lunedì 2 ottobre 2017

L'apologia della mediocrità

L'APOLOGIA DELLA MEDIOCRITA'
In tempi non sospetti,  qualcuno molto attento e perspicace, intuì perché con il passar del tempo e grazie alle continue apparizioni in tv, alcuni personaggi erano molto amati dal pubblico. In fondo non erano nulla di eccezionale, persone come tante che proponendosi in un certo modo, riuscivano ad essere amati dalle grandi platee. Non erano particolarmente colte, non avevano nulla di interessante, ma bastava il “quid” televisivo e un linguaggio sufficientemente forbito ma corretto, per convincere il grande pubblico.

Se prima personaggi come Baudo, definito il nazionalpopolare per antonomasia, si contavano sulla punta delle dita, oggi con l’ulteriore complicità della grande comunicazione, del web e dei social, sono cambiati i rapporti: le masse sono scese in campo, gli intellettuali sono ormai nicchie in tutti i campi e operano solo per i salotti d’elite, mentre la grande mediocrità ha preso il sopravvento.

Il trionfo dei tuttologi, dei personaggi approssimativi, il parere di chi spara cazzate è ormai “vangelo”  e ciò che è più grave,  tutto ciò accade in tutti i campi. Lo vedete tutti, sapete tutti quanto pesi l’essenza della mediocrità: siamo circondati da masse di  mediocri che vanno alla grande, in tv, sui giornali e in rete.
La scelta è orientata verso quelli come noi, quelli che sentiamo più vicini alle nostre personalità, quelli che parlano come noi.

Quando alla metà degli anni settanta cominciarono a trasmettere le prime radio libere, le radio locali in FM, una delle prerogative che esse avevano erano i conduttori: ovvero persone che “parlavano come noi”, stesse flessioni dialettali, stesso modo di proporsi e nessuna attenzione alla canonicità espressa dalla unica emittente di quel tempo che era la RAI. Nessuna perfezione per le radio libere, molto improvvisazione, tanta buona volontà e una proposta che se ben ricordate, era molto affascinante: la gente era solo sintonizzata sulle radio che erano vicinissime a loro, ai loro problemi, ai loro gusti e cosa più importante, niente discorsi impegnativi, nessun acculturato conduttore a dare lezioni noiose da una cattedra. Dalla radio solo voci amiche che parlavano esattamente come quelli che ascoltavano.  Oggi sulla scorta di quelle vecchie esperienze, siamo a premiare tutti quelli che sono come noi, quelli che  possono sbagliare un congiuntivo, quelli che possono pensare che Pino Chet si scriva staccato come sia giusto citando prima il nome e poi il cognome.
Nella tv sappiamo come ciò sia reale: presentatori/trici che assurgono a grandi livelli pur non essendo fulmini di guerra, conduttrici che fanno ascolti fastosi e per ogni apparizione giornaliera: la D’Urso l’altro ieri ha chiesto ad una concorrente finalista di "Miss Italia" di colore ma italianissima, se parlasse…l’italiano; insomma, siamo alla mediocrità assoluta e ci sta bene, non la critichiamo, anzi, la vogliamo ascoltare perché ci riconosciamo nelle loro sciocchezze perché le diciamo anche noi.

Si comportano umanamente e non come macchine, lo stesso facciamo noi. Nella politica è accaduto lo stesso e la prova è la  scomparsa o il passo indietro dei vecchi soloni, per l’avvento dei grillini i quali nella loro spietata mediocrità, nelle cazzate sparate come fossero verità assolute, la gente riconosce persone oneste, nude e pure come loro, incapaci di fare come i vecchi politici e questo ovviamente li porta alla predilezione da parte dei loro potenziali elettori.

Di Maio ha una faccia pulita, sincera, parla semplicemente e con convinzione. Eppure di strafalcioni e di congiuntivi assenti, ci siamo resi conto tutti. Ma a chi importa? Lui come tutti e come tantissimi altri, è sullo stesso livello delle masse. Quelle a cui non frega niente chi potrà sedere a Palazzo Chigi, l'importante è che sia mediocre come loro.

1 commento:

  1. Premesso che non sono un grillino... personalmente credo che anche se si sbaglia un congiuntivo non è un "indice " di riferimento per valutare una persona.


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