mercoledì 3 giugno 2015

Gli alieni siamo noi

Gli alieni siamo noi

L’esistenza di forme di vita “extraterrestre” è ormai suffragata da un’infinità di prove la cui consistenza cresce esponenzialmente non solo grazie al supporto di una tecnologia più sensibile ma soprattutto per l’attenzione e gli investimenti che i governi dedicano alla controversa materia fin dai tempi dei Foo Fighters e della celeberrima “battaglia di Los Angeles” (recentemente documentata da Jose Escamilla). In questo piccolo viaggio, proveremo a prendere in esame alcune idee, per così dire rivoluzionarie, e a ritrovare tra di esse quel collegamento perduto che potrebbe restituirci una visione d’insieme.

 

LA VERITÀ MEZZA NASCOSTA

Verso la fine degli anni ’70, appellandosi al Freedom Of Information Act (FOIA), un folto gruppo di cittadini aderenti al CAUS, fece pressioni alle principali agenzie governative americane affinché i documenti classificati sugli UFO venissero resi pubblici. Tutti, per quanto in tempi diversi, si conformarono alla richiesta e dovettero rendere disponibili i numerosi dossier raccolti dopo il Project Blue Book, chiuso ufficialmente nel 1969. Emersero dagli archivi casi notevoli, molte volte corroborati dalle testimonianze degli stessi “addetti ai lavori”, protagonisti di incontri ravvicinati ed altre esperienze sconvolgenti. Il fermento crebbe quando, tra i successivi anni ’80 e ’90, trapelarono dei rapporti che sconcertarono l’intera comunità ufologica: il SOM 1.01 (ovvero il manuale operativo del Majestic 12) e il Blue Planet Project. Le rivelazioni contenute in questo materiale, la cui provenienza non è facilmente verificabile e che sicuramente non è esente da censura e alterazioni, dovrebbero essere essenzialmente percepite come tracce di una trama più intricata. La riprova del persistente insabbiamento in corso si ebbe poi nel 2000, quando l’hacker britannico Gary McKinnon si conquistò gli onori della cronaca per aver violato i server della NASA e visionato dati secretati su presunti “agenti non terrestri”.
La gente non era pronta alla verità e per scongiurare eventuali putiferi, gli enti coinvolti nella “questione aliena”, confezionarono per il pubblico un quadro offuscato e claudicante, lanciando la “patata bollente” ai documentaristi, alle emittenti televisive o ai più famosi registi di Hollywood, i quali forniscono a loro volta notizie frammentarie filtrate dalle potenti organizzazioni che gestiscono i flussi informativi.
Non dimentichiamo mai che i mass media sono da sempre i mezzi prediletti per condizionare (e disinformare) l’opinione pubblica e che l’assenza di una versione ufficiale permette il libero diffondersi di teorie fuorvianti lasciando così ai pochi che sanno il vantaggio utile a mantenere la loro autorità sui molti che non sanno o sanno poco.
Il progressivo tam tam mediatico sugli alieni, sapientemente condotto negli anni successivi, doveva saziare i curiosi senza però fornire convalide o spunti di riflessione concreti. Sommessamente il “mistero UFO” venne relegato al mondo dell’intrattenimento e, alla stregua di qualsiasi noioso spettacolo, smise presto di emozionare. Dopotutto banalizzare i fatti fa parte dello “showbiz”, ma è altrettanto vero che non si può pretendere di capire una faccenda così complicata attendendosi che le prove definitive vengano servite dopo il telegiornale. Come è plausibile, ricercare autonomamente dati più accurati comporterebbe un dispendio di energia e di tempo che non tutti possono o vogliono accollarsi.
Anche per questi motivi, con cieca fiducia e paziente attesa, siamo soliti affidare ciò che non capiamo al sapere della scienza, la quale, nel caso specifico, dichiara dai canali ufficiali di non disporre di elementi sufficienti a produrre risposte soddisfacenti. In parole povere, la tecnologia aliena sembra non tener conto di ciò che sentenzia la fisica a noi nota. Comunque sia, pur sapendo di non saperne abbastanza, la stragrande maggioranza degli scienziati ortodossi ha sempre creduto nell’esistenza degli extraterrestri, se non altro in virtù di un assunto logico: in un universo composto da un numero pressoché smisurato di galassie, di cui abbiamo esplorato una parte infinitesima e che ha un’età stimata attorno ai 13,8 miliardi di anni, non possiamo pretendere di essere la sola forma di vita intelligente sviluppatasi, sarebbe un enorme spreco e la Natura, come è risaputo, non ne ammette. Basti pensare che al momento conosciamo solo 118 elementi chimici, il 5% dei nostri oceani e non abbiamo ancora correttamente classificato tutte le creature viventi del nostro pianeta (ne è un esempio l’enigma delle specie Lazarus). Possiamo anche aggiungere che il nostro spettro visivo riceve soltanto il 10% delle emanazioni di quella che comunemente chiamiamo realtà.
Ciò che dovrebbe far riflettere è la mancanza di interesse con cui una mente conformata affronta il cosiddetto “ignoto”, un atteggiamento che la società promuove per plasmare esseri obbedienti, abituati a delegare qualsiasi cosa esuli dalle loro deboli conoscenze a figure che ricoprono il ruolo dell’esperto, dato che qualsiasi versione apparentemente razionale e rassicurante, ancor meglio se fornita da un “camice bianco”, pare essere più attendibile di qualsiasi ragionamento personale. Allora succede che spesso e volentieri ci ritroviamo a ripetere a mo’ di pappagallo frasi e pensieri altrui senza nemmeno averne verificato il senso. Conoscere il vero è una necessità oltre che un diritto ma, in una società che tende a mentire, anche un affanno che le opinioni preconfezionate possono alleviare.
Il problema che sta alla base della comprensione del fenomeno è quindi dovuto principalmente a due fattori, la grande confusione che è stata indotta nel tempo dai media e il conseguente turbamento che l’idea dell’alieno provoca oggi nella persona comune, indaffarata nelle più concrete faccende quotidiane e ormai invischiata nella visione ristretta che il sistema propaganda per proteggersi.
Considerati questi deterrenti, non c’è da stupirsi se alla sola parola UFO qualcuno tuttora sogghigni evocando le immagini di quella stessa cultura popolare che li ha intenzionalmente confinati tra l’orrido e il bizzarro. Di solito si dice che sono cose che si vedono nei film e infatti si ha motivo di credere che buona parte delle produzioni di fantascienza, dagli albori del genere ad oggi, abbia veicolato al pubblico delle mezze verità al fine di introdurlo gradualmente a idee e concetti con cui, per forza di cose, dovrà presto fare i conti. Un quadro poco rassicurante, che sottintende l’esistenza di un’agenda costituita da piccoli e grandi passi programmati. Ma, per quanto possa sembrare paranoica, la tesi complottista dovrebbe indurci quantomeno a preservare un approccio critico nei confronti di ciò che ci viene detto o mostrato dall’alto.
 
dal film “Mars Attacks!”

 

GLI SCOPI ALIENI

Dando per assodato che quelle che vediamo siano le manifestazioni intelligenti di forme di vita non terrestri, è perfettamente terrestre tentare di verificarne gli scopi. Sarebbe indubbiamente ridicolo percorrere anni luce solamente per giocare a “bu-bu-settete”, deve esserci qualcosa di più profondo.
Spinti da questo sospetto, ricercatori e appassionati, iniziarono a distinguere i velivoli osservati in base alla loro probabile funzione come ricognitori, sonde e astronavi madri e a supporre che fossero stati sollecitati in primo luogo dal nostro rozzo utilizzo dell’energia nucleare (iniziato con il Progetto Manhattan) e poi dai successivi programmi spaziali, passaggi obbligati per qualsiasi civiltà in evoluzione e indicativi di un preciso grado di maturazione. Ma è davvero così?
Tuttavia, l’osservazione della tecnologia aliena ci fece più che altro comprendere la nostra piccolezza. Stranezze come luce solida, raggi traenti, velocità e manovre impossibili, propulsione silenziosa, mutazioni improvvise di forma, invisibilità ai radar, utilizzo di stargate, ecc., ci resero si curiosi ma anche preoccupati per l’incapacità oggettiva di difenderci da un potenziale attacco. Con l’aiuto della meccanica quantistica, la quale contempla la tesi del multiverso, le rappresentazioni del mondo e della vita si fecero via via più complesse e capimmo, tra le altre cose, che potevamo essere visitati da esseri inter/extra-dimensionali (ossia capaci di eludere le leggi fisiche che governano la nostra dimensione).
dal film “Interstellar”
Potrebbero davvero esserci molte razze coinvolte nel processo, ognuna con un fine specifico, oppure, una parte di esse potrebbe avere un unico, comune obiettivo. Non vi sono ovviamente certezze, ma tra i teorici del movente alieno c’è chi propende per questa ipotesi parlando addirittura di veri e propri gruppi confederati, richiamati in questa porzione di spazio per presenziare ad un evento i cui effetti si ripercuoteranno in tutto l’universo. Non sono del tutto chiare la fonte, l’entità e la durata di tale evento ma ciò che è certo, a dir di molti, è che ne stiamo già subendo le prime influenze sia nella sfera materiale che in quella spirituale.
Volendo essere ottimisti potremmo pensare che delle “razze benevole”, molto più antiche e progredite, si siano da tempo accordate per assistere il nostro avanzamento in qualità di “fratelli maggiori”, per trasmetterci senza invadenza che facciamo parte di una grande comunità, che la strada verso una più ampia comprensione di chi siamo e dove stiamo andando è ancora lunga e loro ne sono il simbolo evidente. Decisamente meno new age ma altrettanto verosimile, è l’ipotesi che qualche altra razza aliena autonoma, slegata da qualsiasi vincolo che ne vieti l’intrusione e ancora interessata alla seducente prospettiva del potere, possegga la tecnologia adatta per muoversi nello spazio e sfruttare altri mondi ma non il buon senso per rispettarli. In effetti, un pianeta abbondante di materie prime e popolato da menti ingenue e facilmente manipolabili, potrebbe essere allettante per degli esseri spiritualmente arretrati ma dediti al commercio o al ricatto.
Buoni e cattivi convivono indubbiamente anche la fuori e, visto il tempo da cui perdurano le visite, si potrebbe quasi azzardare che entrambe le parti abbiano già tentato un contatto diplomatico con delle delegazioni terrestri. Se ciò fosse realmente accaduto, non è del tutto illogico supporre che le “razze malevole”, a un certo momento, abbiano segretamente contrattato con i terrestri giusti e con essi stretto un patto del tipo: “io ti do un assaggio della mia tecnologia, tu mi dai libertà e copertura per i miei affari!”. Se i “buoni” tentarono un accordo volto a fornire un ausilio per la soluzione di una miriade di problemi sociali e ambientali, i “cattivi” prospettarono lauti guadagni alle industrie e prolungato potere all’ordine esistente.

I fratelli Wright nel 1903

Il LEM della missione Apollo 11 nel 1969
Vista la circostanza, possiamo confessare che quest’ultimo incontro sembra essere documentato nei lontani anni ’50. Il presunto accordo che ne scaturì prese il nome di Trattato Greada e diede un primo impulso all’eccezionale sviluppo tecnologico che abbiamo in parte percepito e a chissà quale altra diavoleria occulta.

Si crede che nel patto fossero incluse conoscenze sulla propulsione anti-gravitazionale, sull’ingegneria genetica e sul controllo mentale. Restano perciò vivi i dubbi su cosa si sia veramente barattato e sull’origine di molti oggetti avvistati che potrebbero quindi essere frutto della retroingegneria terrestre piuttosto che dell’autentica tecnologia aliena. Un’altra perplessità riguarda l’incremento dei casi di abduction avuto nei decenni successivi al patto, gli addotti a oggi sarebbero milioni e non solo negli USA. Di accordi con leader umani ce ne furono naturalmente altri, probabilmente con lo scopo di coinvolgere tutte le superpotenze del globo per garantirsi il sostegno logistico e l’immunità totale sul pianeta. Com’era prevedibile, questi contatti accesero una sorta di competizione per la supremazia tecnologica che stimolò il concepimento di nuove tipologie di guerra.
 
La base di Pine Gap (AU), centro operativo ECHELON e di studi sulla tecnologia aliena
La base di Dulce (USA), centro operativo per l’ingegneria genetica aliena e teatro di una battaglia tra umani e alieni negli anni ’70
La base di Plum Island (USA), centro studi armi batteriologiche e di sperimentazioni genetiche su umani e animali

Detto ciò, viene spontaneo chiedersi da dove provengano quelli veri. Considerando le distanze interstellari, che l’intenzione d’origine sia benevola o malevola, per sorvegliare da vicino la razza umana, o semplicemente le proprie attività, risulterebbe certamente pratico sfruttare degli avamposti situati in zone strategiche (come negli oceani, sotto la crosta, nelle catene montuose, nei deserti, in orbita, sulla Luna, su Marte, ecc.) e, se lo scopo dovesse persistere, magari istituire una vera e propria missione con tanto di installazioni permanenti. L’intento delle razze “amiche” non sarebbe quello di spiare passivamente ma quello di offrire sostegno limitando danni irreparabili al pianeta e alla coscienza collettiva. Per le “nemiche”, quello di perseguire i propri oscuri scopi e impedire spiacevolezze che possano minare, ove sia contemplata, la collaborazione in corso con le organizzazioni terrestri. Non possiamo inoltre escludere che diversi gruppi alieni, prescindendo dai propositi, convivano da lungo tempo con noi e si siano per molti aspetti integrati, ma di questo parleremo in un altro articolo.
una presunta base aliena sulla Luna
 
nel 1960 venne scoperto in orbita stabile sui poli un satellite alieno in disuso che emetteva onde radio. L’oggetto, poi chiamato “The Black Knight“, sembra avere circa 13000 anni (foto NASA STS088-724-66)
 
particolare ingrandito
In ogni caso, pare che sia in atto una sorta di indagine approfondita sull’umanità, come se si stessero allestendo i preparativi per qualcosa di grande. Dopotutto, se l’intenzione di qualche razza ostile fosse stata realmente quella di annientarci lo avrebbe già fatto senza troppa fatica. Si rammenta che non sarebbero necessarie armi di offesa futuristiche per piegare e decimare intere nazioni, basterebbe sabotarne la rete elettrica o progettare un virus selettivo. Ma se il movente riguardasse lo sfruttamento dell’umanità, allora sarebbe lecito prendere le dovute informazioni sui soggetti da sottomettere e studiare un accurato piano per raggirarli, senza agire platealmente. Potremmo in sostanza risvegliarci, nostro malgrado, in una situazione a dir poco paradossale, dove distinguere chi osserva chi e quale realtà dei fatti stiamo vivendo non sarebbe affatto facile.

 

GLI ALIENI SIAMO NOI

Una volta immersi in questo affascinante scenario dove coesistono alieni filantropi, da sempre appassionati alle nostre vicende, e alieni mercenari, che si dedicano al parassitaggio con la connivenza dei governi ombra terrestri, il passo successivo comporta l’accettazione della più audace delle congetture: il concetto di “discendenza extraterrestre”. Riguardo alle teorie che attribuiscono all’uomo origini aliene è opportuno fare un’ulteriore distinzione tra due visioni, per certi versi correlate:
la panspermia, la quale afferma in sintesi che i semi della vita sono sparsi nell’universo e che attecchiscono solo dove vi sono le condizioni favorevoli. La vita sulla Terra sarebbe dunque stata possibile grazie alla collisione con altri corpi celesti (come le comete) portatori di batteri e altra sostanza organica aliena raccolta nello spazio. In soldoni, una sorta di fecondazione galattica che si verifica seguendo modalità fortuite. A tal proposito si ricorda un evento recente: la prolungata pioggia rossa che nel 2001 interessò il Kerala conteneva materiale biologico sconosciuto. L’avvenimento sconvolse le popolazioni locali che videro il fatto come un nefasto presagio della fine dei tempi. La teoria della panspermia potrebbe quindi essere valida anche per i virus e tutte le malattie la cui causa è sconosciuta? In ogni modo, a meno che non si voglia attribuire a simili eventi astronomici un’origine intelligente (panspermia guidata), questa ipotesi darebbe ancora una volta al caso tutto il merito della creazione;
la paleoastronautica o clipeologia, si basa sullo studio di reperti antichi e sostiene che le visite dallo spazio non sono eventi circoscritti ai giorni nostri ma che molti popoli dell’antichità erano già pienamente coscienti del fenomeno. In sostanza, implica la possibilità di esser stati “contaminati” innumerevoli volte da altre razze intelligenti attraverso indottrinamenti e manipolazioni genetiche. Non è difficile comprendere come dei possibili contatti con civiltà più avanzate abbiano determinato dei cambiamenti profondi nella nostra evoluzione, modificando più volte il nostro sapere e le nostre caratteristiche (a loro immagine e somiglianza). Questo inquadrerebbe l’uomo in una diversa tassonomia e gli attribuirebbe una storia più lunga e ricca di colpi di scena di quella raccontataci. Curiosamente, dall’analisi di numerosi reperti che testimonierebbero l’antica conoscenza di moti celesti complessi (oggi visibili solo con le più moderne apparecchiature) e dalle anomalie temporali riscontrate in molti altri ritrovamenti, si nota come il percorso evolutivo dell’uomo abbia attraversato varie stagioni per poi arrestarsi più volte ripartendo quasi da zero, come se antichissime e avanzatissime civiltà terrestri fossero scomparse (si pensi alle leggendarie Lemuria e Atlantide) portandosi via la conoscenza raggiunta fino a quel momento. Sostenitore per antonomasia della teoria degli “antichi astronauti” è l’arcinoto Zecharia Sitchin e altrettanto interessanti sono le considerazioni di Barry Downing, oggi rievocate e approfondite da Mauro Biglino.
un “jet” d’oro precolombiano
 
il prototipo della Boeing. Funziona!
 
pittura rupestre scoperta nel distretto di Hoshangabad, in India
 
ricostruzione della nave di Pakal
Queste due originali interpretazioni hanno come comune denominatore la genesi aliena ma c’è anche chi, destando ancor più scalpore, arricchisce queste ipotesi sostenendo che il “progetto umano” sia stato realizzato altrove e poi impiantato su questo pianeta in un secondo momento. Un’ardita deduzione che anni fa aveva già impensierito l’ecologista Ellis Silver e che sarebbe stata recentemente confermata da uno studio condotto da dei ricercatori Kazaki denominato Seti Biologico, il quale avrebbe rintracciato nel genoma umano un singolare “messaggio intelligente”. Insomma, ci sono molte probabilità che la vita sulla Terra sia sempre stata poco terrestre per effetto di numerose interferenze esterne. Ed effettivamente, viene da domandarsi se questo anelito irresistibile che abbiamo sempre conservato verso un’intelligenza creatrice non sia invece una sorta di tributo, una firma impressa in qualche parte di noi affinché fossimo intimamente riconoscenti verso “chi”, a suo tempo, si preoccupò di donarci una coscienza e un aspetto più raffinati.
Secondo il Blue Planet Project, certe entità starebbero visitando da migliaia di anni il “nostro” pianeta che, per sua natura ricco di sostanza organica, fu teatro in un passato lontano di numerosi esperimenti scientifici da parte di molte civiltà. Uno di questi esperimenti fu l’uomo e non vi sono garanzie che tale progetto sia stato del tutto accantonato. Come se non bastasse, sempre nel medesimo, si legge che una stirpe autoctona e molto antica di esseri avrebbe addirittura creato un mondo dentro al mondo, rifugiata da millenni nelle immense cavità della Terra.
Stiamo parlando in fondo degli stessi Rettiliani che hanno ispirato le stravaganti teorie di David Icke e i cui “mimetici emissari”, infiltrati da tempo immemore nella nostra struttura di potere, starebbero pianificando dall’interno l’estinzione dell’umanità.
dal serial anni ’80 “Visitors”
La possibilità che potremmo essere noi i gli ultimi arrivati andrebbe perciò presa seriamente in considerazione, poiché tutto quello che pensiamo sia nostro potrebbe in realtà esserci stato concesso a tempo determinato.
Potremmo inoltre apprendere con sgomento di essere i soggetti di un test biologico su vasta scala, temporaneamente collocati in un luogo adatto a prosperare per essere un giorno sottoposti all’insindacabile giudizio degli stessi sperimentatori, super-ingegneri dell’universo che probabilmente, spinti da un’etica a noi ignota, fanno questo di mestiere, contribuendo più o meno accidentalmente alla nascita e al propagarsi di culti e religioni. La tradizione ebraica li chiama Elohim (plurale di Eloah che significa Dio).
 

 

NON SOLO PICCOLEZZE

In ambiente scientifico, quando si parla di qualcosa di potenzialmente rivoluzionario, si è soliti usare un’espressione: “ad una teoria eccezionale devono corrispondere riscontri eccezionali”. Volendo rispettare questa esigenza, senza mettere in ballo la fede, una delle prove più impressionanti sull’esistenza di una civilizzazione aliena, è il probabile ritrovamento di un immenso velivolo sulla superficie nascosta della Luna. La NASA, padrona indiscussa delle esplorazioni spaziali avvenute fino ad ora e principale sostenitrice del cover-up sulle forme di vita extraterrestre, da sempre ci racconta che, tutto ciò di anomalo che è possibile notare nello spazio oltre la Terra, è attribuibile a piccoli meteoriti, spazzatura derivata da precedenti missioni o satelliti in orbita. Se fosse così, con quale proposito, durante la missione Apollo 11, venne lasciata sulla superficie lunare una capsula contenente il Goodwill Disk, un autentico gioiello di micro-tecnologia terrestre? La risposta è che la NASA sapeva bene di trovare qualcosa di più intelligente dei consueti pezzi di roccia che ci ha mostrato con orgoglio.
il Goodwill Disk
Pare che la Luna celi un’infinità di misteri mai svelati pubblicamente e che la direbbero lunga sulla storia delle civiltà che popolarono il Sistema Solare. Molto si è detto già sul primo allunaggio, sulla sua dubbia autenticità e sulle controverse motivazioni che avrebbero spinto i governi a saperne di più su questo satellite che dista da noi appena un “secondo luce”. Vere o false che fossero, tutte le missioni Apollo che hanno portato l’uomo sulla Luna, si conclusero ufficialmente con l’Apollo 17 nel 1972 ma diverse fonti asseriscono che la NASA continuò ad esplorare segretamente la superficie lunare per appropriarsi dei reperti alieni rinvenuti. L’Apollo 20 fece appunto parte di quella serie di missioni top-secret (ne sarebbe un altro eclatante esempio la discussa missione Red Sun su Marte) che dovevano indagare sulle strutture artificiali precedentemente fotografate da sonde come la Ranger 7. Altre indiscrezioni riferiscono che le missioni lunari vennero formalmente interrotte perché fu in qualche modo intimato ai terrestri di non tornare più a ficcare il naso o sarebbero stati guai seri.
Dai primi resoconti inizialmente diffusi dal sito Angeli Smarriti (nel 2007 si occupò del controverso caso il giornalista freelance Luca Scantamburlo), l’Apollo 20 venne lanciato dalla base di Vandemberg in California, raggiunse la Luna il 16 Agosto 1976 e fu una missione congiunta tra USA e URSS a cui parteciparono gli astronauti William Rutledge, Leona Snyder ed Alexei Leonov. La destinazione della missione fu il cratere “Iszak D” che si trova nel lato oscuro del satellite, dove venne rilevata una gigantesca nave aliena sigariforme adagiata sul suolo da lunghissimo tempo (si è calcolato intorno a 1,5 miliardi di anni), come testimonierebbero le tracce di perforazione provocate da meteoriti sulla carlinga. La storia è stata resa nota attraverso video e fotografie solo nel 2007 dallo stesso William Rutledge che attualmente vivrebbe sotto copertura. Alcune foto a bassa risoluzione scattate durante la missione Apollo 15 sono ancora disponibili dal sito del “Lunar and Planetary Institute” di Houston, che è un istituto di ricerca che fornisce servizi di supporto alla NASA: link 1, link2.
Le confessioni di Rutledge strabiliarono tutti, ciononostante, verificando i dettagli, pare che nel suo racconto vi siano diverse incongruenze e omissioni. Astuto disinformatore, affidabile “gola profonda” o un mix di entrambi? Da quando l’uomo ha potuto osservare da vicino la Luna, di anomalie se ne sono riscontrate così tante che si potrebbe allestire un intero catalogo. Tuttavia, il caso Apollo 20 potrebbe essere l’ennesimo depistaggio con l’obiettivo di manipolare l’opinione pubblica per tutelare l’esito di operazioni decisamente meno nobili della divulgazione. Il dibattito resta acceso ma, anche se tutti gridassero alla bufala, quelle foto negli archivi del LPI sono difficili da confutare.
 
 
 
Si potrebbe disquisire all’infinito di UFO, USO, RODS, CRITTERS, ORB, EBE, Grigi, Rigeliani, Pleiadiani, Rettiliani, Arturiani, o ancora di griglia magnetica, tunnel spazio-temporali, telepatia, ibridazioni, mutilazioni animali, rapimenti, ma mettere troppa carne al fuoco non sortirebbe effetti duraturi sulla consapevolezza di chi sta leggendo.
Ciò che davvero è importante comprendere non sono le conclusioni teoriche, non è scoprire di essere alieni piuttosto che umani d.o.c per ritrovarsi in questa o quella fazione, ciò che dobbiamo assolutamente capire è come decideremo di affrontare quello che sembra essere a tutti gli effetti un paradigma morente. I segni e la tensione, di cui oggi siamo spettatori e protagonisti allo stesso tempo, sono gli ultimi colpi di coda del “vecchio pensiero”, ma il punto esatto in cui ci troviamo non è ancora chiaro a tutti. Facciamo quindi un passo indietro, tanto per complicare le cose.

 

LA FUNZIONE DELLA CIVILTÀ

Se descrivessimo tutte le vicende della Terra in un libro dedicando ad ogni pagina un milione di anni il volume consisterebbe di circa cinquemila pagine. Ora, se volessimo rilegare l’intera opera in cinque volumi da mille pagine ciascuno ci accorgeremmo che negli ultimi due volumi ci sarà la descrizione della diffusione della vita sul pianeta, finché nell’ultima pagina dell’ultimo volume, nelle ultime due righe, vi sarà scritto: “è comparso l’Homo Sapiens”.
“La civiltà non è che un breve momento nella storia della terra. La civiltà è un inevitabile stadio di sviluppo dell’universo.” Konstantin Korotkov
Analizzando questo assunto, capiamo che esiste un ordine nell’evoluzione, come se ci fossero delle classi e si potesse passare alla classe successiva solamente dopo aver acquisito le opportune conoscenze e capacità. La civiltà fa parte del modello evolutivo della materia di questa dimensione, è un elemento imprescindibile che compare solo al momento giusto e scaturisce dal soddisfacimento delle tappe evolutive precedenti. L’uomo agisce come uno stadio dell’evoluzione del sistema che lo supporta, cioè partecipa come elemento formatore di struttura per le tappe evolutive successive del pianeta. Ovvero, l’intero processo evolutivo sulla Terra e l’umanità sono uno “strumento di lavoro” della Natura.
Se è dunque vero che il linguaggio della Natura è la matematica e che i numeri generano schemi, ne deriva che esiste un ordine che organizza tali schemi e perciò la Natura costruisce la vita ed evolve attraverso schemi ordinati che si ripetono e divengono sempre più complessi, ciclo dopo ciclo, poiché questa è la maniera ottimale e meno dispendiosa per farlo. Qualsiasi forma esiste, si combina e si sviluppa attraverso la regola proporzionale della “spirale aurea” che è in stretta relazione con la sequenza di Fibonacci.
 
 
 
Un’altra cosa è che una “massa critica” di individui può generare un campo informazionale che, se mantenuto in risonanza, riesce a sua volta a influenzare l’intera coscienza collettiva, come se si trattasse di un singolo organismo pensante.
Al contrario, se una massa critica viene distrutta, avviene una distorsione nella struttura del campo collettivo che si riflette sui livelli direttamente superiori ed inferiori. Risulta pertanto chiaro come un’attività creativa possa essere generata e palesarsi solo se vi è una certa quantità di popolazione in un dato luogo a formare la sua matrice di informazioni.
Alla luce di quanto appena detto, notiamo come ogni singola persona sia una cellula elementare, una fonte primaria di informazioni nella struttura di campo della sua nazione, poi di tutto il genere umano e così via, verso il sistema di riferimento superiore. L’uomo può quindi contribuire, attraverso la sua attività creativa, ad arricchire il campo globale di informazioni e quest’ultimo può mettere a disposizione tali informazioni all’intera collettività che lo genera. Molti uomini di scienza hanno beneficiato di questo procedimento intuitivo in stati alterati di coscienza (il famoso “lampo di genio”) ricevendone illuminazioni che si sono poi dimostrate utili a tutta l’umanità. Ed è per questo che scoperte e invenzioni, in un determinato periodo e dietro una determinata esigenza collettiva, vengono fatte simultaneamente in più parti del globo. Ora, se questo è il principio generale, va da sé che i mutamenti avvenuti nella coscienza collettiva terrestre dovranno giocoforza riverberarsi su qualcosa di più grande come la coscienza universale.
Esiste dunque una stretta correlazione tra singolo e collettivo e tra collettivo e universale. Ecco forse svelato il motivo principale che giustifica tanto interesse da parte di esseri che crediamo estranei: le civiltà che hanno a cuore l’aspetto evolutivo della creazione stanno tentando di esortarci a compiere quel salto che porterà l’umanità ad intraprendere un nuovo sentiero di conoscenza. Il passo consisterà nel fondersi con un sapere più avanzato che includerà la consapevolezza di appartenere ad una struttura incredibilmente più vasta. Perderanno significato molte delle cose che stiamo facendo (e che ci dicono di fare), ma avremo finalmente accesso ad una verità superiore e ciò rappresenterà un impulso positivo per tutto il creato, un evento che andrà ben oltre le comuni aspettative e che farà crollare l’attuale sistema di credenze tanto caro ai nostri burattinai.

 

RIASSUMENDO

Se adesso provassimo a riassumere i concetti fin qui esposti, eliminando temporaneamente il condizionale e decorandoli con qualche altra famigerata supposizione teorica, la relazione che ne conseguirebbe avrebbe a dir poco dell’incredibile:
la Terra esiste da circa 5 miliardi di anni, l’uomo da molto meno e il suo sviluppo rappresenta un battito di ciglia per la Via Lattea. Facciamo inconsapevolmente parte di una gerarchia galattica di cui siamo il fanalino di coda e il nostro pianeta è stato visitato da centinaia di razze aliene nel corso di migliaia di anni. Per quanto realizzare di non essere soli possa sconcertare, è tutto perfettamente normale perché, in barba al paradosso di Fermi, il cosmo pullula di vita intelligente come già asseriva coraggiosamente negli anni ’60 l’equazione di Drake. Siamo stati l’oggetto di un imponente progetto genetico che disconosciamo ma attualmente ci troviamo ad uno stadio relativamente basso nella scala evolutiva, possediamo però un corpo incredibilmente adattabile le cui peculiarità fanno gola a molte razze geneticamente imperfette. In fin dei conti, per poter sperimentare la vita, siamo stati perfezionati nel tempo da esseri le cui capacità sono per noi inimmaginabili e ciò è avvenuto a più riprese e per mano di svariate entità. Vi sono state in epoche remote delle guerre di proporzioni bibliche che hanno sconvolto il nostro Sistema Solare e i quali effetti vennero percepiti persino sulla Terra. I resti di questi conflitti sono seminati anche sugli altri pianeti solidi come vediamo nelle nostre rudimentali e rischiose visite spaziali (la magnetosfera di Marte fu annientata con la sua civiltà e i superstiti costretti a migrare altrove mentre il pianeta Malona, tra Marte e Giove, esplose creando la cintura degli asteroidi, ndr). Le prime civiltà della Terra, radunatesi in piccole colonie, hanno già goduto di incredibili livelli tecnologici e intellettuali ma sono andate distrutte per motivi sconosciuti. Siamo tuttora visitati da alieni benevoli, neutrali e malevoli. Le razze coinvolte nelle visite hanno un aspetto prevalentemente umanoide ma possono appartenere anche a dimensioni differenti dalla nostra e possedere sembianze non sempre riconoscibili. Velivoli in avaria provenienti da altri sistemi si sono schiantati sul nostro pianeta e ne sono stati recuperati i resti dai governi di tutte le potenze mondiali. I primi sforzi riguardo l’acquisizione di tecnologie extraterrestri hanno avuto successo e, grazie a ciò, il nostro reale livello di conoscenza ora supera di gran lunga quello percepito dal pubblico. Ci sono state interazioni tra civiltà di questo universo e popolazioni del passato così come nell’epoca moderna, seppure con modalità diverse. I governi degli Stati Uniti, della Russia, della Germania e della Cina hanno certamente avuto rapporti di collaborazione con forze aliene con il preciso scopo di emularne la tecnologia. Per effetto di questi accordi, con cui abbiamo concesso a tali creature il prelievo di campioni biologici, sono stati mutilati milioni di capi di bestiame e sono stati rapiti altrettanti umani. Esiste ancora una corrente di presenza aliena su questo pianeta che tenta di controllare diversi elementi della nostra società. Le autorità coinvolte fino al midollo negli scambi, ci stanno tenendo allo scuro per preservare l’ordine sociale, purtuttavia, nonostante il maniacale impegno, sono trapelate diverse informazioni che minacciano la copertura in atto. Le razze con cui abbiamo deciso di trattare sono disinteressate al nostro benessere e hanno intenzioni per lo più malevole e commerciali. Con lo zampino alieno, un manipolo di oligarchi sta mettendo a punto un piano volto a impadronirsi delle risorse del pianeta, “bestiame” compreso. Non è la prima volta che questo accade nella storia dell’uomo. Sono presenti basi aliene sulla Terra, sulla Luna e sugli altri pianeti vicini. I programmi spaziali, finanziati da fondi privati e pubblici, sono in realtà un insieme di operazioni segrete che hanno prevalentemente lo scopo di mantenere le relazioni con gli extraterrestri e studiarne la storia attraverso i numerosi ritrovamenti. Dal canto loro, le razze amiche, non potendo intervenire direttamente sulle nostre decisioni per questioni di ordine superiore, cercano con prudenza di impedire il nostro assoggettamento e di salvaguardare la salute del pianeta. Del resto non sarebbero venute qui per imporci un modello collaudato di “democrazia stellare” ma, in linea di principio, per farci comprendere che il futuro dell’umanità è in pericolo e che operare un cambiamento spetta a noi, non a qualche “salvatore spaziale” pronto a risolvere gratis i nostri problemi.
A questo punto, sia pur disordinatamente, il quadro complessivo inizia a delinearsi assumendo le classiche fattezze dell’atavica lotta tra forze del bene e forze del male. Una guerra che si svolge dietro le quinte, che prosegue da un tempo indefinito e che noi percepiamo solo di tanto in tanto attraverso fatti, che solitamente vengono contraffatti.

 

UNA CIVILTÀ USA E GETTA

A coloro che tra voi credono a tutto ciò che leggono e che, quasi certamente, sono rimasti colpiti da questo racconto da quattro soldi, preferisco rammentare la versione ufficiale, una miscela di indiscutibili convinzioni che, tutto sommato, vi ha mantenuto integri fino ad oggi e non vedo per quale motivo non debba continuare a farlo:
i dischi volanti non esistono e pertanto non cadono in nessun luogo, sono solo fenomeni meteorologici mal interpretati o abbagli dovuti alla suggestione di persone annoiate e facilmente impressionabili. Il fenomeno UFO, in questo sporco mondo, è in verità una redditizia montatura ideata da burloni perdigiorno nel tentativo di “vendervi” qualcosa tanto per campare. Nelle basi militari di tutto il mondo si fa del bene, si cerca cioè di creare armi che possano difendervi efficacemente da tutti quei malintenzionati invidiosi che vogliono farvi del male. Riguardo ai reperti alieni trovati qua e la, vi riveliamo che si è trattato più che altro di strani giochi tra luci ed ombre, sappiamo che possono fuorviare l’osservatore inesperto ma non gliene facciamo una colpa (a proposito, per Wikipedia il Black Knight sarebbe una coperta termica persa durante un EVA – attività extraveicolare!). Mettetevi il cuore in pace, siete soli come cani in uno spazio sconfinato e il boom tecnologico a cui avete assistito è scaturito da un normalissimo “processo a catena” che potrebbe sembrare anacronistico ma non lo è, fidatevi. La storia dell’uomo è quella che si legge a scuola, ovverosia, siete nati da una cloaca di batteri che sono poi diventati scimmie di cui un ceppo, tra mille peripezie, si è casualmente evoluto in tante razze che hanno assunto colori diversi e il cui fine ultimo è andare a lavorare per un terzo della giornata e produrre ricchezza. Il Sistema Solare è un casino che ancora non comprendiamo ma prima o poi ci arriveremo, intanto spendiamo miliardi per mandare i nostri robottini a esaminare qualche sasso, non si sa mai che da li si capisca qualcosa. I governi di tutto il mondo sono formati da brave persone che lavorano strenuamente per migliorare la vita di voi tutti e farvi sentire protetti, e lo fanno con abnegazione, lontani da qualsiasi interesse privato o legato alla conquista del potere. In quanto alle guerre, beh, quelle sono inevitabili e si fanno perché si sono sempre fatte, ogni tanto qualche “pezzo grosso” s’incazza e, se ha i mezzi per farlo, manifesta così il suo dissenso. Se poi avete proprio bisogno di spiritualità, vi diciamo che lassù c’è un dio molto indaffarato che, in compagnia di una schiera di angeli che suonano e vivono in beatitudine, mette alla prova la vostra fede inviandovi, come fossero saette, pene di ogni sorta che dovrete riconoscere come parte della vita. Laggiù, invece, c’è il diavolo che è un gran seduttore e che, se non state attenti, arriva a possedervi facendovi fare cose di cui potreste pentirvi. Se sarete stati bravi, una volta morti, andrete su e se non lo sarete stati andrete giù. Sappiate infine che l’uomo è per sua natura cattivo, bugiardo e competitivo e tutto quello che si inventa per sfogare le sue attitudini è fondamentalmente comprensibile.
Signori, cerchiamo di esser seri, mentre il telescopio spaziale Kepler ci conferma che nella nostra galassia dozzine di esopianeti potrebbero ospitare la vita, il rischio che stiamo correndo è quello di sparire dalla storia senza lasciare tracce significative della nostra esistenza. Ed effettivamente, cosa potrebbe restare ai posteri di una civiltà che ha prodotto oggetti di plastica e costruito città di mattoni e cartongesso? Una civiltà che ha scritto i suoi confusi pensieri su della carta o ha concepito canzoni e poesie? Se ci estinguessimo oggi e qualche bravo alieno, ammesso che ne abbia voglia, decidesse di venirci a trovare tra qualche secolo, troverebbe solo le monumentali costruzioni dei popoli antichi ma di noi saprebbe ben poco. Non vi suona strano?
A ben pensarci, potrebbe darsi che tutta questa struttura artificiosa in cui sguazziamo più o meno felicemente abbia un senso solo per i fanatici al comando e non sia altro che un modo ingegnoso per distoglierci da quello che è il vero compito di un grande popolo: progredire seguendo le leggi universali.
Per farlo dovremo inevitabilmente abbandonare i vecchi, pesanti abiti, smettere di alimentare l’attuale modello di pensiero e permettere al nuovo di entrare nelle nostre vite. Inizialmente potrebbe apparire difficoltoso ma, una volta abbattuti certi ridicoli limiti mentali, molte coscienze potrebbero sentirsi da subito più libere di spaziare, ritrovandosi in quell’idea di unità cosmica di cui tutti in fondo abbiamo un’intima percezione.
 
Buona visione!

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