica forma di intelligenza; altroché lauree, masters, corsi, libri. Bisogna mettersi in gioco e vivere. Tutto il resto è e rimarrà sempre solo una teoria che ci allontana, anziché avvicinarci, dalla Vita (e dunque da noi stessi).

Barbara da quattro anni ha lasciato il lavoro, vivendo in giro per il mondo e arricchendosi di esperienze straordinarie che la maggior parte della gente non mette insieme in quattro vite. Ha vissuto arrangiandosi e senza quelle che chiamiamo garanzie (ma le garanzie sono solo un’illusione e di questi tempi è più chiaro che mai), adesso è sperduta da qualche parte in Toscana a fare pane, pizze, biscotti e mercati. Vive vicina “ad un monte bellissimo che sali su, poi guardi prima in basso, poi in alto e alla fine diventi tutt’uno con la Vita”. Barbara si è messa in gioco, ha affrontato crisi, paure, pianti isterici e chissà che altro ancora. Come me del resto, come chiunque si mette in gioco veramente. Chi si mette in gioco veramente cammina su una corda a dieci metri di altezza dal suolo e senza reti di protezione sotto; ma vive.
Pochi giorni fa Barbara mi ha scritto da diecimila chilometri di distanza (questo giro sono io dall’altra parte dell’oceano): “… la gente ti scrive perché sente questo spirito leggero, libero, profondo ma frizzante e vivo al tempo stesso, che capisco bene che la gente brami risposte e consigli da te… ma sai cos’è… è che finché in ognuno di noi non scatta da sola quella scintilla che ti fa uscire dalla scatola e osare, quella scintilla che ti fa capire che il bicchiere è straripato ed è ora di girare pagina, che ti fa mettere in discussione tutte le false sicurezze vissute finora… dicevo… finché in ognuno di noi non si accende quella luce, non c’è consiglio o opinione altrui che tenga.

Ci vuole quel famoso cambio di coscienza che a me piace chiamare click dentro. Ricordo bene come l’ho sentito forte il giorno che ho deciso di licenziarmi. Ci pensavo da tanto, da anni in realtà. Poi è arrivato il click e l’ho fatto in un attimo. Ero libera di fare quella scelta senza condizionamenti, libera di essere responsabile delle mie scelte.
Prego sempre che ognuno di noi abbia tanti buoni click per evolvere nel cammino.
Fino ad allora anche quello che scrivi sulla crisi, sul lavoro, sul cambiare vita, può essere compreso a livello mentale da tutti ma poi per interiorizzarli bisogna FARE IL SALTO, altrimenti purtroppo rimangono solo parole.  

Personalmente ho smesso di cercare di fare capire alle persone alcuni concetti, o di giudicare chi giudica o si lamenta ecc…
Io prego per loro, soprattutto per quelli che mi sembrano messi peggio e che soffrono di più… prego affinché avvenga in loro quel click
che li può portare a VIVERE per il massimo bene loro e di tutte le creature. Grazie di esserci. Ti voglio bene amico mio.
Non potrei essere più d’accordo. Quel click dipende da noi. Anzi, da dentro di noi.

Fino a che non arriva il click dentro, fino a che cioè si agisce a livello di mente e non di cuore, non cambierà mai nulla. Per cambiare Vita amici, serve solo quel click dentro. Il click dentro bisogna cercarlo, e forse anche un articolo o un libro possono aiutare.

Ma non ci aiutano per le concettualizzazioni e le teorizzazioni che per quanto valide rimangono concettualizzazioni e teorizzazioni. Se un libro o un articolo aiutano, secondo me è unicamente perché ci danno forza e coraggio, perché ci fanno sentire meno soli. Servono a farci sentire (non capire, ma sentire) che siamo in tanti a non volerci rassegnare a quella vita da schiavi a cui ci hanno destinato dalla nascita. Forse non lo sapete, ma il mondo è pieno di gente che non vive da schiavo. Forse da prigioniero ma non da schiavo.

Vorrei dirvi brevemente della differenza tra lo schiavo e il prigioniero perché non è una differenza da poco. E’ vero, a volte il prigioniero vive la stessa condizione dello schiavo. E’ in prigione, non fa la vita che vorrebbe, deve lavorare per campare la famiglia. Il prigioniero però, a differenza dello schiavo non ringrazia il sistema, non ringrazia quel lavoro a cui è costretto (almeno fino a quando non trova quella via d’uscita che cerca con tutto se stesso). Il prigioniero è conscio della sua situazione di prigionia ma vuole uscire dalla gabbia e cerca la strada per farlo. Il prigioniero lotta, sta male, soffre, ma non si rassegna. Il prigioniero è vivo. Il prigioniero è in cammino. Il prigioniero ha paura ma ne è consapevole e cerca di superarla. Il prigioniero sa anche che prima o poi ci riuscirà perché dentro di sé è libero. Il prigioniero del resto sa bene cos’è la libertà ed è proprio per questo che non si rassegna; perché un essere autenticamente libero non può rassegnarsi alla schiavitù a cui lo hanno destinato. “Muore” piuttosto, ma muore da vivo mentre la maggior parte vive da morto. Il sistema lo ha messo in gabbia ma non lo ha ridotto ad una larva umana. Lo ha piegato ma non spezzato. Il prigioniero, prima o poi, in qualche modo, troverà la strada ed uscirà di prigione. Perché chi è vivo lotta e continua a cercare fino a che non trova.
Sullo schiavo c’è poco da dire: è il contrario del prigioniero. Quindi ringrazia il sistema, ringrazia il lavoro perché gli dà una ciotola di riso da mangiare, ringrazia l’ospedale che lo “cura”, il sistema scolastico che lo “educa” e così via. Lo schiavo, se non trova il coraggio di mettere in discussione, cercare, cambiare, rimarrà schiavo per tutta la vita perché la schiavitù comincia dalla testa e soprattutto dal cuore; dalle paure che vi sono annidate dentro.

Io mi considero prigioniero ma non schiavo. Anche Barbara è prigioniera e il mondo è pieno di prigionieri. Queste persone prigioniere che con coraggio, forza e mettendosi in gioco in prima persona si sono liberate della loro schiavitù, sono in continuo aumento; vi prego di credermi. Sono, siamo, in continuo aumento. Sapete perché non ne avete la percezione? Perché quei media che io chiamo i fabbricatori di finte realtà (che però nel momento in cui gli si crede diventano Realtà), non ve lo dicono. Non vi dicono che c’è un sacco di gente che pensa diversamente e vive diversamente. Non vi dicono che c’è gente che sta superando le paure e che sta (ri)cominciando a fare ciò per cui siamo venuti al mondo: vivere. Non ve lo dicono perché sanno bene che diventeremmo una valanga che travolgerebbe tutto e la maledetta schiavitù in cui si trova la maggior parte di noi per via delle infinite paure che surrettiziamente ci sono state inoculate sin dalla nascita, crollerebbe in un attimo. Ma ci siamo, siamo vivi, siamo in tanti, e la valanga prima o poi arriverà e comunque quando moriremo lo faremo da essere liberi e non da schiavi impauriti. Moriremo dopo aver vissuto a modo nostro e lo faremo cantando (Io canterò “I did it my ).Jway”. Voi cantate quello che volete

Ognuno ha il suo percorso e i tempi e i modi sono diversi per ognuno di noi; non ci sono ricette né cammini già tracciati da qualcun altro da seguire, perché il cammino si fa camminando. Ma il mio invito è quello di non arrendersi mai, di continuare a camminare e a cercare perché camminare e cercare sono parte integrante del grande viaggio della Vita. Ma sappiate sin d’ora che deve arrivare un momento in cui bisogna smetterla di cercare e prendersi la responsabilità di cambiare la propria Vita. 
E’ il momento del click dentro. 
Quel momento, prima arriva e meglio è. 
Buona Vita e buon click.

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