lunedì 26 gennaio 2015

La Scuola in Italia NON fa Bene ai Bambini e ai Ragazzi

La Scuola in Italia NON fa Bene ai Bambini e ai Ragazzi: Lasciamoli Giocare, Lasciamoli Dormire

Alcuni bambini odiano la scuola, spesso il loro rifiuto dipende anche da queste cose:

La scuola italiana non è strutturalmente pensata per adattarsi alle esigenze cronobiologiche degli studenti: non tiene, cioè, conto dei ritmi biologici di bambini e ragazzi; non considera i tempi di apprendimento degli alunni; non risponde alle esigenze fisiche e cognitive delle giovani menti.

<<Signora suo figlio non apprende!>>; <<Signora suo figlio “si addormenta” in classe!>>; <<Signora suo figlio è svogliato!>> . 

Molto spesso le critiche mosse ai giovani studenti non trovano ragione e giustificazione solo in un disinteresse dei ragazzi o dei bambini verso la scuola; talvolta la mancanza di applicazione, il peso dello studio e la stanchezza dipendono anche da un sistema scolastico che è oggettivamente lontano dalle esigenze dei protagonisti ovvero degli studenti.
Per parlare di scuola, ed affinché la parola scuola possa coordinarsi in positivo con il verbo apprendimento, occorrerebbe partire da concetti biologici quali risveglio mentale, sonnolenza, momento della concentrazione, momento della memorizzazione.

La decisa critica all’organizzazione scolastica (italiana e non solo) viene da una voce illustre:  a lanciare “l’allarme” è il professor Yvan Touitou, esperto di cronobiologia e membro dell’Accademia di Medicina in Francia.

I ritmi scolastici vanno riformati partendo dai protagonisti della scuola e cioè dai bambini e dai ragazzi, lo dice il noto cronobiologo. 

Gli orari degli insegnanti, le esigenze lavorative delle famiglie, la necessità di collocare i precari su più istituti scolastici affinché coprano il loro monte ore, le problematiche legate all’edilizia scolastica, l’eventuale carenza di strutture che ancora, di tanto in tanto, genera la difficile condizione dei cosiddetti doppi turni scolastici;,la scelta delle ferie e i periodi di chiusura degli istituti sono tutti esempi di fattori estranei all’apprendimento, elementi che incidono sull’assetto solistico italiano ma in sé non hanno nulla a che vedere con le esigenze degli studenti e, anzi, spesso configgono con esse.
I protagonisti della scuola sono gli alunni, la scuola dovrebbe essere pensata e quindi strutturata per accogliere gli studenti e per favorire il loro processo di apprendimento.

Non esistono bambini o ragazzi meno intelligenti di altri ma esistono persone con ritmi biologici meno accelerati e meno reattivi di altri e, quindi, esistono individui che più difficilmente si adattano, sopratutto in tenera età, a ritmi sociali imposti, diversi e contrari alla loro biologia.

I ritmi attentivi dei bambini sono bassi, a discapito di ciò, la scuola italiana pretende dagli studenti delle primarie 4\6 ore di studio giornaliere con un ingresso a scuola tra le 8:00 e massimo le 9:00 del mattino.

Studiare meno per rendere meglio.

Se si considerasse la biologia del bambino e se si considerassero le sue funzionalità cerebrali, questo motto dovrebbe divenire “vangelo”.

I bambini, nell’arco delle ore mattutine ovvero delle ore scolastiche, riescono, per natura, ad avere un picco attentavo “limitato”, rendono meglio nella seconda parte della mattina e il loro piccolo cervello si accende pian piano, raggiungendo la massima funzionalità tra le 10:00 e le 11:00 del mattino.

Inoltre, nel rispetto dei loro ritmi attentavi, i bambini avrebbero bisogno di lezioni brevi ed intervallate da più pause; avrebbero bisogno anche di vacanze più frequenti e meno lunghe, infatti, è scientificamente provato che le lunghe ferie scolastiche generano regressi nell’apprendimento. Spesso per arginare il problema ed il pericolo di detti regressi si caricano i genitori e le famiglie della responsabilità dei compiti per le vacanze che sovente divengono motivo di contrasto tra mamme e insegnanti nonché tra genitori e figli.

I ragazzi dovrebbero, invece, dormire di più e meglio (ovvero rispettando i bisogni fisiologici legati all’età).

<<Signora suo figlio la mattina è stanco, lo faccia andare a letto presto!>>, la prossima volta che il Prof vi “bacchetterà” attribuendovi la responsabilità della stanchezza del vostro ragazzo o della vostra signorinella, suggerite al docente la letture di questo recente studio americano: “Let them sleep” (che tradotto significa lasciamoli dormire) e ha ad oggetto i limiti biologici degli adolescenti. 

I risultati, pubblicati  della American Academy of Pediatricians (AAP), attestano che un ragazzo (nell’età della scuola media e ancora nell’età dei primi anni delle superiori) per motivi biologici e per ragioni specificamente ormonali, possa fare molta fatica ad addormentarsi e a riposare bene prima delle 23:00. Posto che il fisico a quell’età pretenderebbe 8 ore di sonno, il giovane non dovrebbe svegliarsi mai prima delle 7:00 e le 7:30! Ma spesso, per raggiungere la scuola o per finire i compiti, lo studente deve puntare la sveglia già alle 6:00 del mattino, molto prima rispetto alle 8 ore consigliate per un buon riposo.

Sovente i giovani dormono poco con una costante e sistematica deprivazione di sonno che nel lungo termine pesa sul rendimento del ragazzo.

Troppe le ore di scuola anche per gli studenti delle medie e per i liceali, troppo lunghe le lezioni frontali e, in linea più generale, troppo rigido il sistema scolastico spesso incapace di favorire il rapporto singolare alunno-docente che in radice è il solo confronto in cui è possibile esaltare l’individualità dello studente.
Vi siete mai chiesti cosa potrebbe accadere già solo se il docente, e non la classe, avesse una sua aula?
Se così fosse le scuole potrebbero vivere di “stanza del sapere”, aule rappresentative della materia e del metodo di insegnamento di ogni professore, aule attrezzate, accoglienti, ove l’alunno potrebbe incontrare l’insegnante anche per un confronto o dove il docente, anziché fare sempre e solo lezione frontale, potrebbe organizzare dei laboratori pratici o di formazione 
Questa non è utopia, è solo l’aspirazione a rifondare e ricostruire la scuola in modo che essa sia più vicina alle esigenze dei ragazzi e più capace di accogliere le loro menti oltre ai loro corpi “appesantiti” da zaini, libri, quaderni e astucci.
Agli studenti italiani è imposto un numero di ore di lavoro eccessivo e troppo gravoso rispetto a tanti altri Paesi  che, però, ci scavalcano in termini di profitto e resa degli studenti (dato, quest’ultimo, che emerge dalle classifiche stilate dall’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico).

Qui di seguito la tabella che dimostra il gravoso carico scolastico che interessa gli studenti italiani:

3 commenti:

  1. Sono d' accordo con molte cose, meno con altre.
    Se la scuola avesse orari diversi, molti bambini, di ritorno a casa, non studierebbero,
    ma passerebbero ore al computer o a giocare, o a gironzolare con gli amici.
    E la sera non andrebbero a letto presto, ma farebbe tardi.
    Così facendo il bimbo si impigrisce, e la sua "voglia di fare" diminuirà a tal punto da credere
    tutta la vita un gioco o un ozio.

    Se si va a dormire alle 10:00, non c'è bisogno di far andare a scuola i bambini alle 9.00-9.30 del mattino.
    Le 8.00 vanno benissimo.
    Se non si insegna in un modo diverso, qualsiasi cambiamento di orario, di "ferie" esiste o di pause sarebbe completamente inutile.
    La scuola italiana è carente di metodo. Ci sono pochi incentivi ai prof per fare meglio, per spiegare meglio, e per insegnare meglio. Se cambi il metodo, e i genitori dessero un insegnamento diverso ai bambini,
    allora qualcosa cambierebbe.

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    1. Daniele concordo sul cambiamento del metodo, ma ci vorrebbe anche un cambiamento del programma/paradigma di studio/apprendimento, come del tipo dell'articolo seguente a questo.

      Può sembrare un paradosso, ma la scuola italiana è una buona scuola, per comprenderlo però bisogna conoscere il vero scopo cioè il motivo per cui in principio è stata instituita l'istruzione pubblica che è:
      -l'istruzione pubblica, appositamente creata alcuni secoli fa al solo scopo di “in-formare” in funzione della posizione sociale da rivestire; svolge un ruolo attivo nel determinare l'ordine sociale futuro. L'istruzione pubblica limita il pensiero/ragionamento a stereotipi preconfezionati, condiziona il modo di pensare, non ha un fine istruttivo ma sociale, assoggetta l'individuo ad una filosofia dell'ordine sociale e non dell'intellettualismo- (Programmazione mentale - Eldon Taylor).
      Che dire di più?

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    2. Anche io avevo affrontato questo argomento interessante, dico interessante perché è da qui che si formano gli adulti del domani. C'è chi segue poi da solo la strada, e chi, in tanti, perdono il filo, la voglia di studiare, e arrancano odiando la scuola.
      Io trovai l' opinione di un professore che dette la colpa non solo ai prof, ma anche ai genitori e agli alunni, e spiegò - con una metafora - che non bisogna cambiare solo gli "attori del teatro", ma proprio la "sceneggiatura".

      Ehehe, se prendiamo quella definizione, può anche esserlo ( la scuola italiana ).
      La scuola per me dovrebbe informare, appunto, e non imporre l' informazione come fosse quasi un dogma. Alla fine, lo studente non capirebbe né perché deve imparare a memoria, né a cosa potrebbe servirgli in futuro

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