Si chiama Ttip, Trattato Transatlantico, e se va in porto siamo rovinati. A decidere su tutto – lavoro,
salute, cibo, energia, sicurezza – non saranno più gli Stati, ma
direttamente le multinazionali. I loro super-consulenti, attraverso
lobby onnipotenti come Business Europe e Trans-Atlantic Business
Dialogue, in questi mesi stanno dettando le loro condizioni alle
autorità di Bruxelles e di Washington, che nel giro di due anni contano
di trasformarle in legge. A quel punto, la democrazia
come la conosciamo sarà tecnicamente finita: nessuna autorità statale,
infatti, oserà più opporsi ai diktat di questa o quella corporation,
perché la semplice accusa di aver causato “mancati profitti” esporrà lo
Stato nazionale – governo, magistratura – al rischio di pagare sanzioni
salatissime. Già oggi, vari Stati hanno dovuto versare 400 milioni di
dollari alle multinazionali. La loro “colpa”? Aver vietato prodotti
tossici e introdotto normative a tutela dell’acqua, del suolo e delle
foreste. E le richieste di danni raggiungono già i 14 miliardi di
dollari. La novità: quello che oggi è un incubo, domani sarà legge.
Se sarà approvato il Trattato Transatlatico, avverte Lori Wallach su “Le Monde Diplomatique”, niente fermerà più l’appetito privatizzatore dei “padroni
dell’universo”, specie nei settori di maggior interesse strategico:
brevetti medici e fonti fossili di energia. Un sogno, a quel punto,
concepire politiche di lotta all’inquinamento e per la protezione del
clima terrestre. Il Ttip «aggraverebbe ulteriormente il peso di questa
estorsione legalizzata», che giù oggi ricatta molti Stati, dal Canada
alla Germania. Il grande business lavora per eliminare le leggi statali
per far posto a quella degli affari. Attualmente, negli Usa
sono presenti 3.300 aziende europee con 24.000 filiali. Ognuna di esse,
dice Wallach, «può ritenere di avere buone ragioni per chiedere, un
giorno o l’altro, riparazione per un “pregiudizio commerciale”». Peggio
ancora per gli europei: sono addirittura 14.400 le compagnie
statunitensi dislocate nell’Unione Europea, con una rete di 50.800 filiali. «In totale, sono 75.000 le società che potrebbero gettarsi nella caccia ai tesori pubblici».
L’aspetto più inquietante del “cantiere” del Trattato, un dispositivo
destinato – se approvato – a sconvolgere la vita democratica di tutto
l’Occidente – è la sua massima segretezza: la stampa è stata
espressamente invitata a starsene alla larga. Si tratta di un
ordinamento decisamente eversivo: il grande business si prepara ad
emanare i propri diktat non più di nascosto, attraverso le lobby e
politici compiacenti del Congresso e della Commissione Europea, ma ormai
alla luce del sole, trasformando addirittura in legge il privilegio di
una minoranza, contro la stragrande maggioranza della popolazione.
L’autonomia istituzionale dello Stato? Completamente aggirata,
disabilitata, in ogni settore: dalla protezione dell’ambiente a quello
sanitario, dalle pensioni alla finanza, dai contratti di lavoro alla gestione dei beni comuni primari, come l’acqua potabile. Si avvicina la “grande privatizzazione definitiva” del mondo occidentale.
Sicurezza degli alimenti, norme sulla tossicità, assicurazione
sanitaria, prezzo dei medicinali. E ancora: libertà del web, protezione
della privacy, cultura e diritti d’autore, risorse naturali, formazione
professionale, strutture pubbliche, immigrazione. «Non c’è una sfera di
interesse generale che non passerà sotto le forche caudine del libero
scambio istituzionalizzato», scrive Lori Wallach. Rispetto al Trattato
Transatlantico, le condizioni-capestro oggi imposte dal Wto sono
considerate “soft”. A decidere su tutto saranno tribunali speciali,
formati da avvocati d’affari che si baseranno sulle “leggi” della Banca
Mondiale. Fine della democrazia: «L’azione politica
degli eletti si limiterà a negoziare presso le aziende o i loro
mandatari locali le briciole di sovranità che questi vorranno concedere
loro». Neppure la fantasia di Orwell era arrivata a tanto. Eppure, è
esattamente l’incubo che ci sta aspettando, se nessuno lo fermerà. Ed è
inutile farsi illusioni: per ora, del “mostro” non parla nessuno. Non
una parola, ovviamente, dalle comparse della politica, e neppure da giornali e televisioni. La grande minaccia si sta avvicinando indisturbata, all’insaputa di tutti.
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