lunedì 3 febbraio 2014

Carne: quello che non vorresti sapere


 

La carne, che sia di pollo, mucca, maiale o pesce, è alla base dell’alimentazione della maggior parte delle persone. Si pensa in generale che la carne faccia bene, sia alla salute che alla crescita dei bambini, ma sempre maggiori sono le ricerche e le scoperte di quanto in realtà faccia poco bene la carne.
E’ facile usare una bistecca in cucina, contiene ferro e vitamine e tanti principi nutritivi… ma sono cose che possiamo trovare in altri cibi in egual misura e a volte anche in maggiori quantità, prendiamo ad esempio gli omega tre, acidi grassi buoni ottimi per la salute del nostro corpo, la gente ne sente parlare e pensa al pesce… eppure nell’olio di semi di lino ce n’è una quantità quindici volte superiore che nel tonno fresco (il più ricco di Ω3).
Ma non volevo parlarvi di quanto sia meglio evitare la carne piuttosto che affiancarsi ad un regime vegetariano, volevo rendervi partecipi di cosa c’è dietro alla carne, di cosa vuol dire mangiare carne, della vita che fa e della morte atroce alla quale sono sottoposti gli animali dai quali prendiamo la carne.
A parlare dell’inferno dei polli fu un americano, Jonathan Safran Foer, che nel 2009 pubblicò un libro sugli allevamenti intensivi di pollo e pesce negli USA: Eating Animals
Dopo 3 anni passati a “vivere” quell’abominio, Foer commentò così: «Se la gente sapesse quale cocktail micidiale di farmaci viene inserito nella bistecca o nel pollo che compriamo al supermercato, quale dose di sofferenza contiene quella carne, quante risorse del pianeta vengono impegnate per produrla, forse non diventerebbe vegetariana, ma comincerebbe a mangiare in modo più responsabile».

 Ecco in poche righe cosa subisce una gallina:
  • Vive in gabbie di fil di ferro lunghe fino a 147 metri e larghi 13,5 insieme ad altre 33.000 galline adulte
  • Viene alimentata con semi e grano in polvere
  • Viene presa per le zampe e gettata in casse refrigerate
  • Le si rompono le ossa o muore per congelamento
  • Viene appesa per le zampe e immersa in acqua dove viene stordita a morte con la corrente elettrica (se è fortunata)
  • Viene sollevata e sgozzata, se ancora viva, muore dissanguata in un alenta agonia.
  • Viene immersa in una fecal soup (chiamata così perchè la gallina se ancora viva rilascia instantaneamente le sue feci mentre viene spiumata in acqua calda)

Facing Animals è un documentario sul complesso e spesso bizzarro rapporto tra uomo e animale. Perché ci giriamo dall’altra parte quando ci sono milioni di animali negli allevamenti industriali, mentre coccoliamo ed umanizziamo gli altri?
Ma Foer nel suo libro parla anche dei pesci, che non hanno vita migliore delle galline, tenuti in piscine zeppe di animali, infestate dai pidocchi senza poter respirare, molti muoiono e rimangono li a marcire nella vasca. Quelli più grossi vengono pescati con delle reti, quelli feriti e sanguinanti vengono messi subito in congelatore, ci mettono 15 minuti a morire, dissanguati e congelati… e non parliamo della pesca a strascico, che raspa via tutto dai fondali senza istinzione danneggiando il delicato ecosistema marino.
E questo è solo quello che riguarda il pollo e il pesce da “banco“, quella carne che costa poco, che non è così pregiata… ma se lo meritano? Le galline, i pesci… si meritano questo? si meritano di essere carne da poco dopo tutta la loro sofferenza?
Non che la carne più cara tipo mucca, per non parlare di cavallo o altre stranezze che si possono trovare sui banchi del macellaio, sia meno vittima della crudeltà umana… ma voglio dire: davvero possiamo accettarlo? Io non voglio che dall’oggi al domani dopo questo mio articolo voi diveniate vegetariani e combattiate per qualcosa in cui non credete, io voglio solo che ve ne rendiate conto, che quando prenderete un pollo in rosticceria sappiate cosa c’è dietro. Se ne siete consapevoli allora è una vostra scelta, e potete continuare a farla fin che volete,  ma non voglio sentire gente che dice: “Io non lo sapevo”…. Perchè la morte non è niente rispetto al dolore alle barbarie e allo schifo che c’è dietro il mercato della carne.

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