mercoledì 11 giugno 2014

Una vera guarigione

Comprendere i meccanismi che generano la malattia, non quelli biologici responsabili dell'alterazione organica, ma quelli che portano alla guarigione
La continua ricerca di nuove forme di terapia, da quelle più tipicamente scientifiche e aggressive a quelle naturali e non invasive, non è sufficiente a promuovere una vera guarigione se non si affianca ad essa un cammino molto più personale di consapevolezza e di ricerca delle vere origini dello squilibrio.
La visione olistica della realtà prevede infatti che ogni manifestazione dell’esistenza faccia parte di un tutto, un “olos” organico e coerente. Un “organismo cosmico” superiore alle singole realtà, nel cui ambito ogni forma di espressione riecheggia e fa trasparire, in ogni momento, l’ordito o la trama che la sorregge.
In questo Universo, ogni cosa cammina in una precisa direzione, l’unus versus verso cui ogni forma muove, una meta che, al di là di ogni meta, precede e accomuna tutto ciò che trova in esso la sua manifestazione. Ogni cosa trova in questo un “senso”: non solo una direzione ma anche un significato.
Ma poiché questa meta comune è situata in realtà “metà – odòs”, ovvero “oltre la strada”, all’essere umano, per sua natura e per suo destino, non è data la possibilità di coglierne o intuirne il traguardo, né l’esito finale.
Tuttavia, proprio la consapevolezza che ogni cosa è intimamente “tessuta” e tramata in quest’ordito – di cui è parte anche la nostra vita – offre un’incredibile possibilità a chi si accinge a guardare ad essa con un senso nuovo: la vita intera ed ogni suo evento, va continuativamente ed ininterrottamente significando. Ognuno deve trovare i suoi significati.

In quest’ottica, anche la malattia non può che diventare un segnale o un avvertimento: per questo non dobbiamo temerla ma comprenderla.
Il processo terapeutico diviene allora un “cammino di ritorno”, la decisione di ripercorrere il sentiero fino al punto che ci ha portato a “separarci” da un parte di noi stessi, quella che ora, proprio attraverso la malattia, richiama la nostra attenzione.
Il recupero della memoria, l’autoascolto, unitamente a criteri e informazioni utili per la comprensione dei meccanismi psicoenergetici della malattia, portano il paziente a svolgere un ruolo attivo nel proprio processo di guarigione, senza continuare a “delegare” qualcosa o qualcuno all’esterno da noi.
Con la trasformazione della coscienza, la persona guarisce. I sintomi che tanto temiamo molte volte spariscono da soli, semplicemente perché demotivati. Se questo non accade, il processo di guarigione si è comunque instaurato ad altri livelli e qualcosa, anche nel mondo più materiale, sicuramente migliorerà.
I cosiddetti miracoli, secondo questa prospettiva, non sono altro che “salti quantici” della coscienza. Non a tutti è dato raggiungerli, così come è giusto non illudersi in proposito. Non a tutti serve, non per tutti è utile, conseguire un miracolo.
A tutti invece è dato compiere “il proprio” miracolo scoprendo, anche nella quotidianità, l’enorme possibilità di comprensione e, di conseguenza, di trasformazione della realtà che ognuno di noi possiede.

1 commento:

  1. Concordo con quanto sostieni Mauri M e spero che tu abbia trovato l'origine del tuo "sintomo" così pressante.
    Di certo nel fare queste ricerche e sperimentazioni su di sè bisogna mantenere la massima calma e non farsi prendere dal panico del dolore che ci attanaglia, bisogna iniziare ad amarsi di più per quel che si è, senza pretendere, come spesso ci accade, di raggiungere o ottenere determinati risultati nella vita in tutte le sue espressioni.
    Ti auguro il meglio.
    A presto. Marcello.

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