giovedì 2 ottobre 2014

. . . una medicina per molti, ma non per tutti.


Hamer, la bici bucata e la puntura di vespa

Sotto uno dei bidoni per la raccolta della carta vicino a casa mia si sono annidate alcune vespe e, nell’aprire il bidone per depositarvi la carta, anch’io mi sono beccato una puntura sul dito della mano. Dolore fastidioso, non insopportabile, ma comunque antipatico. Arrivo a casa e Chiara mi suggerisce del dentifricio: provo, e in pochi minuti il dolore passa. Sintomo tolto, obiettivo raggiunto! Ma è sempre così?
A pranzo con parenti, provavo a “buttar là” (non ho perso il vizio… sono un eterno rompiscatole, non invitatemi a pranzo) la bellezza delle scoperte di Hamer, il capovolgimento del concetto di malattia, la perfezione del funzionamento del nostro organismo…. e mia sorella più giovane mi fredda con un semplice: “ma sai… tanto di qualcosa bisogna pur morire….” che se da una parte evidenzia un atteggiamento di sereno distacco e matura rassegnazione, mi ha lasciato però senza parole: ma come? Visto che comunque bisogna morire meglio vivere nell’ignoranza?
Questo però evidenzia il vero problema: la delega. Abbiamo delegato moltissimo, della nostra vita, a qualcun altro:
  • la politica ai politici di professione,
  • l’economia ai professori,
  • la salute ai medici (che a loro volta sono stati cooptati dalle case farmaceutiche) e
preferiamo vivere senza dover pensare, senza la voglia di mettere in discussione e metterci del nostro.

Se la bicicletta si buca, io posso non sapere nulla del perchè si è bucata, mi basta sapere che con un po’ di mastice e con una pezza si può riparare: in questo caso, il sintomo (ruota sgonfia) equivale al problema, e l’eliminazione del sintomo equivale alla soluzione del problema. Ma noi esseri umani non siamo così semplici, formati da pochi elementi come una bicicletta: siamo molto più complessi, articolati, interconnessi, e la soluzione sintomatica è, il più delle volte, un palliativo momentaneo che non risolve, alla base, il problema sottostante.
Pensate: se io percorressi tutti i giorni una strada piena di chiodi, e continuassi a far riparare la camera d’aria senza interessarmi d’altro, alla fine, sarebbe evidente che o cambio strada, o la faccio ripulire: la semplice riparazione non basta più. O, tornando alle vespe, se va bene il sollievo che mi dà il dentifricio, dovrò comunque stare attento, la prossima volta che butto via la carta, magari rimuovendo il problema alla radice, eliminando o spostando il nido di vespe.
Molti però si accontentano di risolvere il sintomo, momentaneamente, senza nessun’altra indagine, nessun altro cambiamento nella propria vita e nelle proprie abitudini. Per questo, come dice spesso Trupiano, esimio divulgatore di Hamer in Italia, questa è una medicina per molti, ma non per tutti.

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