Prima di
analizzare alcuni elementi del testo gnostico denominato Pistis Sophia,
presentiamo al lettore una premessa introduttiva sulla storia e la
composizione dell'opera. Pistis Sophia è solo uno dei testi gnostici, benché certamente uno dei più rilevanti... Di L. Paioro
Altri testi di datazione più giovane del Pistis Sophia, sono: il Vangelo di Filippo, il Vangelo di Mattia, il Vangelo di Tommaso, il Libro di Tommaso l’Atleta, l’Apocrifo di Giovanni, la Natura degli Arconti, l’Origine del Mondo, le Tre Stele di Seth, il Vangelo degli Egiziani, il Secondo Discorso del Grande Seth, il Trattato Bipartito, Eugnosto il Beato e La Sofia di Gesù Cristo. A differenza degli altri testi citati, il Pistis Sophia non fa parte dei manoscritti scoperti a Nag Hammâdi. Tuttavia secondo gli studi ci sono ottimi motivi per ritenere che provenga dalla stessa regione, appartenendo quindi alle stesse comunità gnostiche cristiane. Infatti Pistis Sophia, al pari delle altre opere, è stato scritto in lingua copta e usa riferimenti temporali copti1 nonché diversi riferimenti a nomi di demoni o divinità ricorrenti in testi magici egiziani. Il manoscritto appare per la prima volta a Londra nel 1772 e viene acquistato dal bibliofilo A. Askew, per questo è conosciuto anche come Codex Askewianus. Il nome Pistis Sophia fu dato al manoscritto da un certo C.G. Woide incaricato da Askew affinché lo studiasse e lo trascrivesse. Alla morte di Askew lo scritto fu acquistato dal British Museum dove tutt'oggi si trova con la designazione AD 5114. Il Pistis Sophia nel suo insieme risulta essere un collage di quattro manoscritti; diverse infatti risultano le datazioni delle varie parti di cui è composto. Lo studioso che per primo si cimentò nella traduzione e analisi del testo fu il tedesco C. Schmidt, il quale ancora oggi è considerato il principale punto di riferimento per lo studio del manoscritto. Schmidt data il quarto libro alla prima metà del III secolo; gli altri tre libri alla seconda metà del III secolo. La storia, fino ai ritrovamenti di Nag Hammâdi, era quasi completamente all'oscuro del pensiero e della letteratura gnostica anche a seguito della capillare e rigida opera di distruzione dei documenti gnostici da parte della Chiesa Cattolica dopo il concilio di Nicea. Il testo del Pistis Sophia fu uno dei rari elementi a disposizione degli studiosi per la ricostruzione del pensiero gnostico cristiano, oltre agli scritti di Ireneo2, Tertulliano3 e degli altri eresiologi del tempo. Questi, comunque, più che documentare il pensiero gnostico al fine di comprenderlo, erano impeganti nella confutazione dello stesso, pertanto non possono essere considerati una fonte storica esatta, come d'altra parte è stato dimostrato dai manoscritti di Nag Hammâdi. Infatti il contenuto di tali scritti ci riporta una prospettiva delle dottrine gnostiche cristiane spesso contrastante con le affermazioni degli eresiologi.
La cosmogonia
La struttura
cosmogonica e lo stile letterario fanno ricondurre il testo alla
comunità gnostica degli Ofiti, detti anche Naasseni (dal greco òphis e
dall'ebraico nâhâsh, serpente). Qui di seguito riporterò un sunto tratto
dagli studi effettuati da C. Schmidt e dall'analisi del testo. All'apice
dell'universo vi è un Dio ineffabile, infinito, inaccessibile, che
costituisce il grado supremo dell'essere, luce e potere dal quale emana
ogni cosa: “[...] luce delle luci, luoghi della verità e del bene, luogo
del santo di tutti i santi, luogo nel quale non c’è né donna né uomo,
luogo (nel quale) non vi sono forme, ma solo una continua e
indescrivibile luce” (cap. 143). Attorno a lui vi sono tre spazi nei
quali si trovano i più grandi misteri ai quali l'uomo possa accedere: il
I° spazio è lo spazio dell'ineffabile; il II° spazio è il primo spazio
del primo mistero; il III° spazio è il secondo spazio del primo
mistero. Dal
primo mistero trasse origine ogni emanazione, egli è immagine perfetta
dell'ineffabile, egli governa l'universo, egli decretò le peripezie di
Sophia, egli salva l'umanità dal potere degli arconti, egli è il padre
di Gesù, egli è il mistero che guarda dentro (verso l'assoluto), mentre
Gesù è il mistero che guarda fuori (verso il contingente). Dal primo
mistero provengono i senza padre, i dotati di triplice forza, ecc. ecc. Al
di sotto del mondo dell'ineffabile e inaccessibile si trova il mondo
della luce pura, la terra della luce pura, con tre immense regioni:
1) la regione del
tesoro della luce ove sono raccolte le anime che ricevettero i misteri;
quivi si trovano le emanazioni e gli ordini con i sette amen, le sette
voci, i cinque alberi, i tre amen, il fanciullo del fanciullo, i dodici
salvatori preposti ai dodici ordini, i nove custodi delle tre porte del
tesoro della luce;
2) vi è poi la
regione di destra o luogo della destra con sei grandi principi aventi il
compito di estrarre dagli eoni e dal cosmo inferiore le particelle di
luce e ricondurle nel tesoro; grande messaggero è Jeu, detto pure primo
uomo, vescovo della luce, provveditore del cosmo inferiore;
3) la terza è la
regione di mezzo nella quale troviamo sei grandi entità di maggiore
spicco: 1) Melchisedec il grande ricevitore della luce; 2) il grande
Sabaoth detto anche padre di Gesù in quanto prese la sua anima e la
gettò nel grembo di Maria; 3) il grande Jao avente al suo servizio 12
diaconi dai quali Gesù trasse le anime dei 12 apostoli; 4) il piccolo
Jao, dal quale Gesù prese una forza luminosa e la gettò nel grembo di
Elisabetta per la nascita di Giovanni Battista, suo precursore; 5) il
piccolo Sabaoth; 6) al di sopra di questa entità eccelle la vergine luce
giudicatrice delle anime e quindi dispensatrice di felicità eterna e di
tormenti: al suo servizio vi sono i ricevitori, sette vergini luminose
con quindici assistenti.
Al di sotto del mondo della luce pura abbiamo il mondo degli eoni o mondo della miscela di materia e luce: è caratterizzato dalla commistione tra luce e materia, effetto della rottura dell'originaria integrità; qui dunque è necessaria l'operazione purificatrice e raffinatrice, affinché la luce ritorni alla sua origine (nel tesoro della luce) e la materia sia accantonata in attesa della sua distruzione. È il mondo del drammatico scontro tra luce e tenebre, tra bene e male. Come i due precedenti, anche il mondo degli eoni consta di tre regioni: la regione di sinistra, la regione degli uomini, la regione inferiore (inferi, caos, tenebre). La regione di sinistra era, nei primordi - all'epoca della integrità - la regione di 12 eoni: sei per Sabaoth Adamas, e sei per suo fratello Jabraoth; i loro arconti erano uniti rispettivamente in tre sizigie e coppie; ma i fratelli furono cattivati dalla brama sessuale nell'intento di crearsi un regno di esseri inferiori dipendenti: interruppero così il mistero della luce con la pratica dell'unione sessuale; per comando del primo mistero, Jeu li vincolò nelle loro immutabili sfere terrestri; davanti alla vendetta, Jabraoth si pentì e con lui i suoi: perciò fu creato un tredicesimo eone (che in altri scritti gnostici, è detto ogdoade) sovrastante infinitamente gli altri dodici; e in questo eone fu trasferito Jabraoth, i suoi e, in seguito, da Gesù, furono posti Abramo, Isacco, Giacobbe. Gli abitanti del tredicesimo Eone dominano i dodici eoni e, vicini al mondo della luce pura, aspirano a essa. Ma in questo tredicesimo eone è già entrata la miscela cioè luce e materia, perciò è detto pure luogo della giustizia. In esso si trovano: il padre primordiale, i tre dotati di triplice forza, i ricevitori o ricevitori vendicativi che strappano le anime giuste che ancora non ricevettero i misteri e le conducono alla vergine di luce (uno di questi tre è l'Arrogante che vedremo in seguito), e ancora i 24 invisibili, emanati dall'invisibile padre primordiale, fratelli e compagni di Pistis Sophia tra i quali c'è pure il suo compagno (una figura, quest'ultima, non meglio definita). A enorme distanza si trovano i 12 eoni, regno di Sabaoth Adamas, grande tiranno, il re Adamas, che seguita la sua azione procreatrice ed una moltitudine di arconti, angeli, arcangeli, ecc… e di esseri inferiori. Nell'ambito della prima regione e sotto il dominio dei 12 eoni si trovano ancora il destino, la prima e la seconda sfera, gli arconti di mezzo e il firmamento. Andiamo ora ad analizzare alcuni punti chiave del testo.
Al di sotto del mondo della luce pura abbiamo il mondo degli eoni o mondo della miscela di materia e luce: è caratterizzato dalla commistione tra luce e materia, effetto della rottura dell'originaria integrità; qui dunque è necessaria l'operazione purificatrice e raffinatrice, affinché la luce ritorni alla sua origine (nel tesoro della luce) e la materia sia accantonata in attesa della sua distruzione. È il mondo del drammatico scontro tra luce e tenebre, tra bene e male. Come i due precedenti, anche il mondo degli eoni consta di tre regioni: la regione di sinistra, la regione degli uomini, la regione inferiore (inferi, caos, tenebre). La regione di sinistra era, nei primordi - all'epoca della integrità - la regione di 12 eoni: sei per Sabaoth Adamas, e sei per suo fratello Jabraoth; i loro arconti erano uniti rispettivamente in tre sizigie e coppie; ma i fratelli furono cattivati dalla brama sessuale nell'intento di crearsi un regno di esseri inferiori dipendenti: interruppero così il mistero della luce con la pratica dell'unione sessuale; per comando del primo mistero, Jeu li vincolò nelle loro immutabili sfere terrestri; davanti alla vendetta, Jabraoth si pentì e con lui i suoi: perciò fu creato un tredicesimo eone (che in altri scritti gnostici, è detto ogdoade) sovrastante infinitamente gli altri dodici; e in questo eone fu trasferito Jabraoth, i suoi e, in seguito, da Gesù, furono posti Abramo, Isacco, Giacobbe. Gli abitanti del tredicesimo Eone dominano i dodici eoni e, vicini al mondo della luce pura, aspirano a essa. Ma in questo tredicesimo eone è già entrata la miscela cioè luce e materia, perciò è detto pure luogo della giustizia. In esso si trovano: il padre primordiale, i tre dotati di triplice forza, i ricevitori o ricevitori vendicativi che strappano le anime giuste che ancora non ricevettero i misteri e le conducono alla vergine di luce (uno di questi tre è l'Arrogante che vedremo in seguito), e ancora i 24 invisibili, emanati dall'invisibile padre primordiale, fratelli e compagni di Pistis Sophia tra i quali c'è pure il suo compagno (una figura, quest'ultima, non meglio definita). A enorme distanza si trovano i 12 eoni, regno di Sabaoth Adamas, grande tiranno, il re Adamas, che seguita la sua azione procreatrice ed una moltitudine di arconti, angeli, arcangeli, ecc… e di esseri inferiori. Nell'ambito della prima regione e sotto il dominio dei 12 eoni si trovano ancora il destino, la prima e la seconda sfera, gli arconti di mezzo e il firmamento. Andiamo ora ad analizzare alcuni punti chiave del testo.
La permanenza di Gesù
È interessante
notare come il Pistis Sophia sia il testo più generoso in termini di
tempo nell’indicare la permanenza di Gesù sulla terra dopo la
resurrezione, allo scopo di istruire gli apostoli sui misteri. Infatti
nel primo capitolo afferma: «Dopo che Gesù risorse dai morti trascorse
undici anni con i suoi discepoli durante i quali si intrattenne con essi
istruendoli soltanto fino ai luoghi del primo comandamento e fino ai
luoghi del primo mistero al di là della cortina, all’interno del primo
comandamento, cioè il ventiquattresimo mistero esterno e inferiore;
questi (ventiquattro misteri) si trovano nel secondo spazio del primo
mistero, anteriore a tutti i misteri: il padre dall’aspetto di
colomba». Quindi
Gesù istruisce i propri discepoli per 11 anni dopo la resurrezione fino
ad un certo livello di conoscenza; in seguito li istruì a gradi di
conoscenza superiori. Il Pistis Sophia, infatti vuole trasmettere una
conoscenza (gnosi) di tale livello di profondità da richiedere a Gesù
una ascesa al cielo e relativa trasfigurazione descritte nei capitoli
successivi5. A
titolo di confronto con altri testi riguardo la permanenza di Gesù
riportiamo che nel libro di Luca “Gli atti degli apostoli” vengono
indicati 40 giorni (I, 3); nell’Ascensione di Isaia si narra di 545
giorni (9, 16); ne la “notizia di Ireneo sugli Ofiti” si dice: “Gesù poi
dopo la resurrezione è rimasto (in terra) per 18 mesi” (I, 30); ne la
“Lettera degli apostoli” la dimora del risorto si protrasse per 7 giorni
durante i quali Gesù fa loro “vedere tutto, come aveva promesso” (3, 9 e
ss.).
«Detto questo ai
suoi discepoli, soggiunse: - Chi ha orecchie da intendere, intenda!
Udite queste parole del salvatore, Maria rimase un’ora (con gli occhi)
fissi nell’aria; poi disse: - Signore, comandami di parlare apertamente.
Gesù, misericordioso, rispose a Maria: - Tu beata, Maria. Ti renderò
perfetta in tutti i misteri di quelli dell’alto. Parla apertamente tu il
cui cuore è rivolto al regno dei cieli più di tutti i tuoi fratelli»
(cap. 17). Al
di là dell’interpretazione letterale del capitolo 17, che risulta di
agevole e comprensibile lettura, bisogna sottolineare come lo stesso
introduca per la prima volta nel Pistis Sophia (e rimanga come caso
isolato anche relativamente agli altri testi gnostici di Nag Hammâdi) il
ruolo di una donna che si erge a protagonista. Nei
capitoli precedenti al diciassettesimo ci sono solo due riferimenti,
indiretti, a figure di donne, nel cap. 7, quando viene citata
Elisabetta, a cui depone in grembo lo spirito di Elia poi divenuto
Giovanni Battista6, e nel cap. 8, quando Gesù racconta come, nei panni
dell’Angelo Gabriele, infonde nella sua madre terrena la prima forza e
cioè il Padre. La
comparsa di Maria Maddalena in una veste così centrale ed importante
apre le porte ad una riflessione più approfondita del ruolo delle donne
sia nel contesto dell’analisi del Pistis Sophia sia, più in generale,
nel contesto dello gnosticismo cristiano dell’epoca. Di
fatto nel Pistis Sophia alle donne è riconosciuta un’autorità e una
dignità che non si incontrano in alcun altro scritto così antico. Non
è difficile ipotizzare, in conseguenza, l’esistenza di una tacita o
aperta contrapposizione della comunità gnostica dalla quale proviene il
Pistis Sophia, nei confronti della Chiesa di Roma circa la posizione
della donna nell’ambito della comunità e del culto cristiano che,
all’epoca, erano retti dal monito di San Paolo: mulieres in ecclesia
taceant (le donne tacciano durante l'assemblea). Nell’opera
che stiamo analizzando, in tutti e quattro i libri gli interlocutori di
Gesù sono i discepoli; ma con loro sono anche presenti ben quattro
discepole: Maria, madre di Gesù, Salomè, Marta e Maria Maddalena. La
Madre di Gesù interviene tre volte (cap. 59, 61, 62); di lei è detto
che ha già «ricevuto una somiglianza con la vergine luce» che tutta la
terra la proclamerà beata «poiché in te dimorò il deposito del primo
mistero e per opera di quel mistero saranno liberati tutti quelli della
terra». Anche Salome è presente tre volte (cap. 54, 58 e 145) e Marta
quattro (cap. 38, 57, 73 e 80) ma ambedue risultano tutto sommato,
nell’ambito della immensa profondità dell’intera opera, presenze di non
eccelso significato. La
parte invece di gran lunga più preponderante (e non solo nel raffronto
con le altre donne ma anche con i discepoli), è assegnata a Maria
Maddalena che interviene, e in contesti sempre importanti, per ben
sessantasette volte. Di
lei sono fatte da Gesù le più ampie lodi ed essa arriva persino ad
intercedere per i discepoli stessi quando i medesimi non riescono a
seguire le parole del maestro (cap. 94). Essa
viene definita la più eletta («tu il cui cuore è rivolto al regno dei
cieli più di tutti i tuoi fratelli»). Notiamo che Maria Maddalena, sposa
sacerdotessa di Gesù7, simbolizza la conoscenza (gnosi); quindi il
processo di salvezza avviene nella camera nuziale, ossia il matrimonio
simbolico con la divina gnosi, che ha anche un riflesso nella sacralità
del rapporto intimo sessuale tra l'uomo e la donna nella più totale
parità. Maria
Maddalena pertanto, è la più eletta perché contemporaneamente
tentazione e salvezza, salvata e salvante, perché approfonditamente a
conoscenza del peccato e contemporaneamente redenta e redentrice.
Pistis Sophia e l'Arrogante
Ci occuperemo ora
di una analisi esoterica della figura principe di questo capitolo,
figura sulla cui centralità ruotano i capitoli dal 29 sino alla fine del
libro I ed anche oltre: Pistis Sophia. Come
tutte le figure allegoriche di una descrizione trascendentale Pistis
Sophia non può venire rappresentata da un’unica definizione. Solo un
attento e prolungato studio dell’opera ci consente di aspirare a
coglierne tutte le possibili classificazioni. Di
sicuro, a livello puramente intellettuale si intuisce come Pistis
Sophia rappresenti il devoto, l’iniziato, l’adepto, ed in questo modo
anche tutta la promanazione eonica della creazione nella quale l’anima
umana, caduta dalla sua regione (il tredicesimo eone) nel caos della
materia, trova l’opportunità di risalire per tornare nel seno
dell’omnimisericordioso. È
evidente anche il significato puramente letterale di Pistis Sophia,
dove non si parla di Iniziati in senso stretto, ma si fa riferimento
alle due virtù che Pistis Sophia richiama e cioè al Potere8 (pistis) ed
alla Saggezza (sophia). Saggezza-Potere non è qualcosa di definito in
senso assoluto in quanto è sia l'Iniziato che tutti i suoi attributi,
tra cui appunto la saggezza che è la gnosi stessa ed il potere che è la
resurrezione. È in ogni caso chiaro che tutta la vicenda di Pistis
Sophia non è altro che quella di tutto il genere umano. Il mito della
creazione, della caduta e della salvezza trattati unitariamente9. All'inizio
Gesù trova Pistis Sophia al di sotto del tredicesimo eone, cioè nel
dodicesimo perché così costretta10. Ella è triste a motivo delle
sofferenze che le aveva arrecato l’Arrogante. Costui è un arconte del
tredicesimo eone che, agendo per ordine del primo comandamento, non fa
altro che compiere la Legge. Infatti mostra a Pistis Sophia una luce dal
volto di leone11 che inganna Pistis Sophia inducendola a seguirla verso
gli eoni inferiori, fino farla scivolare nel caos della materia. Egli è
dotato di triplice forza che il Maestro Samael Aun Weor12 identifica
nel Cap. 31 come mente, desiderio e sesso. Si
noti che Pistis Sophia segue la menzognera luce dell'Arrogante perché
la scambia per una luce superiore, che lei sempre anela di ammirare.
Questo anelito alle sfere superiori che poi fa ricadere Pistis Sophia
nella materia ricorda il mito valentiniano della Sophia promanata dal
Padre, la quale, desiderosa del Padre stesso, si inganna credendo di
essere autonoma e indipendente; quindi trasforma in seguito l'anelito in
desiderio egoista. Così cade negli abissi delle acque e da Sophia
prende il nome di Prunico (lascivia). Ma,
tornando all'interpretazione samaeliana dell'Arrogante, ci domandiamo
perché questo triplice potere di cui esso è dotato siano proprio la
mente, il desiderio ed il sesso? Pensando
ai centri di cognizione fondamentali dell'essere umano13, possiamo
identificare proprio la mente, ossia il centro cognitivo intellettuale
(lo posizioniamo in corrispondenza con la testa), i sentimenti puri che
in ultima istanza esprimono la forza del desiderio in senso ontologico
(posizioniamo il centro cognitivo emozionale nel cuore), ed infine i
sensi quali centri cognitivi istintuali e animali, necessariamente
connessi con la base della nostra istintualità: la sessualità
(posizioniamo il centro istintivo-sessuale all'altezza degli organi
genitali). Pertanto
la mente, il desidero ed il sesso, visti come centri generali di
cognizione ed elaborazione della realtà circostante, diventano i cardini
qualificanti dell'essere umano come tale. Risulta
immediato comprendere come, pertanto, sia la modalità di funzionamento
di questi centri a determinare la discesa e la salita di Pistis Sophia
lungo le sfere eoniche. La
mente, il desiderio ed il sesso di per sé sono costituenti neutri
dell'uomo: gli Arconti, l'Arrogante, Pistis Sophia ecc. sono tutte parti
dell'uomo nella sua globalità previste dal primo mistero e operanti
sotto la volontà del primo comandamento14. Ma il dramma cosmico
dell'uomo si attua proprio partendo da se stesso e in se stesso deve
trovare il suo compimento. L'inquinamento
o la purificazione dei centri collocati nella testa, nel cuore e negli
organi genitali determina il percorso di Pistis Sophia.
Conclusioni
Questo breve
articolo di studio sulla Pistis Sophia non vuole essere considerato come
esaustivo: di fatto sono stati commentati solo pochi punti interessanti
del testo ed in maniera non troppo approfondita. L'autore
rimada a possibili prossime pubblicazioni di approfondimento, ma in
primis consiglia al lettore di approcciarsi al testo della Pistis Sophia
(qualora fosse interessato) col doveroso rispetto verso un testo sacro,
cercando la fonte di comprensione non tanto nello studio intellettuale
(che comunque deve essere attuato onde evitare incomprensioni banali)
quanto nella meditazione e nella ricerca interiore.
Bibliografia
Samael Aun Weor, Pistis Sophia Svelata, edizione privata.
Marcello Craveri, I Vangeli apocrifi, Einaudi tascabili – Classici.
Luigi Moraldi, Testi Gnostici, Classici U.T.E.T. editore.
Appunti privati, incontri di studio sul testo gnostico della Pistis Sophia.
Internet, http://art.supereva.it/filo3000/tertulliano.htm?p
Internet, http://kerigma.firenze.net/testi/ireneo.htm
1Ad esempio, nel
primo capitolo è indicato il 15 del mese di tibi come data
dell’ascensione di Gesù, che appartiene al calendario copto e
corrisponde all’11 di Gennaio.
2Cfr. Adversus hæreses. Ireneo nacque fra il 135 e il 140 e divenne vescovo di Lione nel 178, succedendo a Fotino.
3Cfr. De
præscriptione hæreticorum. Quinto Settimio Fiorente Tertulliano nacque a
Cartagine tra il 150 e il 160 da genitori pagani. Verso il 195 si
convertì al cristianesimo e tornò in Africa, ove compose numerosi
scritti in lingua latina in difesa della Chiesa contro pagani ed
eretici. Verso il 207 aderì al montanismo.
4Per chi avesse
confidenza con i tarocchi egiziani, ricordiamo che l'assioma
trascendentale relativo all'Arcano 11 recita: «Gioioso nella speranza,
sofferente nella tribolazione, sii costante nella preghiera».
5Ad esempio, nel
capitolo 2: «Ma [...] in quel giorno, dunque, allorché il sole uscì per
il suo corso, fu seguito da una grande forza luminosa, molto splendente,
la cui luce era al di là di ogni misura. Era uscita, infatti, dalla
luce delle luci, era uscita dall’ultimo mistero, che è il
ventiquattresimo mistero, dall’interno verso l’esterno: questi (misteri)
si trovano negli ordini del secondo spazio del primo mistero. Quella
forza luminosa scese su Gesù e lo avvolse interamente, mentre era seduto
discosto dai suoi discepoli: divenne tutto splendente, e la luce
riversatasi su di lui era al di là di ogni misura». Si noti il fatto che
Gesù rimane discosto dai discepoli, ad indicare una distanza, un abisso
di conoscenza tra lui e gli astanti.
6Questo passo viene
spesso preso a riferimerimento, da vari autori, come esempio per
sottolineare l'adesione del pensiero gnostico al concetto di
reincarnazione.
7Cfr. Vangelo di
Filippo: «Erano tre, che andavano sempre con il Signore: sua madre
Maria, sua sorella, e la Maddalena, che è detta sua consorte» (Vangelo
di Filippo, logion 32, a cura di Marcello Craveri).
8Pistis (pistiV),
sostantivo femminile, in greco significa credenza, convinzione, fede. In
senso samaeliano qui la traduciamo come potere, in quanto la fede,
quale volontà creativa, è potere plasmante.
9Si noti che nel
cap. 29 Gesù dice: «Pistis Sophia, il suo compagno e le altre ventidue
emanazioni formano le ventiquattro emanazioni emanate dal grande e
invisibile padre primordiale e dai due grandi dotati di triplice
potenza». Da un punto di vista cabalistico sappiamo che il 24 indica il
6, ossia il sesto mistero, che nei tarocchi egiziani è l'Indecisione
oppure l'Innamorato, ossia l'uomo conteso tra l'amore profano e quello
divino, tra materia e luce.
10Vedi cap. 30
parte finale: «Per ordine del primo comandamento, il grande dotato di
triplice forza, l’arrogante, uno dei tre dotati di triplice forza,
perseguitava Sophia nel tredicesimo Eone affinché guardasse verso le
parti inferiori […] e le fosse così tolta la sua luce». Vedi anche cap.
31: «con questo pensiero uscì dal suo luogo, cioè dal tredicesimo Eone e
discese al dodicesimo Eone».
11Esotericamente il leone simbolizza la Legge divina.
12Vedi bibliografia.
13Si ricordi che il tredicesimo eone è il luogo della giustizia, luogo di miscela tra luce e materia.
14Citando Samael
Aun Weor: «L'Anima, il sesso, la tentazione, la caduta, la
rigenerazione, sono nascosti nel sesto Mistero» (vedi bibliografia). Il
sesto mistero, come abbiamo visto, è l'uomo.
Fonte: www.fuocosacro.com
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti spam, offensivi, non pertinenti e quelli riportanti indirizzi mail o link sospetti saranno cancellati.