Vi premetto che questo
post non ha alcun merito, se non quello di elencare tutti gli annunci
favorevoli all'introduzione ulteriori imposte patrimoniali che si
sono susseguiti in questo periodo, o di qualche altra forma di aggressione dei risparmi.
Qualche settimana fa, Jens Weidmann,
capo della Bundesbank, ha dichiarato che: "una tassa sui capitali corrisponderebbe al principio della
responsabilità nazionale, in base al quale i contribuenti sono responsabili
delle obbligazioni del proprio Paese prima che venga richiesta la solidarietà
internazionale". Fonte
Come ci
riporta l'ottimo sito VOCI DALL'ESTERO, la stessa Bundesbak, nel mese di
gennaio, nel suo consueto Montly Report offrì un quadro molto dettagliato
(e inquietante) sulla proposta di una patrimoniale da applicarsi nei paesi
periferici per ridurre il debito pubblico, dato il loro elevato livello di
ricchezza privata. Nel report non mancano i suggerimenti su come far passare al
meglio questa pericolosa misura, presentandola come una redistribuzione di
ricchezza interna, e sulla rapidità necessaria per il successo
dell'operazione. QUI, grazie all'impagabile lavoro di VOCI
DALL'ESTERO, potete trovare la traduzione di un estratto del Montly Report
della Bundesnak
Personalmente,
trovo che l'idea di Weidmann abbia del paradossale. Soprattutto se si considera
che questo appello è rivolto ad un paese sovrano (si fa per dire), l'Italia, che, nonostante la
crisi, si è dissanguato per finanziare i salvataggi degli altri paesi (banche
comprese) assumendo garanzie e concedendo aiuti finanziari per oltre 55
miliardi di euro. Si, avete capito bene: 55 miliardi di euro. Mentre voi fate
la colletta per comprare la carta igienica per la scuola dei vostri figli.
Qualsiasi governo, degno di chiamarsi tale, si sarebbe risentito
fortemente per
le parole espresse da Weidmann. Ma si sa, a proposito dei nostri
governanti, non è che ci sia granché da aggiungere. Andiamo oltre.
Qualche tempo prima
era stata la volta del Fondo Monetario Internazionale che, nel
consueto Fiscal Monitor rilanciò l'ipotesi di un prelievo
straordinario del 10% sul patrimonio delle famiglie. Insomma, non
un'istituzione qualunque.
Scrive il Fmi, a pagina 49 del FM, "il
netto deterioramento delle finanze pubbliche in molti Paesi ha riacceso
l'interesse verso un "prelievo di capitale" - una tassa una tantum-
sulla ricchezza privata, come misura eccezionale per ripristinare la
sostenibilità del debito". Ovviamente, dopo qualche giorno, il FMI,
resosi
conto della cazzata scritta, aggiustò il tiro. Ma il senso angosciante
di quanto proposto rimane comunque scolpito sulla pietra. Fonte
Ritornando ai tedeschi (qui la
lista è lunga assai), nell'aprile dello scorso anno, all'indomani del
prelievo forzoso sui conti correnti Ciprioti, Schaeubble commentava così la
pratica utilizzata a Cipro: "Cipro
dovrebbe essere ''un modello'' per futuri salvataggi nell'eurozona e sarebbe
necessario che i correntisti contribuiscano quando c'e' da salvare una
banca". Fonte
E anche in questo caso,
sappiamo come è andata a finire la questione: il meccanismo di risoluzione
delle crisi bancarie che sta prendendo corpo nell'eurozona, seppur con
differenti peculiarità e distinzioni, in buona sostanza, replica i principi posti in essere a Cipro.
Rimanendo nel contesto
dell'eurozona, la scorsa settimana, sul rito della Reuters è apparsa la
notizia secondo la quale l'Unione Europea starebbe studiando i criteri e i
veicoli giuridici idonei a "mobilitare" i risparmi di 500 milioni di
cittadini europei per finanziare investimenti a lungo termine e rilanciare
l'economia dal vuoto lasciato dal sistema bancario dopo la crisi finanziaria. Fonte
Se si tratterà di un prestito forzoso e di qualche altra forma di finanziamento
su base volontaria, al momento, non è dato saperlo. Ma fidarsi della
nomenclatura politica europea appare impresa assai ardua, visto lo sfascio che
hanno prodotto in mezzo continente.
Abbandonando il fronte estero,
concentrandosi su quello domestico, la lista dei personaggi del mondo politico
ed economico è davvero sterminata. Così come lo sono anche le proposte, più o
meno fattibili, avanzate dagli illustri propositori. Ci limitiamo a segnalare
le più significative e degne di nota.
Qualche giorno indietro è emerso che
l'ex Ministro Corrado Passera, ancor prima che diventasse ministro, nel
retrobottega della banca di cui era numero uno, elaborò un piano di rilancio
per l'Italia. Il piano, tra le altre cose, prevedeva un'imposta patrimoniale
del 2% sulla ricchezza finanziaria e immobiliare degli italiani (escluse le
prime case). Gettito stimato: 85 miliardi di euro, da pagare in 3 anni. Fonte
Da segnalare che, la
patrimoniale evocata da Passera, si proponeva -di concerto con altre misure-
l'abbattimento del debito pubblico, confinandolo sotto al 100% del Pil. Peccato
che, nel frattempo (dal 2011), il debito sia aumentato di qualcosa come
200 miliardi di euro. Per dirla prosaicamente, una misura del genere, sarebbe
equivalsa a buttare i soldi nel cesso.
Rimanendo nel mondo bancario, non
deve affatto sorprendere se il numero uno di Unicredit, Ghizzoni, già un anno
fa, all'indomani della "soluzione" cipriota, si era espresso favorevolmente alla
confisca dei risparmi per salvare le banche. Fonte.
D'altra parte, è ormai noto lo stato di difficoltà di un buon numero di banche italiane, e non solo. Quindi, quale idea migliore che quella di espropriare i risparmi, compensando debiti con crediti?
D'altra parte, è ormai noto lo stato di difficoltà di un buon numero di banche italiane, e non solo. Quindi, quale idea migliore che quella di espropriare i risparmi, compensando debiti con crediti?
Lo scorso dicembre, Nomisma
(istituto di ricerca molto vicino a Romano Prodi, essendone stato il
fondatore), ipotizzò l'introduzione di una imposta patrimoniale del 10%
sulla ricchezza finanziaria del 10% delle famiglie più ricche che, secondo
l'istituto, deterrebbero una ricchezza finanziaria di circa 1130 miliardi di
euro. Gettito stimato: 113 miliardi di euro, da corrispondere allo stato in
quattro rate, dal 2014 al 2017. Fonte. Peccato che i numeri proposti
dall'Istituto si scontrino con l'amara realtà, non fatalmente assai diversa da
quella che si crede. E qui lo spettro è che un eventuale imposta patrimoniale
sarebbe pagata anche dai piccoli risparmiatori.
La patrimoniale la vorrebbe anche l'ex Ministro Barca, che, nella telefonata con un finto Vendola di qualche giorno fa che sta facendo il giro della rete, ha affermato che la vorrebbe da 400 miliardi di euro. Noccioline, insomma. Fonte
Della stessa cifra l'avrebbe
voluta anche Alessandro Profumo nel 2011 che, in un intervista rilasciata a
quell'epoca al Corriere della Sera, ipotizzò una soluzione di questo genere. Fonte
Poi arriviamo a un vero
e proprio esercito di personaggi che, a vario titolo, nelle forme e nei modi
più fantasiosi, si dicono favorevoli all'introduzione di una simile
imposta e sono (cliccando sopra i rispettivi nomi potete trovare la relativa
fonte):
la Camusso, Bersani, Fassina, Vendola, Renzi, Cuperlo, Modiano, Monorchio, Bonanni, Angeletti, Civati, D'Alema, Saccomanni, Bindi, Scaroni, Guerra e Serra.
Chiaramente, oltre a questi, c'è una lista assai nutrita di altri
personaggi minori: politici, economisti (o sedicenti tali) e altre
personalità. Ma credo che, per non dormire sonni tranquilli, sia già
sufficientemente ampio il materiale proposto.
Da osservare che gli
illustri personaggi sopra elencati (o buona parte di essi) con i rispettivi staff, segreterie e portaborse, sono
tutti fortemente (e naturalmente) orientati ad esercitare influenze sul prossimo Governo Renzi. Che possano esercitare
qualche pressione in proposito? Non lo sappiamo. Ma se è vero che pensare male
si commette peccato tante volte ci si azzecca.
Quindi, concludendo, la faranno una patrimoniale? Non lo sappiamo e, cautelativamente, non
possiamo di certo escluderlo. Credo che gli elementi ci siano tutti, o quasi.
Anche in termini di sostenibilità delle finanze pubbliche, assai meno
sostenibili di quanto lo fossero nel 2011.
Se qualcosa non dovesse andare per il verso giusto nel prossimo futuro
(minor crescita economica, fallimento di qualche banca medio grande ecc.
ecc.) la possibilità che si giunga ad una
soluzione di questo genere appare inevitabile, con tutto ciò che ne
conseguirebbe.
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