giovedì 20 marzo 2014

CHI HA GIOCATO ALL’INGEGNERIA SOCIALE CON LE NOSTRE VITE? (Svalutazione)

Svalutazione

yoani sanchez
Per una cellula è difficile mantenersi sana in un organismo malato. In una società inefficiente, una bolla di funzionalità finirebbe per esplodere. Allo stesso modo, non si possono potenziare certi valori etici - selezionati e filtrati - in piena debacle di integrità morale. Riscattare codici di comportamento sociale, implica accettare anche quelli non in sintonia con l’ideologia imperante
Adesso i media ufficiali ci invitano a recuperare i valori perduti. Secondo la versione dei commentatori televisivi, i principali responsabili del deterioramento morale sarebbero la famiglia e la scuola… mentre il governo resterebbe immune da colpe. Parlano di cattiva educazione, scortesia, mancanza di solidarietà e aumento di cattive abitudini come furto, menzogna e indolenza. In un paese dove per mezzo secolo il sistema educativo, la stampa, i mezzi di produzione e distribuzione culturale, sono stati monopolio di un partito unico, vale la pena chiedersi: che cosa ha prodotto tale impoverimento?  
Ricordo che quando ero bambina nessuno osava rivolgersi a un interlocutore con l’appellativo “signore”, perché era considerato un retaggio borghese. Siccome il termine “compagno” era associato a una posizione ideologica, molti cubani cominciarono a chiamarsi con nuove forme: “cugino”, “giovanotto”, “ascolta tu”, “sigaro”… un elenco interminabile di epiteti che derivavano da formule volgari. Adesso in TV si lamentano che ci rivolgiamo al prossimo in maniera scurrile, ma… chi ha provocato tale deterioramento?  
Il sistema cubano scommise sull’ingegneria sociale e giocò con l’alchimia individuale e collettiva. L’esempio più eclatante di quel fallimentare laboratorio fu il cosiddetto “uomo nuovo”. Un Homus Cubanis che sarebbe cresciuto senza problemi tra sacrificio, obbedienza e fedeltà. L’uniformità era incompatibile con le caratteristiche etiche di ogni famiglia. Quindi per ottenerla, fecero in modo - quando poterono - di allontanare milioni di cubani dall’ambiente familiare.  
Andavamo al circolo infantile dopo appena 45 giorni dalla nascita, gli accampamenti dei piccoli pionieri ci ricevevano dopo aver imparato le prime lettere, partivamo per le scuole di campagna appena finita l’infanzia e passavamo la nostra adolescenza in un liceo costruito in mezzo al niente. Lo Stato credeva di poter sostituire il ruolo educativo dei nostri genitori e pensava di poter cambiare i valori familiari con un nuovo codice morale comunista. Ma la creatura costruita risultò lontana dal progetto. Non riuscimmo a trasformarci neppure in un “uomo buono”.  
Si accanirono anche contro la religione, senza considerare che nelle diverse credenze vengono trasmessi alcuni valori etici e morali che hanno formato la civilizzazione umana e i nostri costumi nazionali. Ci fecero denigrare i diversi, insultare con frasi oscene i presidenti degli altri paesi, irridere figure storiche del passato, mostrare la lingua e fare pernacchie quando passavamo davanti a un’ambasciata straniera. Ci inculcarono la “promiscuità rivoluzionaria” che loro stessi avevano praticato sulla Sierra Maestra e ci incitarono a sbeffeggiare chi parlava bene, aveva una vasta cultura e si esprimeva in maniera raffinata. Quest’ultimo insegnamento fu così intenso che molti cubani fingevano di parlare volgarmente, omettevano di pronunciare alcune sillabe e nascondevano le loro letture, perché nessuno si rendesse conto che erano “dei soggetti strani”, potenzialmente dei “controrivoluzionari”.  
Abbiamo sentito un uomo gridare da un palco per cinquant’anni. Le sue diatribe, il suo odio, la sua incapacità di ascoltare con calma un argomento contrario, sono state le pose esemplari che abbiamo imparato a scuola. Lui è stato l’esempio di chi si esprime gridando, sempre esasperato, il dito indice autoritario puntato verso gli altri. Lui - che credeva di sapere tutto mentre in realtà sapeva poche cose - ci ha trasmesso la superbia, l’abitudine di non chiedere mai scusa e la menzogna, tipico inganno dei furfanti e dei truffatori, che gli riusciva così bene.  
Adesso, che il quadro etico della nazione sembra uno specchio in frantumi caduto al suolo, chiedono alla famiglia di ripararlo. Ci invitano a costruire valori nelle nostre case e a trasmettere ordine e disciplina ai nostri figli. Ma come possiamo farlo? Noi stessi siamo stati plasmati nella mancanza di rispetto di certi codici. Non siamo in grado di cambiare le cose, perché non c’è mai stato un processo di autocritica da parte del potere, chi ha giocato all’ingegneria sociale con le nostre vite non ha mai riconosciuto gli errori commessi.  
I codici etici non si ricostruiscono tanto facilmente. Una moralità svalutata dal comportamento pubblico, non può essere ricomposta dalla sera alla mattina. E adesso come metteremo a posto tutto questo disastro?  
Traduzione di Gordiano Lupi www.infol.it/lupi  
http://www.lastampa.it/2014/03/09/blogs/generacion-y/svalutazione-mtuYxj32cCB0J5VY0UiBXN/pagina.html

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