venerdì 17 ottobre 2014

Transgender dall'asilo nido

Il racconto della mamma di un bambino di 5 anni nato bambina. In California  la legge tutela la scelta precoce del transito di genere
gianluca nicoletti
Che fareste se il vostro bambino decidesse di essere di genere diverso rispetto a quello della nascita? Non il banale caso in cui un ragazzino chiede bambole come giocattolo, o una bimba si comporta da maschiaccio. La circostanza è proprio quella in cui un pargolo, dai primi anni di vita, inizia a manifestare gusti e comportamenti tipici del sesso opposto a quello che avreste giurato appartenesse dalla nascita. 
La maggior parte dei genitori probabilmente cercherebbe, almeno all’inizio, di modificare questo comportamento, come tradizionalmente è stato con probabilità sempre fatto. Fino a che punto però sarà possibile contrastare una tendenza di genere quando questa è profondamente connaturata nel bambino, al punto di non fargli avere nessun dubbio sulla sua identità? Soprattutto è giusto contrastare?  
E' difficile parlarne giudicando l’esperienza altrui, ancora più difficile è farsi un’idea su questo tema con spirito libero da ogni pregiudizio culturale. Sarebbe inutile  tentare di  scalfire radicate convinzioni sulla irreversibilità del genere di un essere umano, rispetto a quello che sanciscono i suoi organi genitali.  
E' altrettanto vero che  a parole è facile mostrare aperture mentali smisurate, più impegnativo  è affrontare concretamente un caso del genere,  pur dando per scontato che la serenità del proprio figlio sia lo scopo primario di ogni genitore.  
Nel sito web di notizie “Salon” è stata pubblicata la testimonianza di una madre che racconta, con estrema naturalezza, la storia del proprio figlio transgender. La donna si firma con lo pseudonimo T. Bisterfeldt per proteggere l’identità della sua bambina Lola, che dopo i tre anni di vita ha voluto essere un bambino e ora si chiama Sam.  
Quando nacque nell’ autunno del 2009 la creatura fu accolta in un batuffoloso tripudio di pizzi rosa e bambolotti di ogni tipo. Presto però quella bambina dai capelli rossi pretendeva giocattoli come automobiline e dinosauri  e preferiva scegliere gli abiti nello scaffale  dedicato ai maschietti.  
Lola già a due anni e mezzo  si era impuntata di fronte a una confezione di biancheria con stampigliato Spider Man. La madre, che aveva letto i libri del maggior divulgatore sulle problematiche LGBT Andrew Solomon, sapeva che la scelta di costumi da bagno e biancheria intima sono uno dei cinque principali indicatori di genere non conforme, ovvero di bambino transgender e certo di essere di sesso diverso rispetto quello che gli è stato attribuito dalla nascita.  
Poco prima di compiere il terzo anno d’età Lola ha infatti iniziato a dire con insistenza: "Voglio essere un ragazzo." Ben presto i familiari si sono resi conto che non era un capriccio o un vago volersi atteggiare, Lola senza l’ombra di sfumature si stava identificando in un maschio. 
Un programma in tv dedicato ai bambini transgender convince definitivamente i genitori di che ogni forma di repressione della vera identità della figlia avrebbe creato traumi profondi nella sua esistenza. Inizia così a piccoli passi la transizione da Lola a Sam.  
Per prima cosa viene assecondato il desiderio di un taglio di capelli maschile, cadono le ciocche della ex bambina e in famiglia cominciano ad abituarsi al cambio di pronomi per una lei che è diventato un lui.   
Un trasferimento al sud della California impone l’iscrizione di Sam alla scuola materna locale, ne scelgono una d’ispirazione cristiana e cercano di spiegare ai dirigenti scolastici la loro situazione. Nessuno aveva mai sentito parlare di bambini transgender e la questione viene posta al pastore della chiesa locale, che esordisce con la frase "Noi crediamo che Dio creò l'uomo e la donna," facendo seguire una reprimenda sugli impulsi che vanno controllati e paragoni sulla sregolatezza che produce adulteri e omicidi.  
Nell’agosto 2013 fortunatamente per Sam, il governatore della California Jerry Brown ha firmato la legge che tutela i diritti e il benessere degli studenti transgender in quello stato (Opportunity Act AB1266). Possono scegliere lo sport di squadra che preferiscono, usare i bagni a loro più consoni, soprattutto le famiglie non devono più dissimularli come fossero una vergogna.  
La madre di Sam a questo punto sa che quando si avvicinerà l’età di 8/10 anni inizieranno le scelte più difficili, se la condizione persiste bisognerà iniziare trattamenti con ormoni che blocchino la pubertà, serve a prendere tempo per evitare il trauma del menarca. Solo verso i 15 anni il ragazzo potrà scegliere se riprendere a  svilupparsi come femmina, o iniziare un trattamento ormonale che attribuirà a lui in maniera permanente i caratteri esteriori di un maschio.  
Al compiere dei 18 anni la scelta definitiva e irreversibile del cambio chirurgico del sesso. Sam già scalpita e chiede quando potrà fare la pipì come suo padre. 

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