domenica 27 ottobre 2013

Il dentifricio sullo specchio

QUI IL VIDEO:


http://embed.ted.com/talks/lang/it/roberto_d_angelo_francesca_fedeli_in_our_baby_s_illness_a_life_lesson.html


Ogni tanto si trovano delle belle testimonianze su “TED – Ideas worth spreading” (idee che vale la pena di diffondere). Per quegli amici che ci conoscono in carne ed ossa (definizione correttissima, in questo caso!) e non solo virtualmente, sarà evidente che ci siamo riconosciuti al 100% in questa esperienza (ischemia, emiparesi, e tutto quello che ne consegue). Ma non è questo il motivo per cui questa testimonianza mi è piaciuta. Mi ha colpito l’aspetto dello specchio, quando il padre racconta che, ad un certo punto, si sono resi conto che dovevano piantarla di vedere il bimbo solo per il suo problema, perchè altrimenti lui avrebbe cominciato ad indentificarsi con quello, e quello e basta.
Noi che abbiamo avuto la fortuna di essere stati formati, per una parte del nostro cammino di crescita interiore, dal donpa, ricordiamo tutti questa immagine che ci fece una volta. Disse: “Cosa direste di un tizio che, lavandosi i denti, la mattina, e guardandosi allo specchio, dopo aver visto una macchia di dentifricio sulla bocca, cercasse di cancellarla passando l’asciugamano sullo specchio?
Ovviamente penseremmo che si tratta di uno stupido. “E cosa dite dei genitori che cercano di correggere i difetti nei propri figli, senza rendersi conto che in realtà i figli non fanno altro che riflettere noi stessi, e che quindi dobbiamo agire su noi stessi, se vogliamo essere efficaci nel cambiamento, anche nei loro figli?”
Buna visione.

dentifricio

FONTE

giovedì 3 ottobre 2013

L’ignoranza di quanto si ignora


di Marcello Salas.
Chi non conosce la verità può definirsi ignorante?
La vita è caratterizzata dalla continua ricerca di verità, senza porsi prima la domanda se essa esista veramente e cos’è. Se la verità fosse un elemento mutabile in base agli elementi valutativi considerati e a chi la analizza, come la si potrebbe cristallizzare?

La sua ricerca è delegata ad una mente/coscienza in grado di concepirla, la quale valuta gli elementi tangibili ed i fattori astratti (sapere-paure-credenze ecc.) la maggior parte di quest'ultimi però, almeno negli esseri umani, sono inconsci quindi celati alla consapevolezza.
Appare quindi verosimile che la verità possa essere irraggiungibile, poiché gli stessi elementi di valutazione che determinano il suo raggiungimento sono in parte sconosciuti e mutabili.
Anche limitando i componenti del sistema nel cui ambito viene ricercata, essa non sarà mai assoluta ed inconfutabile.

La verità unica e sola non esiste e non potrebbe effettivamente esistere poiché la verità non è altro che un’interpretazione della realtà (eventi), ed è quindi variabile in funzione del tempo, dello spazio e delle coscienze implicate nella ricerca/valutazione.
Comprendere che, almeno in questa esistenza materiale, la verità è solo apparente consente di adottare un paradigma di pensiero alternativo, ove più soluzioni per lo stesso problema, anche contrastanti tra loro, possono coesistere.
Chi mastica spesso fisica quantistica si trova sovente a impattare con verità variabili e che in alcune casi non ne consentono la ricerca senza influire sui risultati.
Ma come potremmo pretendere di giungere ad una verità con il metodo scientifico, pesantemente empirico e meccanicistico?

La sfuggente natura della verità non consente di afferrarla neanche utilizzando il miglior metodo olistico ipotizzabile, quindi penso che sia opportuno puntare altrove, se questa fantomatica verità non dovesse esistere come punto fermo perché ci stiamo affannando così tanto? Dobbiamo espiare qualche colpa nascosta che abbiamo o che ci hanno affibbiato? Dobbiamo esaudire un desiderio ancestrale?
Beh credo che il desiderio ancestrale di conoscenza effettivamente ci sia in ognuno di noi, ma dobbiamo tener conto che molte cose, oserei dire tutte, non sono come appaiono e sono variabili, proprio come il nostro IO.

Nulla è stabile, fisso, immobile, immutabile, sicuro, l’universo del conosciuto è in continua variazione vibrante e questo genera la vita.
Questo ci potrebbe portare a desumere che forse la vita deriva dal caos? Da elementi in costante mutamento?
Abbandonando l’esigenza dell’assoluta ed unica verità ci possiamo dedicare all’ampliamento dell’insignificante conoscenza che abbiamo dell’universo dentro e fuori di noi o del tutto se volete.

La magnificenza dell’essere, i cui misteri sono tutt’altro che noti, sta nella sua unicità, imperfezione e quindi irripetibilità, analogamente a quanto si verifica puntualmente quando si studiano le componenti base (infinitesimali) della materia che non sono misurabili, ma solo ipotizzabili (funzione d’onda), e non rispondono alle leggi della fisica macroscopica.

Come può la scienza applicare il suo rigido modello nello studio di fenomeni unici ed irripetibili? L’essere umano è unico ed irripetibile, così come lo sono le sue azioni e reazioni, con tale metodologia non si riusciranno ad avere risposte adeguate alle domande che da sempre lui stesso si pone. 
Ci sono precisi interessi affinché non si giunga a determinate scoperte/conoscenze avveniristiche o di confine?
Come si può giungere ad una risposta se non ci si pone la domanda appropriata?

Ricercando forsennatamente la verità forse ci sta sfuggendo di mano il senso della vita?
Quanto ignoriamo di sconoscere?