Hamer, la bici bucata e la puntura di vespa
Sotto uno dei bidoni per la raccolta della carta
vicino a casa mia si sono annidate alcune vespe e, nell’aprire il
bidone per depositarvi la carta, anch’io mi sono beccato una puntura sul dito
della mano. Dolore fastidioso, non insopportabile, ma comunque antipatico.
Arrivo a casa e Chiara mi suggerisce del dentifricio: provo, e in pochi minuti
il dolore passa. Sintomo tolto,
obiettivo raggiunto! Ma è sempre così?
A pranzo con parenti, provavo a “buttar là” (non ho perso il vizio… sono un eterno rompiscatole, non invitatemi a
pranzo) la bellezza delle scoperte di Hamer, il capovolgimento del
concetto di malattia, la perfezione del funzionamento del nostro organismo…. e
mia sorella più giovane mi fredda con un semplice: “ma sai… tanto di qualcosa bisogna pur morire….” che se da
una parte evidenzia un atteggiamento di sereno
distacco e matura rassegnazione, mi ha lasciato però senza
parole: ma come? Visto che comunque
bisogna morire meglio vivere nell’ignoranza?
Questo però evidenzia il vero problema: la delega. Abbiamo delegato
moltissimo, della nostra vita, a qualcun altro:
- la politica ai politici di professione,
- l’economia ai professori,
- la salute ai medici (che a loro volta sono stati cooptati dalle case farmaceutiche) e
preferiamo vivere senza dover pensare, senza la voglia di mettere in discussione e
metterci del nostro.
Se la bicicletta si buca, io posso non sapere nulla del perchè si è bucata, mi basta sapere che con un po’ di mastice e con una pezza si può riparare: in questo caso, il sintomo (ruota sgonfia) equivale al problema, e l’eliminazione del sintomo equivale alla soluzione del problema. Ma noi esseri umani non siamo così semplici, formati da pochi elementi come una bicicletta: siamo molto più complessi, articolati, interconnessi, e la soluzione sintomatica è, il più delle volte, un palliativo momentaneo che non risolve, alla base, il problema sottostante.
Pensate: se io percorressi tutti i giorni una
strada piena di chiodi, e continuassi a far riparare la camera d’aria
senza interessarmi d’altro, alla fine, sarebbe evidente che o cambio strada, o
la faccio ripulire: la semplice riparazione non basta più. O, tornando alle
vespe, se va bene il sollievo che mi dà il dentifricio, dovrò comunque stare
attento, la prossima volta che butto via la carta, magari rimuovendo il
problema alla radice, eliminando o spostando il nido di vespe.
Molti però si accontentano di risolvere il sintomo,
momentaneamente, senza nessun’altra indagine, nessun altro cambiamento nella
propria vita e nelle proprie abitudini. Per questo, come dice spesso Trupiano,
esimio divulgatore di Hamer in Italia, questa
è una medicina per molti, ma non per tutti.
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