lunedì 31 marzo 2014

SE L’UOMO DEVASTA LA NATURA E QUESTA SI RIBELLA

Il mondo a colori

SE L’UOMO DEVASTA LA NATURA E QUESTA SI RIBELLA
Quando un bimbo nasce è un batuffolo rosa-bianco-latte che diventa rosa-rosso-arrabbiato quando ha fame o quando sente un fastidio qualunque. E’ un colore caldo, un colore che c’è sempre stato, un colore che ispira speranza e voglia di futuro.

Diventando uomo, il colore si spegne, s’ingrigisce. S’ingrigisce come l’ aria in cui vive. Il rosa-bianco-latte s’incupisce virando verso un rosa-antico con sfumature grigie. Grigio come il mondo in cui vive. Una volta il cielo era blu. Celeste era il nome del colore. Celeste dalla parola cielo. Ora lo stesso cielo è diventato grigio con sfumature lattescenti che col latte non hanno niente a che fare. Sempre più spesso questo cielo si adira e fa scrosciare pioggia. Pioggia sporca: acqua punteggiata da polveri nere, una mistura sospetta che, se la si guarda da vicino, tira al marrone. Una volta i fiumi portavano acqua color cristallo per poi riversarla in un mare azzurro-blu-verde. Queste sfumature non esistono più: sono colori estinti.
Se si osserva dall’alto la foce del Po, si vede una chiazza marrone-verde-fango che si mescola all’acqua di un Adriatico verde-fango. Guardando la foce da vicino e con un occhio allenato, la chiazza fangosa si scopre carica di residui di tutte le attività industriali che si svolgono sulle rive del fiume e dei fiumi che nel Po vanno a morire. In alcuni casi il colore marrone-diarrea prevale sul colore verde-vomito-da-esorcista. “Con licenza parlando,” si sarebbe detto un tempo, ma ora non c’è chi quella licenza possa a buon diritto concederla. Residui neri-come-la-pece che si diluiscono nella terra come una sorta di acquerello spettrale nelle acque vergini delle sorgenti. Residui che entrano nel cibo per i pesci e per i predatori che di quei pesci si alimentano e per chi mangia quei pesci. Anche i pesci argentati hanno perso il colore originale acquistando un colore argento-ossido-nerastro. Il mondo è diventato grigio-denso e trasmette questo grigiore a uomini e animali. 
Una volta la mia valle era verde.
Il verde-rugiada dell’erba si accoppiava con il colore blu-zaffiro di un cielo che non conosceva insulti. Ora la mia valle è intrisa di rifiuti color-tossico, sopra e sotto. E’ un colore tridimensionale che permea tutto lo spazio. L’erba che spunta non è verde ma verdastra e porta con sé sfumature di nero-morte o – non saprei dire se sia meglio o peggio - grigio-malattia. Il bimbo non fa in tempo a diventare adulto per cambiare colore: in un attimo è già grigio-malattia. I colori verde-rugiada, blu-cristallo, celeste-cielo escono dalla sua vita forse senza mai esservi entrati.
Una rabbia rosso-arancio, un colore intenso, mi stringe invariabilmente la pancia sedendo accanto al letto di un bimbo che soffre. Un colore verde-vomito stringe il mio stomaco quando non riesco a non pensare che ci saranno bimbi che non solo non conosceranno l’azzurro del cielo ma che lo vedranno mai più. Il mio corpo, già ingrigito dal solo essere viva, assume colori nuovi: verde-schifo, blu-pesante-amarezza, ciano-rassegnazione. Rassegnazione verso i politici e gli uomini d’affari verde-vomito-misto-diarrea che hanno ammorbato l’aria, la terra e l’acqua inchinandosi senza dignità al Dio Denaro. Dio Denaro che nella sua moneta ha due facce: una giallo-oro, l’altra verde-rame-tossico-virante-al-nero-sudario. Ecco la moneta che quelli si mettono in tasca sperando disperatamente che il colore non li contamini come non fossero anche loro passeggeri come chiunque altro, senza privilegi, di questa pallina che solca l’Universo correndo a precipizio nessuno sa dove. Una pallina che sembra tanto grande ma che è così minuscola da essere indifferente al Tutto. Una pallina da cui nessuno può evadere. Speranza inutile. Speranza stupida: come possono essere tanto ingenui?
Il colore bianco-splendente non è più di questo mondo: ormai la luce è stato sostituita dall’opacità soffocante di un bianco-cadaverico.
Anche cercando nel vocabolario degli scienziati o dei poeti non troveremo mai parole che possano essere proprie di questi colori generati con arroganza fuori della Natura. Forse in questo c’è spazio per la fantasia di chi quelle parole inesistenti sappia inventarle. Parole vecchie o parole che devono ancora nascere poco importa: l’ unica certezza è che tutto, e nel tutto c’è compreso ognuno di noi, stia virando verso un grigio-nero. Anche la mia rabbia arancio-rossa sta ingrigendo per l’insensibilità di tutti, chi rassegnato, chi, ancora più pazzo, convinto in qualche modo di cavarsela come una sorta di Robinson Crusoe del naufragio planetario.
L’uomo avido e stupido ha violentato la Natura arrivando a cambiare i suoi colori tanto che non abbiamo più nomi per definirli. E Lei reagisce secondo le leggi eterne dell’Universo contro cui l’uomo nulla può. Non ci sono deroghe.
L’ inquinamento creato dall’uomo provoca cambiamenti climatici che devastano la terra. Sembra quasi che la Natura voglia spazzare via dalla superficie del Mondo chi non ne ha cura, ma l’uomo è troppo stupido per capire che contro la Natura perderà sempre.
* Fisico e bioingegnere, Gatti è un International Fellow della Unione delle Società dei Biomateriali e di Ingegneria. Ha coordinato Progetti Europei e Nazionali di Nanotossicologia, di Nanopatologia e di Nanoecotossicologia e si occupa dell’impatto di polveri submicroniche sulla salute umana, animale e quella del mondo vegetale.

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