venerdì 26 settembre 2014

Facebook (& social network): barricarsi nelle proprie convinzioni



L’esperimento di Facebook. Ecco cosa accade se metti Mi Piace a tutto

Mat Hanon, redattore di Wired, ha effettuato un esperimento su Facebook: per 48 ore di fila non ha fatto altro che mettere Mi Piace a qualunque contenuto. Scopriamo com’è andata

Immaginate di collegarvi a Facebook e di apprezzare, senza sosta e senza alcuna logica, qualunque post, foto, video e articolo che vi si para dinnanzi agli occhi nel News Feed. Nella redazione di Wired è stato provato, e i risultati sono stati interessanti.

Tutto è stato meritevole di un Mi Piace, tranne un singolo status in cui un amico di Mat Hanon aveva accennato alla morte di un caro e, per rispetto, l’esperimento ha subito un’eccezione. Avete presente il disagio che si prova in quei casi, giusto? Un utente pubblica uno status triste, le persone mettono Mi Piace e l’utente non capisce se il like sia rivolto al godimento nel vedere l’utente triste o a una sorta di empatia digitale verso quanto scritto nello status. Per ovviare a queste incomprensioni, il redattore di Wired ha preferito fare una piccola deviazione. Per il resto, ogni contenuto, anche quello più odiato, insensato, sdolcinato è stato meritevole di un apprezzamento digitale. E per completezza dell’informazione, ogni qual volta veniva messo un Mi Piace ad un articolo, e Facebook suggeriva ad Hanon 4 articoli correlati, anche questi primi 4 articoli correlati ricevevano un like.
L’idea di fondo di Hanon era vedere come avrebbe reagito l’EdgeRank, l’algoritmo di Facebook che regola la rilevanza e il peso dei singoli contenuti e che decide, su base informatica, quali post mostrare all’utente e quali gettare nell’oblio digitale.

FACEBOOK PUNTA DI PIÙ SUL TRAFFICO DA MOBILE - A 24 ore di distanza, Mat ha subito preso atto di un cambiamento enorme: nel connettersi a Facebook da dispositivo mobile, i contenuti umani erano completamente scomparsi dal suo News Feed. Erano rimasti solo brand e post promozionali. Nel connettersi da dispositivo fisso, invece, stante la preminenza dei contenuti aziendali rispetto a quelli umani, erano sopravvissuti alcuni status degli amici.

Questo ha confermato al redattore di Wired quella che, tra gli addetti ai lavori, era una piccola grande verità già appurata: Facebook reputa la navigazione da mobile economicamente più fruttuosa e, per questo, rispetto a quella da laptop, manipola il proprio algoritmo a tutto favore dell’advertising. Il News Feed di Hanon, sovrastimolato con un dose massiccia di Mi Piace, ha avuto l’innesco finale per gettare nell’oblio totale foto di vacanze e profondi status degli amici. Semplicemente perché, a conti fatti, questi non fanno guadagnare.
Per quanto strano possa sembrare ai meno esperti, no, il News Feed che compare sul vostro cellulare non è lo stesso che compare sul portatile.

BARRICARSI NELLE PROPRIE CONVINZIONI – La seconda presa di coscienza di Hanon è stata che, nell’aver casualmente apprezzato molti contenuti ideologicamente attinenti all’area di destra, conservatrice e xenofoba, Facebook aveva iniziato a rispondere promuovendo pagine e contenuti simili. Il redattore di Wired ha sperimentato sulla propria pelle la cosiddetta logica del Daily Me teorizzata da Cass Sunstein, ovvero quel meccanismo digitale perverso per cui l’utente finisce per essere circondato dall’eco assordante delle proprie convinzioni, creando idealmente un proprio giornale in cui non si apre mai ad altri punti di vista. Lo sperimentatore, che ha portato il suo News Feed ad un punto massimo di estremismo, ha descritto questa parte con un certo disagio:
We set up our political and social filter bubbles and they reinforce themselves—the things we read and watch have become hyper-niche and cater to our specific interests.
Il News Feed di Hanon non ha fatto altro che rimpolpare – in linea puramente teorica, essendo solo un esperimento – le convinzioni palesate dall’utente a colpi di Mi Piace. Nella “testa” dell’EdgeRank, come in quella di tutti gli algoritmi che governano i contenuti dei colossi informatici, c’è l’idea che nell’era della personalizzazione perfetta l’utente voglia solo leggere quel che già concerne alla sua area comportamentale e ideologica. Amazon vi suggerirà libri a partire dai comportamenti d’acquisto precedenti, Facebook vi suggerità contenuti a partire dalle vostre interazioni passate.


saluto

L’effetto perverso lo potete immaginare facilmente: l’utente si trincera dinnanzi alle sue credenze e, come in un guscio ermetico, non riesce a venire a conoscenza di altre opinioni – che è poi la vera essenza del concetto stesso di pluralismo informativo e di opinione pubblica, il confronto tra punti di vista diversi. Facebook appaga alla perfezione questo Daily Me, visto che il News Feed appare agli occhi dei più come un giornale su misura, più che un semplice aggregatore di contenuti. E nel giornale personalizzato l’utente si sente a casa, ideologicamente al sicuro, semplicemente perché i punti di vista opposti sono banditi e l’algoritmo implementa il proprio credo, senza mai metterlo in discussione.
It reminded me of what can go wrong in society, and why we now often talk at each other instead of to each other.
Quindi, la prossima volta che in Tv sentirete esimi guru digitali narrare le mirabolanti gesta dei social network nei confronti dell’aumento dell’informazione, ricordatevi della piccola lezione tratta da questo esperimento su Facebook. Solo perché la creatura di Mark Zuckerberg propone più contenuti – di numero -, non vuol dire che informi di più giovani e adulti, visto che l’informazione esprime un concetto di qualità prima che di quantità. Anzi, è molto probabile che Facebook sedimenti idee precostituite alimentando il cameratismo tra utenti che la pensano allo stesso modo e l’odio nei confronti di coloro che non appartengono alla camerata. D’altronde, in un mondo digitale in cui abbiamo deciso di dare le chiavi del cancello agli algoritmi, dobbiamo ammettere che i gatekeeper dell’informazione non siamo più né noi né i giornalisti, bensì chi ci dice, quotidianamente, cosa leggere e cosa non leggere.
http://dailystorm.it/2014/08/14/l-esperimento-facebook-accade-se-mettete-mi-piace-tutto/ 

3 commenti:

  1. Appunto, a parte il fatto che credo che di questa cosa se ne siano accorti in tanti...io lo vedo bene sia dai libri che Amazon mi propone che dai contenuti e persone da frequentare che Google + mi suggerisce.
    "L’effetto perverso lo potete immaginare facilmente: l’utente si trincera dinnanzi alle sue credenze e, come in un guscio ermetico, non riesce a venire a conoscenza di altre opinioni"
    Questo effetto io non lo trovo perverso dal momento che:
    primo Amazon mi facilita la ricerca tanto sono quelli e di quel genere i libri che voglio acquistare.
    In Google + le commnity e le persone che comunque cercherei nella maggioranza dei casi devono essere affini a me,inutile che mi sorbisco persone e community lontane dal mio interesse.Il mio modo di essere mi porta a spulciare tutto e curiosare anche in campi lontani dai miei interessi ma non è la costante sono eccezioni,dettate dalla mia volontà e idea che non si chiude la porta in faccia a nulla.
    Seconda cosa chi vuole rimanere radicato al suo mondo e alle sue convinzioni lo fa con o senza facebook,o altro social e algoritmo che gli propini suggerimenti affini al suo profilo.
    Chi è trincerato nelle sue idee lo è comunuqe...mi potresti stare a proporre per ore argomenti non affini a me io non li accetterei comunque se non voglio.
    Chi ha la mente aperta c'è l'ha sempre e comunque...le mie ricerche di blog,community sono variegati perché nella vita mi piace metterci di tutto ma difficilmente nella mia lista ci sarà un blog di matematica o Cattolico,ecc;sebbene ho avuto l'occasione di leggere un articolo di un prete che ho molto apprezzato a cui ho anche commentato;è stata un eccezione e devo dire pure interessante.
    Chi è comunista resta comunista chi è di destra resta di destra con o senza social
    che suggeriscono,esistevano anche prima dei social e han ben piantato radici e credenze.
    Il lato b della cosa,quello puramente veniale,economico...questi qui son lì per fare soldi non per raccattare noccioline, ci si poteva aspettare strategie diverse?

    In conlusione:
    "... dobbiamo ammettere che i gatekeeper dell’informazione non siamo più né noi né i giornalisti, bensì chi ci dice, quotidianamente, cosa leggere e cosa non leggere" siamo sicuri che è davvero così?Per quanto mi riguarda ogni giorno che mi siedo davanti al pc sono io che cerco chi o cosa leggere o no,google+ mi suggerire tutto quello che gli pare ma se non è giornata non è giornata e se cerco la ricetta della torta di ceci può anche insistere a suggerirmi quel che gli pare,io voglio fare la torta di ceci.
    L'algoritmo non è un mostro insuperabile se noi lo vogliamo.,e in alcuni casi può essere un alleto a renderti le ricerche più semplici.Il punto è: ma alle persone di certe notizie e certi argomenti gli importa qualcosa?No.
    A tutti importa delle medesime cose?No.
    A tutti importa di conoscere le cazzate di Obama,la guerra a Gaza,gli esperimenti insulsi della scienza?No.Chi certe cose le vuole sapere se le cerca.
    Ammetto che se una persona non viene a conoscenza di cosa al mondo esiste in generale non avrà nemmeno uno spunto da cui partire di contro ho però avuto esempi ed ho esempi di chi non sfoglia nè un quotidiano nè una rivita e quando gli parli di car sharing ti chiede se è qualcosa che si mangia per fare un esempio banale,a tutt'oggi c'è chi ancora non sa cosa sia lo "spread" o come fnzioni e questo perchè pur avendone sentito parlare non gli è importato nulla di approffondire.
    Fin dei conti l'argoritmo non fa altro che tracciare quello che al singolo utente passa già per la mente,sfruttando "il tuo pensare e il tuo modo di essere" L'agoritmo non sa a priori che io sono eco-friendly,taoista,e che mi piace la torta di ceci.Quando lo scopre lo sfrutta a favore del network.
    Credo che l'algoritmo sia ancora il minore dei mali.Le credenze nascono prima nell'ambiente in cui vivi,nella scuola che frequenti,ecc.è questo il vero l'algoritmo da cancellare.

    RispondiElimina
  2. Noi siamo gatekeeper comunque sia,sono i giornalisti che non possono più essere giornalisti,la massa vuole la cupcake,l'informazione gli da suggerimenti su come fare le cupcake di ogni forma e colore,fa nulla se dietro alle cupcake esiste un fenomeno di manipolazione di massa ancora peggiore dell'algoritmo e dell'informazione.Perché se è vero che l'algoritmo ti trattiene nel tuo recinto,il mercato che sforna "brand" d'ogni genere ti dice che sei una donna ok,a passo coi tempi ses forni quelle cazzo di cupcake fino a far venire la nausea e il diabete a parenti e amici,ma se quella donna fra le sue idee e principi avesse un idea di vita semplice e genuina e si prodigasse a leggere "anche" riviste di alimentazione possibilmente sana tenendo alla salute dei suoi cari si limiterebbe ad una buona sana torta margherita magari con farina integrale.Lei non vuole leggere riviste,non ha tempo,vuole solo essere a passo coi tempi e oggi è il tempo delle cupcake. Siamo noi che diciamo al sistema come manipolarci.Sempre e comunque,proprio perchè radicati nelle nostre convinzioni credenze e bisogni che nascono da ben altro tipo di algoritmo di quello di Facebook.
    Un saluto

    Un saluto.

    RispondiElimina
  3. Eccelso intervento Carolina; un valido ampliamento del post che fornisce anche un "sentiero" auspicabile per tutti.
    Chiaramente non tutti sono prigionieri dalle loro stesse credenze e dagli algoritmi dei social network, ma la massa purtroppo lo è, e come dici tu molti non hanno voglia neanche di capire il come ed il perchè delle cose.
    A proposito, con la tua torta di ceci mi hai fatto ricordare che mi serve il procedimento preciso per le pesche sciroppate...
    Ciao Carolina e grazie.

    RispondiElimina

I commenti spam, offensivi, non pertinenti e quelli riportanti indirizzi mail o link sospetti saranno cancellati.